STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


L'EREDITA' E' GRASSO CHE COLA! PIKETTY ESSERE IMMONDO ...REO DI STUPIDITA' CATTIVA!!!


attenti che dare spazio a esseri schifosi come Piketty....vuol dire che lo stato ha bisogno di consensi per attuare la tassazione di eredita' . La tassazione dell'eredita' per salvare il culo allo stato è una cosa terribile...e lo stato si sta macchiando di sangue imponendo questo tipo di tasse.. 

IN FOTO PIKETTY..SE SI BUTTASSE SOTTO IL TRENO NESSUNO NE SENTIREBBE LA MANCANZA...
SONO PARTICOLARMENTE DISGUSTATO DAI MILIARDARI CHE DICONO CHE LASCERANNO L'EREDITA' A FILANTROPICHE FONDAZIONI DEL CAZZO!
O PERLOMENO NE SONO DISGUSTATO QUANDO LO STATO CERCA DI IMPORRE QUESTO ESPROPRIO CERCANDO DI FARLO PASSARE COME ETICO.
CREDO CHE LA PROPRIETA' PRIVATA SIA UN VALORE E CHE IL PASSAGGIO GENERAZIONE SIA UN ATTO DI DEMOCRAZIA ESTREMO. L'UOMO NELLA SUA ESSENZA VIVE, LOTTA, SI INGEGNA ANCHE PER LASCIARE QUALCOSA DI TANGIBILE PER LA SUA FAMIGLIA

COLORO CHE IN QUESTO PERIODO DI CRISI TEORIZZANO LA DISTRUZIONE DEL CAPITALISMO FAMILIARE SONO SOLO DEI PARACULI FALLITI DEL CAZZO. 
VI ODIO CON TUTTO ME STESSO..VI AUGURO DI MORIRE MALATI E POVERI...SOLI NELLA VOSTRA FALSA ARROGANZA E SACCENTERIA..



Nel 2006, quando annunciò che avrebbe lasciato il 95% dei propri beni ad attività filantropiche, Warren Buffett definì i ricchi ereditieri “membri del club dello sperma fortunato” e affermò di “non credere nella ricchezza dinastica”, un modo come un altro per definire il carattere discriminatorio dell’eredità. Buffett era stato convinto da Bill Gates, fondatore di Microsoft (e oggi secondo al mondo nella classifica della ricchezza), a compiere il grande passo. Il 95% delle ricchezze di Gates e Buffett (secondo e terzo nella classifica della ricchezza di Forbes) ammonta a 115 miliardi di dollari una somma che equivale al Pil dell’Angola. Si dirà: gli eredi di Gates e Buffett (tre figli ciascuno) ne avranno comunque abbastanza per diverse generazioni. Ma i due capostipiti hanno avuto comunque il merito di avere segnalato all’opinione pubblica il ruolo dell’eredità come motore della crescente ineguaglianza che caratterizza le società avanzate. 

PER MERCATO LIBERO QUESTA E' UNA BESTEMMIA...PERSONE COME BILL GATES E BUFFETT NON DEVONO DETTARE NESSUNA REGOLA. E' UN MIO DIRITTO DI UOMO TENERE PER ME E PER LA MIA FAMIGLIA QUELLO CHE MI SONO SUDATO PER UNA VITA.

DOVE METTI IL LIBERO ARBITRIO? SE VOGLIO LASCERO' I MIEI AVERI ALLA CHIESA O A UNA PUTTANA..MA PERCHE' LO DEVO DARE ALLO STATO? PERCHE' DEVO DARLO A TERZI???
LE PAROLE OBBLIGO E DOVERE LEGATE ALLA PERDITA DELLA PROPRIETA' PRIVATA SONO BESTEMMIE..

