LA RESA DEI CONTI? - MERCATO LIBERO OSPITA LA NOTA DI MICHELE SPALLINO DEL 12 GIUGNO 2011!
UNA LUCIDA ANALISI DELLA SITUAZIONE DEI MERCATI...A UN PASSO DAL PRECIPIZIO...
ECONOMIA: puzza di bruciato
Sui mercati creditizi si inizia a sentire puzza di bruciato. Ma prima, come usuale, è bene "ripassare" il contesto.
Il mondo è nel pieno della più grande e più lunga (ormai ultra decennale) Superbolla finanziaria della Storia. Un sistema globale disfunzionale sta operando – essenzialmente- senza meccanismi che regolino la quantità e la qualità del debito emesso. Il prestito bancario tradizionale è stato largamente sopravanzato dalla trasformazione di prestiti in titoli commerciabili, processo noto come "securitization", sfociato nella creazione a piramide rovesciata di una moltitudine di strumenti sofisticati. L'espansione del credito, pertanto, che prima trovava un limite nei depositi bancari esistenti ed era regolabile tramite la riserva obbligatoria, non avendo più tale limite è così potuto crescere esponenzialmente, diventando sempre più scollegato dalla produzione e dall'economia reale (anzi ha favorito la deindustrializzazione).
Questa, in estrema sintesi, l'origine di tutti i mali. Di chi la colpa? Innanzitutto della FED che con Greenspan ad inizio anni 90 ha attizzato il fenomeno, adottando inoltre un approccio asimmetrico , in cui mentre non faceva niente per frenare le singole bolle, invece interveniva aggressivamente non appena esse scoppiavano, ricreandone di nuove. L'espansione massiccia di debiti accoppiata ad una politica monetaria altamente lassista ha incitato un enorme speculazione amplificata da leve spettacolari (oltre 100 a 1).
In breve tempo questa patologia sorta negli USA, ha messo radici in tutto il mondo, a causa del dollaro moneta di riserva internazionale.
Nel 2008 era suonato un campanello d'allarme forte e chiaro, concretizzatosi in una devastante crisi di fiducia che ha fortemente impattato l'economia reale: milioni di posti di lavoro sono stati pe rsi per sempre. Il fallimento di Lehman in particolare, ha innescato il panico nei mercati globali del debito, mettendo in crisi le sofisticate strutture sopra citate. Ma, invece di capire la lezione e farne tesoro, i governi sono intervenuti a testa bassa con misure senza precedenti, sconvolgendo l'abc dei principi base del capitalismo.
Trilioni di strumenti debitori sono stati nazionalizzati, ed al contempo altri trilioni sono stati comprati da FED, BCE e altre banche centrali, nella più grande monetizzazione di tutti i tempi. Le perdite delle banche sono state fatte pagare, in un modo o nell'altro, ai contribuenti ed ai cittadini, presenti e futuri. Si è creata la nuova grande bolla della finanza pubblica. Nel frattempo, l'enorme deficit estero USA ed i flussi finanziari derivanti in un sistema di cambi essenzialmente fissi, ha inondato il mondo, creando eccesso di liquidità ed espansione dei debiti ovunque. Gli squilibri globali, crescenti da decenni, si sono avvitati in modo parabolico negli ultimi anni.
La debolezza strutturale del dollaro ha favorito inoltre il regime monetario europeo, nonostante l'insostenibilità logica di una moneta (e tassi d'interesse) comune ad economie profondamente diverse tra loro e dall'andamento divergente.
L'euro è sembrato un alternativa al dollaro, e poiché di questa alternativa si sentiva fortemente bisogno, ha avuto successo, anche se l'euro provoca potenti distorsioni economiche reali, sotto gli occhi di tutti. In particolare ha promosso eccessi debitori in tutta l'area europea, specie nella periferia (la Grecia, e gli altri PIIGS, hanno potuto beneficiare di condizioni finanziarie così appetibili, da spingerli all'iper indebitamento).
Ricapitolando: il dollaro debole e la Fed garante del sostegno illimitato alla speculazione; l'euro forte e la BCE garante di nessun default tra i titoli di stato; hanno rappresentato un eccezionale attizzatoio all'indebitamento senza limiti, alla speculazione ed al consumo al di sopra delle possibilità.
