STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


IL BACIO DI GIUDA DEI FONDI COMUNI


RISPARMIO TRADITO - DA UNA RICERCA MEDIOBANCA...
Negli ultimi tre anni la raccolta netta dei fondi comuni italiani è stata negativa per circa 109 miliardi di euro, con un'accelerazione nel 2006 quando il saldo negativo è esploso, da 23,6 a 52,2 miliardi.
Dietro questa dinamica ci sono fattori che gli stessi gestori non si stancano di denunciare, come il trattamento fiscale o gli adempimenti burocratici. Per non parlare degli assetti azionari, da tempo nel mirino dello stesso governatore di Bankitalia, che vedono le Sgr subalterne alle logiche dei loro azionisti bancari.
Ma pur con tutte queste attenuanti, i fondi vanno male perché sono gestiti male: lo dice senza mezzi termini l’indagine di Mediobanca.
Innanzitutto i costi di gestione continuano a essere molto elevati. In questa politica di pricing, che non trova analogie altrove (in Italia il costo medio annuo di un fondo azionario è del 2,5% contro l’1,1% dello stesso prodotto negli Stati Uniti), c’è senza dubbio la responsabilità della banca-padrona, che attraverso il meccanismo delle retrocessioni alla rete distributiva rende i prodotti non competitivi. Infatti i risultati di gestione sono sistematicamente inferiori al benchmark, e ancora peggio... nel lungo termine le performance di un fondo, anche
azionario, vengano battute dai titoli risk free!
Il rendimento medio del sistema fondi lo scorso anno si è dimezzato, passando dal 6,4 del 2005 al 3,3 per cento.
Tutte le categorie ne hanno sofferto, tuttavia il confronto con il solo andamento dei mercati di riferimento resta avvilente: i fondi azionari hanno reso in media l’8,6%, ovvero più dell’indice delle Borse mondiali ma molto meno del 19,5% segnato da Piazza Affari. Gli obbligazionari sono passati da una performance del 2,6 allo 0,4 per cento, ribadendo così la ferrea legge di Mediobanca che, in Italia, è meglio investire nei bot o in ETF che in un fondo comune italiano.
Nell’ultimodecennio i fondi hanno reso il 32,4% (in media, il 2,8% l’anno), i Bot il 36,3 per cento. E dalla nascita dei fondi, ovvero dal 1984, 100 euro investiti in questi prodotti sono diventati 348,9, 100 euro messi nei Bot 394,6: la differenza è un sorprendente 45,7% in meno.
Nel 2006, il sistema fondi ha accusato perdite su cambi dell’ordine di 6,1 miliardi. Il dato è speculare a quello del 2005, quando era stato realizzato un utile di 6,6.
Ma nell’ultimo quinquennio il bilancio rimane largamente negativo: 20,3 miliardi di perdite!
Si può pensare che una gestione conservativa abbia reso difficile fronteggiare la volatilità dei mercati dei cambi. Ma non è questo il caso dei nostri fondi, perché l’indice di turnover del portafoglio è rimasto molto elevato: 1,6 volte per le azioni e 1,2 per i bond (altro indicatore di un possibile conflitto d’interessi con l’azionista che incassa le commissioni di negoziazione). Insomma, la crisi dei fondi
italiani, che è in netta controtendenza rispetto al panorama internazionale (nel 2006 il patrimonio gestito a livello mondiale è cresciuto del 22,5%), appare tutt’altro che casuale.
Potrebbe essere una consolazione pensare che i soldi usciti dal sistema fondi siano finiti in prodotti d'investimento piu' efficienti....e invece no, o meglio si.....piu' efficienti per le banche, i promotori, e le società di gestione.
Prodotti strutturati complessi, a volte a capitale garantito, poco liquidi, bloccati per anni, inefficienti e soprattutto cari cari cari!
Chi poi e' stato convinto a spostarsi su un fondo lussemburghese (emesso o venduto da una società italiana) spinto dla miraggio di un vantaggio fiscale...forse non si e' acorto che nella maggior parte dei casi le commissioni di gestione sono piu' alte, mangiandosi automaticamente il vantaggio per l'investitore.

Una speranza arriva dalla nuova normativa MIFID che verrà introdotto a Novembre: l'introduzione della figura del Consulente Finanziario "Fee Only".
Un consulente indipendente al lavoro SOLO per il bene del cliente, si dovrebbe spezzare il monopolio di Banche, SGR e promotori.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un consulente indipendente lavora solo per il bene del cliente, si dovrebbe spezzare il monopolio di banche sgr e promotori....
Dissento da quest'ultima affermazione, i promotori non fanno cartello, anzi l'esatto contrario, risulta dai dati di raccolta che le reti di promotori si sono attivate per mantenere il risparmio nel gestito con prodotti maggiormente trasparenti e mediamente più efficienti, chi ha stravolto veramente il mercato sono state le banche e le poste che hanno collocato prodotti inefficienti come polizze index o obbl. strutturate, al solo fine di fare conto economico. io personalmente ho avuto disinvestimenti rilevanti per sottoscrivere tali prodotti proposti allo sportello.
non sono consulente ma risulto un semplice agente di commercio abilitato al collocamento fuori sede, che cerca di promuovere la pianificazione finanziaria, purtroppo l'analfabetizzazione finanziaria è elevata ed il rischio delle masse è di prendere lucciole per lanterne.
non facciamo di tutta l'erba un fascio, perchè persone che cercano di lavorare onestamente esistono.
benvenga la mifid e poi vedremo quanti saranno disposti a pagare la consulenza personalizzata,(poi vedremo su quale tipologia di prodotti o servizi) anche quando non ci saranno risultati positivi, perchè molti pensano che pagando si acquisa il diritto di guadagnare, in realtà dovrebbero acquistare la consapevolezza di un'informazione corretta e puntuale.
il monopolio da spezzare è tra banche e sgr, e in generale di tutte quelle strutture gerarchicamente inefficienti che godono di privilegi anacronistici, rubando risorse agli investimenti in formazione ed informazione
grazie per avermi letto. PA.

ML ha detto...

Grazie per il tuo prezioso apporto . Il promotore non e' certo un male di per se!
Il male e' l'imposizione della rete e delle SGR a vendere determinati prodotti a determinati costi stellari. Il male e' non permettere al cliente di investire verso prodotti che la rete non ha, anche se migliori.
Il buon professionista (promotore o consulente) esiste e sempre esisterà, e tu sembri assolutamente uno di quelli.
Il consulente non puo' garantire guadagni, hai ragione! ma trovo comunque assolutamente corretta la separazione fra le società prodotto e persone che svolgono una consulenza mettendo in competizione i prodotti delle varie case d'investimento. Questo si che sarebbe libero mercato concorrenziale.