Si tratta di un problema complesso che colpisce ciascuno di noi nel profondo, specie in Italia, dove l’eredità è santificata da una cultura iperfamilista. Chi non desidera lasciare ai propri figli le proprie ricchezze? Perché mai mettere in discussione questo “diritto naturale” a disporre delle ricchezze prodotte nel corso della vita? Sarebbe facile dimostrare che negli ultimi decenni l’ineguaglianza è cresciuta in modo iperbolico. Basta ricordare il dato fornito recentemente da Credit Suisse, secondo il quale oggi nel mondo 28 mila persone hanno una ricchezza superiore a cento milioni di dollari: quasi la metà vive negli Stati Uniti, un quarto in Europa e un altro quarto nel resto del mondo. Per capire la velocità con cui la ricchezza creata dalla società si trasferisce ai vertici della piramide basti osservare che nel 1970, negli Stati Uniti, l’uno per cento più ricco della popolazione controllava il 10 % del pil, oggi il 33%.

MA QUESTO PIKETTY E' SCEMO? BASTA VEDERE LA RICCHEZZA CHE E' ESPLOSA IN CINA E IN BRASILE PER FAR CAPIRE CHE SOLO UN COGLIONE FILOSOFO DEL CAZZO PUO' PENSARE DI AVERE RAGIONE 

Spesso, quando gli economisti cercano di mostrare l'ineguaglianza crescente, si concentrano sul reddito dimenticando la ricchezza che è più difficile da calcolare. E invece, nel determinare le diseguaglianze sociali, il ruolo del patrimonio diventa sempre più importante, specie in una fase di crisi economica come quella che stiamo vivendo. Senza ricorrere a troppe statistiche, una prima spiegazione empirica è la seguente: in una fase storica in cui la crescita è bassa e scarsa è la produzione di nuova ricchezza, il ruolo dell’eredità assume un peso decisivo.

AH..ECCO ..NON E' LO STATO..NON E' IL DEBITO IL PROBLEMA ..MA L'EREDITA? COMINCIAMO A FAR FALLIRE BANCHE E SISTEMI CHE NON SANNO RIPAGARE IL DEBITO E AVREMMO RISOLTO I PROBLEMI..INVECE DI TENERE IN VITA MALATI TERMINALI CHE CONTAGIANO LA GENTE SANA
PUTTANA DI UN ECONOMISTA TESTA DI CAZZO 
SE CANCELLIAMO IL DEBITO..IL CREDITORE PERDE E PERDENDO SI RIPARTE ..MA SENZA TOCCARE I DIRITTI DI PROPRIETA'
I COGLIONI CHE HANNO SOTTOSCRITTO IL DEBITO DI UN FALLITO E' GIUSTO CHE PAGHINO IL PREZZO.
MA NON E' GIUSTO CHE A PAGARE LA STUPIDITA' DEGLI INVESTITORI COGLIONI SIANO I BRAVI IMPRENDITORI O COLORO CHE HANNO AV UTO LA CAPITA' DI ARRICCHIRSI.
RIPETO..SE IL DEBITO VENISSE RISTRUTTURATO SI SAREBBE AUTOMATICAMENTE RIDISTRUBUZIONE DELLA SICCHEZZA.
E LA SOVRASTRUTTURA DELLO STATO CARO PIKETTY DELLE MIE PALLE ...IL VERO PROBLEMA E GENTE MALATA DI PROTAGONISMO SOCIALISTA COME TE..

