STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


ARTICOLO INTERESSANTE CHE MI E' STATO INVIATO

Principi di economia privatista

Il fallimento sia dell’economia pianificata sovietica, finita in miseria, mafia e prostituzione, sia dell’oligopolio statalista e dirigista tipico delle democrazie formali delegate, impone un rovesciamento, una rivoluzione copernicana del modo di pensare e strutturare la scienza economica. Se qualcosa non funziona in un sistema socioeconomico vuol dire che i governanti hanno commesso uno o più errori, che a un dato bivio pregresso è stata imboccata la strada sbagliata.
Quanto ora detto vale a maggior ragione per l’Europa. Fino a meno di cento anni fa l’Europa, intesa come megasistema sufficientemente omogeneo di civiltà costituito dall’insieme dei Regni che la componevano, era la padrona del mondo, colei che aveva “la migliore probabilità di vittoria nella corsa allo sfruttamento delle ricchezze del globo”, per usare le parole dello Schmerb. I due decisivi errori al bivio che hanno portato quella che fu la Grande Europa all’attuale declino sono stati la svendita a poco prezzo dell’Impero Britannico e l’assunzione a principio di scienza del keynesianesimo.
L’inutile caparbietà di un Churchill nel non accettare le offerte di pace di Hitler nel 1940-41, portò il premier inglese a cedere l’immenso Impero Britannico agli USA in cambio del loro intervento militare. Non fu un grande affare. Suoi predecessori, da Addington a Disraeli, dimostrarono in momenti difficili ben altra lungimiranza: seppero prendere tempo e aspettare. Futuri storiografi, indipendenti da poteri e interessi odierni, giudicheranno la scelta di Churchill. Per l’Europa fu l’inizio della fine. Un Roosevelt frettolosamente desideroso di risparmiare soldi, tempo e vite umane statunitensi volle regalare una parte non irrilevante dell’ex Impero Britannico e metà dell’Europa al più sanguinario e squilibrato tiranno del Novecento, il comunista Stalin. Il resto è storia, risaputa ed evidente: oggi l’Europa non è più assolutamente in grado di contrastare politicamente, economicamente e militarmente i veri padroni del mondo, nemmeno quelli emergenti.
Al di là delle considerazioni storiche, quello che mi preme denunciare nel presente articolo è il formalismo dell’economia keynesiana, l’economia del clientelare e parassitario tassa e spendi, l’economia di carta dei ragionieri di regime, un patetico castello di carta di falsità spacciate nelle scuole e nelle università come verità accademiche. Il keynesianesimo è la teoria economica di facciata, di regime, perché a qualcuno, o a molti, così fa comodo che sia. Il keynesianesimo è il braccio armato dello statalismo in economia, è la trasposizione nel campo delle scienze economiche dell’orientamento al presente che caratterizza le tirannie oligarchiche travestite da democrazie formali delegate. Dopo Keynes la scienza economica è divenuta una scienza formale, mistificante, inducente all’errore. L’architettura keynesiana sia della scienza economica sia dei sistemi economici è stata ufficializzata, accademizzata, assurta al rango di principio scientifico, e adottata perfino dai suoi detrattori, venendo così a costituire una sorta di trappola mentale, di blindatura del pensiero ossequiente. E nemmeno è da imputare tutto questo al povero Keynes, un modestissimo economista, imbranato nelle sue fallimentari speculazioni di borsa, salvato dall’insolvenza da una colletta dei suoi amici… Sono i suoi interessati epigoni, al servizio delle oligarchie, che hanno visto nell’elementare e irreale architettura keynesiana la base per un’organizzazione predatoria e illiberale dei sistemi economici.
L’uscita dalla cieca visione keynesiana va utilmente accompagnata dal ribaltamento del postulato marxista secondo il quale l’economia costituisce la struttura della società, e il resto delle interazioni umane (cultura, politica, ecc.) sono solo sovrastrutture determinate dai rapporti economici. Lo sfruttamento economico è solo un aspetto, certo non marginale e sicuramente deteriore, di quei rapporti di potere in cui una delle parti è un potente d’infima qualità.
In realtà la vera struttura della società umana è il rapporto etologico di potere dominante – dominato. Tale modello esplicativo è ben più onnicomprensivo di qualsiasi altro perché basato sull’intrinseca natura dell’homo sapiens, prescinde dalle inutili illusioni consolatorie di chi non è intimamente attrezzato per affrontare la lotta per la migliore sopravvivenza, e ben contrasta i narratori interessati di favole menzognere.
I primi elementi da analizzare sono quindi i processi e le cause d’instaurazione del rapporto dominante - dominato e le modalità e gli strumenti della sua conservazione. E’ impossibile dare una visione vera, sostanziale dell’economia prescindendo da tale rapporto di potere: i rapporti economici sono conseguenze dei rapporti di potere, e non viceversa. Chi tenta di raccontarci un’economia avulsa dal rapporto dominante – dominato ci sta mentendo per proteggere il portafoglio e i redditi di chi lo paga, vuole confonderci e fuorviarci, mira a illuderci rinchiudendoci in una concezione falsata dei sistemi economici. Come un falsario che cerca di rifilarci una banconota da lui stampata, ci fornisce a nostro svantaggio una “scienza” economica formale, inautentica, interessatamente falsa.
