STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


DOVE STA STA RIPRESA?

Buon giorno Mercato Libero,
vi leggo con ammirazione da qualche mese.
Io sono un PF che cerca di far passare indenni i 310 clienti che gli hanno
affidato i loro averi in questa lunga e tormentosa crisi.
Siamo a fine anno e tutti ci facciamo la solita domanda. Come sarà il 2010?
Bene, nella zona in cui vivo io (provincia di Vicenza) il settore trainante è la concia della pelle!! Ebbene stanno chiudendo aziende e migliaia, dico migliaia di persone stanno perdendo il lavoro.
C'è la conta (tipo un toto scommesse) su chi sarà il prossimo a saltare... Ma dove sta questa ripresa favoleggiata dai media?
NON QUI
La zona industriale del mio paese era fino ad un paio di anni fa un vortice di piccoli padroncini che spostavano merci da un punto all'altro, da una conceria all'altra. Oggi posso portare i bimbi dell'asilo e fargli afre il pic nic nel bel mezzo della zona.
Circolano forse 30-40 camioncini al giorno. Sono davvero preoccupato per la situazione soprattutto prchè vedo che non si
fa nulla dall'alt per risolverla. Si parla, si parla, si parla ma nessuna nuova regola, nessuna iniziativa degna di nota e dello spessore adeguato per far risollevare una zona che una volta era fiorente, oggi è in sopravvivenza.
Vi saluto e vi abbraccio

(lettera firmata)

Una gran bella lettera....forse piu' che a noi di MercatoLibero doveva essere inviata a Babbo Natale, sperando in un regalo sotto l'albero!

Purtroppo in questa crisi I REGALI NON ASPETTIAMOLI DA NESSUNO......CERCHIAMO DI FARCELI DA NOI....CON LA NOSTRA FORZA!!!
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7 commenti:

Anonimo ha detto...

qui un bell'articolo sulle qualità degli imprenditori in crisi

http://www.cislveneto.it/2009/pelle-sporca-truffa-fiscale-e-licenziamenti-nella-concia-veneta/

Tiny ha detto...

Ciao, sono un ragazzo di 21 anni che abita nella provincia di Vicenza, molto vicino alla zona delle conce di cui parli. Studio a Milano e non seguo sempre i fatti locali. Sebbene sia il primo post leggo sempre il blog con molto interesse. La lettera che scrivi è profondamente vera. Le aziende conciarie saltano piano piano, una alla volta. Evasione, lavoro in nero, debiti spropositati, transazioni con l'estero invenate. Prima o poi default. Mi rendo conto che la nostra è (era?) una delle zone più floride non solo d'Italia ma forse anche del mondo. Ma fino a quando? La scadenza sembra vicina se nessuno si muove. La mia fiducia nei politici è ormai poca. Ma non è ancora morta. Spero che qualcuno si muova alla svelta. Prima che delle nostre PMI non rimanga più nulla.

Anonimo ha detto...

Mi permetto di avanzare un dubbio-speranza: magari la crisi che sentite cosi firte è soprattutto settoriale! Cioè in quel settore c'è molta concorrenza e quindi è in difficolta a prescindere da questa crisi. Per esempio io sono di Mantova e qui tessile e chimico sono in crisi da anni, anche quando l'economia in generale andava bene!

Cmq io nei politici non ho nessuna fiducia!
Per come la vedo io quando un'azienda lavora ma è piena di debiti per andare avanti e non saltare deve RIDURRE I DEBITI (normalmente i soci perdono tutto e la proprietà va pro quota ai creditori! tipo Parmalat!). Ora questo è il caso di tante aziende italiane e in altri stati che stanno chiudendo in questa crisi anche se operativamente avrebbero potuto continuare! ma anche e soprattutto degli stati sovrani! Se si continua a AUMENTARE il debito ad un ritmo via via crescente non vi sarà MAI ripresa! Occorre dire ai creditori: signori i vostri crediti sono, almeno in parte, inesigibili....e ripartire con un debito più basso tagliando radicalmente le spese pubbliche, altrimenti dopo qualche anno si ritorna al punto di partenza! Questa è l'unica ricetta che garantisca non dico un futuro ma almeno una speranza!
Domanda: avete sentito qualche politico in giro per il mondo, non dico attuarla, ma anche soltanto proporla (a parte forse i repubblicani in USA, che però sono all'opposizione)???
Tutti aumentano i debiti a dismisura e fanno spesa pubblica in gran parte completamente inutile! Occore rendersi conto che questo non è più sostenibile! e che a forza di spesa pubblica (in Italia) e privata (in USA) i debiti non saranno mai più rimborsabili!
Voi cosa ne pensate?

