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Blockchain: piace a tanti, ma in pochi sono pronti . L’architettura blockchain rivoluzionerà il mondo della finanza, ma solo pochi sono gli operatori che hanno iniziato ad attrezzarsi. È questo quello che emerge da un’indagine condotta da State Street Corporation, in collaborazione con Oxford Economics, tra fondi pensione e gestori. 
Solo il 7% infatti ha dichiarato che sta lavorando sull’adozione della blockchain, il database diffuso e crittografato che sta alla base della criptovaluta Bitcoin. Non ci sono dubbi sull’idea che la blockchain sia la nuova frontiera delle transazioni finanziarie, per via della velocità di esecuzione, dei minori costi operativi e della sicurezza contro attacchi informatici e frodi. Ma il processo che porterà alla sua adozione di massa è ancora lungo. 
 Secondo il 57% del campione intervistato da State Street, composto da 50 fondi pensione e 50 gestori, l’architettura blockchain sarà usata nel segmento degli investimenti nei prossimi cinque
anni
. Nello specifico, il 74% dei fondi pensione ritiene che sarà la prossima rivoluzione, mentre c’è un po’ più di scetticismo tra i gestori: solo il 42% di loro lo pensa. Su una cosa sono quasi tutti d’accordo. Lo spiega Antoine Shagoury, Global Chief Information Officer di State Street: «La maggior parte degli investitori istituzionali è ben consapevole che il blockchain ha le potenzialità per diventare un’applicazione di uso quotidiano nel prossimo futuro»
La ricerca sulle applicazione della blockchain è entrata nel vivo anche nel mondo delle banche centrali, dalla Federal Reserve alla Bce guidata da Mario Draghi .
E a cascata arriverà anche nel privato. Tuttavia, come sottolinea Shagoury, «dalla nostra indagine emerge la mancanza di preparazione e incertezza su quale sia il miglior approccio per gestire un cambiamento dirompente, nonché la necessità di un maggior livello di educazione in materia».
 Forse è anche per la poca conoscenza di come funzionano i database diffusi che 9 intervistati su 10 hanno espresso preoccupazioni «di come l’implementazione della sicurezza nella blockchain inciderà sui requisiti esistenti e futuri». La palla quindi passerà ai regolatori, che stanno già oggi studiando le possibilità di richiedere uno sforzo agli operatori in vista dell’adozione effettiva di questa tecnologia.
FABRIZIO GORIA 
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