Nella prospettiva del rapporto etologico dominante – dominato, è sostanziale tutto ciò che descrive correttamente la realtà di asservimento del dominato al dominante. E’ sostanziale e decisiva l’analisi della qualità del dominante. Colui che si impone per i suoi meriti e le sue capacità viene spontaneamente riconosciuto come dominante, e cura la qualità della vita dei dominati come se costoro fossero suoi beni. Al contrario, il dominante d’infima qualità, quello che si impone con la violenza, col crimine, col furto, con l’inganno, col tradimento mantiene i governati nelle peggiori condizioni possibili, perché sa che peggiore è la qualità di vita dei governati, tanto meglio è per lui, il suo scranno e la sua greppia saranno più sicuri. Il dominante che non viene riconosciuto come “signore” per le sue virtù, ma che impone il suo dominio con la forza bruta necessariamente e intrinsecamente unita alla slealtà e alla menzogna propagandata, ha bisogno di ideologie formali, false, per nascondere che il suo potere è contro il diritto naturale. E ha bisogno, per evitare che lo eliminino, di mantenere i suoi servi ignoranti, stupidi, abbrutiti e proletarizzati.
E’ formale e inautentico tutto ciò che viene usato per instaurare in modo ingannevole il rapporto dominante – dominato, magari sovvertendo equilibri politici preesistenti. Il classico esempio storico di una tale situazione è dato dalla rivoluzione francese, dai banchieri parigini che, perpetrando un imbroglio, una truffa iniziale, mandavano i sanculotti a morire promettendo loro quelle liberté egalité et fraternité assolutamente mai realizzate, né allora né in seguito, in nessun paese e in nessuna epoca storica, semplicemente perché impossibili, contrarie alla naturale interazione sociale dell’essere vivente “uomo”.
Formale e plagiante è tutto ciò che viene usato dal dominante non spontaneamente riconosciuto per mantenere il potere, attraverso la pianificazione delle vite dei dominati, il controllo sulle loro menti, sulle loro pulsioni e sulle risposte da dare a tali pulsioni, come sono formali la strutturazione dello stato e quella del sistema economico strumentali a tale finalità di perpetuazione di un potere scadente e imposto.
Formale e plagiante è ciò che viene fatto credere dai dominanti qualitativamente peggiori ad un popolo di dominati ridotto o lasciato privo di strumenti culturali e di identità, e quindi indifeso di fronte a tale ondata di menzogne. Il formalismo è perciò uno strumento di controllo sociale, serve a deviare i processi di pensiero e le credenze diffuse dei dominati. Esso è strumento simile ma non uguale alla propaganda di regime. In quest’ultima infatti il regime si mostra e viene riconosciuto come tale, quindi, per definizione e per sua natura, tirannico, illiberale, antidemocratico, predatorio. In un regime l’antidemocraticità è quindi conclamata, e vi è un’opposizione, sia essa costituita da una minoranza di ribelli o di intellettuali, oppure dalla maggioranza della popolazione tenuta sotto con la violenza. Al contrario, nelle tirannie oligarchiche travestite da democrazie formali delegate ciò che è formalmente conclamato è proprio la democraticità, comprovata da formali elezioni sostanzialmente controllate e pilotate. Una scienza economica che ignori tale formalismo e ne prescinda nega a priori il suo essere scienza, divenendo essa stessa formale, di regime.
L’economia vera è la scienza dei ceti produttivi, intesi come famiglie private capaci di organizzare se stesse e il proprio lavoro per produrre, accumulare, conservare e accrescere ricchezza. Sono le famiglie appartenenti ai ceti produttivi che producono ricchezza, non lo stato: lo stato ruba ricchezza alle famiglie di lavoratori per darla a beneficiari privati designati arbitrariamente.
Centro del sistema economico è la famiglia privata quale soggetto produttore, non i numeri e i conteggi. L’economia formale di regime limita volutamente il suo campo agli aspetti quantitativi, per giunta impostandoli in modo arbitrario e falsificante. L’economia privatista ha invece come primo oggetto l’aspetto qualitativo, soggettivo, personalistico e familiare insieme, dinastico, tecnologico, dell’accumulazione di ricchezza, dell’aumento della ricchezza esistente, un know how onnicomprensivo, esistenziale, tramandato di padre in figlio, nell’ambito delle relazioni di potere presenti a livello locale o globale. Si può affermare, come regola suscettibile di eccezioni, che queste relazioni di potere si presentano come limitazioni ed ostacoli a quella famiglia privata che voglia accrescere la sua ricchezza basandosi solo sui suoi meriti e capacità e contando solo sulle proprie forze. Per tale famiglia di lavoratori lo stato, quale apparato in mano ad altre famiglie private (quelle dei padroni del momento), rappresenta il primo nemico, così come suoi primi nemici sono le famiglie dei padroni dello stato. Le famiglie padrone dello stato e lo stato loro strumento e proprietà appaiono alla famiglia di lavoratori come un unico moloch predatorio avverso e odiato. Pur tuttavia tali “stataliste” limitazioni, ostacoli, balzelli, pericoli e ostilità che la famiglia di lavoratori incontra nel suo operare economico devono essere oggetto della scienza che studia l’accumulazione della ricchezza. Altrimenti tale scienza è una scienza formale, finta, ingannevole, organizzata per ingannare.
Vi sono due basilari concetti economici che dimostrano meglio di altri il formalismo, la falsità delle teorie economiche accademizzate, di regime: il P.I.L. e l’inflazione.
