STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


LA COLPA E' DEI BANCHIERI NON DEI BANCARI


Venerdì scorso ho aiutato una mia amica giornalista a fare un'indagine presso alcune banche. Il risultato è stato questo articolo uscito sabato su Libero.

C. Conti e T. De Stefano
Avviso a chi, volente o nolente, si deve indebitare: ieri l’Euribor a tre mesi ha toccato il livello più basso dall’introduzione dell’euro. Tradotto, il tasso che le banche applicano sui prestiti trimestrali agli altri istituti, e in base al quale viene calcolato il tasso di interesse sulle rate dei mutui, è stato fissato all’1,94%.
Ma allora accendere un nuovo mutuo o chiedere un prestito conviene? Sì, se non ci fosse l’incognita “spread”, ovvero la maggiorazione applicata sul tasso Euribor, che varia in maniera decisa da banca a banca. Anzi, in molti casi vengono ritoccati al rialzo perché la liquidità degli istituti è scarsa e con il crollo della produzione industriale è aumentato il rischio di fallimento delle imprese. Il risultato? Le banche allargano i cordoni della borsa solo per aiutare le industrie clienti da tempo e quelle più affidabili. Chi invece vuole partire rimane col motore a secco.


Insomma, se gli imprenditori già navigati si sentono strozzati, per chi sogna da provetto Berlusconi la conquista di un prestito si trasforma in un’avventura disperata. Lo dimostra il pellegrinaggio di una coppia di fidanzati nelle filiali milanesi delle principali banche. Abbiamo indossato i panni di due trentenni. Fiorentina lei, napoletano lui. Entrambi con un po’ di esperienza nel settore del tessile e abbigliamento che aspirano a mettersi in proprio. E hanno trovato un’occasione: un fondo commerciale in affitto, zona centrale. Il costo dell’avventura? Intorno ai 300mila euro. Possono già contare su qualche soldino messo da parte (150mila euro in due) e magari sull’aiuto dei genitori. Serve una piccola spinta di 30mila euro per le spese iniziali. Ecco perché si rivolgono alle banche. Morale della storia: per ottenere soldi bisogna averli già e per aprire la cassaforte non servono idee, ma garanzie.

Unicredit, rubinetti chiusi
Ore 15, circa, di giovedì 12 febbraio. Mi presento alla filiale di Unicredit, a Milano, in corso Buenos Aires all’1, imbellettato di tutto punto. O almeno spero. Mi avvicino allo sportello centrale e chiedo di essere ricevuto da un consulente: «Vorrei informazioni per un finanziamento per una nuova attività...», spiego. «Attenda, che la collega sta per liberarsi», mi dicono. Mi siedo e aspetto. Entro ed espongo il caso, con dovizia di particolari, ma avverto dall’altra parte uno sguardo quasi stranito. E di tutta risposta mi sento “sottolineare”: «Guardi che la banca finanzia solo le attività già in corso». Cioè? «Quelle che possono dimostrare con tanto di bilancio l’andamento degli affari». Ah... ma non avete anche una Banca dedicata all’impresa? «Certo. Ma queste pratiche arrivano lì in un secondo momento, quando l’attività è già partita da almeno un anno». Nisba, insomma. Cincischio un po’ e mi gioco l’ultima carta. «A dire il vero noi avremmo 150 mila euro di liquidità da mettere sul piatto, potremmo usarli come garanzia...». Insisto ancora e mi chiamano il direttore. Buongiorno, riespongo il caso e mi propinano la stessa “tiritera”. Però si apre una spiraglio. «Se ne potrebbe riparlare - sottolinea il direttore - con garanzie reali o con un genitore che possa dare una mano». «Poi in presenza di un primo bilancio, tra un anno avremo un’idea di come si sta muovendo la società». «Quindi - replico - comunque dovremo aspettare un anno? E se invece le girassimo i famosi 150 mila euro?». «È chiaro - cambia tono - che se lei potesse girare questi titoli, allora sarebbe diverso». «Allora fissiamo un prossimo appuntamento?». «Va bene», ci scambiamo i numeri e il direttore mi ricorda che dovrò presentarmi con i dati di iscrizione alla Camera di Commercio, quelli dei soci e l’estratto della banca con i titoli.
Sensazione? Negativa. Poco considerato, per nulla spronato a provarci e ascoltato solo quando ho messo sul piatto un po’ di soldoni.


