STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


AGGIORNAMENTO MPS


Il titolo in borsa sale...qualcuno dice per l'avvicinarsi degli aiuti di stato, altri perchè nei bilanci risulteranno meno incagli nei crediti (bloccando per 12 mesi la riscossione delle rate dei mutui...di fatto non aumentano il numero di persone che non paga le rate...) altri ancora perchè sono sicuri che per fina anno ci sarà LA SVENDITA degli immobili all'azionista Calatagirone....

Altri ancora...e sono i più maligni...perchè dicono che Mussari non verrà rieletto o perchè dicono che chieda ai traders della banca di sostenere il titolo strsso (facendolo impennare in momenti in cui la liquidità è a zero).... ma che maligni che sono!!!

Sta di fatto che ieri si è tenuta l'assemblea degli azionisti e Mussari ha fatto la sua "ottima figura" affermando che:

1)Tutti gli obiettivi del piano industriale al 2011 sono confermati

2)Alla firma del contratto (novembre 2006) di acquisto di Antonveneta non è stata versata nessuna caparra.

3) A maggio 2008 Mussari poteva decidere di NON procedere nell'operazione di acquisto, ma la riteneva di interesse strategico per il gruppo!!!


CREDO CHE CON QUESTE DICHIARAZIONI SI SIA ASSUNTO UNA RESPONSABILITA' IMPORTANTE NEI CONFRONTI DELLA FONDAZIONE, DELLA CITTA', DEI CORRENTISTI DELLA BANCA, DEI POSSESSORI DI AZIONI E OBBLIGAZIONI.

A maggio poteva ritirarsi dall'acquisto e non l'ha fatto. Solo 6 mesi fa poteva ancora salvarsi e ha preferito far affogare le finanze della Banca e della Fondazione.

Ma Mussari è uomo d'onore e degno di rispetto.
A VOI LASCIO GIUDICARE LA BONTA' DELLE SUE SCELTE.


Intanto vi propongo (dopo l'ultimo articolo in cui vi ho proposto l'intervento delle liste civiche alla Fondazione - dove sono state poste 14 domande che attendono risposta) un intervento di un socio MPS all'assemblea odierna...

