Un occhio all’economia Italiana. Ci sarà la ripresa?
La gran parte dell’informazione più seguita, ovvero le TV più ascoltate e le testate giornalistiche più diffuse, si affannano a trovare il modo di non dare un quadro allarmistico della nostra situazione economica.
Ormai è dato per acquisito che Mario Monti e il suo governo, con i provvedimenti adottati e con i sacrifici chiesti agli italiani, ci hanno portato fuori dal tunnel, in cui i più hanno capito di esserci stati dopo che questi provvedimenti erano già stati presi.
Per fortuna verrebbe da dire.
Infatti lo spread con il bund è tornato a valori più accettabili, le utime aste italiane sui titoli di stato si sono chiuse senza stress, le banche si stanno riassestando con l’LTRO. Insomma poco ci manca che Monti venga proclamato santo, ben prima dei normali tempi canonici che si usano in queste procedure.
Premetto che considero questo governo piuttosto ben assortito e molto competente nelle materie che deve gestire ma, come spesso accade per i professori e i tecnici, che spesso sono troppo convinti di essere nel o fare il giusto, veramente si può dire che questi hanno preso i provvedimenti che rimetteranno il nostro paese sulla dritta via da tempo ormai smarrita?
Personalmente ho tanti dubbi, anzi è meglio che dica subito che secondo me così non è, e cerco di spiegare il perché.
A furia di menzionare lo spread che è non sostenibile, il debito pubblico italiano che è troppo alto, che il deficit corrente del nostro stato supera ancora abbondantemente il 3% ci si dimentica di guardare e analizzare quello che, secondo me, è la causa di tutte le nostre disgrazie.
Il deficit delle partite correnti della nostra Italia
Stranamente, quello che un tempo era il fattore che determinava il valore delle parità monetarie fra le valute, oggi non viene neppure citato e analizzarlo, come se fosse una variabile indipendente che sta per conto suo e di cui ci si può fregare altamente, oggi e per sempre. Purtroppo non è così.
Il grafico e i numeri che seguono dovrebbe far rabbrividire i governanti di molti paesi, Italia in primis, molto più dello spread.
Current Account Balance Year 2010
Rank | Country | Current Account Balance (US$) | |
1 | China | 272,499,000,000 | |
2 | Japan | 166,500,007,936 | |
3 | Germany | 162,300,002,304 | |
4 | Russia | 68,849,999,872 | |
5 | Norway | 60,230,000,640 | |
6 | Saudi Arabia | 52,030,001,152 | |
7 | Switzerland | 49,350,000,640 | |
8 | Netherlands | 46,690,000,896 | |
9 | Singapore | 44,080,001,024 | |
10 | Taiwan | 38,999,998,464 | |
11 | Kuwait | 38,200,000,512 | |
12 | Korea, South | 36,350,001,152 | |
177 | Greece | -17,100,000,256 | |
178 | Portugal | -19,029,999,616 | |
179 | India | -26,909,999,104 | |
180 | Australia | -35,229,999,104 | |
181 | Turkey | -38,819,999,744 | |
182 | Canada | -40,210,001,920 | |
183 | United Kingdom | -40,340,000,768 | |
184 | Brazil | -52,729,999,360 | |
185 | France | -53,290,000,384 | |
186 | Italy | -61,980,000,256 | |
187 | Spain | -66,739,998,720 | |
188 | United States | -561,000,022,016 |
Ricordo che il Current Account Balance, ovvero il Conto delle partite correnti registra le transazioni internazionali in merci e servizi, redditi e trasferimenti unilaterali correnti (rimesse emigranti, donazioni, spese turistiche, ecc).
I cittadini dello stato che è in attivo consumano meno di quello che producono, viceversa quelli che sono in passivo.
Insomma il Current Account Balance divide le nazioni in formiche e cicale, più o meno assatanate.