Luca Salvarani Mantova.

Anonimo ha detto...

Hai ragione Luca, ma chi ha il potere di farlo?
Non l'industriale verso la banca, nè la banca verso la banca che le sta sopra.
Forse gli unici che potrebbero fare una mossa del genere sono gli stati, ma dovrebbe essere una mossa simultanea e coordinata di disconoscimento della sovranità monetaria attuale che inevitabilmente sfocerebbe in guerre economiche e reali.
Di fatto una nazionalizzazione della finanza in perfetto stile Mussolini.
Una soluzione perciò improponibile, a meno di volere la distruzione del mondo finanziario e in parte di quello reale.

Forse una strada alternativa c'è, ed è quella del rifiuto da parte di ampie porzioni della economia reale della valuta corrente.
(guarda caso una cosa espressamente vietata in regime di circolazione forzosa della valuta) Naturalmente una scelta che può essere fatta in primis da quelle fasce di popolazione che sono riuscite a liberarsi dai debiti in valuta corrente.
Se questi fossero tanti e tutti scambiassero beni e servizi in beni reali, in un circuito ecomonico parallelo a quello ufficiale, quest'ultimo si troverebbe senza più presa sulla società e non potrebbe più imporre le proprie volontà. La sua carta diventerebbe straccia.
Inoltre un libero scambio in beni reali (prodotti agricoli, manufatti, metalli, benzina, ecc.) non sarebbe inflazionabile, e pertanto sarebbe destinato a prevalere nel gusto dei venditori rispetto al circuito parallelo della carta moneta.
Certo, si torna indietro di centinaia di anni, ma se il progresso è quello che vediamo in giro...

Ciao.
RedLizard

Anonimo ha detto...

Crisi?

Ma che crisi?

"L'Italia ha una grande leadership, un governo che fa...la crisi è alle nostre spalle" (S.Silvio, XX, 4, canto dei Salmi)

Elianto

cesare ha detto...

io credo che i problemi dei paesi come il nostro con debito publico alto si risolva solo svalutando paghe capitali debito e credito al 30% del valore attuale,lasciando invariato il valore della moneta.In questo modo riporteremmo i valori intorno al 1990,quando eravamo in ripresa economica,e il costo era del 25% rispetto ad ora .In questo modo tutte le aziende che sono andate a sfrutta re il basso costo della manodopera sarebbero costrette a rientrare altrimenti fallirebbero,perchè non più competitive e non dovremmo più subbire l'invasione di prodotti cinesi.Naturalmente seguita da una ridistribuzione del reddito a favore di chi tira il carretto.
saluti
cesare

Anonimo ha detto...

In realtà non ci sarebbe bisogno di svalutare. Basta tutti ci mettiamo d'accordo che da domani tutto costa la metà ed ecco che si torna ai prezzi del 2001 e internamente all'Italia tutto continua a funzionare benissimo, sempre che ovviamente si dimezzino anche debiti e crediti per mantenere la proporzione. Normalmente si svaluta perché è il meccanismo più comodo per obbligare tutti ad una momentanea riduzione dei prezzi. Lo si è fatto tante volte nel '900 ma poi i prezzi risalgono sempre per recuperare la svalutazione.

Una delle ragioni è che chi sta all'estero non svaluta a sua volta. Ai creditori si può anche dire che perdono parte del loro credito, ma chi ci vende le materie non dimezzerà i prezzi solo per noi né chi lo farà chi ci vende un biglietto d'aereo o una camera d'albergo a Parigi e quindi piano piano i prezzi salgono e la svalutazione si rivela per quello che è: una finzione collettiva che non affronta il problema. E' un'aspirina, non la cura.

L'unico modo per uscire dalla crisi è vincere la concorrenza e questo non si fa regolando ad arte il valore della moneta ma lavorando meglio e magari anche a prezzo inferiore dei concorrenti. A proposito, chi sono i concorrenti dell'industria della concia? Se sono nazioni in cui la manodopera costa molto meno che qua allora è inutile stare a discutere. E' un'industria che in Italia chiuderà e prima lo fa prima chi ci lavora potrà andare ad impegnarsi in attività in cui sia possibile competere. Nel frattempo sono dolori grossi. Lo so e me ne dispiaccio, ma se un'industria non sta in piedi non può che chiudere.