Thomas Piketty, un economista francese specializzato nello studio delle ineguaglianze, ha scritto un saggio lungo e ambizioso su questo tema: “Capital in the Twenty First Century”, ma la prima parola è scritta in lettere maiuscole, come fosse il Capitale di Marx aggiornato quasi due secoli dopo. E il problema dell’eredità, nell’opera di Piketty, assume un ruolo centrale, come se improvvisamente il pendolo della storia ci riportasse indietro nel tempo. Piketty usa le opere di Honoré de Balzac e Jane Austen come filo conduttore per descrivere la parabola economica degli ultimi due secoli. I due romanzieri vissero entrambi a cavallo tra Settecento e Ottocento (il primo in Francia, la seconda in Inghilterra) e crearono indimenticabili personaggi che, secondo la cultura dell’epoca, non prevedevano il lavoro come orizzonte della propria esistenza. Allora appariva scontato, almeno per l’uno per cento dei più ricchi, che la ricchezza non dovesse essere prodotta con il lavoro ma ereditata, sotto forma di patrimonio che generava rendite. Papà Goriot possedeva titoli di debito pubblico, Rastignac era un proprietario terriero mentre il John Dashwood di “Sense e Sensibility” (Ragione e sentimento) era un latifondista che si appropriò di quasi tutto il patrimonio familiare delle sorellastre Elinor e Marianne lasciando loro due piccole rendite ottenute da titoli di stato. Nel romanzo classico del XIX secolo la ricchezza è patrimoniale, e i ricchi vivono di rendita. Ci volle la rivoluzione industriale per dare uno scossone a quella società strutturalmente divisa in classi. E oggi?

L’inchiesta di Piketty si allarga a venti paesi (tra cui l’Italia) nell’arco di due secoli. E i risultati sono sorprendenti. Generalmente la ricchezza patrimoniale equivale all’80% della ricchezza totale di un paese. E siccome negli ultimi vent'anni i prezzi delle case sono cresciuti più dei redditi da lavoro, questo ha comportato uno spostamento di ricchezza verso le rendite. A livello internazionale l’aumento del prezzo delle case ha avuto una conseguenza rilevante. Nel corso della vita quelli nati negli anni Settanta, a causa degli alti prezzi, sono diventati proprietari in due terzi dei casi, assai meno rispetto a quelli nati venti e trent’anni anni prima (circa 75%).

PIRLA DI UN PIKETTY..QUESTO E' ACCADUTO..SOLO PERCHE' ALTRE ZONE DEL MONDO SONO DIVENTATE IMPORTANTI PER LA PRODUZIONE E IL LAVORO. IL CAPITALE  ..SIAMO IN UN MONDO GLOBALE ..BASTEREBBE CHE IL DEBITO DEI FALLITI VENISSE CANCELLATO E AVREMMO RISISTEMATO IL MONDO

Piketty sostiene che l’ineguaglianza, storicamente, dipende dalla differenza tra la reddività del capitale e il tasso di crescita economica. È ovvio che tanto più i profitti garantiti dal capitale (cioè le rendite) sono superiori alla crescita economica, tanto più la bilancia si inclina dalla parte della ricchezza. Viceversa, nei periodi storici di vivace crescita economica aumenta la ricchezza prodotta dal lavoro e dalla produzione e questo innesca meccanismi di maggiore uguaglianza sociale. Oggi una bassa crescita dell’economia mondiale sta generando un picco nell’ineguaglianza. E a questo si aggiunge un altro fenomeno ben visibile. Le classi privilegiate che assieme alle leve del potere controllano spesso anche la cultura collettiva, hanno innescato una battaglia per abbattere le tasse sull’eredità.

 MA BRUTTO PIRLA DI UN PIKETTY TI VENISSE UN MAL DI STOMACO PERENNE... SIAMO IN CRISI PERCHE' GLI STATI E LE BANCHE CENTRALI HANNO IMPOSTO IL SALVATAGGIO DEL SISTEMA FINANZIARIO. SE LO STATO E LE BANCHE CENTRALI AVESSERO FATTO SALTARE I FALLITI..ALLORA IL DETENTORE DEL CREDITO NON AVREBBE RICEVUTO NULLA E OGGI IL NOSTRO PAESE SAREBBE IN FORTE CRESCITA E I PROFITTI GARANTITI DAL LAVORO SAREBBERO PIU' ALTi CHE QUELLI DELLE RENDITE FINANZIARIE.
IL CERVELLO DI PIKETTY E' PARI A QUELLO DI UN UOVO MARCIO

