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LA FINE DELLE VACANZE COINCIDE CON LA FINE DELLA CRISI DEI MERCATI?


Non lasciatevi prendere dall'euforia di un mercato azionario in recupero e da chi vi racconta che tutto è passato. Non rientrate pesantemente sull'azionario.
L'ambiente non è ostile per le borse, tuttavia la crisi estiva ha bisogno di tempo per essere riassorbita e occasioni di acquisto non mancheranno nei prossimi mesi. Vediamo perchè.


La crisi dei mercati americani ed europei di agosto ha origini molto gravi che devono essere cercate nell’utilizzo troppo elevato del debito (private equity, hedge funds, carry trades, immobiliare, subprime, cdo, abs….) e nell’aumento dell’inflazione che arriva dalla Cina (vedi articolo della settimana scorsa).
L’intervento massiccio della FED e della BCE, che hanno iniettato liquidità sui mercati e stanno agendo sulla leva dei tassi, ha frenato un crollo dei mercati che poteva diventare incontrollabile.
Gli investitori, al rientro dalle vacanze , troveranno un mercato azionario piu’ rilassato rispetto alla settimana scorsa, i prezzi che troveranno sono quelli di fine luglio, la fase di panico è, almeno per ora, superata.
Gli investitori non correranno a vendere per mancanza di fiducia, ne riduranno i consumi nella convinzione che la discesa dei mercati sia stata temporanea.
La potente dose di liquidità iniettata nei mercati finanziari sta avendo i suoi effetti.
Quale è stato il rischio piu’ grande?
Semplice, negli ultimi anni il sistema finanziario è stato il motore della crescita economica grazie al favorevole ambiente (tassi bassi, liquidità abbondante).
Le istituzioni finanziarie hanno concesso crediti copiosi. Per poter concederne sempre piu’ hanno rifinanziato la loro attività scorporando dal bilancio il debito esistente tramite complesse operazioni di cartolarizzazione.
Il debito veniva allontanato dalla società emittente spostandolo in società veicolo appositamente create, spesso con nomi esotici, alle quali si fornivano anche assets finanziari a fronte del debito emesso.
Facciamo un esempio di facile comprensione.
Supponiamo che nel 2004 una banca avesse aperto 1000 pratiche di mutuo ai suoi clienti a un tasso medio del 6% per un totale di 100 milioni di euro e uno spread del 3% rispetto al costo del denaro.
In questo caso la banca avrebbe 100 milioni di crediti verso i clienti che generano 3 milioni di utili netti all’anno. Tuttavia il capitale della banca è una risorsa scarsa, se tutto viene utilizzato ecco che l’operatività si blocca.
Allora la banca decide di cedere il pacchetto di mutui ad una società veicolo creata appositamente, insieme alle ipoteche che la banca ha inscritto sugli immobili.
La cessione avviene a un valore che dipende dal grado di solvibilità dei mutui, dall’importo concesso rispetto al valore delle case, e da tutta una serie di parametri economici. Ma la società veicolo dove trova i soldi per acquistare questi mutui? Semplice, emette debito (i famosi CDO).
Questo debito viene collocato presso investitori istituzionali. Il tasso offerto ai sottoscrittori dipende dal grado di rischio del bond. Tale rischio viene valutato dalle famose agenzie di rating che in questi giorni sono nell’occhio del ciclone. Negli ultimi anni il rating di questo debito è stato particolarmente elevato non considerando il rischio sistemico che si sarebbe potuto creare in un mondo indebitato e con tassi di interesse non piu’ cosi’ benevoli.
Il risultato ‘ stato il collocamento di questi bonds a tassi simili ai tassi offerti dal debito pubblico.
Le società finanziarie ottenevano un profitto immediato rivendendo il debito a tassi piu' bassi rispetto a quelli che i debitori iniziali pagavano e potevano dedicare le loro risorse ad altre operazioni piu' remunerative.
Il tutto è continuato per anni, anche in un contesto di tassi di interesse in salita. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La salita dei tassi ha, da un lato, aumentato le insolvenze sui mutui a livelli record, dall’altro ha fatto ridurre il valore degli immobili iscritti a ipoteca. La conseguenza è l’impossibilità di rimborsare, a scadenza il 100% del capitale agli investitori. Non solo ma anche l’incapacità di stabilire un giusto prezzo a queste obbligazioni che fino al giorno prima erano considerate, dai piu’ liquide e sicure.
Il mercato di agosto si è accorto di questo rischio e ha reagito generando pesanti perdite in primis in questo mercato e successivamente, essendo i mercati finanziari correlati e globali, ha avuto delle conseguenze negative su tutti gli assets finanziari.

