STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


ATTENZIONE ALL'ORO

Vale 1061 dollari ma il dollaro è forte su euro...

quindi RECORD DI PERIODO PER IL METALLO GIALLO PER L'INVESTITORE EUROPEO.

E poi dite che non lo sapevate.
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39 commenti:

Francesco ha detto...

Buongiorno a tutti,
scasate l'ignoranza, ho investito in oro... dovrei fare attenzione perchè potrebbe scendere o perchè è il caso di accumulare?
Grazie

Francesco ha detto...

Buongiorno a tutti,
scasate l'ignoranza, ho investito in oro... dovrei fare attenzione perchè potrebbe scendere o perchè è il caso di accumulare?
Grazie

Oltre76 ha detto...

Dott.Barrai, ci aiuti a interpretare la scommessa di Buffet:

WallStreet verso un recupero, maxi-acquisizione di Warren Buffett

Websim - 03/11/2009 14:40:39



I future sulla Borsa americana sono in recupero dopo la notizia che la società del finanziere Warren Buffett, Berkshire Hathaway, ha annunciato che acquisirà la società di trasporti ferroviari Burlington Northern Santa Fe. Si tratta della più grande acquisizione mai realizzata dal miliardario soprannominato l'Oracolo di Omaha.


I future sugli indici Dow Jones, S&P e Nasdaq, che due ore fa perdevano l'1,2%, adesso hanno ridotto il calo a -0,4%.

Berkshire Hathaway pagherà le azioni di Burlington Northern Santa Fe (BNI.N) a 100 dollari l'una, parte in contanti e parte in azioni, contro un prezzo di chiusura di ieri di 75 dollari. L'esborso totale sarà di 34 miliardi di dollari, cui si aggiungon 10 miliardi di debiti della Burlington.

Burlington Northern Santa Fe ha realizzato l'anno scorso un utile netto di 2,1 miliardi di dollari, su un fatturato di 18 miliardi di dollari, gestendo un'attività incentrata sul trasporto ferroviario di merci negli Stati Uniti e in Canada: in particolare, la società trasporta carbone, materie prime, metalli, minerali, legname, grano, automobili e beni di consumo. "La mia - ha commentato Warren Buffett - è una scommessa sul futuro dell'economia degli Stati Uniti".

Che scommessa vede Dott.Barrai nel trasporto ferroviario di materie prime? Grazie del suo contributo.

Anonimo ha detto...

buongiorno,
pare che i conti telecom non saranno affatto buoni... secondo lei il titolo già sconta la notizia oppure affonderà di nuovo verso l'euro?
saluti
P

Anonimo ha detto...

......se il dollaro recuperasse.....l'oro sarebbe da mollare allora?!!??!

Buona giornata

Anonimo ha detto...

scusa Paolo,a me risulta nuovo record in dollari,in euro quest'anno l'oro ha toccato i 25euro al grammo,al momento siamo a 23.60..comunque ormai ci siamo .io seguo i prezzi su goldprice.org,dove ci sono i grafici in quasi tutte le divise,$,euro,yen ecc.
maurizio f.

Anonimo ha detto...

quindi?

Anonimo ha detto...

Vale 1080.Non c'è male col dollaro a 1,46.
Fate buon viaggio.Mirco

Anonimo ha detto...

Impressionante movimento dell'oro, in questo momento fa 23.7 con l'euro, e 1080 l'oncia con il$!!! Lo seguo giornalmente e devo sottolineare che una tale forza (contro tutte le valute!!!) non la si riscontrava da diversi mesi a questa parte....direi dal grande panico del 2008!! che sia un segno di quello che sta per succedere??......vedremo.

felix115

Anonimo ha detto...

Per ora Warren non ha mai sbagliato.

Nicola

Anonimo ha detto...

Esatto Felix115!!

Il Folletto

BRUNO ha detto...

A sbagliato anche Warren...

Meno degli altri ma ha sbagliato anche lui...

Ci mancherebbe altro...

Bruno

Anonimo ha detto...

