STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


TUTTI I GIORNI NON DIMENTICARE CHE VOGLIONO RUBARTI L'ACQUA!!! RIBELLATI


NON CREDETE AL MINISTRO CHE DICE CHE L'ACQUA RIMANE PUBBLICA ....NON SA COSA STA DICENDO...(O MEGLIO LO SA BENE , MA VUOLE CONFONDERTI) VUOL BUTTARE "ACQUA" SUL FUOCO....

NON CASCARCI

FRA 5 ANNI POTRESTI PENTIRTI AMARAMENTE DI NON AVER FATTO NULLA PER DIFENDERE UN TUO DIRITTO.

L' ACQUA NON DEVE ESSERE PRIVATIZZATA, NE LA RETE IDRICA, NE L'ACQUEDOTTO...


Ribellati alla privatizzazione dell'acqua.
Non credere a chi ti dice che i prezzi non aumenteranno.
Guarda quanto costa l'acqua in paesi dove è stata privatizzata.
Sii diffidente da chi ti racconta cose differenti
Ricordati cosa è accaduta con le precedenti privatizzazioni in italia e domandati perchè questa dovrebbe andare meglio.

RACCONTA QUESTA STORIA A TUTTI. PROPAGA L'IDEA CHE L'ACQUA DEVE RIMANERE BENE PUBBLICO.

FALLO IN FRETTA, NON C'E' TEMPO.

IN UN MESE DOBBIAMO DIVENTARE MILIONI...ORGANIZZARSI E COMBATTERE QUESTA INGIUSTIZIA!

CORAGGIO FALLO IN FRETTA E NON FARTI INTIMIDIRE.

SE VUOI PUOI ANCHE FIRMARE LA PETIZIONE:

PETIZIONE CONTRO PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA


DOMANI RACCONTALO AD ALMENO 10 PERSONE E RICORDA LORO DI FARE ALTRETTANTO!!!
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6 commenti:

Anonimo ha detto...

In Francia, a Parigi l’acqua ritornerà pubblica dal primo gennaio 2010. Il sindaco Bertrand Delanoe non ha rinnovato i contratti con le multinazionali Veolia e Suez . L’acqua sarà gestita da un ente pubblico: “Eau de Paris”. Il risparmio per i parigini sarà di almeno 30 milioni di euro all'anno.
fonte Beppe Grillo

Max

Anonimo ha detto...

http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=8540

Acqua libera? Il progetto del governo di “privatizzazione” dell’acqua non è rivoluzionario, ma sicuramente aiuta a mettere ordine in un settore ancora disarticolato. Lo spirito è quello di introdurre modalità di gestione efficiente di un servizio complesso, che va dalla captazione della risorsa idrica, il suo trasporto e potabilizzazione, e poi lo smaltimento dei reflui. Altri, come la Francia, hanno fatto la scelta contraria: vogliono innestare la retromarcia e tornare all’acqua di Stato.

Quale scelta è più razionale? Solo coi dati, si può rispondere. Per farlo, è anzitutto necessario sgombrare il campo da pregiudizi e falsità. Per capirci: chi agita lo spettro della privatizzazione, spara balle. La
proprietà dell’acqua è e resta pubblica. Magari sarebbe meglio il contrario, ma non è in agenda.
Quello di cui si discute sono le modalità di affidamento della gestione del servizio. Un servizio che costa, è delicato per le implicazioni sanitarie e di sicurezza, e richiede investimenti importanti per mantenere e sviluppare le reti. Oggi, più di un terzo dell’acqua che viene captata dagli acquedotti va perduta, con punte anche di gran lunga superiori alla metà.
Per fare tutte queste cose, servono responsabilità ed efficienza. Il sistema delle gare, che viene esteso dal progetto del governo, serve a perseguire questo obiettivo. Rendendo contendibile il mercato, si obbligano le imprese a offrire un servizio migliore. Se invece si assegna il monopolio eterno a una società pubblica, difficilmente si assisterà agli investimenti necessari: più facilmente, assunzioni facili.
E la qualità? E il prezzo? Nella misura in cui dipendono da chi gestisce i tubi, un meccanismo più competitivo è certamente più denso di garanzie, per il consumatore. Del resto, i prezzi dell’acqua - che peraltro sono in Italia sotto i livelli europei, e oggettivamente disallineati rispetto al reale valore della risorsa - non dipendono dalle imprese idriche, pubbliche o private, ma da enti pubblici come gli Ato. E’ vero che negli ultimi anni le tariffe sono aumentate. Ciò dipende, però, dal fatto che troppo a lungo l’acqua è stata venduta a prezzi di saldo: la politica tariffaria era instrumentum regni, un mezzo per comprare il consenso dei cittadini coi soldi che gli venivano sfilati di tasca per via fiscale. L’acqua è un bene scarso: se non costa il giusto, viene sprecata, ed è sovente questo che accade in Italia. La qualità è invece fissata per legge.
Se c’è un problema di rispetto delle norme, è tutto da dimostrare che un monopolista parapubblico sarebbe più affidabile. Al contrario, è essenziale predisporre dei controlli efficaci, magari attraverso un’adeguata attività di regolazione a livello nazionale. Da quando un minimo di disciplina è stato introdotto, la qualità media è comunque migliorata, soprattutto nel rapporto coi clienti.
La presunta privatizzazione è in realtà uno sforzo di razionalizzazione. Chi grida all’immaginario lupo privato, getta i consumatori in pasto alla belva feroce dello statalismo.

