LA FINE DEI DEBITI FACILI
In questi giorni di agosto stiamo assistendo alla messa in discussione di un modello di crescita economica che era stato messo in piedi da Greenspan dopo l’11 settembre 2001. La crescita economica, da allora, si e’ basata sulla ipercrescita della massa monetaria, sul mantenimento di tassi di interesse a un livello basso, e su un’inflazione bassa (grazie all’arrivo dei prodotti manufatti da Cina e India).
Questi postulati di politica economica che durano appunto dal 2001 sono stati utilizzati dagli imprenditori e dagli speculatori per mettere in atto una serie di operazioni che hanno generato alti profitti ma che si sono basate su un crescente utilizzo del debito e che ora vengono messe pesantemente sotto accusa.
Mi riferisco, in particolare, a:
-Boom settore immobiliare, con l’acquisto di case indebitandosi per importi sempre crescenti. Oggi gli investitori non riescono a ripagare tutti questi debiti (con impatto negativo per le banche finanziatrici o di tutti coloro che hanno comprato obbligazioni il cui sottostante era rappresentato dai mutui immobiliari).
Questa e’ la crisi dei subprime, di cui tutti oggi parlano, ma non e’ che la prima delle bolle create dalla politica economica scelta da Greenspan nel 2001 e continuata da Bernanke.
-Fondi di private equity che hanno acquistato aziende a prezzi sempre piu’ elevati e che hanno effettuato gli acquisti utilizzando principalmente il debito (in media , per ogni euro di capitale, i fondi si sono indebitati per 4-5 euro).
Il sistema finanziario, da anni, ha finanziato questi debiti, ma li ha poi impachettati (con strutture simili a quelle utilizzate per i subprime) e venduti agli ignari investitori con tassi di interesse da fame. Se anche questo sistema venisse messo in crisi milioni di investitori soffrirebbero perdite altrettanto pari a quelle dei subprime.
Non e’ un caso il crollo in borsa di due grosse società legate al mondo dei private equity quali Blackstone e KKR.
Pensate, e’ come se la Fiat avesse un rapporto debito/fatturato in linea con la media storica ma gli investitori (che sono poi quelli che comprano le auto) investissero nel titolo indebitandosi per 4 o 5 volte rispetto al loro patrimonio.
La discesa dei corsi azionari del 20% azzera il loro patrimonio, mette a rischio le banche finanziatrici e frena le vendite di auto stesse facendo scendere il titolo stesso. Il tutto si ferma quando si ritorna in una situazione di equilibrio globale fra assets e liabilities.
-I fondi hedge che utilizzando la leva del debito hanno acquistato titoli azionari indebitandosi, oggi sono obbligati a ricoprisi sia perché i titoli sottostanti scendono, sia perché le banche finanziatrici richiedono maggiori garanzie, sia perché i riscatti da parte degli investitori aumentano. Entro il 15 di agosto gli investitori hanno dovuto comunicare i loro disinvestimenti nei fondi hedge che avverranno solo il primo ottobre.
Nei prossimi giorni questi dati saranno disponibili alla FED che dovrà cosi’ valutare l’impatto sul mercato.Se i realizzi dovessero essere troppi la Fed potrebbe far scendere i tassi di interesse.
Riassumendo, il debito è stata la vera locomotiva dell’economia in questi anni ed è proprio l’utilizzo spropositato della leva finanziaria la causa della crisi di questi giorni.
Chi sta male sono i soggetti indebitati e tutto cio’ che è strettamente legato a loro. Chi soffre meno è il soggetto finanziatore, anzi sarà il beneficiario piu’ grande di questo sconquasso.
Ebbene i piu’ grandi soggetti finanziatori si chiamano Giappone, Cina , India, Russia e Paesi Arabi.
Parlando di Giappone, sono enormi le quantità di Yen vendute negli ultimi anni per comprare Euro e Dollari. Il famoso effetto carry trade, quello che ha visto l’euro rafforzarsi sullo Yen passando in 5 anni da 1,20 a 1,69 di poche settimane fa.
Dal 22 luglio lo yen si è portato da 1,68 a 1,53 di ieri, rivalutandosi del 9%
Questo agosto 2007 sarà ricordato non solo come la fine del carry trade ma in particolare come la fine del credito facile.
LA FINE DEI DEBITI FACILI
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