Da tempo i ranghi dei milionari si infittivano di giorno in giorno, e lo stile di vita dei nuovi ricchi diventava sempre più stravagante. Per alcuni i soldi erano come quelli del monopoli, per altri giocare in Borsa era come giocare a dadi. Un giovane avvocato racconta " non avevo nemmeno un soldo, mi feci prestare qualche somma dagli amici, ed ero pronto a far l'affare utilizzando il margin, ossia quel sistema che permetteva di pagare soltanto il 10% del valore delle azioni acquistate. Dopo pochi mesi giravo con in tasca un milione di dollari in contanti, sempre pronto a fare altri affari, o a comprarmi una macchina solo perchè alla sera finito il lavoro avevo perso il vaporetto per andare a casa".
Lui era avvocato, ma la stessa cosa fece il lift dell'ascensore della Borsa. Lo racconta un agente di cambio -Stokes- ". "Non volle stare a guardare; iniziò a comprarmi qualche azione di Radio al mattino a 100 dollari e verso mezzogiorno le vendeva a 130. Così un giorno dopo l'altro, aumentando sempre di più il pacchetto, in pochi mesi era diventato milionario".
Poi c'era in "parco buoi" dei piccoli investitori (pensionati, casalinghe, studenti, apprendisti finanzieri, gente di ogni ceto sociale) che passavano la giornata in Borsa a seguire l'andamento dei titoli, come faceva il lift. A metà ottobre almeno un milione e mezzo di americani possedeva un suo consistente giardinetto e altri 20 milioni di americani qualche pacchetto di azioni in mano lo aveva già, e si era fatto da solo il suo "giardinetto".

Il 22 Ottobre, martedì, a inizio seduta, quella "frangia scrollata di dosso" del giorno prima, aveva già allarmato alcuni speculatori che iniziarono a vendere. Intervenne allora il Mitchel citato già sopra (della Federal Reserve), che con un gruppo di banchieri decise di intervenire per frenare il ribasso acquistando alcuni corposi pacchetti per sostenere i corsi. L'allarme a fine seduta sembrava cessato.
Ma la mattina dopo, il 23 ottobre mercoledì, i primi a vendere furono alcuni operatori; quelli che operavano con i margin. Per non correre ulteriori rischi, cercavano di affrettarsi a incassare, correvano a vendere a rotta di collo per colmare l'enorme differenza che si andava creando di ora in ora fra il valore delle azioni comprate allo scoperto nei giorni precedenti (ancora da saldare) e la quotazione sempre più bassa del titolo che la telescrivente senza pietà registrava.

A fine seduta qualcuno già ci aveva rimesso le penne, e nemmeno un miracolo sarebbe riuscito a tappare tutti i buchi di quel grande colabrodo che loro stessi con tanta disinvoltura avevano creato. Ma fuori, pochi ancora sapevano del dramma che stava per compiersi. Ma la notizia iniziò a diffondersi, molti non dormirono la notte, la passarono a fare concitate telefonate (New York nel 1929 contava già 1.702.889 telefoni (6 volte l'intera Italia). E chi possedeva azioni aveva anche il telefono! In quella notte diventò rovente.
24 Ottobre - IL GIOVEDI NERO - Prima dell'apertura, ora molti sapevano, la notizia si era diffusa per tutta New York. Al mattino davanti alla Borsa si era radunata un gran rumorosa folla. Vera o falsa qualcuno sparse la voce che nella notte si erano già suicidati undici noti speculatori. Inizia il panico, la ressa, il timore di restare con un pugno di mosche in mano, inizia la psicosi della rovina.

INIZIA IL CAOS

"A metà mattinata c'era già il caos, dopo aver segnato un punto del non ritorno, si tocca il punto di collasso. Nell'aula della Borsa gli agenti cadevano in deliquio; altri uscivano dal palazzo urlando come presi da pazzia, mentre fuori, in Wall Street, la folla dei piccoli speculatori faceva ressa piangendo e gridando ad ogni notizia che segnava il polverizzarsi di patrimoni.
Il panico dei finanzieri era diventato isterismo e cupe tragedie spirituali seguivano alle tragedie materiali" (Ib.CorSera)

Anonimo ha detto...

Il vocio di migliaia di persone davanti alla borsa era ormai diventato un chiasso assordante. Ma ad un tratto scese un silenzio tombale dall'alto, infatti, tutti si misero a guardare in su. Dal tetto di un palazzo di fronte di dieci piani, si sporgeva un uomo; un altro suicidio? un'altra tragedia? un altro agente rovinato? Attimi di gelo nelle vene. Ma era semplicemente un carpentiere che dal tetto dove lavorava si era affacciato per curiosità nel sentire sotto tutto quel baccano. La psicosi del dramma aveva fatto il resto.
Ma il brutto doveva ancora accadere. Il giovedì 24 era stato nero (ed è questo passato alla storia), ma è la giornata del martedì del martedi 29 ottobre che fu infausto, e a distanza di anni economisti premi Nobel come Paul Samuelson preferiscono datare il collasso della Borsa in questo giorno, e non il 24.

