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TUTTO QUELLO CHE DOVRESTE SAPERE SUI PIANI DI ACCUMULO MA CHE NON VI HANNO MAI RACCONTATO


I piani di accumulo sono, a mia personale opinione, lo strumento migliore per investire i propri risparmi. Tuttavia non sono poi così diffusi fra il mondo degli investitori. Vediamo di capire perchè:

DIFFIDENZA
Il piano di accumulo nella mente di molti risparmiatori è spesso associato a costi bancari di implementazione e gestione elevati. Nel recente passato, e tutt’oggi, sono stati proposti piani di accumulo, da importanti banche e assicurazioni italiane, che avevano costi di ingresso, costi per il pagamento mensile, costi di gestione dei fondi OSSESSIVAMENTE alti. In aggiunta, molti fondi in cui confluiscono questi piani ottengono performance inferiori al benchmark e in alcuni casi il prodotto è fiscalmente inefficiente…insomma quanto basta per tenere lontano l’investitore. Questa forma di risparmio piace molto a banche e assicurazioni che partendo dalle esigenze dei risparmiatori hanno costruito diversi prodotti tagliati su misura (loro) che permettono di “impegnarsi” con la banca/assicurazione a versare una determinata cifra per alcuni anni in un qualche tipo di fondo con l’obiettivo di riscuotere il capitale maturato a scadenza.
Il difetto di tali prodotti (pac in fondi, assicurazioni miste o ad accumulazione di capitali) e’ fondamentalmente uno: i pesanti costi che rendono questi prodotti scarsamente efficienti (inefficienze che si traducono in ottimi guadagni per chi li vende). Facciamo un esempio molto vicino alla realtà: Poniamo il caso che un investitore acquisti un fondo che ha costi totali annui (TER - Total Expence Ratio – e’ bene familiarizzare con questo termine che indica i costi totali di un fondo gestito) pari al 3% e che per semplicita’ questo fondo acquisti solo il mercato italiano. Se la borsa italiana guadagna il 10% in un anno il risparmiatore vedra’ il fondo a +7%. Se il mercato italiano perde il 10% il risparmiatore vedra’ il suo fondo a -13%.
Questo e’ un esempio, chiaramente molto semplificato, ma che puo’ rendere bene l’idea: dopo 20 anni, comunque vada il mercato, chi ha acquistato il mercato italiano da solo senza comprare il prodotto da una banca, si troverà circa il 90% in più di chi ha comprato il fondo, (pari al 3% annuo ricapitalizzato) ovviamente mi riferisco alla prima tranche di fondi investiti il primo anno e via di seguito per i successivi, per giunta con gli stessi rischi. Quindi qui di seguito NON tratterò volutamente i piani di accumulo bancari e assicurativi che NON ritengo d'interesse (anzi chi ne avesse in essere sarebbe meglio che li analizzasse meglio) ma vi darò la mia opinione su come impostare un piano di accumulo fai da te che può dare grandi soddisfazioni nel lungo periodo.

DEFINIZIONE DI PIANO DI ACCUMULO
Il piano di accumulo è una grandissima invenzione e permette, se gestito con poche e semplici regole di ottenere performance di lungo periodo molto interessanti. Vediamo di capire in cosa consiste: Il Piano di accumulo NON è un prodotto finanziario ma una METODOLOGIA d'investimento. Il piano di Accumulo è una forma di investimento/risparmio che consiste nel versamento periodico di un somma di denaro all’interno di uno o più prodotti finanziari o mercati.
La finalità principale del PAC è quella di consentire di investire sistematicamente flussi di denaro, anche poco ingenti, che si rendono gradualmente disponibili nel tempo. Come tale si tratta di una metodologia ideale anche per piccoli investitori o per chi abbia comunque un flusso reddituale costante nel tempo, ad esempio dei flussi cedolari, da dovere impiegare in altre forme di investimento o semplicemente lo stipendio. Di fatto un PAC possiede la duplice veste di prodotto di risparmio e di investimento, caratteristica questa che lo rende molto interessante anche in ottica pensionistica: ad esempio è possibile destinare mensilmente una quota del proprio stipendio ad un portafoglio di investimento predefinito, in modo da poter disporre, una volta terminata la fase di vita lavorativa, di un reddito previdenziale aggiuntivo.
Si tenga presente che investire anche piccole somme di denaro, ma in maniera costante e disciplinata, sui mercati finanziari permette comunque di accumulare nel tempo (da qui il nome di Piano di Accumulo del Capitale) valori interessanti. A titolo di esempio si consideri che chi avesse investito nell’indice Dow Jones Industrials, 10 dollari ogni mese negli ultimi 30 anni, si ritroverebbe ad oggi con un montante di circa 20.000 dollari… e senza tenere in considerazione i dividendi distribuiti nel periodo.

