INCUBO ESTIVO O SOGNO PREMONITORE?
Gli investitori, in questi giorni, sono alle prese con un incubo estivo e non riescono ancora a capire se si tratta di un sogno premonitore o di qualcosa di cui non bisogna preoccuparsi.
Essenzialmente il mercato americano (e quindi il mercato globale) e’ alle prese con tre problemi:
Case, Prestiti, Private Equity
1) Le case! Solo se il prezzo degli immobili non crolla l’economia e le borse hanno la speranza di non scendere pesantemente. Paradossalmente, fino ad oggi la perdita di valore delle case è stata sopperita dal guadagno degli assets in borsa. Il bilanciamento, gestito in maniera perfetta da parte della banca centrale, ha funzionato a meraviglia.
Ma la domanda è ….se puo’ durare. La Banca centrale americana continua a dire ai mercati che il mercato immobiliare non ha ancora toccato il fondo. Per funzionare l’effetto bilanciamento si potrebbe ipotizzare che il mercato azionario americano debba salire ancora a lungo. Ma ci riuscirà?
2) I prestiti subprime e il loro collocamento nei portafogli degli investitori tramite i CDOs. Mi spiego meglio. Negli ultimi 5 anni il sistema finanziario americano ha venduto milioni di mutui sfruttando i tassi bassi, non preoccupandosi troppo del valore degli immobili (che continuava a salire) con durate sempre piu’ lunghe, a persone spesso non affidabili e per importi, molte volte superiori al valore della casa stessa
Una volta che le società di mutui avevano venduto i prestiti ai clienti dovevano però finanziarsi a loro volta. Ecco allora che mettevano insieme un bel pacchetto di mutui, lo mettevano in una società creata ad hoc (SPV o special purpose vehicle), questa società emetteva debito (CDOs appunto) garantito dai mutui stessi. Il debito veniva valutato dalle agenzie di rating (le stesse che valutarono le Enron o le Parmalat di alcuni anni fa) e collocato presso investitori di mezzo mondo.
E tutti erano felici e contenti…
Gli acquirenti delle case avevano il loro mutuo (e quindi la loro casa).
Le società di mutui vendevano molto aumentando i profitti.
Le banche finanziatrici delle società eroganti i mutui continuavano a fare profitti.
Le agenzie di rating, a cui veniva chiesto di fare una valutazione, erano ben contente di essere pagate per i loro servizi.
Gli investitori che acquistavano i CDOs (in Italia si potrebbero chiamare cartolarizzazioni) erano felici e sicuri del loro investimento
Infine i costruttori di case potevano ricominciare nuovamente a costruire, data l’alta domanda.
Il meccanismo, come ben si sa, ha portato a valutazioni da bolla, delle case americane.
E oggi, con i tassi di interesse sempre piu’ alti (il costo del mutuo in aumento) le case sono cominciate a scendere di valore e molte persone non riescono a ripagare i mutui.
Quindi, in questi giorni, emergono le prime perdite sui CDOs in quanto i mutui sottostanti non vengono ripagati per una certa percentuale (in crescita) e il valore delle case, in discesa, non garantisce il rientro da perdite. Se le case continuassero a scendere di prezzo, e se i tassi di interesse dovessero continuare a salire il numero di persone che non riuscirebbe a ripagare i prestiti aumenterebbe esponenzialmente. Di conseguenza i CDOs, considerati fino a ieri, prodotti obbligazionari sicuri, potrebbero incontrare pesanti perdite. Nessuno sa se la paura sia giusta o meno. Lo stesso Bernanke, in settimana, cercando di tranquillizzare i mercati, ha affermato che le perdite nel mercato dei CDOs potrebbero aggirarsi fra i 50 e i 100 miliardi di dollari. Tuttavia il fatto che lui stesso non sappia l’ampiezza del fenomeno e’ preoccupante.
Ecco quindi ben spiegato il perché i tassi di interesse in america hanno fermato la loro corsa qualche mese fa. Un aumento dei tassi farebbe lievitare il costo dei mutui e quindi aumenterebbe le perdite sui CDOs stessi, il che minerebbe la fiducia degli investitori che andrebbero a vendere sul mercato (dove nessuno a quel punto comprerebbe) i CDOs stessi.
Il mercato dei CDOs potrebbe amplire le perdite in misura anche molto maggiore rispetto alle stime di Bernanke, e portare al collasso il sistema stesso.
Le borse lo sanno, e quindi, anche se le aziende vanno bene, il rischio CDOs è troppo elevato per non essere considerato.
Certo, a ben guardare, le borse sono protette dai tassi di interesse. Mi spiego meglio. Il rischio CDOs e’ legato al valore degli immobili e quindi al costo dei mutui. Se la crisi si accentuasse la banca centrale americana potrebbe decidere di abbassare i tassi di interesse per aiutare il pagamento delle rate dei mutui e quindi per sostenere il valore degli immobili. Davanti a un taglio dei tassi il primo beneficiario potrebbe essere il mercato azionario stesso.
Ma se i tassi venissero tagliati…ecco ben spiegata la debolezza del dollaro (venerdi il record storico a 1,3836 sull’euro). Se i tassi americani scendessero l’appeal per il dollaro sparirebbe.