Questo fenomeno ha 3 conseguenze importanti.
-Nel breve, la perdita di valore di questi bonds ha creato perdite pesanti nei portafogli delle banche. Il mercato del debito si è bloccato e molti grossi operatori finanziari hanno avuto una crisi di liquidità (in quanto non potevano vendere quelle obbligazioni strutturate in portafoglio per mancanza di un efficiente mercato secondario). Le banche centrali sono intervenute rifinanziando loro stesse il sistema (in america la Fed ha allargato la lista delle obbligazioni valide per le operazioni di rifinanziamento e ha abbassato il costo del finanziamento stesso).
Il congelamento di qualche fondo, il fallimento di qualche azienda, le perdite che qualche soggetto ha avuto e il panico dato dall’incertezza ha generato paura sui mercati azionari con vendite che 10 giorni fa hanno toccato livelli elevati.
- Effetto contagio. Gli investitori hanno pensato che il mercato dei subprime non fosse che la punta dell’iceberg. Tutti i mercati che in questi anni sono cresciuti grazie al debito sono sotto stretta sorveglianza (dagli investimenti in fondi di Private equity, agli hedge funds, al fenomeno del carry trade).
-Il terzo effetto è il congelamento del mercato primario del debito strutturato. In questi giorni pensare di investire in commercial paper, cdo, abs non è certo raccomandabile.
E' venuta quindi a mancare la fiducia finanziaria, e senza tale fiducia è venuta a mancare la liquidità, cosi' importante anche per il benessere dell'economia reale.

I rischi di una tale situazione possono essere molto alti, tanto che alcuni hanno cominciato a paragonare questa crisi ad altre molto famose dell’ultimo secolo!
Ma se la crisi sarà guidata con giudizio dalle banche centrali porterà degli effetti al sistema addirittura benefici, ecco infatti cosa le banche centrali pensano….
Le banche centrali, nella misura in cui riusciranno a frenare l’effetto incontrollato del panico sono felici. Infatti:

1)Lo scoppio della crisi immobiliare è meglio che avvenga in un momento in cui l’economia reale è forte (timing appropriato).
2)La leva del debito era troppo accentuata, le prossime operazioni verranno fatte utilizzando un quantitativo maggiore di soldi propri rispetto al debito (maggiore solidità sistemica).
3)L’economia rallenterà ma la crescita sarà fatta su basi piu’ solide.
4)Il petrolio e le materie prime hanno rallentato la corsa (frenando l’inflazione)
5)I salari saliranno meno del previsto (lo spettro dei licenziamenti, cosi come quello della riduzione dei bonus, si aggirerà un po’ in tutto il mondo)
6)I consumi saranno un po’ piu’ freddi, aiutando anche la bilancia commerciale americana.
7)La produttività permetterà di combattere la crescita dei prezzi

Riassumendo, la crisi finanziaria estiva potrebbe portare a una riduzione del debito del sistema finanziario americano ed europeo e contemporaneamente avrebbe il vantaggio di bloccare le fiammate inflazionistiche che arrivano dalla Cina e dal resto del mondo.

Tuttavia il raffredamento dell’economia non passa da una semplice correzione di borsa estiva.
Tutto non puo’ riprendersi cosi rapidamente, altrimenti gli effetti voluti dalle banche centrali non si faranno sentire.
Il mercato del debito, maggiore imputato, dovrà ridursi, denaro fresco dovrà entrare nel sistema, e per attirarlo occorreranno dei prezzi favorevoli.
I prezzi favorevoli ci saranno solo se i mercati azionari rimarranno in trading range.
Quale impatto sulle decisioni di portafoglio?
Questo ambiente meno favorevole (ma non ostile) per le borse, prevede un cambio della strategia d’investimento per i prossimi mesi.
Fino ad ora si era privilegiato l’investimento in mercati azionari forti in salita.
Il trading range, in cui crediamo il mercato potrà muoversi nei prossimi mesi, e l’alta volatilità, fanno si che si dovrà prediligere una differente strategia.
Ogni volta che i mercati daranno segnali di forza bisognerà alleggerire il peso dell’azionario per rientrare in momenti di panic selling. Se non si attuerà questa strategia si rischierà di non ottenere performances dalle azioni nei prossimi 4 mesi.
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