Monte Paschi Too Big for Atlante Fund, Angeloni Tells Repubblica - It’s “desirable” that the Atlante bank rescue fund should grow and there are international investors available, Ignazio Angeloni, a member of the European Central Bank’s supervisory board, tells Repubblica in an interview
Le conseguenze finanziarie[modifica | modifica wikitesto] Nell'Italia settentrionale[modifica | modifica wikitesto] Nel complesso il risultato dell'incameramento fu poco soddisfacente per lo Stato. L'ingente quantità dei beni immessi massicciamente sul mercato con vendite all'asta provocò un ribasso generalizzato dei prezzi del mercato immobiliare. I beni rimasti nella disponibilità del demanio e destinati a caserme, scuole e uffici pubblici furono di utilità limitata: si trattava di edifici nati con altro scopo, spesso di grandi dimensioni e in luoghi isolati.[7] Dal canto loro gli istituti religiosi cercarono di sfruttare al meglio le possibilità offerte dalla legge per tenere in vita le loro opere. Alcuni cercarono di mettere in luce il carattere sociale e non strettamente religioso delle loro opere, spesso trovando accoglimento delle loro cause. Altri istituti religiosi si organizzarono facendo ricomprare gli immobili da privati, sia laici che ecclesiastici, oppure costituendo società di scopo: dalle società tontinarie, che permettevano di ridurre le imposte di successione, fino alle più moderne società per azioni. Fra queste ultime sorsero la Società anonima san Giuseppe, la Società anonima San Pietro, la Società anonima Proprietà Fondiarie, la Società ligure-emiliana di beni immobili, la Società anonima per azioni San Paolo e l'Immobiliare Valtellinese. Queste iniziative finanziarie furono efficaci soprattutto nelle regioni settentrionali, mentre furono sporadiche nelle regioni meridionali, che furono quindi colpite più duramente dalle confische risorgimentali.[8] Lo spirito di impresa permeò così l'ambiente cattolico dell'Italia settentrionale, tanto che a partire dagli settanta e ottanta dell'Ottocento furono fondate casse rurali e banche, come la Banca di Valle Camonica, la Banca San Paolo di Brescia, il Banco di Sant'Ambrogio.[9] Nell'Italia meridionale[modifica | modifica wikitesto] La soppressione di molti ordini religiosi ebbe conseguenze negative sul potere degli enti ecclesiastici nell'ex Regno di Napoli: le due leggi del 1866 e 1867 generarono guadagni all'erario e permisero la redistribuzione di un'enorme quantità di beni immobili, essendo stati soppressi ben 117 monasteri su un totale generale di 1322 soppressi in tutto il regno d'Italia. Un obiettivo delle leggi di liquidazione era quello di attuare una generale privatizzazione: ma il modo in cui fu attuata la confisca delle terre della Chiesa non poteva raggiungere l'obiettivo di risollevare le classi più povere, che nella maggior parte dei casi non si trovavano nelle condizioni di accedere alle vendite e che, anzi, ne furono escluse poiché era previsto che «i beni nazionali» andavano venduti «esclusivamente» ai creditori dello Stato (in cambio della restituzione dei titoli del debito pubblico).