CARATTERISTICHE
-Diversificazione temporale: Dal punto di vista prettamente finanziario, il Piano di accumulo si rivela molto interessante anche perché consente un ulteriore livello di diversificazione: quello temporale.
La possibilità infatti di non concentrare l’investimento in un’unica soluzione, e quindi in un unico momento temporale, permette di scongiurare l’eventualità di legare l’entrata sul mercato ad un timing sbagliato: si pensi a cosa sarebbe accaduto al capitale se si fosse concentrato l’investimento nella fine del ‘99 o nel primo trimestre del 2000. Attraverso il PAC, invece, è possibile mediare nel tempo i prezzi di carico delle posizioni: di fatto in alcune occasioni si acquisterà a quotazioni di mercato basse ed in altre elevate, ma rappresentando ciascun versamento una quota minima del capitale che verrà complessivamente impiegato, il prezzo medio di carico, ossia la media dei prezzi di acquisto, non risulterà mai troppo elevato. Chiaramente sarà impossibile acquistare sui minimi, ma si eviterà di comprare sui picchi di borsa, punto di centrale importanza data la finalità non speculativa di un PAC: di risparmio e crescita del capitale.
-Il ribilanciamento del portafoglio: Come detto un PAC può avere come sottostante anche più di un prodotto finanziario, la cui scelta è direttamente determinata dalla decisione di asset allocation effettuata a monte del portafoglio. L’asset allocation ossia la suddivisione del capitale investito tra le diverse attività finanziarie, rappresenta molto probabilmente la decisione più importante all’interno di un PAC, in quanto deve essere assolutamente coerente con il profilo di rischio-rendimento desiderato o con le finalità specifiche dell’investimento. A causa però delle fluttuazioni dei prezzi, il peso delle diverse attività finanziarie contenute nel portafoglio tende a variare nel tempo, a volte anche in modo molto considerevole. Se ad esempio un portafoglio fosse inizialmente costituito 60% azionario e 40% obbligazionario e durante l’anno le azioni guadagnassero il 10% mentre le obbligazioni perdessero il 10%, a fine periodo il portafoglio sarebbe costituito per circa il 65% di azioni e per approssimativamente il 35% di obbligazioni.Diviene dunque necessario ribilanciare, ossia riportare il portafoglio all’originaria composizione, riducendo l’attività che si apprezzata e incrementando quella che ha perso di valore. Nelle modalità di ribilanciamento esistono due differenti filosofie. La prima implica di intervenire sul portafoglio a scadenze prefissate, ad esempio ogni sei mesi o un anno. La secondo invece consiste nello stabilire uno scostamento massimo accettabile, oltre il quale effettuare il ribilanciamento. Questo secondo approccio è forse preferibile in quanto assicura un migliore controllo del rischio: evita sia di effettuare operazioni marginali, sia che il portafoglio diventi molto sbilanciato rispetto alla scelta iniziale. E’ bene però in questo caso che il cuscino entro il quale far fluttuare liberamente il portafoglio sia abbastanza ampio (10-20 per cento) in modo tale da non imporre interventi e transazioni troppo frequenti.
Cosa ancora più importante è però che, una volta decisa l’asset allocation e la legge di ribilanciamento, le si segua in modo assiduo e costante, senza modificarle nel tempo in base all’andamento dei mercati.