Va meglio a Intesa
Altra giornata, altro giro. Ore 10,20 di venerdì 13 febbraio. Mi presento alla filiale di Intesa-SanPaolo in via Bazzini al 2. Mi accoglie un gestore affari. Simpatico. Espongo il caso, questa volta dico di essere correntista, e ci diamo del tu... Un buon inizio. Mi dice: «La cosa si può fare, ma servono delle garanzie fidejussorie». In soldoni: i genitori dovrebbero garantire, magari con proprietà immobiliari. E poi finalmente arrivano i numeri. «Guardi, il rientro è fino al massimo di 5 anni, e le possiamo fare l’Euribor a 1 mese (intorno all’1,60%) più uno spread del 3,5%». Totale: 5,10% per 5 anni su 30 mila euro.
Mi gioco la carta dei 150 mila euro. «Bene, replica, con altre garanzie lo spread si riduce, possiamo avvicinarci al 3%». «Io le consiglierei di mantenere almeno la metà dei soldi liquidi per la vostra attività, mentre 25 mila euro dovrebbero restare in garanzia alla banca e altri 25 mila potrebbero essere investiti in un fondo monetario che rende come un Bot, ma può essere disinvestito facilmente». E poi? «Poi dovrebbe aprire un conto corrente imprese presso di noi». Cioè? «Le consiglio il Business Light, 10 euro al mese fino a 30 operazioni più 1,20 euro se ne fa altre». Poi chiede di me: «Perché ti vuoi lanciare?», «Che esperienze hai?». Insomma, si interessa e mi dà dei consigli non scontati. Esco, confuso da numeri e nuovi conti, ma rigenerato, come se qualcuno mi avesse dato almeno una chance rispetto agli altri che pretendevano solo.
Rata all’italiana



Primo piano. Il funzionario della Bpm per le aziende ha la faccia rassicurante e rimane spiazzato quando l’aspirante imprenditrice si presenta accompagnata da un “amico” (in realtà un consulente finanziario indipendente (mercato libero)esperto in investimenti, non si sa mai). Certo fa sorridere l’ingenuità di chi vuole avviare un’attività proprio adesso che c’è la crisi. Partiamo da zero, lo travolgiamo di domande. “Il consiglio che le posso dare è di rivolgersi a una cooperativa di garanzia”, inizia lui. Silenzio, è che diavolo c’entrano le coop? «Sono dei consorzi fidi che favoriscono l’accesso al credito, consigliamo la Fidicomet, lì si può chiedere una fideiussione». In sostanza la garanzia necessaria per avere il prestito. Il consorzio ci passerà ai raggi x, cercherà di capire la solidità del nostro patrimonio e anche di quello degli eventuali soggetti (papà, aiutaci tu) che ci potranno dare una mano. Il mio amico consulente si altera: «ma come, per avere il prestito è obbligatorio passare da un intermediario che poi ci farà pagare i costi della fidejussione?». Il funzionario risponde che attraverso la cooperativa di garanzia si possono anche ottenere delle agevolazioni. «E i tempi del prestito?». Il funzionario ci mostra una tabella: per i prestiti da 25 a 100mila euro i tempi medi sono di 7 giorni. Ci lascia anche un manualetto della Bpm su come preparare un mini piano industriale. A leggerlo viene il sospetto che per avere i 30mila euro non basterà una settimana.


Rata in tedesco
Il tour si conclude con la visita allo straniero. Sportello della Deutsche Bank, ufficio “clienti business”. Raccontiamo la nostra storia. Partono domande a raffica. Fossi il direttore di filiale nominerei il giovane funzionario dipendente dell’anno. Riceviamo una valanga di informazioni. Anche i tedeschi, però, ci tirano in ballo la cooperativa di garanzia (questa volta il nome suggerito è l’Eurofidi) che comunque ha un costo aggiuntivo. Quindi, se qualcuno (il solito papà?) garantisce per noi con una fideiussione o un pegno titoli come i Bot è anche meglio. Quanto ai tassi, con il fisso al 6% per un massimo di 60 mesi «la rata da pagare si aggira sui 580 euro». Meglio poi distribuire il nostro prestito da uno strutturato a medio termine e un cosiddetto fido di cassa per l’accesso rotativo al credito, «in sostanza due linee di credito diverse che la tutelano anche strada facendo». Se avete un’impresa, per colpa della ciclicità del vostro business o di alcune scadenze, può accadere che per certi periodi abbiate bisogno di andare a debito sul vostro conto corrente. Meglio quindi premunirsi. Infine ci confessa che un prestito in 7 giorni è un miraggio, «i tempi decorrono dalla consegna di tutti i documenti, insomma ci vorrà un mese».
Parliamo della crisi: lui ci dice che il suo è anche un «lavoro sociale». Usciamo pensando che la colpa, se non diventeremo imprenditori, sarà pure dei banchieri ma non dei bancari.
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19 commenti:

Anonimo ha detto...

