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PAYPAL E BITCOIN : QUALE FUTURO ? OSSERVIAMO QUELLO CHE ACCADRA' IN TURCHIA.

Paypal sospende le operazioni in Turchia. Il colosso statunitense dei pagamenti elettronici, cesserà le attività perché non ha ottenuto una nuova licenza per offrire i servizi finanziari per i quali è nota in tutto il mondo. Uno stop che inciderà notevolmente nella vita di decine di migliaia di persone, attività e consumatori in un Paese che assume sempre più le tinte di un duro regime confessionale.

Secondo TechCrunch la ragione è appunto il mancato ottenimento di una nuova autorizzazione da parte dell’authority finanziaria turca, la Bddk, Banking regulation and supervision agency: Dal 6 giugno i nostri client in Turchia non potranno più inviare o ricevere denaro tramite PayPal. Potranno ancora loggarsi e trasferire i soldi in un conto bancario turco”. Per la serie, svuotiamo tutto.
Non ci sarebbe stata scelta: La nostra richiesta è stata negata dalla locale agenzia finanziaria e ci è stato indicato di sospendere le operazioni”, si legge in una nota.
Sulle ragioni, un portavoce di PayPal ha fatto riferimento alle nuove leggi che prevedono che le infrastrutture dei servizi digitali siano localizzate entro i confini del Paese. Una palese mossa per portare i giganti dell’hi-tech Usa e non solo – dopo anni di censure e oscuramenti dei tribunali ai danni di Twitter, Facebook e altre piattaforme social a più riprese negli ultimi anni – sempre più sotto controllo.
Rispettiamo il desiderio della Turchia di avere queste infrastrutture entro i confini – ha aggiunto il portavoce – tuttavia PayPal utilizza una piattaforma globale che opera in oltre 200 mercati , non sviluppiamo piattaforme locali per ogni Paese”. 
PayPal se la passa bene e può permettersi di togliere le tende da Istanbul e Ankara, almeno per il momento, senza troppi rimpianti. L’ultima trimestrale ha fatto segnare 2,5 miliardi di ricavi prodotti da 180 milioni di utenti. Le vendite sono salite del 19% con un utile netto di 425 milioni di dollari. Cifre importanti specialmente in una fase in cui, da Facebook ad Apple fino a Samsung e Visa, molti player stanno tentando di rivoluzionare il mondo dei pagamenti digitali.
Una dichiarazione sul sito turco di PayPal comunica che dal 6 di giugno nessuna transazione sarà più portata a termine e che prima di quella data i clienti devono depositare i fondi eventualmente disponibili sui loro account nei loro conti correnti bancari.
Vogliamo segnalare che la priorità di PayPal è sempre stata focalizzata sui clienti“, si legge nel comunicato. “Tuttavia, un’ente regolatore locale ha rifiutato di rilasciarci la licenza e quindi dobbiamo adottare i passi necessari a fermare le nostre attività in Turchia, una decisione che ci dispiace dover prendere”.

Il 45% dei turchi vede nei bitcoin il futuro

 Il ritiro forzoso dei fondi da PayPal arriva in un momento interessante per il Paese. Paradossalmente, il governo turco si è dimostrato fortemente aperto verso il mondo di Bitcoin e le valute digitali in generale, che hanno suscitato molta curiosità nella gente e, come risultato, una crescente accettazione da parte del mercato.
Un questionario dell’aprile 2015, condotto da ING, ha prodotto risultati ancora più sorprendenti: il 45% dei turchi – molto di più di qualunque altro paese –  pensava che “le valute digitali – come il Bitcoin – rappresentano il futuro della spesa online“. Un ulteriore 28% era indeciso sulla questione, mentre solo il 27% si dichiarava contrario. Per fare un raffronto l’Olanda, un Paese tradizionalmente visto come il cuore europeo del successo di Bitcoin, nello stesso questionario ha prodotto solo il 9%, tra coloro che hanno risposto, in accordo con questa dichiarazione, e il 57% in disaccordo.
L’eccitazione dei media rende il Bitcoin attraente, ma la consapevolezza è ancora bassa“, è stato il risultato più ampio, a livello globale, del questionario, mentre circa la metà dei cittadini turchi sapeva cosa sono i bitcoin.
A parte il Bitcoin, le statistiche di utilizzo delle App di pagamento online, in Turchia, si attestano al 56%, anche in questo caso molto al di sopra di qualunque altro Paese preso in considerazione. La chiusura di PayPal, anche se temporanea, produce quindi uno scenario che potrebbe vedere un grande cambiamento nelle abitudini dei consumatori, che potrebbero favorire alternative con un’etica differente, e perfino alternative valutarie.


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1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma perchè mai la Turchia dovrebbe essere interessata al bitcoin con un semi-dio al posto del premier? Qualcosa mi sfugge forse mi sto italopitechizzando... ;)