Il P.I.L., o prodotto interno lordo, è una grandezza contabile che diviene strumento d’inganno quando viene usata come misuratore del livello di ricchezza dei cittadini e/o della qualità di vita.
Se chiedo a una qualsiasi persona sensata “Quanto sei ricco?” nessuno mi risponderà “Quest’anno ho prodotto 1000 euro in più dell’anno precedente”. Al contrario, tutti mi faranno un quadro del loro stato patrimoniale, sommando il valore dei loro beni immobili e mobili: case, terreni, imprese, risparmi, BOT, obbligazioni, azioni, fondi, crediti, gioielli, opere d’arte e d’antiquariato, e quant’altro. Questa è la ricchezza privata esistente in una famiglia, frutto del lavoro e del risparmio di generazioni. Se sommiamo le ricchezze di tutte le famiglie italiane alle ricchezze di proprietà degli enti pubblici (stato, comuni ecc.) abbiamo la ricchezza nazionale, l’unico vero indicatore della ricchezza di un paese. Il tanto sbandierato P.I.L. invece altro non rappresenta che quanta ricchezza nuova è stata prodotta (o distrutta se negativo) in un anno. Il P.I.L. è la variazione annua dello stock di ricchezza esistente, quindi solo una variazione, relativamente trascurabile, quasi ininfluente, e non misura assolutamente la ricchezza di un paese. Può essere paragonato al risultato di un conto economico. Ma mentre per un’impresa il risultato di gestione può avere una certa rilevanza quantitativa in rapporto allo stato patrimoniale, per un’intera nazione e per le singole famiglie private che la compongono il valore del rapporto tra la nuova ricchezza prodotta nell’anno e la ricchezza accumulata esistente è nettamente inferiore, quantitativamente secondario.
Ma il bello è che i controllati mass media di regime, per venirci a raccontare se il paese va bene o va male, nemmeno fanno riferimento al P.I.L., questa trascurabile variazione della ricchezza esistente, ma alla variazione del P.I.L., cioè alla variazione della variazione! Quindi a un dato infinitesimale, assolutamente irrilevante.
Usare il P.I.L. o addirittura la sua variazione per misurare la ricchezza di una nazione è una presa per i fondelli. A nostro uso e consumo. E vi è un motivo ben preciso per il quale questa presa in giro viene messa in atto. Utilizzare il P.I.L. o la sua variazione per misurare la ricchezza serve a nascondere un altro dato, di dimensioni gigantesche, del quale nessuno parla e nessuno deve parlare. Abbiamo visto che lo stock di ricchezza esistente, il vero misuratore della ricchezza stessa, è formato da beni immobili e da valori mobiliari: BOT, BTP, depositi, obbligazioni, crediti, liquidità: i valori mobiliari sono nominali, cioè espressi e definiti in moneta. Nella storia dell’uomo civile, la vera moneta è sempre stata d’oro o di altro metallo prezioso, è intrinsecamente un pezzo d’oro sul quale è inciso il suo peso, garantito dal governante o da un emittente di riconosciuto prestigio. Ma la nostra moneta, quella che gli odierni dominanti c’impongono col corso forzoso, non è oro, bensì carta stampata, carta straccia. E’ una moneta fittizia, formale, nemmeno convertibile in oro. Basta stamparne di più, troppa, e perde subito di valore, di potere d’acquisto, e con essa perde di valore tutta quella parte mobiliare del nostro patrimonio espressa in moneta. Un eccesso di carta moneta provoca l’inflazione, cioè l’aumento generalizzato del livello dei prezzi. Ciò vuol dire che quella parte del patrimonio delle famiglie (e del paese) definito in termini monetari (BOT, depositi, risparmi ecc.) perde potere d’acquisto, si riduce: questa riduzione è ricchezza che viene sottratta alle famiglie.
Un esempio numerico chiarirà il processo di confisca sotteso. Se il mio patrimonio è composto per 200.000 euro dalla casa dove abito e per 100.000 euro dai risparmi miei e dei miei genitori, poco m’importa se quest’anno ho guadagnato 1000 euro in più dell’anno scorso. Un’inflazione reale al 10% annuo mi divora in un anno ben 10.000 euro di potere d’acquisto: i miei 100.000 euro di risparmi dopo un anno sono divenuti, a prezzi costanti, 90.000. Mi hanno derubato, attraverso l’inflazione, di ben 10.000 euro! Facciamo le dovute proporzioni quantitative: un conto sono i 1000 euro di aumento del mio “P.I.L.”, un altro conto è la diminuzione del mio patrimonio, della mia ricchezza privata, in termini di potere d’acquisto, di ben 10.000 euro. E’ irrilevante quanto io ho prodotto in più rispetto all’anno precedente; è invece molto rilevante quanto il mio patrimonio privato sia stato depredato dall’inflazione, dall’inflation tax. Dopo un anno, ho sempre lo stesso immobile (invecchiato di un anno) e un potere d’acquisto dei miei soldi risparmiati diminuito del 10%. E l’anno successivo la depredazione si ripeterà, e così per ogni anno a venire.
Viene da chiedersi perché nessun economista di regime parla di queste cose e in questi termini. La risposta è semplice: l’inflazione è il principale strumento di redistribuzione occulta della ricchezza esistente, a favore dei soggetti e delle famiglie che controllano lo stato. Provocare inflazione attraverso un eccesso di carta moneta ha lo stesso effetto di una pesantissima imposta patrimoniale sulla parte mobiliare dei patrimoni delle famiglie: serve a sottrarre ricchezza mobiliare a chi se l’è sudata, ai lavoratori, ai risparmiatori. Serve a proletarizzare le famiglie dei dominati. Questa ricchezza viene sottratta, non distrutta: va a finire in altre tasche private attraverso i meccanismi della spesa pubblica.
