STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


TELECOM FRA RAME E FIBRA..SI APRE UN ANNO INTERESSANTE..

 QUALI SONO I ,MOTIVI PER UN AUMENTO DELL'INTERESSE SUL TITOLI TELECOM ITALIA....
- ovviamente abbiamo l'abbassamento dei tassi di interesse che porta a un interesse per i titoli azionari specie se molto indebitati..
- abbiamo poi TELCO che si prepara a vendere azioni sul mercato???  avendo liberato dal pegno le azioni in mano alle banche.
- abbiamo la never ending storia della partecipazione in brasile..un giorno in vendita e un altro giorno no.
- poi abbiamo la saga metroweb 
- Telecom è di fatto una public company con un'azionista ...VIVENDI, particolarmente attento a sfruttare occasioni ...specie in questi prossimi 24 mesi dove è in atto un PROCESSO DI RIDUZIONE DI PLAYER EUROPEI con fusioni e acquisizioni nel settore delle telecomunicazioni

e poi....c'e' la storia del cavo d rame e dell'intervento STATALISTA di matteo Renzi....spiegato molto bene nell'articolo qui proposto :

Telecom, giallo sul futuro della rete in rame (Milano finanza)


Nei corridoi di palazzo Chigi gira da qualche giorno una sigla, Ftth, che sta per Fiber to the home, la fibra nelle case, ma che si potrebbe tradurre in rottamazione del rame. E rottamazione conseguente di Telecom Italia , se le intenzioni del governo dovessero essere quelle trapelate.

La voce è che nell’ambito del Consiglio dei ministri del 3 marzo entrerebbe una misura per la rottamazione, entro il 2030, della rete in rame (oggi punto chiave anche della tecnologia Fttc, ovvero fiber to the cabin, utilizzata dalla maggior parte degli operatori per portare banda ultralarga fino a 100 Megabit), con l’obbligo di realizzare al suo posto una rete Ftth. Insomma, entro 15 anni verrebbe imposta una sola tecnologia, il cui costo a sentire i tecnici è mediamente il triplo rispetto a quella fttc.

A dare maggior risalto autoritario alla decisione ai aggiungerebbe la costituzione di una Rete Italiana di Nuova Generazione a controllo pubblico (Ring, che partirebbe dalla base dell’attuale Metroweb) in architettura Ftth, i cui parametri e regole tecniche sarebbero definiti dal Ministero dello sviluppo economico, che elaborerebbe anche un piano per definire tempi e modalità di sostituzione delle reti private in rame, certificando i progressi ed eventualmente sanzionandone i ritardi, sotto forma di riduzione di tariffe. Entro un anno dall’adozione della fibra in una certa zona tutti i servizi dovrebbero migrare obbligatoriamente alla nuova tecnologia. Infine, in termini di prezzi praticati, non dovrà esserci differenza tra i prezzi praticati tra le due tecnologie, la rottamanda e la nuova.

Sembra che la decisione del governo sia in realtà legata anche a un’altra necessità, ovvero che per fruire dei fondi strutturali europei senza incorrere nell’accusa Ue di possibili aiuti di stato occorra giustificare gli investimenti con un forte upgrade rispetto alle reti esistenti, e quindi imporre lo standard Ftth.

L’ispiratore del decreto è Raffaele Tiscar, consigliere molto ascoltato da Renzi su tutta l’area delle nuove tecnologie. Nell’entourage renziano l’unico contrario al colpo di mano tecnologico sarebbe Andrea Guerra. E sarebbe razionale, in quanto Guerra, a differenza di tutti gli altri, è stato il capo di un importante gruppo quotato in borsa. E sa che manovre del genere sono pericolosissime da fare. Infatti non si può smantellare attraverso norme un bene privato, per di più di una società quotata in borsa come Telecom Italia  con migliaia di piccoli azionisti, che oggi ha in bilancio la rete attuale a una valore di 15 miliardi e che per le severe leggi di bilancio (i principi Ias) dovrebbe immediatamente elaborare un impairment test per adeguare detto valore al 2030 e non oltre: con il risultato, secondo alcune stime informali, di una svalutazione di bilancio di dimensioni monstre (si parla di 10 miliardi).

Insomma, invece di nazionalizzare o di espropriare una rete altrui, il governo deciderebbe scientemente di ammazzare la prima compagnia di tlc italiana. A meno di fare come in Australia, dove c’è stato un sensibile risarcimento alla compagnia proprietaria della rete rottamanda.

Per fortuna, sembra che dalle iniziali intenzioni belligeranti si sia passato, da parte del governo, a una più prudente definizione di un principio, quello per cui se entro il 2018 non saranno rispettati i paletti fissati dall’Ue per la diffusione della banda larga, allora si passerebbe alle maniere forti. Da Telecom Italia  dicono di essere certi che il Piano 2015-17 dia ampie garanzie circa il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale europea 2020, attraverso la previsione di una copertura a banda ultralarga pari al 75% della popolazione su rete fissa in fibra ottica e il 95% della popolazione su rete mobile LTE già a fine 2017. Ma il presenza di una siffatta misura boccerebbe il piano di investimenti da 10 miliardi per i prossimi tre anni e le ricadute occupazionali sarebbero, tra mancate assunzioni ed esuberi, intorno alla decina di migliaia di dipendenti.

Fonti vicine al Mise sostengono che l’unico documento in preparazione è il piano 2015-2020 per la banda larga, che fissa gli impegni del governo per raggiungere l’obiettivo europeo di un collegamento a 100 megabit ogni due abitanti entro il 2018. Nel piano si precisa che, se nel 2017 il risultato finale dovesse ancora risultare irraggiungibile, si potrebbero adottare incentivi alla migrazione. Ma in nessuna parte del piano sarebbero stati fissate date vincolanti per lo switch off.

La strategia di Renzi è evidente e sembra molto simile a quella messa in atto nei confronti dei banchieri popolari: non vi mettete d’accordo tra di voi per una autoriforma? Allora interviene il governo a gamba tesa. E certamente i traccheggi di Telecom sui fronti di Metroweb e dei rapporti con le altre compagnie tlc non hanno fatto bene all’immagine della società, anche se il piano della Cdp era quello di far entrare in minoranza Telecom Italia  stessa nella società, cosa che ovviamente non era gradita al primo operatore italiano.

In questo caso occorre essere attentissimi, visto anche l’effetto che ha avuto in borsa il decreto Popolari, a che misure mezze annunciate e mezze sussurrate possano poi trasferirsi in modo inconsulto sui prezzi di borsa, Per poi chiedere alla Consob di andare a indagare sui troppo bene informati.

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Quindi tenere con stop loss suppongo...

ML ha detto...

:-)

Anonimo ha detto...

http://finance.yahoo.com/news/orange-potentially-interested-deal-telecom-131031941.html?.tsrc=applewf