PIANO DI ACCUMULO FAI DA TE
Come puo’ fare dunque il risparmiatore a bypassare gli alti costi che i prodotti bancari accollano a questi prodotti? L’alternativa, con un minimo sforzo in piu’, e’ quella di costruirsi un piano di accumulo fatto in casa utilizzando strumenti efficienti, gli ETF, o certificates, acquistando tali prodotti tramite una banca on line con costi di compravendita fissi e bassi (non più di 5 euro per eseguito).

Vogliamo porre l’attenzione in particolare sugli Etf (e certificates), che essendo prodotti nuovi per il nostro Paese (ma diffusi da tempo nei Paesi anglosassoni) sono poco conosciuti dagli investitori. Gli Etf sono fondi quotati che hanno l’obbiettivo di replicare fedelmente gli indici di borsa, con una minima spesa per il risparmiatore. Dal nostro punto di vista sono ottimi strumenti per coloro che desiderano fare un investimento azionario di lungo periodo, in quanto con pochi costi e poca fatica permettono di avere un portafoglio diversificato, sempre disponibile (si possono vendere in qualsiasi momento) .

FILOSOFIA DI FONDO: Chi è interessato a un piano di accumulo deve necessariamente essere d’accordo con una filosofia di pensiero: la crescita economica mondiale. Tale crescita è sempre esistita ed è caratterizzata da lunghi periodi di crescita con repentini e brevi crolli.La probabilità che un imprenditore possa fallire nel corso degli anni è elevata. La probabilità che l’economia nella sua globalità scenda per anni e anni è molto molto bassa e, nel caso si verificasse genererebbe una tale crisi da non salvare nessun tipo di risparmio. Gli imprenditori fanno funzionare le loro aziende con capitale proprio (azioni) e debito (bancario e obbligazionario). L’obiettivo loro è generare un profitto che sia superiore al costo del capitale di debito. Se così non fosse sarebbe meglio per loro chiudere l’azienda e investire il ricavato in titoli di debito altrui. Questo postulato ci spiega perchè da sempre la redditività delle borse (o meglio degli indici di borsa, rappresentativi dell’andamento dell’economia) è superiore alla redditività delle obbligazioni e degli immobili (al netto di tasse e costi).

FISCALITA’: Il piano di accumulo non può essere effettuato con prodotti (fondi) di diritto italiano in quanto la tassazione sugli utili è fatta giornalmente. E’ assolutamente necessario costruire il piano di accumulo che preveda la tassazione solo a scadenza. Ecco quindi che gli ETF (senza lo stacco di cedola) sono la soluzione ideale per il nostro scopo. (attenzione, l’incidenza fiscale in un piano di accumulo a 20 anni ha un impatto molto rilevante)

ORIZZONTE TEMPORALE: L’orizzonte temporale ideale non deve essere inferiore ai 20 anni. Il motivo è dato dall’ampiezza dei cicli economici. Non si deve terminare il piano di accumulo in momenti di crisi del ciclo, si deve avere il tempo di ritoccare i pesi degli investimenti nei momenti di ciclo favorevoli.

LA SCELTA DELL’ALLOCAZIONE : Nei primi anni di accumulo (nell’ipotesi di un piano a 20 anni almeno per i primi 10) si deve investire l’intero capitale nei mercati azionari. La scelta non deve considerare la singola azione, la singola nazione o il singolo continente. Bisogna diversificare almeno nei 5 mercati principali America, Europa, Giappone, Cina, Paesi emergenti) assumendosi il rischio di cambio.

L’ACCUMULO: Al momento iniziale si deve stabilire un importo minimo da dedicare al piano di accumulo nei prossimi 20 anni. Tale importo potrà poi essere modificato in futuro ma non per difetto, altrimenti l’intera bontà del piano salta. Anche incrementi eccessivi dovranno essere valutati di volta in volta per non distruggere le performance. L’inserimento di una cifra importante in un momento particolare del piano è altamente sconsigliabile.

