LO "STATO" DELLA VERITA'
leggendo questa notizia mi sono domandato:
MA SE UNA PERSONA RACCONTA BALLE POSSO IO DARLE FIDUCIA? POSSO CONSIDERARLA MIO AMICO? POSSO ESSERE CONTENTO DI CONOSCERLO?
OPPURE SARO' SEMPRE ATTENTO E GUARDINGO QUANDO LUI PARLA, SE POTRO' CERCHERO' DI FREGARLO (VISTO CHE LUI CERCA DI FREGARE ME?)
LASCIO A VOI RISPONDERE.
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I DISOCCUPATI CI SONO MA NON SI VEDONO (PEZZI DI ARTICOLO TRATTI DA: LA REPUBBLICA)
La disoccupazione esiste: nella realtà e nella percezione. Ma parlarne è da irresponsabili e mostrarla anche peggio.
Basta pensare alla reazione del governo di fronte alle stime fornite dalla Banca d'Italia, che considera il tasso di disoccupazione "reale" superiore al 10%: 2.600.000 persone.
Un calcolo scorretto e fantasioso, secondo il ministro Sacconi. Perché associa ai disoccupati anche i cassintegrati cronici e i "lavoratori scoraggiati". Quelli, cioè, che rinunciano a cercare occupazione perché ritengono la situazione sfavorevole.
Un'operazione scorretta, quella praticata dalla coppia Epifani-Draghi. Entrambi disfattisti e, implicitamente, comunisti.
Imprenditori delle fabbriche che producono pessimismo, come li ha definiti il premier Berlusconi. Seminano sfiducia e rischiano, in questo modo, di alimentare una crisi che ormai è alle spalle.
Il 51% dei cittadini della UE (dati Eurobarometro) indica la disoccupazione fra le due principali emergenze da affrontare. E il 40% aggiunge anche la crisi economica. Tuttavia, nel nostro paese, questa percezione è anti-italiana. In contrasto con gli interessi nazionali e con la rappresentazione mediale della realtà.
Infatti, se si prendono in considerazione i telegiornali di prima serata delle reti Rai e Mediaset (rapporto dell'Osservatorio di Pavia per Unipolis, dicembre 2009), alla disoccupazione e alle difficoltà economiche delle famiglie, nel periodo fra il 18 ottobre e il 7 novembre 2009, viene dedicato il 7% delle notizie "ansiogene". Quelle, cioè, che raccontano fatti e contesti critici. L'anno prima, nello stesso periodo, lo spazio delle notizie riferite ai problemi economici e dell'occupazione sui telegiornali delle reti pubbliche e private era oltre 4 volte superiore: 27%.
Due anni prima, nell'autunno 2007, intorno al 16%. Per cui la disoccupazione c'è, si sente e fa paura. Ma non si deve dire troppo forte. E comunque non si vede.
Una analisi condotta dall'Osservatorio di Pavia (per Unipolis) in alcune settimane del 2008-9 sui telegiornali delle reti pubbliche di alcuni paesi europei, sottolinea come il numero delle notizie dedicato dal Tg1 al problema della disoccupazione sia circa un terzo rispetto ad Ard (Germania), un quarto rispetto alla Bbc (Gran Bretagna), un quarto a Tve (Spagna) e, infine, sei volte meno rispetto a France 2. Inutile rammentare il diverso trattamento riservato alla criminalità comune. Di gran lunga l'argomento "ansiogeno" più trattato dalla tivù italiana. In misura nettamente più ampia rispetto al resto d'Europa.
D'altra parte, la criminalità e la violenza spaventano ma piacciono al pubblico, come ha osservato Quentin Tarantino.
Le morti: occupano i palinsesti televisivi se diventano tragedie collettive. Oppure se si tratta di piccoli omicidi, catalogati nella criminalità "comune". Mentre gli incidenti sul lavoro non interessano.
I disoccupati mettono tristezza, a chi li guarda. Suscitano pessimismo. Per cui è meglio non mostrarli. Il reality-show della crisi quotidiana che coinvolge le persone e le famiglie: non interessa agli autori della scena mediatica. A coloro che orientano l'informazione. Così, i lavoratori (disoccupati, scoraggiati, minacciati), per esistere e resistere, invece di rivolgersi al sindacato, salgono sulle gru, si gettano dai ponti, a volte si suicidano. O bloccano ferrovie e autostrade. Aziende. Talora, sequestrano dirigenti e imprenditori. Atti violenti? Reati? Certo. In un paese dove la violenza e i reati vanno in scena quotidianamente - e in primo piano. Sui giornali e nei telegiornali, al centro dei talk-show, al cuore dell'infotainment. Per sfidare l'audience della criminalità comune, bisogna fare cose eccezionali. Parafrasando Humphrey Bogart: "È lo spettacolo bellezza! E tu non ci puoi fare niente. Niente".
LO "STATO" DELLA VERITA'
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4 commenti:
La seconda che hai detto.
Mi sto convincendo che il Q.I. medio non e' 100 ma moooooolto meno e me ne dispiace. Ritengo anche che questo non sia un destino ma una colpa.
S!
Purtroppo il Q.I. e basso ma non ce nemmeno l'interesse di capire le cose al mattino facendo colazione al bar ti rendi conto delle priorità dell'italiota medio
1 tuttosport da leggere
2 GF e la defilippi
3 cosa fa il vip di turno da emulare...
Purtroppo non ci si rende conto che se non si cambia la società da società fondata sul debito a società fondata sul risparmio e lavoro non si va da nessuna parte!!
Considerando che circa il 5% del denaro è realmente circolante e il restante 95% sono numeri dentro dei server per la maggior parte a debito si capisce come siamo messi e perchè le aziende vanno male e licenziano.
Senza il debito la nostra società si blocca in 2 ore!!!!!!!!!!!!!!!!
Mio nonno lavorando e risparmiando senza indebitarsi si è costruito una casa con due alloggi e pertinenze con un giardino e dei capannoni in cui lavorava.....io me lo posso scordare.
Oggi la maggioranza delle persone, senza contrarre debito, non riuscirebbe a comprare un bilocale in periferia se non alla pensione...
Le aziende sopravvivono grazie ai debiti i pagamenti sono a babbo morto e la forza lavoro è considerata un costo e non una risorsa in cui investire a queste condizioni ci si stupisce della disoccupazione come un male da nascondere...
Forse se chi sta nella stanza dei bottoni avesse il coraggio di affrontare le cose sarebbe traumatico ma salutare, invece quì si gioca a nascondino come da bambini...
Forse ci sveglieremo un giorno con una brutta sorpresa!!!
Brugo519
Le 2 uscite "politiche" della giornata:
Brunetta: "ci vuole una legge per obbligare i 18enni a uscire di casa".
Tremonti: "passeremo dalla tassazione delle persone alla tassazione delle cose".
NO COMMENT. Lascio a Paolo carta bianca per commentare queste 2 dichiarazioni.
Saluti.
RedLizard
Dottore
non era James Stewart e non Bogart che disse "E' la stampa bellezza ........." :-)
Saluti
Umberto
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