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ITALIA PAESE DI ME...A....SECONDO L'INDIPENDENZA

di CLAUDIO PREVOSTI. - DALLA RIVISTA INDIPENDENZA.
spesa interessi 300x137 Italia paese di merda: nel 2012 maglia nera per spesa interessi La rivista indipendendenza lancia un tormentone  ESTIVO....ITALIA PAESE DI MERDA...ATTIRANDOSI FORSE L'IRA DELLO STATO...CHISSA'..Qualcuno vorrebbe sostenere che l’Italia non è un paese di merda? Beh, bisognerebbe andarne a cercare le ragioni col lanternino. Siamo messi anche peggio della Grecia per certe cose ed è tutto dire. Nel 2012 l’Italia è stata maglia nera tra i paesi dell’Eurozona per la spesa per interessi, superando anche la Grecia. Secondo i dati che emergono dalle Statistiche di finanza pubblica nei paesi dell’Unione europea, pubblicate dalla Banca d’Italia, la spesa per interessi nel 2012 è stata pari al 5,5% del Pil, mentre per la Grecia è stata del 5% e per il Portogallo del 4,4%. Per la Spagna del 3%. Per l’Italia tra il 2011 e il 2012 c’è stata una crescita della spesa per interessi passata dal 5% del Pil al 5,5%, come avvenuto per gli altri paesi dell’Eurozona che lo scorso anno hanno risentito di più della crisi del debito pubblico tranne che per la Grecia la cui spesa per interessi è passata dal 7,1% del 2011 al 5%. Invece per la Spagna è passata dal 2,5% al 3% e per il Portogallo dal 4,1% al 4,4%. Crescita anche per l’Irlanda passata dal 3,3% al 3,7%. All’Italia nel 2012 anche un posto in testa alla classifica tra i paesi con il maggior debito pubblico al 127% del Pil, seconda solo alla Grecia con il 156%.

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2 commenti:

AGO ha detto...

Cassazione: attenzione alle invettive.
"Italia paese di merda" è vilipendio
I giudici della Prima sezione penale hanno confermato la condanna di un autista 71enne che aveva sfogato con quella frase la rabbia per una multa elevatagli dai carabinieri. Per commettere il reato, spiega la Corte, basta l'offesa alla nazione, un'ingiuria che leda il prestigio o l'onore della collettività nazionale "a prescindere dai vari sentimenti nutriti dall'autore".

ROMA - Nessuno studio per ora lo ha certificato con precisione scientifica, ma probabilmente non si sbaglia se si ritiene che con la crisi e il suo corredo collettivo di stress e infelicità, le imprecazioni siano aumentate in modo esponenziale. Ebbene, si faccia attenzione alle parole usate per prendersela con i disservizi, i vincoli, le tasse, le code e la scarsezza di opportunità del Belpaese. Perché sfogarsi con il classico "Italia paese di merda", per quanto liberatorio, non può essere tollerato. E' reato, in quanto vilipendio alla nazione.

Lo ha certificato la Cassazione, confermando la condanna inflitta a un 71enne che, fermato dai carabinieri perché a bordo di un'auto con un solo faro acceso, si era lasciato andare a quel repertorio di invettive contestando la contravvenzione che i militari gli stavano elevando. I giudici della prima sezione penale di 'Palazzaccio' sono intervenuti dopo che la Corte d'Appello di Campobasso aveva condannato l'anziano per quella frase, "in questo schifo di Italia di m....", al pagamento di una multa di mille euro, pena interamente coperta da indulto.

Ed ecco le motivazioni della sentenza, depositata oggi: "Il diritto di manifestare il proprio pensiero in qualsiasi modo non può trascendere in offese grossolane e brutali prive di alcuna correlazione con una critica obiettiva". Per integrare il reato, previsto dall'articolo 291 del codice penale, "è sufficiente una manifestazione generica di vilipendio alla nazione, da intendersi come comunità avente la stessa origine territoriale, storia, lingua e cultura, effettuata pubblicamente".

Il reato in esame, spiega la Suprema Corte, "non consiste in atti di ostilità o di violenza o in manifestazioni di odio: basta l'offesa alla nazione, cioè un'espressione di ingiuria o di disprezzo che leda il prestigio o l'onore della collettività nazionale, a prescindere dai vari sentimenti nutriti dall'autore".

Ecco perché il comportamento dell'imputato, che "in luogo pubblico, ha inveito contro la nazione", gridando quella particolare frase, "sia pure nel contesto di un'accesa discussione dopo la contestazione elevatagli dai carabinieri per aver condotto un'autovettura con un solo faro funzionante, integra il delitto di vilipendio previsto dall'articolo 291 del codice penale".

Questo, osservano gli 'ermellini', "sia nel profilo materiale, per la grossolana brutalità delle parole pronunciate pubblicamente, tali da ledere oggettivamente il prestigio o l'onore della collettività nazionale, sia nel profilo psicologico, integrato dal dolo generico, ossia dalla coscienza e volontà di proferire, al cospetto dei verbalizzanti e dei numerosi cittadini presenti sulla pubblica via nel medesimo frangente, le menzionate espressioni di disprezzo, a prescindere dai veri sentimenti nutriti dall'autore e dal movente, nella specie di irata contrarietà per la contravvenzione subita, che abbia spinto l'agente a compiere l'atto di vilipendio".

Anonimo ha detto...

Diciamo che ci stanno portando al mattatoio ...e dobbiamo anche ringraziare