L’INVESTIMENTO: Non necessariamente bisogna investire ogni mese lo stesso importo. Il suggerimento è di adottare una formula matematica che permetta un maggior apporto di denaro nei mesi in cui i mercati sono andati male e un minore apporto quando i mercati sono in salita. (esempio: investire l’80% della somma nei mesi in cui i mercati salgono e il 130%- 140% quando scendono, in quanto è statisticamente provato che il numero di mesi in cui si scende è inferiore al numero di mesi in cui sale)

CONSOLIDA I RENDIMENTI: E’ necessario, dopo un certo numero di anni (almeno 5) utilizzare dei sistemi per consolidare i rendimenti con delle regole fissate a priori. Per esempio, realizzare la parte di extrarendimento ottenuto in un particolare anno reinvestendola in etf obbligazionari.

REINVESTI SUI CALI : Con lo stesso criterio di cui sopra, bisogna reinvestire sull’azionario ciò che si era consolidato al verificarsi di momenti di mercato in discesa. Anche qui la regolina matematica va fissata a priori. (ma vi assicuro che è di una banalità estrema)

GESTIONE DOPO LA META’ DELLA VITA DEL PIANO.: Dopo la metà della durata del piano di accumulo bisogna cominciare a ridurre il peso sull’azionario (al di là della formula che fa consolidare i rendimenti. La riduzione dovrà avvenire durante un ciclo positivo di borsa. A quel punto bisognerà spostare ciò che si è realizzato su un ETF obbligazionario o un titolo di stato. Altrimenti si rischia di veder rovinata la performance del piano se negli ultimi anni di vita del Pac ci fosse una crisi finanziaria (tipo quella che ha caratterizzato il 2001).

RIASSUNTO:
-Il Piano di Accumulo è il miglior modo per investire i propri risparmi in un’ottica di lungo periodo.
-La quasi totalità dei prodotti bancario-assicurativi presenti oggi sul mercato italiano ha costi (di entrata, di gestione, fiscali, di uscita) troppo elevati che non rendono così conveniente questa tipologia di risparmio
-Il fai da te è possibile. Grazie al Fai Da Te (online) e agli ETF che riducono al minimo i costi di gestione (il rapporto fra i costi dei prodotti bancari e il fai da te arriva a essere 10 a 1.
-Il Fai da te deve considerare :
a) La durata dell’investimento
b) La scelta degli strumenti in cui investire
c) La fiscalità
d) Gli importi da destinare nel tempo
e) Le regole matematiche d’investimento
f) Le regole per applicare il consolidamento dei rendimenti
g) Le regole per applicare il reinvestimento sui cali
h) Le regole di riduzione del rischio man mano che si avvicina la scedenza del piano di accumulo.

L’investitore oggi deve quindi scegliere fra i costi dei prodotti bancari e il fai da te. Per me la scelta non ha dubbi, tuttavia se ancora ne rimanessero....
Chiunque fosse interessato ad approfondire i temi discussi in questo articolo può contattarmi liberamente all’email
...........................MERCATILIBERI@GMAIL.COM

Ricordo sempre l’iniziativa 1000PERCAMBIARE. Un gruppo di acquisto per ottenere una convenzione con una banca capace di far risparmiare parecchi soldi a ciascuno di noi, anche nel campo dei piani di accumulo!

Vai sul sito e aderisci all’iniziativa: http://1000percambiare.blogspot.com/

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

...Pac..."consolida i rendimenti"..."reinvesti sui cali"...Ciclo di Vita dell'investimento!!!
Per chi se la sente, può fare tutto da solo... avendo la costanza di attuare tutte le strategie summenzionate per almeno 20anni!
Ma per chi volesse affidarsi ad un gestore informo che ad esempio il nuovo Piano Integrativo Pensionistico di Banca Mediolanum, "TAXBENEFIT NEW", funziona proprio così!!!...e tutto in automatico!...Ah...dimenticavo...E i costi? Beh, vengono restituiti a scadenza e capitalizzati!
Informarsi per credere!!!

ML ha detto...