Si ottenne l'effetto di far finire le nuove proprietà nelle mani di pochi privilegiati: gli appartenenti alla borghesia degli affari, alti funzionari dello Stato ed in parte alla nobiltà già possidente. In particolare, nelle zone rurali il processo di liquidazione della feudalità stava lentamente sostituendo al vecchio feudatario il proprietario unico. Pochi privilegiati, dunque, riuscirono ad accaparrarsi le terre demaniali ed i possedimenti ecclesiastici, aggravando in maniera rilevante le condizioni delle plebi contadine (costituenti il 90% della popolazione meridionale) "che videro recintate le nuove proprietà e soppressi gli usi civici, vale a dire tutti i secolari diritti d'uso (cd. immemoriale), quali far pascolare le pecore, il raccogliere legna o erba (diritti di pascolo, legnatico, erbatico)" (la frase è di A. Desideri). Erano le premesse per la formazione di una grande e nuova manomorta: il neonato Regno d'Italia si era subito preoccupato (anche per far fronte ad esigenze di bilancio) della liquidazione delle terre espropriate alla Chiesa (il cosiddetto asse ecclesiastico), ma non riuscì a redistribuire ai contadini meridionali una qualche proprietà fondiaria, che al contrario continuò ad accumularsi nelle mani della solita borghesia agraria (la quale, assunto così il completo controllo delle amministrazioni locali, provvide ad accaparrarsi anche ciò che restava del demanio e delle terre comunali). come vedete i governanti le privatizzazioni/espropri le hanno sempre fatti senza risolvere NULLA anzi... tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Eversione_dell%27asse_ecclesiastico
La studiosa cattolica Angela Pellicciari scriverà: «Le conseguenze sociali delle leggi eversive furono anche queste: in nome della libertà 57.492 persone (i religiosi) furono privati di tutto quello che possedevano: del letto, dei mobili, del tetto, degli oggetti di culto, degli archivi, delle biblioteche, dei terreni, di tutto. Così successe anche per 24.166 opere pie che non più serviranno al sollievo diretto della povertà. Lo Stato solleva le sue finanze, ma i cittadini si abitueranno a vedere nello Stato un intruso da cui difendersi o dinanzi al quale rimanere indifferenti. Anche questa fu una causa del distacco degli italiani dallo Stato che usò violenza!».[ le origini della giusta natura..
oggi come allora...xhe la chiesa non paga le tasse??? «ricchezze esorbitanti ed inalienabili degli ecclesiastici» che possedevano «due terze parti de' fondi» da ...http://www.mondimedievali.net/Finestra/soppressione.htm
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11 commenti:
entrato short sul mib...adesso
Monte Paschi Too Big for Atlante Fund, Angeloni Tells Repubblica - It’s “desirable” that the Atlante bank rescue fund should grow and there are international investors available, Ignazio Angeloni, a member of the European Central Bank’s supervisory board, tells Repubblica in an interview
BMPS too big to fail, but also TOO BIG to bail
Le conseguenze finanziarie[modifica | modifica wikitesto]
Nell'Italia settentrionale[modifica | modifica wikitesto]
Nel complesso il risultato dell'incameramento fu poco soddisfacente per lo Stato. L'ingente quantità dei beni immessi massicciamente sul mercato con vendite all'asta provocò un ribasso generalizzato dei prezzi del mercato immobiliare. I beni rimasti nella disponibilità del demanio e destinati a caserme, scuole e uffici pubblici furono di utilità limitata: si trattava di edifici nati con altro scopo, spesso di grandi dimensioni e in luoghi isolati.[7]
Dal canto loro gli istituti religiosi cercarono di sfruttare al meglio le possibilità offerte dalla legge per tenere in vita le loro opere. Alcuni cercarono di mettere in luce il carattere sociale e non strettamente religioso delle loro opere, spesso trovando accoglimento delle loro cause. Altri istituti religiosi si organizzarono facendo ricomprare gli immobili da privati, sia laici che ecclesiastici, oppure costituendo società di scopo: dalle società tontinarie, che permettevano di ridurre le imposte di successione, fino alle più moderne società per azioni. Fra queste ultime sorsero la Società anonima san Giuseppe, la Società anonima San Pietro, la Società anonima Proprietà Fondiarie, la Società ligure-emiliana di beni immobili, la Società anonima per azioni San Paolo e l'Immobiliare Valtellinese. Queste iniziative finanziarie furono efficaci soprattutto nelle regioni settentrionali, mentre furono sporadiche nelle regioni meridionali, che furono quindi colpite più duramente dalle confische risorgimentali.[8]
Lo spirito di impresa permeò così l'ambiente cattolico dell'Italia settentrionale, tanto che a partire dagli settanta e ottanta dell'Ottocento furono fondate casse rurali e banche, come la Banca di Valle Camonica, la Banca San Paolo di Brescia, il Banco di Sant'Ambrogio.[9]
Nell'Italia meridionale[modifica | modifica wikitesto]
La soppressione di molti ordini religiosi ebbe conseguenze negative sul potere degli enti ecclesiastici nell'ex Regno di Napoli: le due leggi del 1866 e 1867 generarono guadagni all'erario e permisero la redistribuzione di un'enorme quantità di beni immobili, essendo stati soppressi ben 117 monasteri su un totale generale di 1322 soppressi in tutto il regno d'Italia.
