STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


PERCHE' NON TAGLIANO I TASSI?

Per poter far fallire le mele marcie nella comunità europea...
Berlusconi ha pregato i grandi di costituire un fondo salva banche NEL WEEKEND . Gli hanno risposto picche!!! L'Europa ci sta voltando le spalle!

Massima allerta!!! In Europa siamo SOLI!!!
Gli attacchi dei grandi potenti si stanno avvicinando.
Stanno rispolverando il BRITANNIA!
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10 commenti:

Unknown ha detto...

l'euro per l'italia è stato come il dollaro per l'argentina..la storia dell'argentina è stata speculare a quella italiana di questi ultimi 6 anni.
il "coralito" ci aspetta..questione di settimane.

ciao by giacomo

Unknown ha detto...

come fanno a tagliare i tassi con una inflazione REALE al 10% ??

Unknown ha detto...

ho visto alla tv la pubblicità della Barclays bank che offre il 5% netto sui depositi !!

http://www.barclaysonline.it/Barclays_5_Percento_Netto_CMB.aspx?WT.mc_id=camp001s0032&WT.srch=1&site=sem

ciao da giacomo

Anonimo ha detto...

Ciao Giacomo,

mi incuriosisce questo tuo paragone tra Italia ed Argentina e sul ruolo giocato da euro e dollaro. Potresti entrare più nel merito?

La tua tesi è comunque condivisa dalla rivista "Indipendenza" (www.rivistaindipendenza.org), di cui ti posto parte di un editoriale del dicembre 2002. Che ne pensi?

Saluti. Agostino



BUENOS AIRES CHIAMA ROMA

L'Italia non finirà come l'Argentina, si sente dire. Con ciò intendendo dire che quel che accade lì (recessione, licenziamenti, chiusure di fabbriche, disoccupazione di massa, riduzione delle spese degli enti pubblici, taglio dei servizi, svalutazione della moneta, aumenti dei prezzi, mesi di blocco dei depositi bancari, eccetera) non accadrebbe qui.
Le immagini di famiglie del ceto medio che rovistano tra i rifiuti, la crescente mortalità infantile per fame, gli assalti ai supermercati apparterrebbero alla tragicità di un altro mondo reale. Eppure, con l'esplodere -per i più inatteso- della crisi di Fiat auto e la sua probabile uscita dalla storia italiana come polo di riferimento industriale di peso per tutto il sistema-paese capitalistico, le prospettive che si sentono adombrare sono pesantemente negative per il paese e la società.
Non solo. L'ingresso di qui ad alcuni anni di altri paesi dell'Est nell'Unione Europea già fa tremare per le ripercussioni sull'agricoltura italiana, da tempo fortemente penalizzata dagli stessi attuali vincoli 'comunitari', per la prospettiva di "guerra tra poveri" che si andrebbe ad innescare per l'accaparramento delle sovvenzioni e la fissazione delle quote d'importazione obbligatorie. C'è chi, quindi, ha sostenuto, premettendo di non voler offendere i calabresi, che non è affatto remoto il rischio che si calabresizzi l'Italia. Insomma, le aspettative di vita, in termini perlomeno di decenza sociale, sarebbero sempre più cupe, soprattutto per le giovani generazioni.
Eppure l'Argentina, al precipitare della crisi nei primi anni Novanta, presentava dei conti pubblici che l'avrebbero fatta rientrare, molto meglio dell'Italia, negli stessi parametri di Maastricht, sia sotto il profilo del debito che del deficit annuale di bilancio. Buenos Aires, quindi, senza fare del catastrofismo che non appartiene al nostro orizzonte culturale, non ci pare poi così lontana. Quantomeno è molto significativo che certi ingredienti di crisi siano comuni.
Quella argentina parte storicamente con la liberalizzazione del settore finanziario ed il crescere degli investimenti esteri nel paese (da noi si arriva allo stesso risultato con la sottoscrizione dell'Atto unico europeo nel 1986), per proseguire con tutta una serie di "riforme" che, a parte momentanei benefici, hanno favorito la sistematica "deindustrializzazione" del paese e l'accentuazione della colonizzazione interna.
Il meccanismo a spirale vede lo Stato, negli anni, farsi carico, direttamente ed indirettamente, del debito estero del settore privato, che peraltro continua ad indebitarsi. Nel processo di "deindustrializzazione" si ridimensionano fortemente le grandi imprese, ma le oligarchie imprenditorial/finanziarie al loro vertice non spariscono, bensì si riposizionano -internazionalizzandosi- sul versante della speculazione finanziaria, nel mentre lo Stato, avviluppato nella spirale usuraria del debito, svende le sue attività e patrimoni a grandi gruppi esteri ed in parte anche 'autoctoni'.
Se questi ultimi traggono rendite non indifferenti, a soffrire dell'impossibilità di fronteggiare il pagamento del debito è l'intera economia, quindi il corpo sociale, cioè chi resta nella nazione, penalizzato sempre più dalle scelte dello Stato di inseguire le emergenze permanenti tagliando spese sociali ed investimenti pubblici.
Le dinamiche che sovrintendono ai processi di indebitamento, nonché le modalità di pagamento frutto di scelte degli apparati governativi di Stato si intrecciano in un groviglio di interessi tra classi dominanti. Le classi subalterne ne pagano gli effetti: cresce la disoccupazione e si sgretola l'articolata rete sociale di sicurezza. Per gli appetiti del blocco dominante costituito da oligarchie economiche e borghesie di Stato argentine, intrecciato e con conflittualità di interesse al loro interno, il riferimento decisivo di impunità dei propri interessi sono sin da subito gli Stati Uniti.
Se consideriamo che i provvedimenti innanzi citati, ed il conseguente attuale crack di Stato, sono una conseguenza dell'adempimento alle direttive congiuntamente impartite dal Dipartimento del Tesoro USA e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) -cioè dalle due facce della stessa medaglia imperialista- e che questo è reso possibile dal servilismo dei ceti politici autoctoni che legano le proprie fortune ed interessi a quelli imperialisti, abbiamo complessivamente cause, mandanti ed esecutori del crack sociale ed economico più significativo della storia dell'Argentina, con -al momento- nessuna seria prospettiva d'uscita. Anche perché gli Stati Uniti, l'unico paese al mondo che può ignorare il proprio colossale ed ineguagliato deficit estero, continua ad intervenire tramite il FMI come usuraio esattore di debiti e liquidatore di uno Stato in fallimento.
I meccanismi di dipendenza nazionale si rivelano così, anche in Argentina, non come sovrastruttura ideologica ma come nodi strutturali da sciogliere se si assume la centralità degli interessi collettivi dei dominati.
Come in ogni comparazione situazionale, nulla è mai esattamente uguale. Ci sono sempre delle specificità. Ma a ben vedere molti degli ingredienti della crisi argentina richiamano le modalità di formazione del capitalismo 'italiano' ed i suoi strutturali intrecci con lo Stato sino ai giorni nostri, a sostanziale detrimento degli interessi popolari, nonostante congiunturali 'vantaggi' per i ceti subalterni e nonostante gruppi in competizione possano utilizzare, in detto scontro, aspettative e bisogni popolari come strumentale mezzo di pressione (...)

