L'ECONOMISTA SAPIR SPIEGA PERCHE' L'EURO NON REGGERA'! IN QUESTO CASO I RISPARMI VANNO PORTATI VIA DALL'ITALIA
RINGRAZIO PER QUEST'ARTICOLO LA NOSTRA AMICA CARMEN...CHE HA UN DIFETTO...CREDE ANCORA NELL'ITALIA NEL PROFESSOR BAGNAI...PECCATO CHE SE BAGNAI AVESSE RAGIONE..PER MILIONI DI ITALIANI CHE NON SI SONO PROTETTI..SARA' LA FAME E LA FINE..
BAGNAI INVECE DI FARE IL PROFESSORE DOVREBBE DIRE AI SUOI DI METTERSI IN PROTEZIONE CON I CAPITALI CHE ALTRIMENTI VERRANO SPAZZATI VIA.
Sapir: una svalutazione dell'euro o il suo scioglimento?
La svalutazione dell'euro sarebbe sufficiente alla ripresa? Da questo studio di Sapir
risulta che sarebbe accettabile per la Francia, ma non risolverebbe per
gli altri paesi periferici. L'ipotesi migliore per tutti resta lo
scioglimento
La
tesi di un possibile deprezzamento dell'Euro ha ancora dei
sostenitori
in Europa. E' vero che sulla carta unisce i benefici di una
svalutazione (di
cui si
riconosce il crescente bisogno [1]) e della
conservazione dell'Euro
(per
il quale
molti hanno un attaccamento
che giudico
irrazionale). E' vero che le indagini
dell'INSEE
hanno
da tempo stabilito che la
rivalutazione dell'euro ha
avuto
un impatto negativo sull'economia francese. [2] Uno
studio
di
Natixis
ha analizzato questo scenario nei primi mesi del 2012. [3]
Deprezzamento dell'euro e tassi di integrazione dei paesi dell'eurozona
Dobbiamo
prima specificare come accadrebbe. Supponiamo che la Banca centrale
europea decida di acquistare più di un terzo del debito italiano,
spagnolo e portoghese. Si supererebbero i 1.000 miliardi già immessi
nell'economia, cosa che potrebbe causare uno shock iniziale. Se la
BCE si impegnasse a rimborsare degli eurobond (ammesso che possano
essere emessi) per un importo da 400 a 500 miliardi di dollari l'anno
per un periodo da 3 a 5 anni, si può supporre che questo avrebbe un
effetto negativo sul tasso di cambio dell'euro rispetto alle altre
valute e in primo luogo al dollaro degli Stati Uniti. Tuttavia, non è
chiaro se la BCE e i governi tedesco, austriaco e finlandese
potrebbero accettare una soluzione del genere.
Inoltre, questo gioverebbe ai paesi membri solo nella misura in cui una grande parte del loro commercio avvenga al di fuori della zona euro. E' il problema del tasso di integrazione nell'eurozona. Va ricordato che la moneta unica avrebbe dovuto provocare una forte integrazione commerciale dei paesi aderenti. Da questo punto di vista, è bene ricordare la tabella riportata nel mio libro Faut-il Sortir de l’Euro ? che è stato pubblicato nel gennaio 2012 da Seuil.
Quota di commercio in Euro
Esportazioni
|
Importazioni
|
Media
|
|
Slovenia |
86,9%
|
82,8%
|
84,9%
|
Italia |
74,9%
|
70,2%
|
72,6%
|
Slovacchia |
73,9%
|
60,1%
|
67,0%
|
Spagna |
60,8%
|
60,3%
|
60,6%
|
Germania |
63,0%
|
55,2%
|
59,1%
|
Portogallo |
54,6%
|
60,2%
|
57,4%
|
Belgio |
55,3%
|
57,0%
|
56,2%
|
Francia |
52,4%
|
45,1%
|
48,8%
|
Grecia |
47,3%
|
39,6%
|
43,5
|
Sapir J., Faut-il Sortir de l’Euro, Paris, Le Seuil, 2012, p. 79.
Queste cifre sono cambiate leggermente nel 2012, ma rappresentano le tendenze del commercio internazionale per i paesi membri della zona euro. E' subito evidente che le differenze nel tasso di integrazione sono importanti, anche per i paesi di dimensioni comparabili. L'Italia è sopra il 70% e la Spagna al 60%, mentre la Francia sta circa al 49/50%. Questo ha evidenti implicazioni per i potenziali effetti di un deprezzamento dell'euro in opposizione allo scenario di una sua dissoluzione.
Gli effetti di un deprezzamento dell'Euro
La questione è stata ripetuta diverse volte nel corso del dibattito che ho avuto con Jean-Luc Mélenchon giovedi, 4 July 2013. [4] Quindi torniamoci un po' su, con l'aiuto del modello utilizzato per la preparazione dello studio di prossima pubblicazione della Fondazione Res-Publica.
In
primo luogo
diamo uno sguardo alle
conseguenze negative della svalutazione, o l'impatto
sull'inflazione.
Figura
1
Si
possono constatare due cose. In primo luogo, l'inflazione iniziale è
più bassa in Francia che negli altri paesi, compresa la Germania. Ha
perfettamente senso, sia in termini di elasticità di prezzo che per
quel che riguarda la quota di energia delle importazioni,
relativamente più bassa in Francia che nei paesi vicini. Poi, se la
Germania ritorna rapidamente a una inflazione pari a zero, non è
questo il caso per la Spagna e il Portogallo, la cui inflazione è
sempre superiore a quella della Francia, o per l'Italia, il cui
tasso di inflazione converge con quella della Francia solo alla fine
del periodo. Questo ha un impatto immediato sul tasso di cambio reale
implicito nell'Euro. Infatti, se il tasso di cambio nominale non può
muoversi (dal momento che è fissato nel contesto della moneta
unica), non accade lo stesso con il tasso di cambio reale, che è il
tasso di cambio nominale corretto della differenza tra l'inflazione
del paese e quella dei suoi principali partner commerciali.