In un eccesso di indebitamento, c'è un altro elemento analitico da tenere presente, ed è la differenza tra debito produttivo e debito improduttivo. Nel momento in cui si crea nuovo debito, può sembrare una differenza puramente teorica, se esso serve per finanziare un investimento reale o una speculazione in borsa, perché in ogni caso viene introdotto nuovo potere d'acquisto.
Ma da un punto di vista sistemico a lungo termine, quando si tratta di rientrare dai debiti, la differenza è notevole. Durante la fase di boom i mercati non ci fanno attenzione, specie quando le autorità intervengono distorcendo le percezioni ed i comportamenti. Ad un certo punto, inevitabilmente, i mercati iniziano a cercare di capire se il debito in circolazione è produttivo oppure no.
Purtroppo la capacità di sostenere i debiti improduttivi nell'epoca attuale (finanza globale illimitata, dollaro malato, interventismo estremo delle autorità, etc.) pone grandi problemi.
In sintesi: i booms durano troppo, e le politiche seguite finiscono per colpire il cuore dei sistemi creditizi. Innanzitutto perché creano una fragile montagna di debito non supportato dalla sottostante capacità di creazione di ricchezza reale. Inoltre inflazionano l'economia creando dipendenze sistemiche dagli eccessi speculativi.
Infine, pompano i consumi ed i cattivi investimenti a spese di sani investimenti in capacità produttiva. Il boom alla fine implode, e la mancanza di adeguata capacità per generare ricchezza reale assicura una crisi severa ed un lungo periodo di aggiustamento, quando i governi perdono (finalmente) la possibilità di perpetuare le Bolle (come in Grecia, Portogallo, Irlanda, etc.).
In quel momento i mercati si trovano ad affrontare la dura realtà, che fin lì avevano cercato di ignorare; magari ci vuole tempo per capirlo veramente, ma poi giungono alla conclusione che gran parte del debito esistente non è sostenuto da ricchezza reale.
Con troppo debito improduttivo, solo ulteriori enormi addizionali iniezioni di nuova moneta possono impedire il collasso economico. Ma dal punto di vista fondamentale questa ricerca affannosa di evitare la resa dei conti , non fa che aumentare il conto da pagare. Come si sta vedendo con Grecia ed Irlanda, i costi dei "salvataggi" possono velocemente schizzare a significative porzioni del PIL.
Come ho scritto da tempo, la crisi greca (e dei PIIGS) sta alla bolla attuale, come la crisi dei subprime stava a quella ipotecar- immobiliare. Gli interventi aggressivi dell'ultimo anno (pompaggio Fed, "salvataggi" europei, monetizzazione globale) hanno ricreato il contesto altamente speculativo che c'era prima del 2008.
Adesso la QE2 della Fed termina a fine mese, ma nel frattempo l'economia USA è già in ricaduta economica, rischi ed incertezze non mancano, di colpo potrebbe riproporsi un ondata di riduzione delle leve. La puzza di bruciato inizia a sentirsi: sul Wall Street Journal , notando la caduta dei bonds "spazzatura" già si chiede alla Fed di fare la QE3.
Si osserva il deterioramento dei prezzi per una gamma di strumenti creditizi, inclusi prestiti ipotecari e vari derivati. E' possibile stia iniziando a ridursi la propensione al rischio. Ciò avviene soprattutto negli USA, l'impero del debito improduttivo. Paradossalmente la montagna di debito del tesoro, priva di assets sottostanti, viene ancora comprata come "rifugio": sembra sempre meno spazzatura dei titoli "spazzatura", e chi vende questi ultimi si compra i primi, fino ai ridicoli rendimenti registrati in questi giorni.
Le obbligazioni aziendali godono ancora di una certa domanda, sull'idea riflessa in borsa che i loro bilanci siano buoni; in realtà gli utili aziendali sono stati artificialmente gonfi ati dall'insostenibile deficit statale.
Si fa fatica a capirlo, così come prima del 2008 non si capiva la situazione dei mutui subprime. A proposito, questi ultimi pure avevano beneficiato dell'eccesso speculativo ricreatosi fino a poco fa.