Ogni spesa pubblica è, almeno potenzialmente, un furto legalizzato di ricchezza perpetrato ai danni dei cittadini e a favore dei soggetti beneficiari della spesa pubblica medesima, beneficiari determinati arbitrariamente da chi detiene il potere. Il gruppo coalizzato di famiglie di dominanti che ha acquisito il controllo su stato, fisco e istituto di emissione della moneta ha tre vie primarie per rubare ricchezza alle altre famiglie tramite una nuova spesa pubblica. Queste tre vie primarie differiscono tra loro per la modalità di finanziamento di tale nuova spesa. La si può finanziare aumentando il debito pubblico: lo stato si indebita prestandosi i soldi da altri soggetti e dando loro in cambio BOT, BTP, CCT ecc., e i cittadini dovranno poi, in qualche modo e di tasca loro, pagare tali debiti. La si può finanziare tassando redditi, patrimoni, trasferimenti e quant’altro. Oppure si può finanziare la nuova spesa pubblica stampando nuova ulteriore carta moneta.
La moneta cartacea in circolazione, priva di valore intrinseco, rappresenta, indipendentemente dalla sua quantità, il potere di acquistare i beni offerti o offribili sul mercato. Un aumento della quantità di moneta cartacea non accompagnato da un corrispondente aumento dell’offerta di beni si risolve in un aumento dei prezzi, cioè in inflazione. Il livello dei prezzi è quindi ben rappresentato dal rapporto tra la quantità di carta moneta e i beni offerti od offribili sul mercato, e, in ultima analisi, dal rapporto tra quantità di moneta e stock di beni esistenti.
La differenza tra la moneta cartacea e la moneta di metallo prezioso o convertibile in metallo prezioso sta nel fatto che la moneta cartacea è aumentabile all’infinito, la moneta d’oro o convertibile in oro no, in quanto vincolata alla quantità di riserve auree dell’emittente. Oggi, in regime di corso forzoso della moneta cartacea, detenere parti consistenti del proprio patrimonio in liquidità o valori mobiliari (BOT, depositi, ecc.) vuol dire mettere il destino della propria ricchezza nelle mani della discrezionalità e della bontà d’animo dei dominanti, delle famiglie che controllano lo stato. Costoro possono destinare alle loro tasche o a quelle di amici e clientes porzioni della ricchezza mobiliare dei cittadini semplicemente aumentando la quantità di carta moneta e finanziando con essa una spesa pubblica pilotata. Un aumento della spesa pubblica finanziato stampando carta moneta provoca inflazione e quindi perdita di valore della parte mobiliare, monetaria dei patrimoni dei cittadini. Tale ricchezza rubata finisce nelle tasche dei destinatari della nuova spesa pubblica: per questi beneficiari tale ricchezza acquisita, ancorché svalutata, è pur sempre ricchezza nuova, aggiuntiva; perciò costoro si arricchiscono indebitamente, mentre coloro che i soldi se li erano sudati e risparmiati vengono derubati e resi più poveri. L’utilizzo della carta moneta, la sostituzione della moneta aurea con la moneta di carta straccia, è quindi l’arma del delitto, forse il principale mezzo tramite il quale i dominanti tentano di assicurarsi la perpetuazione della loro permanenza al potere. La moneta è sì anche il mezzo attraverso cui la schiavitù si commercializza nello scambio di mercato lavoro contro salario, ma in tale ambito il rapporto di sfruttamento datore di lavoro – lavoratore è mediato e attenuato proprio dal mercato. Non è quindi tramite il mercato che si realizza il grosso dello sfruttamento, l’appropriazione della ricchezza creata dal lavoro altrui, bensì tramite lo stato – fisco – emittente (diretto o indiretto) di carta moneta, per mezzo dell’inflazione, della tassazione e dell’indebitamento pubblico.
Per verificare quanto affermo, basta paragonare il prezzo dell’oro con un prezzo – indice delle commodities. Tale indice internazionale delle materie prime costituisce infatti un misuratore dell’inflazione, ancorché grossolano, ben più veritiero degli indici governativi. Il prezzo dell’oro rapportato al prezzo – indice delle materie prime altro non rappresenta che il potere di acquisto che avrebbe avuto una moneta d’oro di un’oncia. Il rapporto tra il prezzo di un’oncia d’oro e l’indice Dow Jones UBS Commodities, era un anno fa 680,7/173.562 = 3,922. Oggi è 916/214,31 = 4,274. L’inflazione della moneta d’oro sarebbe stata inesistente, e i risparmi e i salari delle famiglie più che tutelati.
Quindi abbiamo inflazione perché la nostra ricchezza mobiliare non è espressa, sostanziata e tutelata da una moneta d’oro con valore intrinseco, ma da una moneta di carta straccia che i dominanti possono stampare a ruota libera, svalutando quella in nostro possesso. E questa formidabile depredazione dei patrimoni privati delle nostre famiglie è un fatto, concretissimo, non chiacchiere da telegiornale o da talk show. E’ sostanza, non forma. Eppure siamo indotti a prestare più attenzione a telegiornali e talk show che al nostro privatissimo impoverimento causato da tale depredazione, presentataci come inevitabile o addirittura normale e benefica per l’economia. La nostra attenzione viene deviata, distratta, e questo dovrebbe essere per noi il segnale che c’è qualcosa che non và. Non penso che saremo in grado di porre un valido rimedio, o almeno un argine, a tale continua depredazione, a tale inesorabile impoverimento delle nostre famiglie studiando i libri di Keynes o, che è lo stesso, i depliant delle offerte dei centri commerciali.