Anonimo ha detto...

Perchè non tagliano i tassi?!
Perchè probabilmente non servirebbe a nulla,tranne che per portare un pò di benefici agli USA e forse anche alle economie asiatiche Japan in testa, perchè l'uragano "Prime" appena fatto metà del casino qui(in Europa), si sdoppierà per passare sulle sponde asiatiche.
A mio parere però il giro sarebbe così lungo che gli effetti di un taglio dei tassi svanirebbero durante il percorso, un percorso fatto sempre più di irrazionalità e volatilità.
Per il momento una cosa sola e certa, come sospettato da me giorni fa e confermato poco dopo qui (su mercato libero), questa è guerra tra banche.
Citigroup in poche settimane si è traformata da vittima sacrificale per salvare Wachovia a predatore che si lamenta delle trattative messe in campo da Wells Fargo.

Ma non scherziamo!!!


Un Neopromotore

Luca

Anonimo ha detto...

ecco cosa è il britannia

http://www.movisol.org/draghi2.htm

Anonimo ha detto...

Fede al TG4 ha detto che è stato raggiunto un accordo!?!?!?


Daniele da Roma

Anonimo ha detto...

Oddio, se crediamo pure a Fede è la fine....

Anonimo ha detto...

Scusate!!!!!!!!
Ho dei reali problemi di udito e vi chiedo conferma a TUTTI !

Ma la voce di Berlusconi, quando recitava le frasi di rito sulls salvaguardia bbla ball bla non tremava come un pulcino impaurito? E la mimica...

Roberto L.

Comunque oggi giornatona al Veglia.
Martedì le foto su www.cappef.com sito degli amici della montagna.
Solo per alleggerire.

Anonimo ha detto...

Grazie Agostino per la segnalazione sul Britannia.
Roberto L.