Ma, non solo l'immobiliare USA continua ad andare male, bensì adesso vi sono problemi di liquidità per molti di questi titoli: da aprile, i prezzi sono scesi del 15-20%, e la caduta è accelerata nelle ultime due settimane. La puzza di bruciato dunque c'è, anche se ancora non si vede nella borsa ufficiale sostenuta artificialmente dal pompaggio FED (e comunque si scende da 6 settimane consecutive, il Dow sotto i 12 mila, lo sp500 -7,5% dal massimo di inizio maggio, nasdaq e russell passati in negativo da inizio anno).
Il punto è che il sistema è molto più vulnerabile da effetti contagio vari, rispetto a quanto si pensi comunemente. Anche il recupero del dollaro e l'eccesso di rifugio nella carta straccia emessa dal governo USA, possono stare ad indicare un inizio di smobilizzo delle leve. Vedremo se dalla puzza di bruciato si passa alla fiammata vera e propria.
MATERIE PRIME: niente oro a Fort Knox?
ECONOMIA: puzza di bruciato
Sui mercati creditizi si inizia a sentire puzza di bruciato. Ma prima, come usuale, è bene "ripassare" il contesto.
Il mondo è nel pieno della più grande e più lunga (ormai ultra decennale) Superbolla finanziaria della Storia. Un sistema globale disfunzionale sta operando – essenzialmente- senza meccanismi che regolino la quantità e la qualità del debito emesso. Il prestito bancario tradizionale è stato largamente sopravanzato dalla trasformazione di prestiti in titoli commerciabili, processo noto come "securitization", sfociato nella creazione a piramide rovesciata di una moltitudine di strumenti sofisticati. L'espansione del credito, pertanto, che prima trovava un limite nei depositi bancari esistenti ed era regolabile tramite la riserva obbligatoria, non avendo più tale limite è così potuto crescere esponenzialmente, diventando sempre più scollegato dalla produzione e dall'economia reale (anzi ha favorito la deindustrializzazione).
Questa, in estrema sintesi, l'origine di tutti i mali. Di chi la colpa? Innanzitutto della FED che con Greenspan ad inizio anni 90 ha attizzato il fenomeno, adottando inoltre un approccio asimmetrico , in cui mentre non faceva niente per frenare le singole bolle, invece interveniva aggressivamente non appena esse scoppiavano, ricreandone di nuove. L'espansione massiccia di debiti accoppiata ad una politica monetaria altamente lassista ha incitato un enorme speculazione amplificata da leve spettacolari (oltre 100 a 1).
In breve tempo questa patologia sorta negli USA, ha messo radici in tutto il mondo, a causa del dollaro moneta di riserva internazionale.
Nel 2008 era suonato un campanello d'allarme forte e chiaro, concretizzatosi in una devastante crisi di fiducia che ha fortemente impattato l'economia reale: milioni di posti di lavoro sono stati pe rsi per sempre. Il fallimento di Lehman in particolare, ha innescato il panico nei mercati globali del debito, mettendo in crisi le sofisticate strutture sopra citate. Ma, invece di capire la lezione e farne tesoro, i governi sono intervenuti a testa bassa con misure senza precedenti, sconvolgendo l'abc dei principi base del capitalismo.
Trilioni di strumenti debitori sono stati nazionalizzati, ed al contempo altri trilioni sono stati comprati da FED, BCE e altre banche centrali, nella più grande monetizzazione di tutti i tempi. Le perdite delle banche sono state fatte pagare, in un modo o nell'altro, ai contribuenti ed ai cittadini, presenti e futuri. Si è creata la nuova grande bolla della finanza pubblica. Nel frattempo, l'enorme deficit estero USA ed i flussi finanziari derivanti in un sistema di cambi essenzialmente fissi, ha inondato il mondo, creando eccesso di liquidità ed espansione dei debiti ovunque. Gli squilibri globali, crescenti da decenni, si sono avvitati in modo parabolico negli ultimi anni.
La debolezza strutturale del dollaro ha favorito inoltre il regime monetario europeo, nonostante l'insostenibilità logica di una moneta (e tassi d'interesse) comune ad economie profondamente diverse tra loro e dall'andamento divergente.