Anonimo ha detto...

STATE CALMI. E' SOLO UN VUOTO D'ARIA

I colpi più duri li subirono i fondi di investimento; all'epoca chiamati Investment trust. Ma dietro a loro migliaia di istituti di credito che di fondi ne videro molti, ma quelli del barile ormai tutto raschiato, cioè vuoto.
Una curiosità, il Mitchel citato già sopra (della Federal Reserve, ed anche presidente della National City Bank) il "grande ottimista" quello che diceva "che nulla poteva fermare il mercato positivo" ci rimise fino all'ultimo centesimo; andò in rovina.
Il consorzio di "salvataggio" scatenò così la "tempesta" del naufragio collettivo. Il giorno più devastante nella storia del mercato azionario di New York . Segnò l'inizio della "grande depressione". Gli Stati Uniti piombarono di colpo in una crisi senza precedenti. Alcuni giornalisti, economisti, storici, cavillarono per anni (e cavillano ancora oggi) per dire che l'origine non fu solo borsistica, ma che la recessione era già in atto, mentre altri indicano gli speculatori avventurieri la vera causa.

Anonimo ha detto...

Gli Usa toccarono il fondo della crisi dal dicembre 1931 a ottobre 1932. La produzione raggiunse il livello più basso (46 punti se facciamo base 100 il 1928), 10 punti in meno rispetto al 1929. Il mercato azionario era ridotto a 1/6 rispetto al '29. Quanto alla disoccupazione i dati ufficiali stimano che all'acme della crisi rimasero a spasso 12 milioni di lavoratori.
A parte gli accennati motivi di questa crisi interna, la situazione si era ancor più aggravata con la crisi in Europa. Germania e Austria stavano crollando trascinandosi dietro altri paesi e le stesse banche americane; la Germania aveva sospeso i pagamenti delle riparazioni di guerra e le sue banche cessarono la loro attività facendo crollare tutto l'edificio dei famosi piani Dawes e Young (aiuti e investimenti in Germania fatti essenzialmente con il ben preciso scopo di farli lavorare per farsi pagare i debiti). Altrettanto accadde in Italia che nel '25 aveva ricevuto ingenti somme di banche americane, come la Morgan con 100 milioni di dollari in prestito, stornati alle industrie italiane dell'auto, gomma, siderurgiche..

Anonimo ha detto...

La Gran Bretagna (partner privilegiato degli Usa) investita a sua volta da una crisi, per problemi suoi interni abbandona il gold standard (o tallone aureo) trascinandosi dietro tutti i paesi del suo impero e i paesi vassalli di fatto. (Lionel Robbin, nel fare una rigorosa analisi di questo scellerato abbandono lo considera "un colpo fatale, una catastrofe di enormi proporzioni". E giunge perfino a dubitare che si sfiorò perfino la sopravvivenza delle democrazie europee dopo questo episodio. Gli inglesi riuscirono a far abbandonare il gold a 22 Paesi che chiusero così tutte le importazioni americane. Un altro ko per gli Usa.

Anonimo ha detto...

Di colpo Stati Uniti e Francia (con essi anche Italia, Svizzera (questa alla fine boicottò perfino con una campagna i prodotti Usa), Belgio, Paesi Bassi) non vendevano più nulla, non erano più competitivi. Sempre Hoover nelle sue memorie scrive "gli acquisti europei di prodotti agricoli praticamente cessarono; dappertutto, intorno a noi, le banche crollavano...Gli stranieri cominciarono a ritirare l'oro depositato presso di noi". Altro ko.

Anonimo ha detto...

Roosevelt vara comunque, non senza difficoltà, il New Deal; controllo rigoroso dei cambi; pianificazione autoritaria della produzione; blocco dei salari; autarchia, protezionismo e isolazionismo; sussidiarietà e previdenza sociale; sistematica politica deflazionistica. Insomma "Una soluzione alla tedesca - (scrive Claude Fohlen - La Storia, L'Età Contemporanea, di N.Tranfaglia e M.Firpo, ed. Garzanti, 4 vol.p.226) - imitata in vari stati dell'Europa centrale, soluzione che si impose parallelamente all'instaurazione del regime nazionalsocialista dopo l'ascesa al potere di Hitler nel gennaio del 1933".

