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ANCORA SULLA BANCA POPOLARE DI VICENZA

un buon articolo scritto pero' troppo tardi. questo blog è molto bravo ma non ha attaccato la banca 5 anni fa quando lo ha fatto mercato libero....è uno dei tanti siti di informazione ma che non ha salvato il culo neppure a un investotore. NOI SIAMO ORGOGLIOSI DI AVERNE SALVATI TANTI SIA IN MPS CHE IN VENETO BANCA CHE IN BANCA POPOLARE DI VICENZA
Gli avvenimenti e le notizie sulla crisi della Popolare di Vicenza si susseguono. La lettura del prospetto informativo (715 pagine) per l’aumento di capitale in corso, che dovrebbe condurre una delle istituzioni creditizie in crisi dal torbido alla trasparenza del mercato borsistico, rivela ulteriori particolari a testimoniare che la banca è stata distrutta al punto di non avere più liquidità a fine 2015, costretta a ricorrere a operazioni straordinarie d’emergenza e costosissime e alla benevolenza dei prestiti di sorelle banche concorrenti per fare quadrare i conti di cassa a fine giornata. I conti dicono che sono andati in fumo quasi 6 miliardi di risparmi investiti in azioni  valutate troppo a €62,5 ma ora è certo che valgono pochi centesimi. E la cura gestionale per rimetterla in piedi costerà ancora molto.
C’è un punto che va prelevato dalla storia della Popolare Vicenza (non molto diversa da quella della Veneto Banca): la distruzione di questa banca è avvenuta a causa di comportamenti gestionalmente disinvolti del vertice ma non è tutto qui. Alla distruzione -avvenuta in un periodo forse superiore a cinque anni- hanno contribuito anche diffusa incapacità manageriale all’interno della banca e silenzi assordanti dentro e fuori la banca stessa. Sì perché a differenza di quanto è successo a Banca Marche, a Carife, a Banca Etruria, nella Popolare di Vicenza non sono state poche avventate operazioni decise da un ristretto vertice a devastare il patrimonio. A Vicenza il patrimonio se lo sono mangiati in anni di decisioni sbagliate condivise da un numero rilevante di dipendenti e di controllori.
La distruzione del patrimonio (prima) e della liquidità (poi) è l’effetto di queste componenti: a) ingenti sofferenze su crediti prima nascoste poi inevitabilmente emerse nelle ispezioni BCE, b) operazioni finanziarie al limite del lecito, c) avviamenti (acquisizioni) eccessivi da svalutare che hanno portato nella seconda fase (2014 in poi) a d) rifiutare le richieste di rimborso di azioni con pretesti assurdi e e)collocare sotto il naso dei vigilanti nuove obbligazioni e azioni sulle spalle di 110.000 azionisti, molti dei quali ignari, con un sistema induttivo-coercitivo (il fido solo se compri azioni, il mutuo solo se diventi socio) che è stato scoperto dalla BCE esplodendo nel 2015. Un miliardo di capitale raccolto con finanziamenti paralleli e quindi contestato, cause per molte centinaia di milioni aperte da risparmiatori.
Tutto questo film è avvenuto in diversi anni con il concorso di un elevato numero di persone dentro la banca, perfettamente a conoscenza dei trucchi messi in atto ma silenziosissimi. Dipendenti di vario livello e anzianità, a conoscenza o persino firmatari di prestiti deliberati alle società dei consiglieri in conflitto d’interesse e con leggerezza valutativa, interi uffici crediti in grado di sapere che la situazione dei prestiti deteriorati era valutata in modo incorretto e priva di accantonamenti adeguati ai tassi di recupero, processi gestionali e contabili non all’altezza dei requisiti minimi, ispettori mansueti anche su operazioni d’investimento in fondi esteri con rischi elevatissimi e ingiustificati. Possiamo parlare come minimo di centinaia di persone che sapevano e tacevano, a cui vanno aggiunti controllori esterni (sindaci, revisori, autorità di vigilanza) che hanno visto benissimo e lasciato correre. Fino a quando lo schema Ponzi con i poveri clienti e azionisti non è esploso per l’intervento della vigilanza BCE.
L’autopsia sul cadavere della vecchia Popolare Vicenza porta alla luce un devastante concorso di colpe e silenzi che risulta tanto difficile attribuire solo all’ispirazione prima arrogante poi maldestra del presidente Zonin e di due o tre stretti colonnelli. E’ un esercito di persone che sapeva e taceva, di dipendenti con una dose di esperienza finanziaria sopra alla media che piazzava obbligazioni e azioni ai malcapitati clienti, sapendo ciò che stava facendo e non sempre con una pistola alla tempia.
Se c’è una lezione da imparare in questa storia incredibile e amara è che un istituto di credito deve vivere e crescere da qui in poi contando su valori di trasparenza e moralità , su contrappesi che consentano a qualsiasi dipendente di opporsi a pratiche gestionalmente e forse legalmente inadeguate. Una cultura che va profondamente cambiata perché non basta riverniciare le insegne, proporre un nuovo piano industriale, lanciare slogan come ‘Semplicemente Banca’ se poi dentro le persone sono le stesse o hanno la stessa propensione a fare passare comportamenti sbagliati con compiacenza o un’alzata di spalle. Difficile commentare la posizione di chi doveva vigilare e si è spesso limitato a sperare che tutto si sistemasse con il tempo e la paglia. Ci ha provato e ha sbagliato.  Il prospetto dell’emissione azionaria e obbligazionaria del 2014 rivela facilmente che la banca e la vigilanza stavano tollerando rapporti di copertura dei crediti deteriorati imbarazzanti (vedi tabella) rispetto alle altre banche e nonostante ciò si consentiva di raccogliere capitali tra il pubblico a una nave con ampie falle visibili.
Pop Vicenza NPL
Adesso tentare di difendersi con tante interviste e giustificazioni serve a molto poco, perché è troppo chiaro a tutti quanto è costato il silenzio. Il minimo che si possa fare è cambiare registro e un po’ di persone.

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