Avv. Filippo Matteucci
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31 commenti:

Unknown ha detto...

La lettura è impegnativa ma trovate il tempo per arrivare alla fine. Articolo interessante, sia l'analisi "storica" del declino dell'Europa che quella economica finanziaria.

Giacomo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Articolo eccellente. Mai troppo citato il riferimento alla moneta d'oro: già gli imperatori romani dell'anarchia militare (Decio Traiano, Gordiano III, etc.) avevano capito che "truccare" il valore facciale delle monete in circolazione, coniandole in rame al posto che in argento, era un ottimo metodo per ingannare la popolazione!

Anonimo ha detto...

Interessante e prezioso articolo.da assimilare profondamente.grazie e BUON ANNO a
tutti.
ANTONIO DA PADOVA

Anonimo ha detto...

Anche gli avvocati piangono miseria?

Anonimo ha detto...

lettera fantastica......comprenderla e farla propria è una delle poche via d'uscita che ci sono rimaste purtroppo siamo senza strumenti per poterla praticare con efficacia.
complimenti per lo scritto

Anonimo ha detto...

Ok non male.

Ma dirlo in meno parole ?

"La semplicità è l'arte praticata dal genio"

Cosa sempre più difficile da trovare.

Anonimo ha detto...

bellissimo.Complimenti

Anonimo ha detto...

Grandissimo articolo, sia per l'economia che per la parte iniziale riguardo l'europa. La parte politica e' molto importante perche' si parla di cio' che ha poi determinato la crisi irreversibile del pianeta. La germania fu punita eccessivsmente dopo la prima guerra mondiale, Hitler era un pazzo, si, ma soprattutto risulto' un imperialista imprudente per la Germania, pretese troppo. Churchill che pure non era uno stupido doveva prendere tempo invece che disfarsi dell'impero per orgoglio(se ne accorse dopo la guerra quando affermo' abbiamo ammazzato il maiale sbagliato, voleva dire che il comunismo era ancora peggiore del nazismo). Certo gli inglesi non erano degli agnellini e controllavano l'impero con metodi spicci, ma aver dato campo libero a quel -secondo me- sognatore idiota che era Roosvelt ha avuto infine le conseguenze sotto gli occhi di tutti: per battere il comunismo sono servite molte energie, e comunque ora satrapi e tiranni spadroneggiano in gran parte del mondo, con guerre e genocidi spesso ai danni dei cristiani; un enorme aumento della popolazione e della poverta' sta distruggendo il pianeta, credo che per i nostri nipoti non restera' nulla. Ma i piu' patetici di tutti sono poi stati gli inglesi che, per illudersi di avere ancora l'antico prestigio , assecondano in tutte le guerre gli americani. Ed hanno poi compiuto un altro incredibile errore in quanto hanno pensato che aderire alla Ue volesse dire sottomettersi di nuovo alla Germania. In europa avrebbero potuto dare un grande contributo politico. Indubbiamente con la seconda guerra mondiale gli europei portatori di antiche civilta' hanno abdicato, distruggendosi a vicenda senza mai riprendersi, ed il mondo sta pagando.

Gianni ha detto...

complimenti avvocato, analisi profonda ed accurata, se lei non è un lavoratore dipendente potrà facilmente "difendersi" aumentando l'onorario delle sue prestazioni professionali.
Buon Anno Nuovo.

Anonimo ha detto...

http://www.finanzaediritto.it/articoli/principi-di-economia-privatista-4096.html

L'economista libertarian Filippo Matteucci di San Ginesio, molto vicino agli anarco-capitalisti.

http://lesemigresauteaparty.blogspot.com/

Bene bene, incominciamo a riparlare di Ludwig Von Mises, Friedrich August Von Hayek, Murray Newton Rothbard, Hans-Hermann Hoppe, Jesus Huerta De Soto.

L'unico erore rilevante del saggio di Matteucci è distinguere lo Statalismo dal Socialismo, cosa che Von Mises e discepoli hanno sempre identificato.

Diciamo che le obiezioni più comuni a questi principi che mi vengono fatte sono che il mondo ormai va in un modo diverso, che la maggioranza della gente non capisce, non vuole: in realtà è bastata 1 sola persona 2000 anni fà e 12 seguaci o 1 sola persona 1400 anni fà per fare le rivoluzioni dell'umanità.

Carlo Lottieri, sicuramente uno dei migliori, più fini e più colti pensatori dell'economia austriaca in Italia, professore di filosofia del diritto all'Università di Siena, mi ha insegnato che ripartendo dall'aristocrazia dell'Ethos (e non del censo) si può riformare il mondo in senso libertario.