A tutti questi problemi se ne aggiunge uno ancor piu’ preoccupante: l’inflazione!
I prodotti cinesi, fino a poco tempo fa, riuscivano a tenere bassa l’inflazione, ma oramai, il costo del lavoro cinese, l’aumento dei tassi di interesse sullo Yuan e la rivalutazione stessa della valuta cinese, potrebbero portare una vampata inflazionistica in america, aiutata dall’aumento dei prezzi delle materie prime (il petrolio in primis).
La situazione peggiore per gli Stati Uniti (e quindi per le Borse) potrebbe essere un’inflazione in lenta ma costante crescita che gli Stati Uniti difficilmente potrebbero bloccare in quanto non possono alzare i tassi di interesse (perché altrimenti salterebbe il sistema dei CDOs e con esso mezzo mondo finanziario)
Terzo e non ultimo problema: I fondi di private Equity, Le famose locuste..potrebbero essere arrivate davanti al mare, dopo aver finito di distruggere i sani campi della economia....
Questi fondi, ben si sa, comprano aziende o parte di esse, le aiutano a crescere, le ristrutturano e poi le rivendono con ampi guadagni.
Fino a qui niente di male. Il problema sta nel come lo fanno e a che prezzo.
Negli ultimi anni i prezzi delle aziende sono saliti enormemente obbligando i fondi di Private Equity a pagare un prezzo sempre piu’ alto per le aziende.
Gli acquisti, poi non vengono effettuati utilizzando le sole risorse proprie, ma facendo un massiccio utilizza del debito.
Immaginatevi una società che vende auto (per esempio). Il suo bilancio è molto bello, la differenza fra costi e ricavi le permette di generare profitti che ripagano gli investitori e il debito è sotto controllo.
Tuttavia gli investitori, per comprare la società che fa le auto, si sono indebitati. Si calcola che, mediamente, per ogni euro di patrimonio, la società di private Equity si finanzi per altri 3 o 4 euro.
E’ un po’ come se la nostra azienda di auto avesse un debito pari a 5 volte il patrimonio stesso.
Cosa e’ accaduto in questi anni? Che le aziende produttive sono in ottima salute, ma il malato grave e’ l’investitore e ancora non lo sa.
Il fondo di private equity e’ indebitato enormemente, i tassi di interesse in salita non lo aiutano nell’arduo compito di fare profitti. La sua speranza e’ che l’economia cresca a ritmi sempre piu’ elevati. Se si fermasse sarebbe la fine. Le quotazioni delle aziende scenderebbero, le banche chiederebbero il rientro dei prestiti che hanno effettuato, i fondi private Equity dovrebbero vendere sul mercato aziende a prezzo di saldo. Molte banche, poi, invece di tenersi sui libri i finanziamenti effettuati ai fondi li hanno impacchetati e venduti agli investitori, cosi’ come avevano fatto con i mutui subprime. Se i fondi private equity crollano sono incapaci di ripagare i debiti, i bonds perdono valore e ancora una volta il sistema finanziario e’ a rischio.
Se anche tutto questo non accadrà…è la sola idea che possa accadere che sta mettendo sotto pressione i mercati finanziari.
Da qui l’incubo estivo degli investitori.
La stampa, le banche centrali, ci continuano ad assicurare che la liquidità presente sul mercato sorregge le quotazioni. In realtà la liquidità presente e’ la minima necessaria a sorreggere il sistema. Un sistema che vede la punta dell’iceberg sana (la aziende) ma cio’ che sta sotto il livello del mare non è che debiti e debiti. Tanti debiti che potrebbero far cadere la punta dell’iceberg stessa e trascinarla sul fondo in pochi minuti.
I primi segnali? Guardate le quotazioni di Borsa di Blackstone, il piu’ grande fondo di private equity del mondo che si è quotato recentemente negli Usa a 31 dollari. Il primo giorno fece segnare un 15% di rialzo…oggi quota poco sopra i 25 dollari, negli ultimi 2 giorni ha perso il 10%.
Il mix di questi tre problemi potrebbe essere esplosivo e minare anche le operazioni di carry trades che vedono gli investitori indebitarsi in YEN per comprare assets in Dollari e Euro. Altri debiti, il cui eventuale rientro sarebbe salutare (anche se qualcuno potrebbe farsi male).
Se i bubboni tendessero a scoppiare l’unica alternativa per le banche centrali potrebbe essere di raffreddare l’economia globale, per contenere inflazione, costo materie prime, spinte salariali, e far rientrare l’indebitamento. Una doccia gelata per le borse globali.
Improvvisamente la liquidità presente sui mercati sparirebbe e allora…..
Un consiglio? Difficile, il caldo torrido di questi giorni porta a volta a far reagire, anche il piu’ freddo degli investitori in maniera irrazionale in quanto e’ facile confondere gli incubi dalla realtà….ma se poi fossero la stessa cosa?
Buone Vacanze a tutti!
INCUBO ESTIVO O SOGNO PREMONITORE?
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1 commento:
Grazie per l'ottima spiegazione!
Io ho investito in oro e terreni coltivabili... spero di aver fatto bene.
Buone vacanze!
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