In realtà non è sempre stato così. Storicamente le guerre hanno provocato importanti fluttuazioni nell’ammontare dei patrimoni. Per esempio, nel XIX secolo in Francia il flusso della ricchezza ereditata rappresentava il 20-25% del prodotto interno lordo. Ma questa percentuale crollò al 5% in coincidenza delle due guerre mondiali. A provocare questo fenomeno furono la distruzione di milioni di case e dei mercati finanziari, e, in una certa misura, le leggi favorevoli al lavoro che seguirono il secondo conflitto. Ma rapidamente quelle percentuali si sono riavvicinate ai valori ottocenteschi. Almeno in Francia, nel Regno Unito e negli Stati Uniti. E certamente l’Italia non è da meno se è vero che il nostro paese ha il record mondiale di ricchezza incorporata in patrimoni, oltre l’80%. Si tratta di un altro sintomo che dovrebbe essere messo in rilievo per valutare le malattie croniche della società italiana, in primo luogo il suo immobilismo e la scarsa spinta verso l’innovazione. Se una parte eccessiva delle ricchezze è pietrificata nelle rendite, non c’è a stupirsi se l’attitudine al cambiamento è così scarsa. Papà Goriot insegna.

MA ALLORA MI DAI RAGIONE ..SAREBBE BASTATO FAR FALLIRE MPS, CARIGE, BANCA MARCHE, SEAT PAGINE GIALLE E TANTE DECINE DI AZIENDE. TUTTE LE OBBLIGAZIONI STATALI E IL DEBITO PUBBLICO.....ECCO CHE LA RICCHEZZA FINANZIARIA SAREBBE STATA DISTRUTTA IN MANIERA NATURALE..E I PIU' SCALTRI SI POTEVANO RIPARARE..COSI' INVECE I PIU' STOLTI CONTINUANO A SOPRAVVIVERE E SI DA LA CACCIA AI MIGLIORI..PER UCCIDERLI PER MANO DELLO STATO ASSASSINO

Piketty mostra che il benessere a lungo termine delle famiglie è sempre più spesso legato ai beni ereditati dalla famiglia e meno dal successo nel lavoro. Le sue statistiche ci dicono che i risparmiatori sono quelli che hanno goduto di un’eredità anche perché – banalmente - è assai più facile risparmiare se hai ereditato una casa e non devi pagare un affitto, mentre le persone che devono vivere del proprio stipendio senza avere una famiglia benestante alle spalle, con l’aumento del prezzo delle case degli ultimi decenni difficilmente possono diventare proprietari. Inoltre le persone che non ricevono un’eredità consistente, in una fase storica in cui le pensioni diventano sempre più risicate, hanno sempre più probabilità di vivere una vecchiaia stentata. Una società a bassa crescita è quindi di per sé una società statica, con una scarsa mobilità sociale tra le classi, dove i ricchi restano ricchi e i poveri sono fermi nei gradini bassi della scala sociale. Inoltre, non solo i ricchi si aspettano un’eredità pingue, ma tendono a sposarsi tra di loro creando una crescente concentrazione di ricchezza. E questo fenomeno viene amplificato dal calo demografico. Basta pensare al caso, non tanto limite, di due figli unici di famiglie benestanti. Se i due rampolli si sposano tra loro e mettono al mondo un figlio solo, questo si troverà un giorno a ereditare il patrimonio di quattro nonni, con una concentrazione di ricchezza formidabile.

SIAMO ALLE SOLITE...IL PROBLEMA NON E' L'EREDITA' MA NON PREMIARE L'ECCELLENZA FACENDO FALLIRE IL DEBITO DEI FALLITI..QUESTO E' IL PROBLEMA...PIKETTY....HA UNA FACCIA DI MERDA INSOSTENIBILE

Qualcuno potrebbe osservare: in fondo è sempre stato così. Verissimo. Il problema è la direzione di marcia delle nostre società. Ci siamo illusi di stare viaggiando verso un mondo in cui un numero crescente di persone aveva l’opportunità di crescere economicamente e salire la scala sociale, e invece la freccia del tempo si è invertita e ci riporta inesorabilmente verso la ricchezza dinastica. Oggi Papà Goriot legge il Financial Times sull’ipad, manda i figli a studiare finanza ad Harvard ma come ieri è concentrato sulle proprie rendite. Che fare per uscire da questo dilemma? La ricetta di Piketty è di una disarmante semplicità: più tasse ai ricchi. Già in passato, in una ricerca condotta assieme al Nobel Peter Diamond (del Mit di Boston) e Emmanuel Saez (University of California, Berkeley), aveva stabilito che le imposte alle fasce più abbienti dovrebbero oscillare tra il 45 e il 70%.