Siccome però interessa qui parlare dell’Italia, che come si può ben vedere è molto ben posizionata nell’olimpo delle cicale, è il caso di chiedersi il perché siamo a questo punto.
Qui ci viene in soccorso la WORLD BANK che ogni anno aggiorna una serie innumerevole di dati, che sono a disposizione di tutti ma credo poco consultati da chi ha in mano le sorti del nostro paese.
Se andiamo nel link: http://data.worldbank.org/indicator/BN.CAB.XOKA.CD ed estrapoliamo i dati relativi al nostro paese dal 1987 all’ultimo disponibile, il 2010, ne esce qualcosa di veramente interessante da analizzare, ovvero il nostro saldo annuale del Current Account Balance in US$
Questo grafico sintetizza la nostra storia economica e, in particolare, quali sono stati gli eventi che hanno determinato le inversioni di tendenza, che nel grafico appaiono in modo inequivocabile e, negli ultimi anni, in tutta la loro drammaticità, a dispetto delle rassicurazioni che vengono in questi tempi profuse al nostro popolo.
Il grafico ci dovrebbe anche far capire perché abbiamo, da un po’ di tempo, così tante difficoltà a finanziare il nostro deficit pubblico, in costante aumento. In pratica, per supplire al deficit delle partite correnti come paese, ci stiamo indebitando sempre di più verso l’estero e per somme ogni anno maggiori. Si può pensare che ciò non sia in qualche modo notato dagli altri che ci dovrebbero prestare i soldi? Credo di no.
Comunque, facendo un’analisi del grafico è opportuno evidenziare che:
A) Prima del 1987, a partire dall’inizio del miracolo economico, l’Italia ha quasi sempre avuto saldi positivi, tanto che la lira al tempo meritò l’oscar delle valute.
B) Nel 1992 ci fu l’ultima svalutazione della lira. Nel 2002 ci fu l’introduzione dell’EURO e l’Italia ne fece parte da subito.
Di quanto successe nell’anno 1992 e seguenti ho già raccontato nel mio post:
Un tuffo nella storia:
la svalutazione della Lira del 1992
Scritto il 30 settembre 2011Nel contesto della comprensione del presente post, vale la pena di leggerlo.
Mi preme qui sottolineare come quella svalutazione ricreò in Italia condizioni di competitività ormai perse e irrecuperabili senza una svalutazione. Gli effetti sull’economia reale furono enormi, l’export riprese a correre immediatamente di gran carriera e pure il mercato interno ne beneficiò dopo poco tempo. Nuove imprese sorsero, quelle esistenti crebbero di dimensioni, ci fu un gran fervore di investimenti destinati alla produzione, l’occupazione riprese a salire significativamente. Insomma, un nuovo piccolo miracolo economico. Miracolo che durò poco però. La politica non se la diede a intendere di cominciare a fare scelte rigorose e lungimiranti, orientate ai benefici da ottenere nel medio lungo termine. Si continuò invece ad agire come sempre, sottraendo risorse all’economia reale, per dirottarle verso le caste pubbliche e private più o menoparassitarie e per avere il consenso elettorale con erogazioni a pioggia attraverso norme e leggi che il governo di oggi si deve rimangiare, in nome della dovuta necessità di fare i sacrifici, necessari per un domani migliore.
Così si ha il coraggio di dire, magari anche credendoci.
Andando avanti con l’analisi, si arriva al 2002, anno dell’introduzione dell’EURO, con un sistema produttivo italiano che già aveva perso parecchia della competitività riguadagnata, con in più il vincolo pesantissimo di non poter svalutare la propria moneta, per poter ripristinare la competitività del proprio sistema paese.
I risultati sono ben evidenziati nel grafico. L’Italia, dal 2002, ha iniziato a collezionare deficit delle partite correnti sempre più elevate, per il cui ripianamento si è dovuto far ricorso a finanziamenti dall’estero. Nel contempo è venuta ad essere sempre più pregiudicata la competitività del nostro sistema paese.