sono un consulente di Unicredit,ma seguo il ramo privati,mi e' piaciuto molto il vostro reportage,e' una vera fotografia della realta',ovvero differenti modi e personalita' fanno si che vi sentiate inseriti al centro dell'attenzione e quindi della proposta.Purtroppo riscontro ancora una volta che i miei colleghi sono sempre i peggiori,ma per mia fortuna,ancora per poco..Troppa puzza sotto il naso,in ogni caso ottima la frase finale che dovrebbe far capire che noi bancari e voi facciamo parte della stessa squadra,bisogna cambiare allenatori e forse campionato,ma dico sempre una cosa,e ve lo dice uno di Unicredit,se non ci fossimo noi(esclusi i caz..ni)le grandi banche sarebbero gia' affossate,e' solo grazie al nostro contatto con la gente che le colonne vacillano ma resistono e la cosa piu' grave e che ci mettiamo la faccia e ci portiamo dentro il senso di colpa di una strategia che sicuramente non e' mai passata dai nostri cuori,noi considerati pecore bottegare per uno scopo ben piu' infame da parte di pochi.Per questo una vera rivoluzione al sistema si avra' grazie a persone come voi e a quelli di noi che capiranno che qualcosa bisogna fare,che non possiamo stare a guardare,che siamo noi che dobbiamo buttarci nella mischia e,come hanno fatto i nostri nonni,rimetterci a lottare,anche se questa e' una guerra che non si combatte con armi e contatto fisico,e' una guerra molto piu' fine e astuta,sottile,e' psicologica,e' fatta di valori(i pochi rimasti)contro le certezze che i media ci bombardano per mantenerci idioti o meglio CONVINTI IDIOTI.Tutto e' in mano a noi giovani,noi che possiamo se pur con fatica cercare una via nuova.Ci sono banche piccole,come quella in cui andro',che hanno ancora radicato dentro un senso di valori veramente puro e che mettono ancora il cliente al centro,ma non della trattativa psicocommerciale,ma della vita sociale e della crescita sostenibile,visto che comunque dobbiamo tutelare i risparmi della gente che faticosamente ha ottenuto e facilmente ha perso.In fondo e' la solita vecchia lotta tra il bene ed il male,tra il potere fine a se stesso e la condivisione di un tozzo di pane.Per chi ha fede come me lo riscopre tra corsi e ricorsi storici da sempre,ma anche chi non ne avesse oggi assaggia la morsa del male che porta le persone alla pazzia ed al male di vivere.Bravo Paolo.Continua cosi',spero che altri bancari condividano quello che hanno dentro e temono di dire,anzi or ora mi viene anche un idea che potrebbe accarezzare la tua curiosita',assieme ai vari link sulla destra del tuo blog potresti aprire una rubrica dedicata ai diretti interessati del settore finanziario,che potrebbero cosi' darti molti spunti su cio' che vivono e vedono,cosicche' potresti avere anche un sentiment "dal campo" da condividere con tutti i lettori.
Ciao, con stima.
Marco

Anonimo ha detto...

Grande articolo, con la telecamera nascosta potreste fare concorrenza alle iene.

Anch'io oggi ho fatto un giro in banca: sportello di provincia, atmosfera dimessa, eravamo 3 clienti, due che rinegoziavano prestiti, il sottoscritto che ritirava i contanti.

Dopo aver perso il treno dell'oro, seguirò alla lettera i Vs consigli : contanti e valuta estera in cassaforte, aspettando che i nostri politicanti partoriscano una "soluzione finale" (patrimoniale, uscita dall'euro???)

Thanks Mercato Libero!
Thanks Dr. Barrai!

Luca C.

Anonimo ha detto...

Mitico Paolo!
Ma tu eri il napoletano????
Ah ah ah
Ho visto che Benetazzo viene ad Alessandria a Marzo. Organizziamo comitiva da Milano per andarci????
Luigi D. (vedo che ultimamente ce ne sono 2 o 3 di Luigi che scrivono).

ML ha detto...

Con stima a te Marco. Grazie...

ML ha detto...

Luigi D....perchè non organizziamo un evento a Milano?

Anonimo ha detto...

belle parole da parte del consulente del primo commento. ma giungono adesso, troppo tardi, quando il sistema sta facendo acqua e c'e' meno trippa per gatti.
chissa se lo stesso consulente ha avuto mai il coraggio di dir la propria opinione durante i 'briefing' con i superiori, negli ultimi dieci anni, quando si pensava solo a fare commissioni; o ,invece gli faceva comodo tacere, a quei tempi. altro che belle parole.
un ultima e unica possibilità la avete ancora, cari dipendenti di banca:
dimettetevi, se avete ancora un minmo di dignità.

Anonimo ha detto...

A vedere l'andamento dei mercati direi che hai sempre ragione tu: analisi lucide e fiuto a non finire. Roberto (TO)

Anonimo ha detto...