Continuiamo così.

Ottima fine e nuon inizio.

Il Folletto

Anonimo ha detto...

http://jsmineset.com/wp-content/uploads/2009/12/Sprott-Is-it-all-Just-a-Ponzi-Scheme_.pdf

In sintesi

The fact that
the Federal Reserve and US Treasury cannot identify the second largest buyer of treasury securities
this year proves that the traditional buyers are not keeping pace with the US government’s defi cit
spending. It makes us wonder if it’s all just a Ponzi scheme.

Il Folletto

Anonimo ha detto...

In the name of the Dollar, the Treasury, and the Federal Reserve.

Amen


Hyperinflation is NOT high inflation. Hyperinflation assumes a loss of confidence in the currency (currency crisis).

http://www.zerohedge.com/article/key-theme-interview-shadowstats-john-williams-you-guessed-it-hyperinflation-and-death-us-eco

For the individual, what you need to do, from an investment standpoint, look to preserve your wealth and assets. Don't worry about the day-to-day fluctuations in the markets.

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa al Folletto, ma dubito di avere capito il significato di "Ethos". Escluderei il significato Aristotelico. Gradirei un chiarimento. Articolo da leggere per intero. Fa riflettere. Roberto.

Anonimo ha detto...

Lo schema di Dionigi di Siracusa.

http://mises.org/daily/3936

Dionisio I (in greco Διονύσιος), detto il Vecchio, conosciuto anche come Dionigi (430 a.C. – 367 a.C.) fu un tiranno di Siracusa. Per le sue capacità tattiche ed il potere accumulato divenne il più famoso dei tiranni greci, prototipo del potere assoluto in contrapposizione alla democrazia nella antichità classica.

Risalgono al tempo di Dionisio I due nominali in bronzo. Il più grande pesa circa 40 g e reca nel diritto una testa elmata di Athena, secondo il modello dello statere d'argento (o didramma) di Corinto, il rovescio mostra due delfini ai lati di una stella.

Il nominale più piccolo ha la stessa testa sul diritto e sul rovescio un ippocampo e pesa circa 8g. La più piccola è un quinto del pezzo più grande. Questa monetazione è la dimostrazione di un'operazione finanziaria attuata con disinvoltura dal tiranno. Infatti il rapporto 1/5 si aveva tra dracma e litra, d'argento o di bronzo.

Prima di Dionisio la litra di bronzo pesava circa 16 g. Contemporaneamente decretò che lo statere di Corinto del peso di 8,5 g equivalesse al tetradramma d'argento (di norma 17,5 g) e ne autorizzò la circolazione in tutto il suo regno.

Il Folletto

Anonimo ha detto...

"L’inutile caparbietà di un Churchill nel non accettare le offerte di pace di Hitler nel 1940-41, portò il premier inglese a cedere l’immenso Impero Britannico agli USA in cambio del loro intervento militare. Non fu un grande affare. Suoi predecessori, da Addington a Disraeli, dimostrarono in momenti difficili ben altra lungimiranza: seppero prendere tempo e aspettare. Futuri storiografi, indipendenti da poteri e interessi odierni, giudicheranno la scelta di Churchill. Per l’Europa fu l’inizio della fine. Un Roosevelt frettolosamente desideroso di risparmiare soldi, tempo e vite umane statunitensi volle regalare una parte non irrilevante dell’ex Impero Britannico e metà dell’Europa al più sanguinario e squilibrato tiranno del Novecento, il comunista Stalin."

Semplicemente delirante. Complimenti...

Anonimo ha detto...

consiglio la lettura del libro di Andrea De Marchi "Inflazione,Malattia primaria"
(www.usemlab.com)
saluti fabrizio

Anonimo ha detto...

Mi soffermo sull'iniziale premessa storica che mi pare scricchioli molto.

"Fidarsi" di Hitler era una follia politica, oltre che etica.
Se Churcill avesse trattato, non si sarebbe messo certo al sicuro dalla volontà espansionista dei nazisti, anzi questo sarebbe stato interpretato come un segno di debolezza.

D'altra parte, l'affidabilità degli accordi con Hitler era pressoché nulla, come dimostra il patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop del 1939, che fu rotto nel 41 con l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica (operazione Barbarossa).

Non si tratta di aspettare storici non compromessi (con chi poi?) per aver chiari questi aspetti. Se escludiamo i negazionisti, e su questo spererei che fossimo tutti d'accordo, la letteratura è sterminata e esaustiva.

Saluti
Francesco

Anonimo ha detto...

IL SENSO DELLA VITA E' LA VITA, E IL FINE DELLA VITA E' LA FINE ...
Quindi ci siamo capiti ....:)

Anonimo ha detto...

ottimo articolo

______

La matrice progressista della nuova tirannia

di Juan Manuel de Prada

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1340484

Anonimo ha detto...