Figura 2
Dato
il tasso di inflazione degli Stati Uniti (e degli altri partner
commerciali non euro), il tasso di cambio reale (o a prezzi costanti)
inizia a salire poi cade quando l' inflazione nei paesi considerati
scende al di sotto dell'inflazione dei loro partner. Ma il vantaggio
della Francia è evidente, in particolare in relazione ai paesi del
Sud Europa, che accumulano gli effetti di una inflazione più forte
che nel nostro paese e in Germania. La competitività di prezzo di
questi paesi si deteriora ampiamente e logicamente la bilancia
commerciale accumula un deficit importante, costringendoli a reagire.
Ma supponiamo che questa reazione non abbia luogo e guardiamo
l'impatto diretto sulla crescita di questo deprezzamento dell'euro.
Figura 3
Per
quanto riguarda gli effetti diretti della svalutazione (esclusi gli
effetti indotti sui guadagni di gettito fiscale), si vede che due
paesi sono effettivamente avvantaggiati, la Francia e la Grecia. La
Germania arriva subito dopo, come è logico data l'importanza del suo
settore industriale. In effetti, la Germania potrebbe trovare in
questo deprezzamento un contrappeso al deprezzamento dello yen, dato
che il Giappone e la Germania sono concorrenti diretti in molti
mercati. Per contro, per i paesi del "Sud", il bilancio
della svalutazione è molto meno interessante. Ora, se includiamo
nella tabella la necessità di compensare lo squilibrio di
competitività che si è visto che è importante, questi paesi
dovranno ridurre ancora di più la domanda interna e l'impatto di
questo declino sulla crescita, dati i valori molto elevati del
moltiplicatore della spesa pubblica (stimata in 1,7 per la Spagna e
2,2 per l'Italia), annullerebbe gli effetti positivi del
deprezzamento dell'euro.
Se
ora confrontiamo gli effetti di 5 anni di deprezzamento dell'Euro con
gli effetti di uno scioglimento, nel caso della Francia si vede che
il risultato (che qui include gli effetti indiretti del tasso di
crescita) è molto meno interessante.
Figura 4
Nella
figura 4 l'ipotesi di un semplice deprezzamento dell'euro è
rappresentata nella traiettoria H4. La dissoluzione ordinata (con
delle svalutazioni del 20% per la Francia, 25% in Italia, 30% per la
Spagna e il 40% in Portogallo) è rappresentata con H1. La
traiettoria H2 simula una spaccatura nella zona euro in 2, con un
Euro Nord (Germania, Austria, Finlandia e Paesi Bassi) e un Euro Sud
(Francia, Spagna, Italia, Portogallo, Belgio). Questa ipotesi è
anche caratterizzata da movimenti di inflazione che la rendono non
molto plausibile. [5] Il percorso H3 rappresenta il caso di una
dissoluzione disordinata dell'Eurozona, con dei tassi di svalutazione
maggiori che in H1 e una forte rivalutazione della Germania. Lo
scarto tra la traiettoria H4 e le altre tre è significativo.
In
conclusione, l'ipotesi di un deprezzamento dell'Euro è accettabile
per la Francia e la Germania, ma disastroso per i paesi del Sud
Europa. In un certo senso, per questi paesi è anche peggio
dell'ipotesi di una scissione dell'Euro in due aree, di cui si è
detto che probabilmente non sarebbe sopportabile per questi paesi, a
causa dell'inflazione e dei movimenti del tasso di cambio reale (e
quindi della competitività). Quindi i governanti dei paesi del Sud
Europa (Spagna, Italia, Portogallo) dovrebbero avere delle tendenze
suicide per sostenere una simile politica, una volta presa la
decisione di rompere con l'attuale status quo. Se consideriamo
importante il futuro del Sud Europa (e questo è un punto su cui ci
siamo trovati d'accordo con Mélenchon nel dibattito del 4 luglio),
l'unica soluzione ragionevole è quella di lottare per una completa
dissoluzione della zona euro.
e in questo caso...le monete dei paesi del sud europa come l'italia...perderebbero potere di acquisto IMMEDIATAMENTE
L'ECONOMISTA SAPIR SPIEGA PERCHE' L'EURO NON REGGERA'! IN QUESTO CASO I RISPARMI VANNO PORTATI VIA DALL'ITALIA
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3 commenti:
perdono potere d' acquisto rispetto alle altre, sul mercato interno NULLA CAMBIA!!!
NOn sono dettagli da omettere.
David
IL MERCATO INTERNO NON ESISTE QUASI PIU'.....E IN PIU'...SE IO PRODUCO IN ITALIA QUALCOSA CHE VENDO AL MMERCATO INTERNO A 10 E A QUELLO ESTERO A 20...SECONDO TE A CHI VENDO? QUINDI DAVID, QUELLO CHE DICI TU E' ASSOLUTAMENTE SBAGLIATO...non sono dettagli da omettere come invece fga qualcuno come bagnai per semplici interessi personali di fama e gloria...visto che fino a poche settimane fa era sconosciuto e insegnava economia a ragazzini....
Sarebbe un affare avere i risparmi in valuta dollaro americano, depositati in qualche banca che non fa parte della zona euro, sperando che il professore abbia ragione, se opterebbero per una dissoluzione dell'euro, potremmo fare molti affari nel grande paese chiamato italia.
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