GRAINS E LIVESTOK - E LA BOLLA DELLA COTOLETTA!
Definizioni:
Il livestock è rappresentato dagli animali che vengono utilizzati per nutrirci (animali domestici a uso nutrizionale o/e per lavoro - esclusi i pesci e il pollame). I grains servono per nutrire i livestock. (e per nutrire il mondo , ovviamente!
Il prezzo dei "Grains" e' aumentato notevolmente nel corso del 2007 I "Grains"
sono la principale componente nutrizionale del "Livestock" Nel breve termine gli allevatori, invece di incorporare gli aumenti dei prezzi dei "Grains" nel prezzo del "Livestock", hanno cercato di mandare al macello piu' animali (invece di continuare ad allevarli e nutrirli con costi superiori), deprimendo il prezzo spot del "Livestock" e riducendo le scorte. Il "live cattle slaughter rates" (l'indice di macellazione) negli ultimi mesi e' stato piu' elevato della sua media storica degli ultimi 6 anni.
Essendo I prezzi dei "Grains" stabilmente elevati, gli allevatori saranno
costretti ad incorporare questi maggiori costi di allevamento nel prezzo del
"Livestock". Nell'ultimo anno i prezzi dei "Grains" sono aumentati dell'80% circa mentre quello del "Livestock" e'rimasto praticamente invariato (linea verde). Il lag temporale tra aumento delle materie prime e l'incorporazione di questi aumenti nel prezzo del "Livestock" e' storicamente di 3-6mesi.
I principali uffici studi stimano che un aumento dei "Grains" del 100% si
dovrebbe riflettere in un potenziale incremento del "Livestock" di
almeno del 30% nel breve termine.
Occhio..la prossima SARA' la BOLLA DELLA COTOLETTA!
Contattate un consulente indipendente di MERCATO LIBERO per maggiori nformazioni su come operare e a che livelli sul LIVESTOCK. inviate una mail a : mercatiliberi@gmail.com o telefonate a 02.26005366
GRAINS E LIVESTOK - E LA BOLLA DELLA COTOLETTA!
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4 commenti:
"MADE IN ITALY: COLDIRETTI, STRANIERI 4 PROSCIUTTI SU 5, MA NON SI VEDE
Negli scaffali dei negozi italiani ben quattro prosciutti su cinque provengano da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania, Spagna senza che questo venga chiaramente indicato in etichetta. E'quanto denuncia la Coldiretti nell'annunciare lo "sciopero del prosciutto" al quale hanno già aderito gli allevatori che rappresentano il 70 per cento dei maiali italiani dei circuiti a denominazione di origine che comprendono 16 specialità della salumeria Made in Italy: dal prosciutto di Parma al San Daniele fino al Culatello di Zibello.
Mentre i consumatori affrontano le difficoltà degli alti prezzi al mercato agli allevatori nelle stalle - denuncia la Coldiretti - vengono riconosciute quotazioni insostenibili nonostante siano drasticamente aumentati le spese per l'alimentazione degli animali ai quali si sono aggiunti rincari anche nelle spese energetiche e la necessità di investimenti nelle strutture e nei mezzi aziendali per ottemperare agli obblighi comunitari. A fronte di un prezzo medio per il prosciutto di 24,55 euro al chilo pagato dai consumatori nei negozi, agli allevatori italiani viene riconosciuto un compenso di appena 1,08 euro al chilo, ben al di sotto dei costi di produzione, che rischia di far chiudere le stalle e con esse le specialità della salumeria Made in Italy.
Di fronte all'insostenibile forbice tra prezzi alla produzione e quelli al consumo, gli allevatori - sottolinea la Coldiretti - hanno dunque proclamato "lo sciopero del prosciutto" che prevede la mancata consegna delle certificazioni di qualità che accompagnano i maiali e che consentono la commercializzazione della salumeria a marchio d'origine.
E' necessaria - continua la Coldiretti - una programmazione nella produzione dei prosciutti destinati alla filiera del Parma e San Daniele e la differenziazione del prezzo tra il maiale nazionale destinato alle denominazioni di origine e quello da macelleria fresca. Ma serve soprattutto - conclude la Coldiretti - una norma che renda obbligatoria l'indicazione della zona di provenienza della carne maiale e dei prodotti da macelleria, considerato che sono 40 milioni i prosciutti arrivati in Italia in un anno dall'estero che rischiano di venire spacciati come Made in Italy."......ecco a cosa porta la globalizzazione: alla distruzione sistematica e inesorabile di tutti i comparti della nostra economia. grazie prodi!
evviva i prosciutti italiani......ma non le fette di prosciutto sui nostri occhi...
Ma che c'entra Prodi..
Ma per favore.
oggi, a pag 13, de LA STAMPA c'è una interessante intervista all'economista indiana Vandana Shiva fortemente contraria alla globalizzazione che porta vantaggi economici solo alle multinazionali e tanta povertà a tutti gli altri.
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