Assemblea del 4 dicembre 2009
Intervento del socio Franco Bossini

Signori soci,
chi mi ha già sentito intervenire alle nostre assemblee è già a conoscenza che chi vi parla, oltre ad essere un socio come tutti voi, è anche un ex dipendente di questa banca ed un Consigliere Comunale delle Liste Civiche Senesi.
Ho pertanto più di un motivo per prendere la parola in questa assemblea che, per il suo ordine del giorno, ci consente finalmente di esaminare l’operazione di acquisto dell’Antonveneta avendo a disposizione i dettagli dell’operazione stessa e avendo sotto gli occhi gli effetti negativi che essa ha fino ad oggi prodotto.
Nell’ultima assemblea di bilancio altri soci, dirigenti delle Liste Civiche, evidenziarono i punti di debolezza di questa operazione e come essa si è innestata in una storia recente della nostra banca che ha visto indebolire il nostro assetto patrimoniale. In quella sede fu da noi lamentata la perdita di valore dell’azione Monte, allora giunta a quotare 2,80 euro con una perdita di oltre il 39% da quando si è insediato il nuovo Consiglio di Amministrazione, ben superiore alla perdita del 13,48% subita dai titoli del settore bancario nello stesso periodo.
Quella modesta quotazione di 2 euro e 80 è diventata oggi un rimpianto, visto dove è andato a collocarsi il valore delle nostre azioni a causa anche della grave situazione di crisi, ma nonostante che il nostro gruppo, per quanto è stato dichiarato, non sia interessato al problema dei titoli cosiddetti “tossici”. I nostri malanni, ormai è chiaro a tutti, dipendono invece, in modo diretto, dall’acquisto dell’Antonveneta e dalle previsione del mercato sulle prospettive a breve e medio termine che essa determina, come affermava già Standard&Poor’s il 28 marzo, quando evidenziava il rischio che il Gruppo non sarebbe stato in grado di ristabilire i livelli patrimoniali e paventava impatti negativi sulla redditività. Ed anche le insufficienze degli indici di solvibilità sono in stretta correlazione con tale operazione.
Oggi noi capitalizziamo molto meno degli oltre 9 miliardi che abbiamo speso per acquistare un’azienda che aveva la metà dei nostri sportelli. Paradossalmente, chi ci ha venduto Antonveneta, sarebbe ora tecnicamente in grado di ricomprarsi, con i nostri soldi, non solo la banca ceduta, ma anche tutto il nostro gruppo preesistente come se se ne fosse azzerato il valore.
Addossare la causa di questo “paradosso” alla sola crisi internazionale è troppo comodo, ma è anche ingiustificabile.
Il nostro acquisto è stato infatti effettuato quando i mercati internazionali già manifestavano evidenti difficoltà e, ciò nonostante, nessuna clausola di salvaguardia è stata inserita per tutelarsi da quelle turbolenze. Di quanto sia stato poco avveduto il nostro modo di procedere ce ne ha dato una prova in questi giorni la vicenda della Dresdner Bank, che viene acquistata da Commerzbank per quasi la metà del prezzo pattuito, 5,1 miliardi invece dei 9,8 originariamente contrattualizzati.
La stessa operazione Dresdner la dice poi lunga sulla congruità del prezzo pagato per Antonveneta, che già all’epoca sembrò spropositato, essendo risultato quasi il doppio di quanto Santander, solo un mese prima, si era impegnato a pagare ad ABN Amro. Si è detto, in proposito, che allora anche altre transazioni erano giunte ad apprezzare fino a 9 milioni di euro il prezzo di uno sportello, ma ciò non significa che quei prezzi fossero frutto di una politica avveduta. Sta di fatto che, proprio in questi mesi, non siamo riusciti a vendere 150 sportelli per un prezzo sperato intorno agli 800 milioni, cioè per poco più di 5 milioni a sportello, ed i prezzi sono calati anche per tutti gli altri asset che siamo costretti a dimettere.
Dobbiamo allora chiederci si avevamo assunto tutte le possibili cautele nell’affrontare la più grande acquisizione bancaria mai registrata in Italia e, a questo fine, è stata illuminante la lettura della comunicazione formale al mercato effettuata in giugno. Da essa abbiamo appreso che, oltre a non aver inserito clausole di salvaguardia, la banca non ha effettuato una formale due diligence finalizzata all’aggiustamento del prezzo di acquisizione e che le è stato consentito, solo dopo la sottoscrizione dell’Accordo, di effettuare una verifica conoscitiva sulle principali tematiche contabili, fiscali e legali del Gruppo Antonveneta. Inoltre, per determinare il valore della banca acquistata, non sono state redatte perizie di stima.
Dalla stessa comunicazione abbiamo inoltre appurato che per il pagamento dilazionato del prezzo dall’8 novembre 2007 al 30 maggio 2008 è stato sopportato un costo aggiuntivo di 230 milioni in conto interessi, come se l’acquisto fosse stato liquidato “pronta cassa” con denaro avuto in prestito dallo stesso venditore. Come pure abbiamo appreso che che la banca sarà chiamata (come nuova Capogruppo di Antonveneta) a sostituire le linee di finanziamento che ABN AMRO aveva accordato a Banca Antonveneta per un importo complessivo di circa Euro 7.500 milioni, che tale processo di sostituzione non rientra nelle condizioni previste dal contratto di acquisizione e che, in assenza di tutte le informazioni addizionali (valutazioni, perizie, ecc.) necessarie per una determinazione sufficientemente attendibile delle attività, passività, attività potenziali e passività potenziali del Gruppo Antonveneta, si è preliminarmente proceduto ad iscrivere nella voce “Avviamenti” la differenza, pari a Euro 7.292 milioni, tra il costo complessivo dell’acquisizione e il patrimonio netto consolidato del Gruppo Antonveneta al 31 dicembre 2007, al netto dei propri avviamenti residui (Euro 625 milioni), come risultante dopo il processo di deconsolidamento del Guppo Interbanca.
Per questi aspetti, come su altri di minore attinenza con l’ordine del giorno di questa assemblea, sono firmatario di una mozione nel Consiglio Comunale di Siena con la quale abbiamo richiesto di avere un incontro di chiarimento con il principale azionista della nostra società, la Fondazione Monte Paschi, proposta che è stata accolta all’unanimità ed alla quale è già seguito un incontro del Presidente Mancini con i capigruppo comunali e provinciali.
Ciò di cui siamo convinti e della cui effettività cerchiamo di ottenere conferme con queste iniziative, è che l’acquisto di Antonveneta è avvenuto con grave sottovalutazione degli elementi critici che si stavano manifestando a livello internazionale, senza dotarsi delle normali perizie, senza pattuire clausole di salvaguardia, accollandosi oneri e rischi non tempestivamente resi noti ai soci ed al mercato, pattuendo un prezzo con inusuali plusvalenze per il venditore, potendo contare su mezzi propri in una percentuale inconsistente ed utilizzando modalità di pagamento che, oltre a richiedere un notevole impegno ai soci, si sono fortemente basate sia su un oneroso indebitamento che su aspettative di realizzo dei cespiti in parte illusorie.
Di fronte ad un quadro così fosco, diventa del tutto marginale che si venga oggi a chiedere ai soci di deliberare, nella sostanza, l’incorporazione nella capogruppo di quegli sportelli Antonveneta che non hanno quella presenza nelle zone vitali del nord est che è stata dichiarata come il principale motivo dell’intera operazione. Lo sapevamo anche prima, ma ora abbiamo una conferma formale e sostanziale, che il radicamento nel nordest riguardava una quota neppure maggioritaria della rete Antonveneta, mentre il resto era in gran parte consedente con la nostra presenza consolidata, tanto da incorrere nella necessità di vendere centinaia di sportelli anche per rispettare le normative antitrust.
Per concludere, pur ritenendo che la proposta tecnica sottoposta a questa assemblea non sia, a questo punto, eludibile, dichiaro il mio voto contrario quale censura per gli atti compiuti e per gli effetti finora ottenuti con l’operazione Antonveneta.
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5 commenti:

