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VIADOTTO RIO PIAZZA...AUTOSTRADA DEL SOLE...REGGERA' AL TERREMOTO? LA FRANA DI ATLANTIA . INVESTITORI ESCONO DAL TITOLO AZIONARIO CHE POTREBBE ANCHE PERDERE META' DEL SUO VALORE..

ATLANTIA capitalizza 7,73 MILIARDI E HA 11 MILIARDI DI DEBITI.....BASTEREBBE CHE IL COSTO DEL DEBITO SALISSE DI TRE  PUNTI PERCENTUALI PER CREARE UN COSTO IMPREVISTO DI OLTRE 330 MILIONI
CHE DIMEZZEREBBERO QUASI IL PROFITTO ...SENZA CONTARE CHE SI RISCHIA IL BLOCCO DELL'AUTOSTRADA CHE COLLEGA L'ITALIA...UN DANNO ECONOMICO ENORME PER ATLANTIA MA ANCHE UN FORTE DISAGIO PER I COLLEGAMENTI...
Grafico perAtlantia (ATL.MI)
COME SPIEGARE IL CROLLO IN BORSA DI ATLANTIA DI VENERDI'? IL CALO DEL TRAFFICO VIENE SEMPRE RISOLTO GRAZIE A UN GOVERNO CHE AUMENTA LE TARIFFE PER AIUTARE L'AMICO BENETTON,...MA QUESTA VOLTA LA FACCENDA E' DI QUELLE SERIE..
Il viadotto Rio Piazza dell’Autostrada del Soleche collega Bologna a Firenze, nel tratto che passa sull’Appennino bolognese, continua a muoversi. 
Incatenare la frana con dei tiranti, bloccarla con dei muri sotterranei, insomma frenarla a tutti i costi. L’imperativo per Autostrade per l’Italia è categorico. Il viadotto Rio Piazza dell’Autostrada del sole, che si trova in territorio di Ripoli sull’appennino tra Bologna e Firenze, continua infatti a muoversi a causa della frana risvegliata dagli scavi per la Variante di valico. Per questo motivo l’azienda di proprietà dei Benetton – vittima e ‘carnefice’ allo stesso tempo, visto che i lavori per la nuova strada a valle sono i suoi – è costretta adesso a correre ai ripari. Già un anno fa vennero realizzati degli interventi per tamponare il problema. Ma non è bastato e ora l’azienda valuta tutte le opzioni per non essere costretta prima o poi a chiudere la trafficata carreggiata della A1. Sono stati quindi chiamati due luminari dell’ingegneria e della geotecnica, Franco Braga e Augusto Desideri, che stanno studiando un progetto avveniristico per salvare la grande opera costruita negli anni Sessanta. 
“Società Autostrade – spiega al Fatto quotidiano il professor Braga, che peraltro ha appena terminato il mandato di sottosegretario col governo Monti – vorrebbe bloccare il movimento dei piloni senza aspettare l’esaurirsi della frana”. Braga non lo dice, ma visto che nessuno può prevedere se e quando il movimento franoso si fermerà, Autostrade è preoccupata per quel suo gigantesco ponte che dal 2011 a oggi si è spostato di oltre 13 centimetri e che non accenna a fermarsi. Il progetto dei due professori è solo in fase di studio, ma appare ambizioso: “La grande frana di Ripoli è troppo grande per essere controllata – ragiona Braga – ma il viadotto sta alle sue estremità. Quindi l’idea è quella di fermare solo il terreno intorno ai piloni, dove i volumi sono più contenuti, isolando quella parte di terra dal resto della grande frana. Del resto – prosegue – il piano di scorrimento su cui cammina la frana non è a 80 metri come nel paese di Ripoli, al centro del grande ammasso, ma a pochi metri di profondità”. Fermarlo come? “Stiamo esaminando varie possibilità: pali, tiranti, o una combinazione dei due, oppure diaframmi che andrebbero a monte delle fondamenta del ponte, in modo tale da bloccare la frana e i movimenti del viadotto”.
La notizia del progetto lascia di stucco il comitato dei cittadini ripolesi che da anni si battono per salvare il piccolo borgo montano – ma soprattutto, sotto al quale stanno passando gli scavi della galleria Val di Sambro della Variante di valico. Non è stato solo il ponte a soffrire: quei lavori, risvegliando almeno tre grandi frane, hanno creato e continuano a creare seri danni agli edifici, con sgomberi forzati e persone costrette a vendere ad Autostrade la propria casa. “Quella che stanno pensando per il viadotto è un’operazione ingegneristica praticamente impossibile”, osserva Dino Ricci, il geometra in pensione alla guida del comitato di ripolesie che negli anni Sessanta è stato coinvolto nella costruzione di quel viadotto. “Il muro sotterraneo che dovrebbe fare da diaframma andrebbe legato con i tiranti dove la terra è ferma, cioè sotto il piano di scorrimento. E quest’ultimo non si trova a pochi metri di profondità, come dice Braga, ma sotto i 40 metri come evidenziano tutti gli studi. Sarebbe come imbragare mezzo Vajont con un muro”.
Inizialmente, nei primi mesi del 2012 la società dei Benetton aveva provato a negare che la frana interessasse la vecchia Autostrada del sole col suo ponte (”errori di misurazione”, si disse), ma dopo un’interrogazione parlamentare all’allora ministro Corrado Passera, era arrivata l’ammissione: ”Non c’è nessuna preoccupazione per l’infrastruttura”, aveva rassicurato il condirettore generale di Autostrade per l’Italia, Gennarino Tozzi. “Abbiamo almeno 30 viadotti in Italia che hanno movimenti superiori e che gestiamo regolarmente. Quindi fino ai 13-14 cm di movimento non c’è nessun problema”. Ma quella soglia è stata oltrepassata e così mentre Ripoli coi suoi abitanti centimetro dopo centimetro cammina verso valle assieme alla frana nell’indifferenza della politica e delle istituzioni, 
Autostrade cercherà di mettere in salvo quel viadotto, indispensabile per gli italiani e per la sopravvivenza economica dell’azienda.
COME SI FA AD AVERE TITOLI DI ATLANTIA IN MANO...E' COME AVERE AZIONI DELLA DIGA DEL VAJONT PRIMA DEL CROLLO! STESSA COSA DELLE OBBLIGAZIONI ATLANTIA..
ANCHE PERCHE' IL DEBITO DI ATLANTIA E' DI QUELLI GIGANTESCHI ..SE I TASSI SALISSERO SAREBBE L'AUTODISTRUZIONE
NEL MONDO CI SONO AZIONI E OBBLIGAZIONI MIGLIORI DI QUESTA...VISTO IL RISCHIO DI CROLLO..IN TUTTI I SENSI

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

complimenti! un articolo molto istruttivo.
personalmente mi era sfuggita la notizia, che dire ... grazie!
un saluto

gdc

Anonimo ha detto...

complimenti! un articolo molto istruttivo.
personalmente mi era sfuggita la notizia, che dire ... grazie!
un saluto

gdc