Articolo davvero molto bello! Luca Salvarani, Mantova.

Anonimo ha detto...

Ciao Marco puoi dirmi dove andrai a lavorare? anch'io sto cercando lavoro come consulente titoli ma nessuno assume se non stage o apprendistato...puoi darmi un aiuto per favore? Grazie L.

Anonimo ha detto...

Perfetto.
Tu e Benetazzo a Milano prima dell'estate.

Luigi

Anonimo ha detto...

OTTIMO SCOOP GIORNALISTICO STILE "LE IENE"...........LA RIFLESSIONE CHE MI VIENE DA FARE E' UNA SOLA: LE BANCHE HANNO CHIUSO I RUBINETTI! GLI ASPIRANTI IMPRENDITORI SI POSSONO ATTACCARE............CHE TRISTEZZA, DA UN ESTREMO DI QUALCHE ANNO FA(PRESTITO FACILE) ALL'ALTRO DI OGGI(FIDO IMPOSSIBILE)........NON AGGIUNGEREI ALTRO, PROPORREI SOLO UN MINUTO DI SILENZIO..........
CARO MERCATO LIBERO, GRADIREI UN TUO GIUDIZIO/VELOCE ANALISI SUL GRAFICO (LINK QUI SOTTO) DEL PRODOTTO UNIT LINKED AIG PRIVATE EQUITY, PRESENTATO E VENDUTO COME FONDO DECORRELATO DAL MERCATO AZIONARIO E ATTUALMENTE BLOCCATO DAL GESTORE SIA PER I RIMBORSI CHE PER EVENTUALI SWITCH....
FORSE AVER AVUTO UN'OBBLIGAZIONE LEHMAN AL POSTO DEL SUDDETTO FONDO AVREBBE MIGLIORATO L'EFFICIENZA DEL PORTAFOGLIO (NOTASI DISCESA DA SETTEMBRE 2008!).
GRAZIE

http://www.aiglife.it/it/buildchart.do?&fund_code=1506&lang=IT&country=IT

Anonimo ha detto...

L'analisi di Marco è una splendida fotografia. Bravo.

Anonimo ha detto...

Oltre ai più sinceri complimenti, non rimane che aggiungere che "l'analisi inchiesta" corrisponde in modo impressionante alla realtà bancaria che posso toccare ogni giorno con mano !

Anonimo ha detto...

Ti seguo da qualche mese.
Apprezzo l'approccio garibaldino e futurista.
Soprattutto la capacità di vedere le prossime mosse del mercato.
Anche io ho fatto un esperimento del genere a luglio.
Dovevo investire 200.000 euro e sentire cosa mi proponevano.
E ho visto le faccie di tolla dei vari direttori/impiegati che se facevo il tonto o l'inesperto cercavano di appiopparmi polizze e gestioni patrimoniali indecenti, con costi altissimi.
Se dimostravo competenza abbassavano subito le orecchie e "leccavano" in maniera indecorosa.
Mi facevano pena soprattutto gli impiegati, magari con la foto del Papa dietro la scrivania per far vedere quanto fosseso buoni.
Grande blog Paolo & friends,
complimenti,
Nello

Anonimo ha detto...

La domanda che mi sconvolge (ma non troppo) è la seguente:

visti i tempi (e i costi), perchè non vi hanno suggerito di liquidare 30.000 € di titoli e investirli direttamente (senza usare la banca) invece di mettere i titoli in garanzia e prendere a prestito con SPREAD mostruosi?

un saluto

Alessandro Rossi

Anonimo ha detto...

...PER MARCO: non ti illudere, le banche piccole si stanno comportando come le grandi... (se non peggio) ...mi spiace ma resterai altrettando deluso. ciao.

Anonimo ha detto...

Dipende dal tipo di banca,basta analizzare cos hanno in patrimonio e la logica aziendale,ci sono anche piccole banche che si sono comportate male e hanno fatto le furbe,ma bisogna anche saper scegliere,questo fa di un bancario non una capra ma un professionista.
Ciao!M.

Anonimo ha detto...

Caro Marco, io non credo di essere una Capra ma di un buon professionista del settore, ma credimi, io ho già passato due banche piccole e la logica è la stessa, il cliente è un pollo da spennare, quindi...vendere vendere vendere, la "ns. professionalità" sta nel metterlo in quel posto sempre e comunque al cliente! triste realta... ma è così! ciao

Anonimo ha detto...

Articolo interessante da un lato, dall'altro proprio del settore tessile doveva essere l'"azienda virtuale"? settore massacrato dalla concorrenza cinese e che non si sa bene come riesca a sopravvivere...beh non mi meraviglia affatto che il prestito venisse negato in mancanza di garanzie!
Strano che nessuno abbia sottolineato questo dettaglio