parmalat--
Ecco la risposta del giornalista Moyra Longo
Buongiorno, sono nuovamente Morya Longo del Sole 24 Ore. Ho letto ora le sue risposte e noto innanzitutto che, rispetto ai toni usati su Libero Mercato (il giornale) in cui lei invocava anche l'intervento della Consob, ha cambiato decisamente rotta. Lei mi contesta nei primi 4 punti una serie di quisquilie.
1) Il termine "ingrassare" può non essere appropriato per una società alimentare, ma non mi sembra di averla né offesa né affossata in Borsa. Le posso anche dare ragione sul confronto con il fatturato, ma comunque confrontare quel dato con gli utili mi sembra poco appropriato. In ogni caso il mio lavoro non è quello di dare ai lettori una "chiave positiva", ma semplicemente tutte le informazioni necessarie. Questa è la stampa.
2) Continua ad accusarmi di non avere scritto che Bondi non è un vero manager. Ma mi scusi: secondo lei in un articolo di 50 righe sulle transazioni con due banche io dovrei mettere tutto il curriculum di Bondi con tanto di panegirico? Definirlo commissario straordinario era funzionale a spiegare il perché delle cause di risarcimento danni. Punto e basta. Si tratta di cronaca finanziaria, non di commenti. L'opinione che io posso avere su un manager (concordo con lei che è un bravo manager) non ha nulla a che fare con un articolo di cronaca su un quotidiano. E, comunque, non l'ho sminuito affatto.
3) Il 20-30% - ripeto - è la cifra comunicata dalla Parmalat. Loro non dicono di più. Io ho riferito la cifra in modo "freddo" senza commenti: ma le pare che in un articolo di cronaca mi metto a fare commenti? E - ripeto - sapere quanto è stato recuperato è importante per un lettore. Mi sembra un'informazione fondamentale. E io l'ho data senza commenti. Se lei o altri lettori (magari anche quelli con azioni Parmalat in portafoglio) sono rimasti turbati mi spiace: non lavoro per rincuorare o per dare aspettative alla gente, ma per descrivere in modo asettico gli eventi. Punto.
4) La richiesta di parmalat rimane di 5,6 miliardi. Se è tanto o poco io non l'ho scrito da nessuna parte. Cosa avrei dovuto fare, non scriverlo? O confrontare i 20 milioni con gli utili di Gkb, come dice lei? Non crede che in questo caso avrei fatto un passo più lungo della gamba di un cronista, dando una chiave di lettura - tra l'altro opinabile - ai lettori?
5) Sul precedente articolo ho molto più da argomentare. Le racconto come sono andate le cose. Innanztitutto solo il Sole 24 Ore ha dato la notizia dell'ordinanza del giudice di Parma per un semplice motivo: l'ordinanza l'ho trovata io - facendo il lavoro di giornalista - e nessun altro giornale. é dunque ovvio che nessun'altro ne abbia parlato. Il giorno dopo è ovvio che gli altri giornali gli abbiano dato poco spazio: è normale quando si prende un "buco". Lo spazio che abbiamo dato noi alla notizia non era neppure così enorme, dato che l'articolo era in ultima pagina.
Comunque le racconto come è andata. Io ho trovato l'ordinanza e, dopo averla letta, ho contattato sia gli avvocati delle banche coinvolte sia quelli della Parmlat. Come faccio SEMPRE. Ho parlato con entrami più volte nella giornata, confrontando con loro anche alcuni stralci dell'articolo per assicurarmi che fosse equilibrato e corretto. Non li ho virgolettati perché mi è stata chiesta la riservatezza - altro dovere del giornalista - ma le loro posizioni erano molto chiare nell'articolo. L'articolo, tra l'altro precisava senza equivoci che l'ordinanza era interlocutoria e non definitiva. Tutto corretto. E anche dalla Parmalat non hanno mai avuto nulla da contestare.