D’altra parte negli anni di Franklin Delano Roosevelt, quando l'ineguaglianza aveva toccato i suoi massimi storici e la crisi del 1929 aveva creato legioni di poveri, i ricchi erano tassati al 91 per cento. Una percentuale che lentamente diminuì, ma che fino agli anni Settanta, prima di Ronald Reagan, rimase comunque ben al di sopra del 50%. Piketty sostiene che oggi, con un’ineguaglianza sociale che è superiore rispetto agli anni del New Deal rooseveltiano e una concentrazione di ricchezza in salita, è necessario tornare a quelle ricette a partire da un aumento delle imposte sull’eredità.Piketty mostra con arguzia le ragioni storiche che hanno vanificato le previsioni apocalittiche di Marx: semplicemente il filosofo tedesco non aveva tenuto in debito conto la possibilità di una crescita impetuosa dell’economia e la diffusione della conoscenza. In altri termini, non aveva previsto la crescita di una classe media agiata e il conseguente allargamento del benessere. Ma la causa principale dell’ineguaglianza – la tendenza del ritorno del capitale a essere maggiore della crescita economica – resta in piedi. E in questi anni, con un capitalismo asfittico che non riesce a decollare dal pantano della stagnazione, le differenze sociali si allargano e i ricchi si aggiudicano una fetta di ricchezza sempre maggiore.
IL PROBLEMA E' IL CAPITALISMO ASFITTICO E NON LA TASSAZIONE DELL'EREDITA...BRUTTO COGLIONE....IL PROBLEMA E' IL MANCATO FALLIMENTO DEI FALLITI..



ITALIA: Il paese che ha il massimo di ricchezza immobilizzato in rendite è anche il paese dove l’eredità è tassata di meno: una legge del 2006 prevede un prelievo massimo dell’8%, grasso che cola visto che Silvio Berlusconi, con una legge del 2001, l’aveva eliminato del tutto. Al contrario in Giappone, se l’eredità supera i tre milioni di dollari, la quota che va allo stato tocca il 50%, e persino nella patria del liberismo, gli Stati Uniti, per patrimoni sopra i cinque milioni si attesta al 40%.

CARI LETTORI..NESSUN PROBLEMA..DIFENDIAMO I DEBITI DI MPS E I 170 MILIARDI DI INCAGLI E SOFFERENZE..CHE LE BANCHE ONORINO I LORO DEBITI ....CON I SOLDI DELLE TASSE DA SUCCESSIONE 
IN ITALIA LA TASSA DI SUCCESSIONE SARA' PRESTO AL 30%..E L'UNICO MODO PER NON PAGARLE E' ANDARSENE IN PAESI DOVE NO SI PAGA TASSA DI SUCCESSIONE..PRIMO FRA QUESTI PANAMA.!!!

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma sì...Paolo...non ti curar di loro, ma guarda e passa..sono i soliti Comunisti invidiosi che vogliono impossessarsi con le leggi delle cose degli altri...
Comunque io saprei come fregare un comunista...vuoi i miei beni ?..benissimo dammi anche tu tutto quello che hai ...moglie, figlia...lavoro pubblico o statale...mettiamo tutto in comunione...
Vedrai che se ne andrà a gambe levate il comunistone...

Anonimo ha detto...