Anonimo ha detto...

A leggere quanto dichiarato in assemblea da quel farabutto, mi sono venuti i conati di vomito..

Anonimo ha detto...

MALA TEMPORA CURRUNT......SIC....MUSSARI SEI UN GRANDE...AVVOCATO...FORSE

Anonimo ha detto...

scusate la curiosità, ma come mai il cds su mps è a 42pp mentre quello su unipol è a 482pp?
la solidità di unipol viene valutata alla pari della solidità di ipi, mentre unicredit paga "solo" 148pp.
la trimestrale di unipol presentava utili in flessione del 45% per le svalutazioni dovute alla leh. inoltre il core business (il ramo danni) è pure in espansione. Strano, no?

Anonimo ha detto...

MONTE DA UN PO' BENE IN BORSA DICE QUALCOSA?
DEVE ANCORA SISTEMARE IL TIER 1 DICE QUALCOSA?

=====U G U A L E=========
MPS VENDE GLI STABILI DELLE AGENZIE CHI LI COMPRA GLIELI RIAFFITTA
CANONE MOLTO LUNGO OVVIAMENTE IL MONTE PAGHERA' IL DOPPIO DI QUANTO HA INCASSATO...
SIENA AVRA' ORMAI PERSO TUTTO... PERO' MPS SARA' A POSTO(PER ORA) CON IL TIER 1 QUINDI TUTTI I GIORNALI IL MONDO FINANZIARIO SI COMPLIMENTERANNO PER QUESTA OPERAZIONE B R I L L A N T E
PERCIO' A SIENA SARANNO CONTENTI (TUTTO BENE LO DICONO I GIORNALI)... PAOLO E LE LISTE CIVICHE SI INCAZZERANNO MA NON SUCCEDERA' NULLA ANZI MUSSARI DI NUOVO BANCHIERE DELL'ANNO... A SIENA TUTTI PASSERANNO UN BUON NATALE FELICI E CONTENTI... MUSSARI RICEVERA' MOLTI DONI.....

Anonimo ha detto...

Una domanda ma Banca Toscana , banca solida e che guadagna, e che verra' distrutta con l'incorporazione nel Mps , non potrebbe essere riquotata in borsa come in passato, in modo che gli stessi dipendenti, per salvare il proprioposto di lavoro ,potrebbero investire le liquidazioni o risparmi nell'acquisto delle azioni stesse'