C'è una vera ossessione della sinistra italiana. Alcune settimane fa, sul Corriere della Sera, la scrittrice Dacia Maraini - che solitamente non si occupa di servizi "in rete" - ha portato un durissimo attacco al governo Berlusconi, accusato di sottrarre un bene tanto primario come l'acqua al suo legittimo proprietario, il popolo. Toni perfino più accessi ha usato uno dei campioni della sinistra no-global, padre Alex Zanotelli, che quando parla di questo tema sembra davvero perdere la testa. In una lettera sempre al Corriere, il padre comboniano ha chiesto il massimo dell'impegno di «tutti, al di là di fedi o di ideologie, perché "sorella acqua", fonte della vita, venga riconosciuta come diritto fondamentale umano e non sottoposta alla legge del mercato». Amen.

--continua---

Il Folletto

Anonimo ha detto...

In realtà, purtroppo sta succedendo ben poco su questo delicato tema, e quindi non c'è davvero ragione di scaldarsi in questa maniera. Il progetto governativo firmato da Fitto e Calderoli non prevede alcuna privatizzazione dell'acqua - il che vorrebbe dire, ovviamente, dei sistemi di gestione e distribuzione - e non è in alcun senso rivoluzionario. Ma è di questo che bisognerebbe lamentarsi. Come qualunque altro servizio, la distribuzione dell'acqua può essere meglio realizzata quando si abbandonano le logiche di monopolio e si entra in un quadro competitivo. Nella Sicilia di oggi l'acqua sarà anche pubblica, cioè gestita da enti in un modo o nell'altro controllati da burocrati e uomini di partito, ma questo non impedisce alla rete di essere un colabrodo. Perché in tali ambiti si possa avere un vero mercato bisognerà fare molti passi: e se nel 2008 qualcosa si è iniziato a fare con la legge 133, il cammino è ancora lungo. Basti pensare al problema dei prezzi e al fatto che le tariffe sono decise dagli Ato, che sono in sostanza soggetti politici, cui è affidato il compito di regolare la gestione dell'acqua e che hanno quindi anche il compito di determinare i costi che devono gravare sui cittadini. Un'autentica privatizzazione e liberalizzazione dell'acqua, insomma, è ancora lontana: e non in primo luogo per ragioni tecniche, ma per le fortissime resistenze che l'idea incontra.

Per giunta, quello di cui si discute in Italia è solo se la gestione di acquedotti e reti debba essere lasciata in mano ai monopolisti attuali oppure se essa debba essere affidata tramite gara. Si tratta insomma di vedere se quello che c'è oggi va bene (come sembrano dirci i difensori dello status quo), oppure se non vi siano imprese disposte a farsi avanti per proporre una gestione dell'acqua potabile e delle fognature con standard qualitativi più alti e prezzi inferiori. Il contrasto è essenzialmente culturale, ma rinvia a enormi resistenze, dato che se davvero ci si aprisse, anche timidamente, al mercato si finirebbe per mettere in discussione una serie di situazioni cristallizzate. L'acqua di Stato garantisce ai politici un bel numero di posti nei consigli d'amministrazione, insieme a notevoli opportunità di clientelismo. Senza dimenticare ciò che è già successo, negli anni scorsi, ossia che la costituzione degli Ato abbia finito per espropriare della loro autonomia decisionale una serie di realtà, anche molto piccole, che si erano attrezzate per amministrare in maniera autonoma la gestione dell'acqua.