Un obiettivo delle leggi di liquidazione era quello di attuare una generale privatizzazione: ma il modo in cui fu attuata la confisca delle terre della Chiesa non poteva raggiungere l'obiettivo di risollevare le classi più povere, che nella maggior parte dei casi non si trovavano nelle condizioni di accedere alle vendite e che, anzi, ne furono escluse poiché era previsto che «i beni nazionali» andavano venduti «esclusivamente» ai creditori dello Stato (in cambio della restituzione dei titoli del debito pubblico).
Si ottenne l'effetto di far finire le nuove proprietà nelle mani di pochi privilegiati: gli appartenenti alla borghesia degli affari, alti funzionari dello Stato ed in parte alla nobiltà già possidente.
In particolare, nelle zone rurali il processo di liquidazione della feudalità stava lentamente sostituendo al vecchio feudatario il proprietario unico.
Pochi privilegiati, dunque, riuscirono ad accaparrarsi le terre demaniali ed i possedimenti ecclesiastici, aggravando in maniera rilevante le condizioni delle plebi contadine (costituenti il 90% della popolazione meridionale) "che videro recintate le nuove proprietà e soppressi gli usi civici, vale a dire tutti i secolari diritti d'uso (cd. immemoriale), quali far pascolare le pecore, il raccogliere legna o erba (diritti di pascolo, legnatico, erbatico)" (la frase è di A. Desideri).
Erano le premesse per la formazione di una grande e nuova manomorta: il neonato Regno d'Italia si era subito preoccupato (anche per far fronte ad esigenze di bilancio) della liquidazione delle terre espropriate alla Chiesa (il cosiddetto asse ecclesiastico), ma non riuscì a redistribuire ai contadini meridionali una qualche proprietà fondiaria, che al contrario continuò ad accumularsi nelle mani della solita borghesia agraria (la quale, assunto così il completo controllo delle amministrazioni locali, provvide ad accaparrarsi anche ciò che restava del demanio e delle terre comunali).
come vedete i governanti le privatizzazioni/espropri le hanno sempre fatti senza risolvere NULLA anzi...
tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Eversione_dell%27asse_ecclesiastico
La studiosa cattolica Angela Pellicciari scriverà: «Le conseguenze sociali delle leggi eversive furono anche queste: in nome della libertà 57.492 persone (i religiosi) furono privati di tutto quello che possedevano: del letto, dei mobili, del tetto, degli oggetti di culto, degli archivi, delle biblioteche, dei terreni, di tutto. Così successe anche per 24.166 opere pie che non più serviranno al sollievo diretto della povertà. Lo Stato solleva le sue finanze, ma i cittadini si abitueranno a vedere nello Stato un intruso da cui difendersi o dinanzi al quale rimanere indifferenti. Anche questa fu una causa del distacco degli italiani dallo Stato che usò violenza!».[
le origini della giusta natura..
sulla base di cosa questo msg?
A +0,50% Non lo potevi dire stamattina a +1%.. bhe staremo a vedere
Eseguito
oggi come allora...xhe la chiesa non paga le tasse???
«ricchezze esorbitanti ed inalienabili degli ecclesiastici» che possedevano «due terze parti de' fondi»
da ...http://www.mondimedievali.net/Finestra/soppressione.htm
Short tripla leva fino al 19 maggio, soldi a palate!
Anonimo 22.48... Visualizza eseguito
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