Il problema grave che si genera in queste condizioni è che il sistema delle imprese o subisce la situazione, tenendo duro fino alla chiusura, volontaria o per fallimento, oppure si adatta, se possibile, con maggiori investimenti, oppure ancora prende atto della situazione e delocalizza. Circostanza quest’ultima che per il paese è una vera e propria sciagura.
Oggi, dopo 10 anni di EURO la situazione delle imprese in Italia è veramente alla frutta, con qualche eccezione ovviamente e il futuro che si può intravedere è che andrà sempre e ancora peggio.
Le cure che stanno somministrando i nostri 2 Mario, che stanno in questo periodo dando tante soddisfazioni alle banche, sono quanto di peggio si possa fare per una ripresa dell’economia reale, che deve confrontarsi con la concorrenza internazionale.
L’Italia, non essendo un paese gestito da politici lungimiranti, non può permettersi di avere una valuta forte che poi, beffardamente, diventa debole per quelle nazioni che hanno invece capacità di perseguire politiche industriali con orientamenti ben precisi e che, alla fine, li fa diventare ancora più forti a discapito degli altri.
La Germania, paese popolato da tedeschi, è un caso eclatante. Sempre dai dati dellaWORLD BANK, riferiti a questo paese, possiamo rilevare che la storia è completamente diversa.
Infatti,creando lo stesso grafico ecco come appare la situazione:
I lettori di I&M avranno certamente tante considerazioni da fare ma una su tutte appare evidente. I tedeschi dall’avvento dell’EURO hanno tratto un enorme giovamento per la loro economia reale. Questo i loro governanti lo sapevano bene anche allora mentre i nostri, che ancora oggi onoriamo, certamente no. Come neppure immaginavano che l’Italia sarebbe finita nel girone infernale in cui oggi ci troviamo.
Per capire ancora meglio la situazione dell’Italia è il caso di analizzare, sotto questo aspetto, anche il fenomeno cinese.
Bene, ecco il solito grafico:
Per chi non lo sapesse, nel dicembre del 2001, la Cina è entrata a far parte del WTO.Evento che la Cina ha celebrato in pompa magna lo scorso anno, in occasione del 10° anniversario.
Guarda caso, da allora l’impennata del Current Account Balance è stata formidabile.
Credo che ben pochi degli sconsiderati occidentali si fossero resi conto in quale trappola mortale mettevano i loro paesi, lasciando che questa operazione avvenisse senza fissare alcune semplici regole.
Una su tutte: Se aderisci al WTO, che regola il praticamente libero scambio delle merci, altrettanto deve essere fatto per il mercato dei capitali.
Allora i cinesi dissero che il loro sistema finanziario era ancora troppo debole per questo passo ma che però in seguito si sarebbero dati da fare per adeguarsi.
Come sta andando è noto. I cinesi adesso di questo argomento neppure vogliono sentir parlare. Anzi fanno gli arrabbiati, ben sapendo che con questa tattica, molto cinese, guadagnano ancora tempo, fino alla prossima volta in cui viene fuori in qualche modo il problema e si ricomincia con la stessa tiritera.
Quello che i cinesi hanno capito benissimo è che prima di tutto e soprattutto sono le parità monetarie che regolano la competitività dei paesi. Se un paese ha una valuta debole, la mantiene tale e ci sa fare, questo uccide le economie reali degli altri.
Se poi questo paese ha 1.350.000.000 abitanti, o giù di lì, potenzialmente le uccide tutte nel tempo, nessuna esclusa, Germania e Apple comprese.
Chi non ci crede si faccia un po’ di anni di vera Cina, non 2 settimane da turista per caso, poi se ne parla.
Per finire e per tornare all’Italia, la mia opinione è che con l’entrata nell’EURO ci siamo rovinati e se ci restiamo ancora lo saremo definitivamente. Altro che ripresa.
Gaolin
1 commento:
post indimenticabile.
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