---continua---

Anonimo ha detto...

In verità, e una volta di più, ci si trova schiacciati tra un ideologismo vetero-collettivista che giunge a definire l'acqua un "diritto umano" (cosa vuol dire? serve a far gestire meglio le reti idriche? aiuta ad assicurare che i costi non saranno esorbitanti?) e la furbizia di chi vuole aprire il mercato, ma solo in parte, perché ha già i propri progetti e intende cogliere in tal modo la facile opportunità di costruire una rendita: usando il privato per fare i profitti e la regolazione pubblica per evitare la competizione. Padre Zanotelli e Dacia Maraini possono evitare di agitarsi: in un modo o nell'altro, l'acqua resterà gestita dal grande Soviet di Stato e da tutte le sue articolazioni. Al massimo vedremo apparire qualche "oligarca" locale che si appoggerà al Pubblico per realizzare, alle solite, privatissimi guadagni. C'è anche chi, nella Puglia di NichiVendola, sta pensando di tornare all'antico: rimunicipalizzando l'importante acquedotto regionale, che era stato trasformato in una società per azioni. Quanti amano l'acqua di Stato, insomma, possono dormire sonni tranquilli.

Quelli che però dovrebbero preoccuparsi sono i cittadini, dal momento che in tal modo è difficile che si possano avere investimenti, ristrutturazioni e l'adozione di migliori tecnologie, e che quindi insomma si possa avere una qualità migliore a un prezzo più basso. In questa situazione, la cosa probabile è che molti rubinetti, anche la prossima estate, continueranno a restare del tutto asciutti.


Il Folletto (spunti di riflessioni di Carlo Lottieri)

P.S.: sto raccogliendo le Mie idee in un post che Ti invio fra un pò

Davide Nebuloni ha detto...

Un caro saluto,
potrei sapere perchè non riesco a firmare la petizione? Mi si dice che l'ho già firmata!
E non è vero...
Grazie...
Davide

Anonimo ha detto...

Nel mio paese (in provincia di Como) l'acquedotto è consortile (totalmente pubblico).
La tariffa è bassa e le dispersioni sono irrisorie. Fonte me stesso che sono consigliere comunale.

Eppure si sarà costretti a privatizzare un servizio che già è efficiente ed economico. Perchè?
Folletto dice che in Italia le tariffe sono le più basse di europa. Quindi non dipende dal prezzo.
La qualità è ottima. Io bevo acqua del rubinetto e in molti paesi in provincia si sta installando "gassificatori" per rendere frizzante l'acqua del rubinetto. Quindi è un problema di qualità? Direi di no.

Non è mai mancata l'acqua. Apro il rubinetto e l'acqua viene anche a ferragosto. MAgari qualche estate le persone sono invitate a bagnare meno il giardino, ma finora è stata una misura preventiva perchè interruzioni del servizio non ce ne sono mai stati. Non è un problema di servizio.

Il pensiero di Lottieri è sintetizzato dalla frase: « Non si capisce in base a quale argomento togliere soldi a chi produce ricchezza (il settore privato) e trasferirli a chi sostanzialmente vive delle risorse altrui (il settore pubblico) possa aiutare l'economia »

Direi un perfetto liberista alla Smith. (mi fa anche un po' arrabbiare) O meglio dire che, malgrado i grandi studi fatti, vuole rimanere al pensiero Aristotelico (individualismo).
Per favore Folletto gli faccia sapere che Platone il collettivista è morto e la storia ha dimostrato che il comunismo è e rimane la reazione (fallimentare) al liberismo/individualismo.

La risposta l'ha già data Nash che ha completato il pensiero liberista "il risultato migliore si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé e per il gruppo, secondo la teoria delle dinamiche dominanti".

Tornando all'acqua... privatizzare quello che è un monopolio naturale porterà vantaggi a qualche individuo non a tutti.