L'euro è sembrato un alternativa al dollaro, e poiché di questa alternativa si sentiva fortemente bisogno, ha avuto successo, anche se l'euro provoca potenti distorsioni economiche reali, sotto gli occhi di tutti. In particolare ha promosso eccessi debitori in tutta l'area europea, specie nella periferia (la Grecia, e gli altri PIIGS, hanno potuto beneficiare di condizioni finanziarie così appetibili, da spingerli all'iper indebitamento).
Ricapitolando: il dollaro debole e la Fed garante del sostegno illimitato alla speculazione; l'euro forte e la BCE garante di nessun default tra i titoli di stato; hanno rappresentato un eccezionale attizzatoio all'indebitamento senza limiti, alla speculazione ed al consumo al di sopra delle possibilità.
In un eccesso di indebitamento, c'è un altro elemento analitico da tenere presente, ed è la differenza tra debito produttivo e debito improduttivo. Nel momento in cui si crea nuovo debito, può sembrare una differenza puramente teorica, se esso serve per finanziare un investimento reale o una speculazione in borsa, perché in ogni caso viene introdotto nuovo potere d'acquisto.
Ma da un punto di vista sistemico a lungo termine, quando si tratta di rientrare dai debiti, la differenza è notevole. Durante la fase di boom i mercati non ci fanno attenzione, specie quando le autorità intervengono distorcendo le percezioni ed i comportamenti. Ad un certo punto, inevitabilmente, i mercati iniziano a cercare di capire se il debito in circolazione è produttivo oppure no.
Purtroppo la capacità di sostenere i debiti improduttivi nell'epoca attuale (finanza globale illimitata, dollaro malato, interventismo estremo delle autorità, etc.) pone grandi problemi.
In sintesi: i booms durano troppo, e le politiche seguite finiscono per colpire il cuore dei sistemi creditizi. Innanzitutto perché creano una fragile montagna di debito non supportato dalla sottostante capacità di creazione di ricchezza reale. Inoltre inflazionano l'economia creando dipendenze sistemiche dagli eccessi speculativi.
Infine, pompano i consumi ed i cattivi investimenti a spese di sani investimenti in capacità produttiva. Il boom alla fine implode, e la mancanza di adeguata capacità per generare ricchezza reale assicura una crisi severa ed un lungo periodo di aggiustamento, quando i governi perdono (finalmente) la possibilità di perpetuare le Bolle (come in Grecia, Portogallo, Irlanda, etc.).
In quel momento i mercati si trovano ad affrontare la dura realtà, che fin lì avevano cercato di ignorare; magari ci vuole tempo per capirlo veramente, ma poi giungono alla conclusione che gran parte del debito esistente non è sostenuto da ricchezza reale.
Con troppo debito improduttivo, solo ulteriori enormi addizionali iniezioni di nuova moneta possono impedire il collasso economico. Ma dal punto di vista fondamentale questa ricerca affannosa di evitare la resa dei conti , non fa che aumentare il conto da pagare. Come si sta vedendo con Grecia ed Irlanda, i costi dei "salvataggi" possono velocemente schizzare a significative porzioni del PIL.
Come ho scritto da tempo, la crisi greca (e dei PIIGS) sta alla bolla attuale, come la crisi dei subprime stava a quella ipotecar- immobiliare. Gli interventi aggressivi dell'ultimo anno (pompaggio Fed, "salvataggi" europei, monetizzazione globale) hanno ricreato il contesto altamente speculativo che c'era prima del 2008.
Adesso la QE2 della Fed termina a fine mese, ma nel frattempo l'economia USA è già in ricaduta economica, rischi ed incertezze non mancano, di colpo potrebbe riproporsi un ondata di riduzione delle leve. La puzza di bruciato inizia a sentirsi: sul Wall Street Journal , notando la caduta dei bonds "spazzatura" già si chiede alla Fed di fare la QE3.
