LA SPAGNA VISTA DA LEONI BLOG ! FUORI DALLA RECESSIONE
Quali sono stati i fattori di maggiore rilevanza per la fine della recessione spagnola? In parte rispondevamo l’altro ieri su Leoniblog, con un grafico che rappresentava un settore importante dell’economia: l’automotive.
Negli ultimi anni in Italia si è parlato spesso di Fiat e
dell’importanza di questo settore dell’economia in grado di produrre
occupazione e veicoli da esportare. Mentre in Italia si parlava, molte
volte a sproposito, e purtroppo poco cambiava, l’Italia rimaneva al
palo, mentre in Spagna arrivavano gli investitori stranieri che
portavano occupazione e sviluppavano il settore.
In Spagna si producono più veicoli che in Francia e il triplo
dell’Italia, mentre il nostro ...
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paese annega tra mancanza di flessibilità
contrattuale in uscita, burocrazia ed un peso delle tasse che strangola
l’economia.
Questo è solo un esempio, ma l’Italia non è riuscita a ridurre il
costo del lavoro per unità di prodotto negli ultimi anni; anzi lo ha
aumentato più degli altri paesi europei, perdendo di fatto
competitività. Non è colpa dell’Euro, è colpa del sistema Italia che
continua ad essere incapace a riformarsi.
È facile dare la colpa al fattore esterno incontrollabile, ma invece
di piangere sarebbe meglio attuare per ridurre la spesa pubblica e
liberare le risorse per abbassare la pressione fiscale.
In Spagna, non è tutto oro quello che luccica. Questo è ovvio ed il
Paese è alle prese con la fine dello scoppio della bolla immobiliare che
ha portato la disoccupazione a livelli elevatissimi, sopra il 27 per
cento.
Il sussidio di disoccupazione più forte che in Italia, permette alla
Spagna di abbassare il livello delle persone che non lavorano e non
cercano lavoro, che in Italia sono circa 3 milioni come ha sottolineato l’Istat. In Spagna si iscrivono al sistema di welfare per ricevere il sussidio di disoccupazione.
Il conteggio della disoccupazione in Italia è inoltre falsato dal
fatto che le persone in cassa integrazione non sono conteggiate nel
tasso di disoccupazione.
È chiaro dunque che la crisi italiana, non è così distante da quella
spagnola in termini di occupazione, e non è un caso che guardando la
popolazione attiva la Spagna abbia valori più “europei” di quelli
italiani.
Lo scoppio della bolla immobiliare ha prodotto gravissimi danni
all’economia e all’occupazione ed in particolare al settore delle cajas
che sono state nazionalizzate con i soldi dei contribuenti spagnoli. Un
enorme spreco di denaro pubblico derivante dalla pessima gestione
politica di queste casse di risparmio.
Le cajas hanno dunque trascinato a fondo l’economia e rimane
il grande punto interrogativo per il futuro della Spagna. Anche per
questa ragione il debito pubblico spagnolo rischia di sfondare quota 100
rispetto al prodotto interno lordo, appesantendo anche la gestione
corrente a causa dell’impatto della spesa per gli interessi.
Vi è da dire che la recente rivalutazione dell’Euro, rischia di
rallentare l’export che è stato nell’ultimo periodo il motore della
crescita spagnola.
È importante anche per il paese iberico continuare sulla strada delle
riforme, con più coraggio nel settore del mercato del lavoro e dei
sussidi di disoccupazione.
È chiaro che in questo periodo intervenire in questi due settori è
estremamente delicato e anti-popolare, ma è evidente che una riforma è
necessaria.
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