Il giorno dopo Parmalat ha diramato un comunicato stampa, dopo che il titolo perdeva il 3%. La nota della parmalat non smentisce affatto il mio articolo. la nota dice sostanzialmente questo (se la vada a leggere sul sito della parmalat): In merito all'articolo di oggi del sole 24 ore, parmalat riporta un precedente comunicato del 2006 sulla medesima questione. Sotto, parmalat ha allegato il comunicato stampa del 2006 in cui - allora - contestava un ALTRO articolo del sole 24 ore sullo stesso tema scritto da un avvocato sotto forma di "intervento" e non da un giornalista. Parmalat definiva - nel comunicato del 2006 allegato a quello attuale - l'articolo del Sole "inappropriato". bene inteso: "inappropriato" era l'articolo del 2006, non il mio del 2007. Tante agenzie di stampa hanno capito giusto, ma altre no. A non capire correttamente è stata anche la giornalista di Libero Mercato che ha scritto un articolo dal titolo: "Parmalat risponde alle accuse del Sole". Nel suo articolo lei scrive: "In tarda mattinata da Collecchio è arrivata la replica: definendo inappropriati i riferimenti contenuti nell'articolo del Sole, parmalat ha rimandato a una nota del 18 aprile 2006...". Come vede, la giornalista scrive che Parmalat ha definito inappropriato il mio articolo, ma non è così: il termine "inappropriato" si trova nel comunicato stampa del 18 aprile 2006 a commento di un altro articolo. Il mio - di un anno dopo - spiegava ai lettori che nel frattempo un'ordinanza del giudice aveva definito la questione degna di attenzione. Il mio articolo, dunque, non è "inappropriato" perché dà conto ai lettori di un documento (l'ordinanza) di cui nessuno era a conoscenza.
Ora le chiedo: non dovevo scrivere dell'ordinanza? Non dovevo informare i lettori, per non turbnarli? Il mio lavoro è un altro.
Detto questo, a me sembra che il suo intervento su Libero Mercato fosse offensivo. Lei insinua che io abbia una sorta di "linea editoriale" volta a affossare la Parmalat. Addirittura, secondo lei, dovrei pagare i danni. Insomma, come sempre accade in italia, a prevalere è la tesi del complotto. Ma lei è veramente convinto che io e il mio giornale abbiamo qualche interesse a "bruciare" - come dice il titolo del suo articolo - la Parmalat? Si rende conto che questa è un'accusa - oltre che infondata e scorretta - molto infamante? Il mio unico interesse è di scrivere articoli corretti e ultra-verificati. Nulla di più. Capita spesso che alcuni lettori leggano frasi innocue in modo negativo o positivo (mi creda mi è capitato di essere accusato in altri articoli del contrario). Ma sono solo frasi asettiche. Come un articolo di cronaca deve fare.
La prossima volta, prima di sbattermi in prima pagina come il presunto mostro di garlasco, mi faccia una telefonata. Esattamente come io ho fatto con la parmalat e con tutte le società o persone di cui scrivo. Questa è la A dell'ABC del giornalismo.
Saluti,
Morya Longo
Buongiorno, sono nuovamente Morya Longo del Sole 24 Ore. Ho letto ora le sue risposte e noto innanzitutto che, rispetto ai toni usati su Libero Mercato (il giornale) in cui lei invocava anche l'intervento della Consob, ha cambiato decisamente rotta. Lei mi contesta nei primi 4 punti una serie di quisquilie.
1) Il termine "ingrassare" può non essere appropriato per una società alimentare, ma non mi sembra di averla né offesa né affossata in Borsa. Le posso anche dare ragione sul confronto con il fatturato, ma comunque confrontare quel dato con gli utili mi sembra poco appropriato. In ogni caso il mio lavoro non è quello di dare ai lettori una "chiave positiva", ma semplicemente tutte le informazioni necessarie. Questa è la stampa.
2) Continua ad accusarmi di non avere scritto che Bondi non è un vero manager. Ma mi scusi: secondo lei in un articolo di 50 righe sulle transazioni con due banche io dovrei mettere tutto il curriculum di Bondi con tanto di panegirico? Definirlo commissario straordinario era funzionale a spiegare il perché delle cause di risarcimento danni. Punto e basta. Si tratta di cronaca finanziaria, non di commenti. L'opinione che io posso avere su un manager (concordo con lei che è un bravo manager) non ha nulla a che fare con un articolo di cronaca su un quotidiano. E, comunque, non l'ho sminuito affatto.
3) Il 20-30% - ripeto - è la cifra comunicata dalla Parmalat. Loro non dicono di più. Io ho riferito la cifra in modo "freddo" senza commenti: ma le pare che in un articolo di cronaca mi metto a fare commenti? E - ripeto - sapere quanto è stato recuperato è importante per un lettore. Mi sembra un'informazione fondamentale. E io l'ho data senza commenti. Se lei o altri lettori (magari anche quelli con azioni Parmalat in portafoglio) sono rimasti turbati mi spiace: non lavoro per rincuorare o per dare aspettative alla gente, ma per descrivere in modo asettico gli eventi. Punto.
4) La richiesta di parmalat rimane di 5,6 miliardi. Se è tanto o poco io non l'ho scrito da nessuna parte. Cosa avrei dovuto fare, non scriverlo? O confrontare i 20 milioni con gli utili di Gkb, come dice lei? Non crede che in questo caso avrei fatto un passo più lungo della gamba di un cronista, dando una chiave di lettura - tra l'altro opinabile - ai lettori?