Il settimanale statunitense “TIME” ha incoronato «Uomo dell’anno» Ben Shlomo Bernanke, il governatore della Federal Reserve americana (FED). Bernanke era il banchiere centrale nel momento in cui la crisi è esplosa, dunque le responsabilità di questo «grand’uomo» non sono certo piccole. Ma, con la scelta di Bernanke, il settimanale “TIME” indica in lui l’uomo che ha fatto di più contro la crisi americana e globale… Del resto pochi mesi fa anche il Presidente Obama nel riconfermare Bernanke nel suo incarico lo aveva salutato come colui che ha risolto la crisi, evitando una nuova Grande Depressione. Negli ultimi mesi invece sono uscite molte notizie che dimostrano come la vicinanza di Bernanke con gli ambienti bancari responsabili della crisi ha superato spesso i limiti della decenza. Fu lui ad accettare la falsificazione delle norme bancarie, lui a non opporsi alla frettolosa restituzione degli aiuti statali da parte delle grandi banche per sottrarsi ai limiti sui bonus, lui a minimizzare la necessità di una riforma in profondità del sistema e ancora lui ad opporsi strenuamente alla richiesta di diffondere l’elenco delle banche che sono state soccorse negli ultimi mesi, con le annesse motivazioni.
Ci si chiede se siamo giunti a livello di manicomio, oppure se si stanno giocando le mosse decisive di un piano globalista che vuole instaurare un impero mondiale?
La crisi economica attuale non è solo una crisi peggiore di quella del 1929-1933. Infatti, l’iperinflazione, quando la si lascia scatenare, azzera il debito pubblico ed il risparmio privato, ma soprattutto sradica ogni precedente struttura istituzionale. Forse è questo lo scopo segreto dei vari governatori della Federal Riserve - tra cui Bernanke -, che nel corso degli ultimi 20 anni hanno posto le premesse dell’iperinflazione. Il loro vero intento, nel porre le premesse dell’iperinflazione, era far in modo che si imponesse la costituzione di una banca centrale mondiale e di conseguenza pervenire ad un Governo Mondiale. Con più di sei miliardi di abitanti nel mondo, l’instaurazione di un impero mondiale significa che potremo ben presto dire addio ad ogni residua parvenza di democrazia e libertà…

http://www.fattisentire.org/modules.php?name=News&file=print&sid=3346

Anonimo ha detto...

Analisi storica , a mio avviso , stravagante...

Con il senno di poi..... anche mio zio a 17 anni non sarebbe andato ad aiutare gli sfollati vicino all'ospedale della mia città nel 1943.Si ritrovò a Buchenvald e tornò dopo due anni pesando 37 chili.
Non condivido le certezze espresse a posteriori...troppo facile.
Complimenti per la stesura e la dimestichezza estrema del linguaggio.Mi è sembrato però una dimostrazione eccessiva di "muscoli"....di nozioni e ragionamenti.
Resta la necessità di presentare argomenti più "reali" e vicini alla triste ovvietà quotidiana.
Leggendo articoli di quotidiani del 1850 si ritrovano le medesime dispute economiche , ricchi contro poveri e viceversa.
E'sempre esistito.
Ipotizzare la creazione di ricchezza proveniente da un "non sfruttamento"di qualcosa o qualcuno mi riesce difficile.
Sappiamo bene che la redistribuzione della ricchezza è un'idiozia, non nelle intenzioni,ma nella sua reale impraticabilità storico economica.
E' argomento simile all'invito ad essere caritatevoli espresso da persone che guadagnano in un giorno quello che tu guadagni in un anno.
Troppo facile.
Il "popolo " è ostaggio , quindi servo, della propria avidità e ricerca di potere.
Tutti i genitori vorrebbero un figlio medico o avvocato.
Ma chi gli sturerà il w.c. intasato? Chi laverà gli anziani che , incontinenti, usano il pannolone? La risposta è -"nemmeno i figli-". Per questo c'è la badante...
Siamo nel nostro piccolo tutti cittadini di serie A o B o C oppure D.
I ragionamneti economico-filosofici sono aria.
Le persone che hanno perso il loro capitale avevano sperato (illusi) che acquistando quel titolo ,od azione, si sarebbero arricchiti facilmente e velocemente...
Tutti dobbiamo tornare ad interpretare il mondo nella sua concretezza ...anche se in questi giorni un amico chirurgo estetico sta lavorando molto....infatti numerosi regali natalizi sono stati seno , labbra e culi (scusatemi) nuovi.
Il sistema siamo noi.
Siamo noi il marcio.

Personalmente , trovo una persona veramente illuminata , Il Folletto che leggo sempre con piacere ed attenzione.

Grazie Barrai, sto diffondendo il tuo sito a tutte le persone che "Stanno dalla parte giusta"...

Marco
Udine

coa ha detto...

Gli argomenti trattati nella lettera sono numerosi, ognuno avrà condiviso qualcosa, tutto o niente. Data la profondità delle questioni penso sia naturale poter trovare contrasti con una realtà che di profondo ha sempre meno. Ogni giorno gli ideali e i valori cui le persone (non chiedetemi quante...) credono si scontrano con una realtà in apparenza sempre più superficiale. Bisogna perciò perdere ogni speranza e adeguarsi al sistema che ci circonda? Questa idea non mi trova d'accordo. A me non va di far parte passiva del "marcio" che ci circonda. Ammetto che forse è la mia giovane età che mi permette di avere qualche speranza di poter vivere secondo quei valori e i principi che sembrano non dover trovar posto nell'attuale società. Spero che il tempo non mi faccia cambiare idea. Spero di poter insegare un giorno ai miei figli quello che mio padre ha insegnato a me... e che ho in parte ritrovato nella lettera "Principi di economia privatista". Lettera che ho apprezzato in numerosi passaggi.
Grazie e augugri a tutti per un sereno 2010.
Vicenza

Anonimo ha detto...