Mio caro lettore non è cosi!!!! La prego di informarsi e di ritornare sul sito una volta che lo ha fatto:
Le differenze le ricordo per tutti gli altri lettori...
1) A ogni pagamento viene presa una commissione iniziale del 3% (solo questa verrà restituita, ma solo se non si abbandona il piano, siamo quasi a una forma di ricatto.
I costi di gestione dei vari fondi in cui si investe ci sono e sono altissimi si arriva a oltre il 3%.
Per giunta con Tax benefit la tassazione è ogni anno!
Quindi in 20 anni si rischia di pagare oltre il 90% di commissioni sul primo importo versato. Con un ETF la commissione dello 0,15% all'anno. in 20 anni quindi non si arriverà a pagare più del 5% sul primo importo.
L'ETf per giunta non è soggetto alla tassazione se non al momento in cui viene venduto. Sul lungo periodo l'incidenza della tassazione è molto elevata (vedi un mio precedente articolo).
Tax benefit è un prodotto pensionistico quindi, tranne che in determinate e rare occasioni la persona non potrà che richiedere al massimo solo il 50% di quello versato e maturato e solo alla scadenza del piano. (per legge).
Le tabelle sulle quali si calcola la pensione sono vecchie e non saranno più valide. Quindi il povero sottoscrittore non sa quanto poco riceverà. E sarà veramanete poco.

La riforma pensionistica è stata fatta malissimo.
I sindacati sono stati avvantaggiati ingiustamente.
La tassazione è a totale sfavore della persona.
Prodotti come Tax benefit sono eccessivamente cari e rischiano di abbassare i rendimenti.
Ricordo che l'indice Morgan Stanley delle principali aziende mondiali è salito negli ultimi 40 anni del 8% annuo medio, se togliamo il 3% all'anno di commissioni il rendimento risulta inferiore al 5%.

Il lettore che ha posto questo commento è pregato di ritornare sul blog una volta verificato quanto da me affermato.

Grazie

Anonimo ha detto...

Consigli preziosi ed esposizione chiarissima. Complimenti e grazie.

Anonimo ha detto...

Sono un cliente Mediolanum, che ha sottoscritto il PIP in oggetto. Tutto quello che è stato detto sui costi diretti (restituiti capitalizzati solo ai clienti fedeli), e sui costi indiretti (dei gestori dei fondi), è corretto, ed è scritto sul prospetto. Quando ho sottoscritto il fondo pensione avevo confrontato costi e rendimenti dei maggiori Fondi pensione privati, e ho valutato che tale spesa era il giusto costo per affidare le attività di ..."consolida i rendimenti"..."reinvesti sui cali"... eccetera, a chi lo fa professionalmente, e con un discreto successo. Ci sono anche fondi meno costosi, ma le valutazioni non potranno mai essere oggettive perché tutto dipende dal rendimento che oggi, mentre ne discutiamo, nessuno può prevedere. Non è detto che i meno costosi avranno rendimenti migliori dei più costosi e viceversa. Alla fine si tratta di un discorso di fiducia professionale e del costo della stessa. Quante persone si ostinano a rivolgersi sempre allo stesso idraulico. lo stesso eletticista, lo stesso macellaio, anche se sono sempre stati i più costosi. Alla fine lo si fa perché si è contenti del risultato (che nel nostro caso è aleatorio). Non dimentichiamoci del profilo di rischio. Chiaro che a questi costi mi aspetto rendimenti proporzionati. Anticipo all'obiezione che al momento il PIP in oggetto non è il migliore; il risultato che conta è quello personale al momento del godimento della rendita, che dipende dal momento storico-finanziario in cui si è vissuti. Concludo con uno spunto per una riflessione: c'era sicuramente un miglior investimento rispetto agli altri nel 1929; la terra da coltivare!
Michele di Eupilio (CO)

Gigi ha detto...

Per ulteriori informazioni sui piani di accumulo consiglio: http://www.risparmiato.com/investimenti-e-risparmio/cose-un-piano-di-accumulo-capitale

Anonimo ha detto...

Sì possono scaricare i piani di accumulo dal 730 ?