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FIDUCIA NEI MERCATI E MERCATI IN CERCA DI FIDUCIA


La prima caratteristica della fiducia è la difficoltà che qualcuno la conceda.
Conquistare la fiducia dei mercati è un processo molto difficile e lento.
Occorrono risultati continui per un lungo periodo di tempo.
La seconda caratteristica è che la fiducia è cieca.
Una volta che la si è ottenuta non viene messa in discussione quotidianamente e chi è riuscito in questa impresa puo’ lavorare a lungo senza dover essere messo sotto verifica quotidiana.
Infine la fiducia ha una terza caratteristica. Una volta che chi concede la fiducia si accorge che l’ha mal riposta si sente tradito e la toglie improvvisamente, con rabbia, velocità e senza possibilità di seconda chance.
Il mercato che oggi ha bruciato la fiducia degli investitori è il mercato del debito.
Per anni le banche hanno collocato miliardi di euro di obbligazioni complesse agli investitori a tassi bassi e con il beneplacet delle agenzie di rating.
Le obbligazioni rappresentavano mutui, finanziamenti di operazioni di private equity, cartolarizzazioni di debiti bancari industriali ecc. ecc.
La possibile perdita sulle cartolarizzazioni dei mutui subprime ha creato il fuggi fuggi da quel mercato obbligazionario. oltre alla perdita di valore di tutte le obbligazioni si pone anche il problema di emettere nuove obbligazioni a tassi di interesse interessanti per l’emittente.
Il primo effetto negativo, ovvero la fuga degli investitori, ha obbligato le banche centrali a intervenire sostituendosi al mercato.
Hanno immesso fiumi di liquidità per permettere alle istituzioni finanziarie che avevano in portafoglio questi titoli di finanziarsi.
Infatti molte banche, piene di titoli obbligazionari provenienti da cartolarizzazioni, e che fino al giorno prima li concedevano a repo per finanziare la loro attività corrente (vedi Barclays o Citigroup o Lehman o Bear) sono rimaste improvvisamente senza controparte e quindi con enormi problemi di liquidità (nel breve) e con enormi perdite.
Non è un caso che la Fed oltre ad immettere liquidità abbia abbassato il tasso di rifinanziamento alle Banche (e non quello ufficiale) e abbia allargato il numero di titoli che accetta a Repo.
La prima crisi di fiducia, quella di breve, è stata tamponata, almeno per ora.
Tuttavia le banche d’investimento hanno registrato pesanti perdite di portafoglio e al momento i prezzi delle obbligazioni non sono risaliti.
Queste perdite hanno causato il fallimento di taluni soggetti che avevano preso posizioni molto speculative, ma molte banche anche di grosse dimensioni, non sono fallite, grazie alla Fed, ma hanno ingenti potenziali perdite nei bilanci.
Affinché il prezzo degli assets in portafoglio aumenti occorrono due due cose:
1) Recuperare un po’ di fiducia (ma abbiamo visto che è un processo lentissimo)
2) Taglio dei tassi di Interesse (in modo da rialzare il valore delle obbligazioni in portafoglio.
In aggiunta a questo, osserviamo come non solo il mercato secondario del debito è bloccato, ma anche quello primario. Nuove operazioni non sono previste perché il mercato non le assorbirebbe!
Le banche quindi non concedono piu’ prestiti perché da un lato hanno perdite di portafoglio, dall’altro non riescono (come invece favevano prima) a ricollocare il debito a tassi interessanti.
Ed ecco la paura delle banche Centrali….che la crisi finanziaria si propaghi alla economia reale.
L’economia reale è cresciuta grazie al debito. Se questo improvvisamente non è facilmente accessibile la crescita delle singole aziende rallenta.
Facciamo un esempio:
Poniamoci nei panni di un’azienda che compra manufatti in Cina e li rivende in Europa.
Supponiamo che fino a ieri l’azienda lavorava con margini del 20%, con un fatturato che cresceva del 10% all’anno, con capitale proprio pari al 50% e con capitale di debito per il rimanente.

Ora, una crisi finanziaria come quella di oggi ha diverse conseguenze negative:
1) La banca non concede un aumento del fido se non a tassi maggiori
2) La banca chiede tassi di interesse piu’ alti sul debito esistente
3) La banca riduce il fido all’azienda
4) L’azienda, dovendo anticipare il pagamento dei beni, rispetto al momento dell’incasso, non si fida piu’ che i compratori saldino i debiti e quindi o riduce il numero di clienti o chiede garanzie di pagamento o vuole margini piu’ elevati sulla merce venduta.
Tutte e quattro i fenomeni sono basati sulla finanza e sulla fiducia, hanno un impatto sulla crescita economica reale e se si verificassero genererebbero minori utili all'azienda in oggetto.
Torniamo ora ai mercati azionari e cerchiamo di capire cosa è accaduto e cosa potrebbe accadere.
Questa crisi è per ora finanziaria. Ecco che i titoli piu’ penalizzati sono stati le banche, i finanziari e i titoli con alto debito e business stabile.
I paese piu’ colpiti sopo quelli che si basano sul debito (Europa e America). I paese emergenti hanno oggi un’economia solida, le famiglie hanno aumentato i risparmi e i governi hanno a disposizione grandi liquidità date da un’economia basata sull’industria e non sulla finanza.
Ma se la crisi finanziaria non venisse tamponata in tempo il processo di contagio spiegato sopra avrebbe conseguenze negative anche sui singoli settori industriali.
Le borse non sono care, quindi i pericoli di crolli devastanti e duraturi non sono alti. Tuttavia una mancanza temporanea di fiducia potrebbe creare un effetto panic selling dalle conseguenze non immaginabili nel breve, inoltre una contrazione della crescita renderebbe improvvisamente caro cio’ che prima era a buon mercato….
Certo una riduzione dei tassi d’interesse (IN AMERICA MA NON IN EUROPA) potrebbe permettere alle borse di attutire la caduta ma da qui a pensare che quest’autunno si possa stare tranquilli ce ne passa di strada.
Attenzione alla fiducia. Attenzione!
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