Si osserva il deterioramento dei prezzi per una gamma di strumenti creditizi, inclusi prestiti ipotecari e vari derivati. E' possibile stia iniziando a ridursi la propensione al rischio. Ciò avviene soprattutto negli USA, l'impero del debito improduttivo. Paradossalmente la montagna di debito del tesoro, priva di assets sottostanti, viene ancora comprata come "rifugio": sembra sempre meno spazzatura dei titoli "spazzatura", e chi vende questi ultimi si compra i primi, fino ai ridicoli rendimenti registrati in questi giorni.
Le obbligazioni aziendali godono ancora di una certa domanda, sull'idea riflessa in borsa che i loro bilanci siano buoni; in realtà gli utili aziendali sono stati artificialmente gonfi ati dall'insostenibile deficit statale.
Si fa fatica a capirlo, così come prima del 2008 non si capiva la situazione dei mutui subprime. A proposito, questi ultimi pure avevano beneficiato dell'eccesso speculativo ricreatosi fino a poco fa.
Ma, non solo l'immobiliare USA continua ad andare male, bensì adesso vi sono problemi di liquidità per molti di questi titoli: da aprile, i prezzi sono scesi del 15-20%, e la caduta è accelerata nelle ultime due settimane. La puzza di bruciato dunque c'è, anche se ancora non si vede nella borsa ufficiale sostenuta artificialmente dal pompaggio FED (e comunque si scende da 6 settimane consecutive, il Dow sotto i 12 mila, lo sp500 -7,5% dal massimo di inizio maggio, nasdaq e russell passati in negativo da inizio anno).
Il punto è che il sistema è molto più vulnerabile da effetti contagio vari, rispetto a quanto si pensi comunemente. Anche il recupero del dollaro e l'eccesso di rifugio nella carta straccia emessa dal governo USA, possono stare ad indicare un inizio di smobilizzo delle leve. Vedremo se dalla puzza di bruciato si passa alla fiammata vera e propria.
MATERIE PRIME: niente oro a Fort Knox?
LA RESA DEI CONTI? - MERCATO LIBERO OSPITA LA NOTA DI MICHELE SPALLINO DEL 12 GIUGNO 2011!
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6 commenti:
The next Crisis is coming... and it's going
to be really really REALLY bad.
Remember, 2008 was largely a Crisis
concerning insolvent Wall Street banks.
The world central banks' response to
this was to transfer TRILLIONS of
garbage debt onto their countries'
balance sheets.
Which is why the next Crisis will
involve entire countries, not just
banks going belly up. It's already
happening in Greece. And it will
be coming to the US soon.
Indeed, the US has officially breached
its debt ceiling. In fact, the only thing
that stopped us from a default was
Tim Geithner raiding various pension
funds to buy more US debt.
And even Geithner claims that this
trick will be useless by early August.
Il Folletto
La citazione del Folletto significa solo una cosa: l'euro deve essere attaccato con la massima decisione perche' il dollaro si possa salvare, stiamo in campana
il fatto che i problemi di bilancio delle banche siano passati agli stati minando la loro stabilità con il grande debito improduttivo ci conferma che la speculazione è grandissima sia nelle obbligazioni che nelle azioni che nelle materie prime altrimenti per cosa i cinesi hanno costruito intere città che non sono abitate anche questo è investimento improduttivo.....
concordo pienamente su articolo e su quanto scritto da folletto...il problema vero è gli usa...è talmente grande che stanno cercando di fare strategia di debolezza su euro...perchè se gli usa non avessero il potere di stampare dollari su scala internazionale...beh..diciamo così...adesso della Grecia e dei pigs non si parlerebbe nemmeno...
a proposito di oro in USA!
qualcuno cortesemente mi sa spiegare cosa sono queste voci che dal 15-7 sarà vietato scambiare oro e argento negli USA? e quali saranno le probabili conseguenze? grazie in anticipo!
Tutte belle parole, ma tanto sanno tutti che i mercati e l'economia sono governati da altro, loro creano l'economia attraverso la stampa di denaro, è stato sempre così e portano le economia dove vogliono loro secondo dei processi storici da rispettare, l'economia e tutto il resto espansioni e recessioni sono solo processi per creare e distruggere ed arrivare piano piano al saccheggio globale degli stati, l'economia è solo pura finzione
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