@ Marco da Udine (e non solo)

"Dal semplice fatto che un individuo entra a far parte di una massa organizzata, scende diversi livelli della scala della civilizzazione. Isolato, potrebbe essere una persona colta; nella massa è un barbaro, vale a dire una persona che agisce istintivamente."
"Nella massa i pazzi, ignoranti e le persone invidiose sono liberati dal loro senso di debolezza e insignificanza e sono invece posseduti dalla nozione di una brutale, temporanea ed immensa forza. impossibile per il singolo individuo."

http://nsdottorx.blogspot.com/2009/12/gustave-le-bon-la-massa-1895_27.html

Il Folletto

All'anno prossimo per l'aristocrazia del Ethos.

Anonimo ha detto...

E dopo il tiranno Dionigi di Siracusa:

When Nero debased the silver standard of Rome, he did not simply clip the coins.

He left the denarias pure silver on the outside, and copper/silver inside.

He hid his activities much like the fact that we are not to know what took place in the bailout of the financial industry.

Sound somewhat familiar?

www.jsmineset.com

E non solo di tungsteno vogliamo intendere!!

Il Folletto

Anonimo ha detto...

@ Fabrizio

Andrea De Marchi "Inflazione,Malattia primaria"
(www.usemlab.com)

Continua così: ottimo Andrea De Marchi ma non dimentichiamo l'ottimissimo Francesco Carbone "Prevenibile ed Inevitabile" (www.usemlab.com).

La Scuola Austriaca di Economia!

Sono veramente contento che da più parti e con più istanze si stanno riscoprendo e risvelando ai più le istanze più belle della cultura moderna e non l'ottuso dirigismo dei programmi scolastici ministeriali.

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Mi spiace per lei avvocato ma è un articolo piagnone.
Suvvia,non sia troppo attaccato ai suoi tanti beni materiali che prima o poi li dobbiamo lasciare.
Ringrazi il Cielo e la Terra per quanto ha avuto, ha,e lascerà ai suoi figli.
Spero ed auspico ci possa essere una redistribuzione della ricchezza a favore di chi ne ha veramente bisogno ma ci credo poco.
Gesù Cristo ha detto: "voi cercate il regno dei cieli e il resto vi verrà dato in sovrappiù".
Buon Anno.
ulisse

Anonimo ha detto...

Ho trovato il tempo di leggerlo tutto.
Anche io la penso allo stesso modo. Lascio da parte le citazioni storiche che in parte condivido ma di cui sono poco ferrato.

Per il resto "chapeaux"

Alla fine riassumerei il tutto in pochi concetti:
- Esiste eccome un Grande Fratello (non quello televisivo). Noi siamo solo "contribuenti"

- Il Sistema cerca di farci credere che siamo in una democrazia ma alla fine ciò non è. Se per democrazia intendiamo "poter uscire di casa quando vogliamo e fare più o meno quello che ci pare", questa a mio avviso non è la Democrazia.

- I mercati sono pilotati da centri di potere che, se impazziti, riescono a mettere in difficoltà anche le Nazioni (vedi ultima crisi).

- Come dicevano gli antichi Romani "Panem et Circenses" e "Dividi ed Impera". Mai come di questi tempi detti come questi sono attualissimi.

- Stato e politici (tutti) se ne fregano altamente di noi. Usano il guinzaglio per non "perderci" e il forcone perchè non possiamo "avvicinarci" a loro più di tanto.

Grazie

FS

cesare ha detto...

a mio parere anche con scambi in natura,se la domanda cresce e la spesa publica e senza vincoli,si genera comunque inflazione.
Per non generare inflazione bisognerebbe avere il controllo totale,da chi conia la moneta a chi la spende,cosa impossibile da fare.Qindi con scambi di sole monete d'oro i miei risparmi sarebbero sicuramente più tutelati,ma non inmuni da rischi inflattivi
saluti
cesare

Anonimo ha detto...

Nel 2007 avevo intuito che qualcosa stava cambiando allora vedendo sul computer gli euro posseduti in banca,mi sono chiesto,questi non sono soldi ,sono numeri e possono scomparire da un momento all'altro,risparmi di una vita.allora ho comperato un appartamentino,che a differenza della carta straccia è qualcosa di piu consistente,dopo e venuta la crisi,l'ultimo bot riscosso era al 3,5 per cento al netto,voglio dire,è vero quello che possediamo in banca e tutta carta straccia che da un momento all'altro può scomparire- BUON 2010

daniele.dechiara ha detto...

Pessima analisi storica farcita d'ideologia. L'europa era destinata a perdere la sua centralità (e per fortuna!), quantomeno per i fattori evolutivi che hanno eliminato il colonialismo. Sostieni che Curchill avesse scelta e Roosvelt pure, ma il compromesso col nazismo non era una scelta possibile, e Stalin l'europa (per fortuna) se l'è presa da solo (e gli occidentali non erano felicissimi). L'attacco a Keynes è ancor più ideologico, ma nel complesso anche più sostenibile, non ho una laurea in economia, non entrerò nel merito. Ottima l'analisi del signoraggio, una delle più chiare e puntuali che abbia mai letto.