Reputo odiosa la tassa di successione (anzi IMPOSTA in quanto lo stato per il contributo economico non eroga nessun servizio), mina il fondamento del capitalismo : la proprietà privata e la libertà (ovvove) da parte del cittadino (ovvove) di allocare suddetta proprietà dove decide. Inoltre tale proprietà è già stata tassata negli anni sia in quanto capitale sia in quanto lavoro e susseguente risparmio.
Insomma è come se lo stato dicesse spendete tutto in donne e champagne tanto non trasmetterete nulla o poco ai vostri successori, così aumentate la domanda interna il PIL e ovviamente le tasse ad esso connesso in modo che NOI possiamo continuare a campare alla faccia vostra.

Anonimo ha detto...

non si puo' che essere in completo accordo con lei ,anche se non sono ricco.la questione alla base di tutti questi casini che stanno succedendo,compreso l'abbandono da parte di tanti italiani della propria terra natia (che per inciso non e' mai una bella cosa anche se e' una necessita' ,a volte),dicevo la questione fondamentale e' la certezza della proprietà privata e la sua difesa da parte delle istituzioni IN TUTTE LE SUE FORME.E' sempre dalla negazione di questo diritto fondamentale che derivano i peggiori periodi dell'umanità.saluti,Massimo.

Anonimo ha detto...

Grande PAOLO,

guardavo ieri sera quell'idiota e pensavo a te che oggi avresti commentato disgustato...anche riferendoti al "pesce in barile" Santoro, ma pensavo anche ad un tuo commento "di passaggio" sulle fini disquisizioni del neoeconomista Vacchi.. che sinceramente vedrei meglio al tavolo di un privé a parlare di altro con qualche velina...
Come si è ridotto male Santoro..

Anonimo ha detto...

Non si può tassare attività e cose oltre un certo punto, che è l'equilibrio tra il costo della burocrazia e il valore originario di quella attività o bene.Non si può discutere in astratto se una cosa o azione va tassata o meno perché i conti si fanno col sistema collegato.
1)le tasse si mettono quando il sistema diventa debole nella concorrenza con altri sistemi anche nella età della globalizzazione.
2)una tassa però non deve uccidere il
sistema in cui vivi,sogni e progetti.
3)una tassa ,essendo una deliberazione reversibile,deve considerare il futuro delle intere azioni e del complesso delle cose del sistema.
4)Piketty afferma che il capitale oggi è 5 volte maggiore del reddito! Ma il capitale purtroppo,sia risparmio sia ricchezza finanziaria,garantisce con le proprie oscillazioni sia il reddito sia l'andamento generale dell'economia.
E come tale rientra nelle clausole dal n.1 al 3.
5)In caso di crisi globale come oggi il capitale non deve essere tassato nel senso di ghigliottinato perché in questo modo si farebbe il male della società.E quando la società è in crisi e la domanda aggregata mondiale decresce vistosamente capitali e redditi vanno in deficit.Non si tutelano né le ricchezze né i
redditi.Siccome la crisi dei consumi aggregati durerà almeno 30 anni in Italia,e per 15 anni nel mondo ad economia avanzata,il capitale non va tassato sproporzionatamente: sarebbe una autocastrazione...
Se arriva un cigno nero,come potrebbe essere il prolungarsi della crisi economica globale per un ventennio,o qualche altra criticità imprevista e difficile da superare,capitale e reddito piangeranno perché insignificanti ed inutilizzzabili. Se il denaro non può essere scambiato,se le cose non avranno più mercato non serve nel lungo periodo né la
ricchezza né la povertà.
Quindi se le tasse fanno bene o male entro determinate misure ,difficili da individuare ed equilibrare,forse è meglio CARPE DIEM
o,

Anonimo ha detto...

Ciao Paolo,sono perfettamente d'accordo con te.Purtroppo però non c'è più nulla da fare,si tratterà solo di capire di quanto sarà aumentata l'imposta di successione.Tanto l'Italia fra 20 anni sarà un paese del terzo mondo,per cui non ci sarà più nulla da ereditare!!!!!!!saluti