5) Sul precedente articolo ho molto più da argomentare. Le racconto come sono andate le cose. Innanztitutto solo il Sole 24 Ore ha dato la notizia dell'ordinanza del giudice di Parma per un semplice motivo: l'ordinanza l'ho trovata io - facendo il lavoro di giornalista - e nessun altro giornale. é dunque ovvio che nessun'altro ne abbia parlato. Il giorno dopo è ovvio che gli altri giornali gli abbiano dato poco spazio: è normale quando si prende un "buco". Lo spazio che abbiamo dato noi alla notizia non era neppure così enorme, dato che l'articolo era in ultima pagina.
Comunque le racconto come è andata. Io ho trovato l'ordinanza e, dopo averla letta, ho contattato sia gli avvocati delle banche coinvolte sia quelli della Parmlat. Come faccio SEMPRE. Ho parlato con entrami più volte nella giornata, confrontando con loro anche alcuni stralci dell'articolo per assicurarmi che fosse equilibrato e corretto. Non li ho virgolettati perché mi è stata chiesta la riservatezza - altro dovere del giornalista - ma le loro posizioni erano molto chiare nell'articolo. L'articolo, tra l'altro precisava senza equivoci che l'ordinanza era interlocutoria e non definitiva. Tutto corretto. E anche dalla Parmalat non hanno mai avuto nulla da contestare.
Il giorno dopo Parmalat ha diramato un comunicato stampa, dopo che il titolo perdeva il 3%. La nota della parmalat non smentisce affatto il mio articolo. la nota dice sostanzialmente questo (se la vada a leggere sul sito della parmalat): In merito all'articolo di oggi del sole 24 ore, parmalat riporta un precedente comunicato del 2006 sulla medesima questione. Sotto, parmalat ha allegato il comunicato stampa del 2006 in cui - allora - contestava un ALTRO articolo del sole 24 ore sullo stesso tema scritto da un avvocato sotto forma di "intervento" e non da un giornalista. Parmalat definiva - nel comunicato del 2006 allegato a quello attuale - l'articolo del Sole "inappropriato". bene inteso: "inappropriato" era l'articolo del 2006, non il mio del 2007. Tante agenzie di stampa hanno capito giusto, ma altre no. A non capire correttamente è stata anche la giornalista di Libero Mercato che ha scritto un articolo dal titolo: "Parmalat risponde alle accuse del Sole". Nel suo articolo lei scrive: "In tarda mattinata da Collecchio è arrivata la replica: definendo inappropriati i riferimenti contenuti nell'articolo del Sole, parmalat ha rimandato a una nota del 18 aprile 2006...". Come vede, la giornalista scrive che Parmalat ha definito inappropriato il mio articolo, ma non è così: il termine "inappropriato" si trova nel comunicato stampa del 18 aprile 2006 a commento di un altro articolo. Il mio - di un anno dopo - spiegava ai lettori che nel frattempo un'ordinanza del giudice aveva definito la questione degna di attenzione. Il mio articolo, dunque, non è "inappropriato" perché dà conto ai lettori di un documento (l'ordinanza) di cui nessuno era a conoscenza.
Ora le chiedo: non dovevo scrivere dell'ordinanza? Non dovevo informare i lettori, per non turbnarli? Il mio lavoro è un altro.
Detto questo, a me sembra che il suo intervento su Libero Mercato fosse offensivo. Lei insinua che io abbia una sorta di "linea editoriale" volta a affossare la Parmalat. Addirittura, secondo lei, dovrei pagare i danni. Insomma, come sempre accade in italia, a prevalere è la tesi del complotto. Ma lei è veramente convinto che io e il mio giornale abbiamo qualche interesse a "bruciare" - come dice il titolo del suo articolo - la Parmalat? Si rende conto che questa è un'accusa - oltre che infondata e scorretta - molto infamante? Il mio unico interesse è di scrivere articoli corretti e ultra-verificati. Nulla di più. Capita spesso che alcuni lettori leggano frasi innocue in modo negativo o positivo (mi creda mi è capitato di essere accusato in altri articoli del contrario). Ma sono solo frasi asettiche. Come un articolo di cronaca deve fare.
La prossima volta, prima di sbattermi in prima pagina come il presunto mostro di garlasco, mi faccia una telefonata. Esattamente come io ho fatto con la parmalat e con tutte le società o persone di cui scrivo. Questa è la A dell'ABC del giornalismo.
Saluti,
Morya Longo
parmalat--
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