Anche in America - come in Germania- gli industriali che aderirono alla "pianificazione autoritaria" della produzione si avvantaggiarono poi proprio nella successiva produzione bellica indirettamente nei mesi "pacifici" e poi direttamente con l'entrata in guerra, che Roosevelt a loro propose.
Altrettanto aveva fatto Hitler al gotha della finanza e alla Reichsverband (associazione industriali tedeschi) quando addirittura in anticipo di qualche mese propose (e impose autoritariamente - ma forse non lui ma i grandi industriali stessi) il suo (?) "Piano di spesa pubblica". Che sotto il profilo tecnico-economico era identico e sicuramente migliore di quello che stava varando Roosevelt. Il New Deal di Roosevelt era basato sul deficit di un bilancio o quanto meno su nuove forme di tassazione, ovviamente osteggiate dai Repubblicani e dai grandi trust; mentre quello tedesco era basato tutto sugli investimenti privati, cioè degli industriali, in altre parole della Reichsverband, e che Hitler chiamò poi Wirtschaftslenkung ("imprese private guidate") e ne facevano parte 29 organizzazioni (cartelli) industriali e 50 territoriali. Che non era certo la "creatura" di un caporale che aveva fatto la quinta elementare, e che non era capace di fare una moltiplicazione e una divisione. Quando sale le scale del Reichstag, tutta la politica economica era stata già pianificata, con una struttura economica altamente organizzata, già razionalizzata; infatti avevano già adottato il controllo dei cambi. Nel Piano c'era una rosa di provvedimenti dove c'era materia tecnica da far impallidire i più grandi economisti del mondo. E anche questi con tutta la buona volontà, data la mole di formule e di cifre, non potevano certo averla elaborata e organizzata in meno di tre mesi. Questo era un lavoro di anni, fatto dalle migliori menti dell'alta finanza tedesca. C'era l'espressione di tutto un intero "potente" mondo economico che voleva egemonizzare economicamente l'intera Europa.

Anonimo ha detto...

Nella Wirtschaftslenkung c'erano dentro: la Adler Sa, Aeg, Astra, Auto-Union, Bmw, Messerschmitt, Metall Union, Opta Radio, Optique Iena, Photo Agfa, Puch, Rheinmetall Borsig Ag, Schneider, Daimler Benz, Dornier, Erla, Goldschmitt, Heinkel, Solvay, Steyr, Telefunken, Valentin, Vistra, Volkswagen, Zeiss-Ikon, Zeitz, Zeppelin. La Deutsche Bank, la Commerz Bank, la Dresder Bank. I grandi industriali dei colossi chimici Farben, gli Henkel, i Schnitzler, i Bosch, i Thyssen, i re della gomma Conti, dell'acciaio Voegler, delle Assicurazioni Allianz. Poi i gruppi Simens, Aeg, i Krupp, i Junker e tanti altri.
Infine c'era Schacht, l'economista di fama mondiale, un mago della finanza che dirigeva la prestigiosa Reich Bank; improvvisamente si dimette e lo troviamo accanto al caporale Hitler; che senza di lui, senza le acciaierie Krupp, e senza la Mercedes e varie company come avrebbe fatto a costruire le armi e a fare i blitz in Europa? Non certo con la demagogia o i "desideri latenti" del popolo.

Anonimo ha detto...

A Roosevelt invece l'impresa non fu per nulla facile in tempi di pace. Nel 1939 l'America stava ancora cercando una nuova strada, che nessuno sapeva ancora indicare, ne tanto meno quale direzione prendere. I dibattiti, i saggi, le opinioni, le feroci critiche (quelli di Hoover le abbiamo lette) nei 6 anni del New Deal riempirono milioni di pagine (E le riempirono ancora dopo e ancora tuttora). Poi venne la guerra; si iniziò con i prestiti; poi con l'emotività di Pearl Harbour (uno strano attacco, uno stranissimo grande concentramento di navi) l'americano nella guerra ci si cacciò dentro fino al collo. Roosevelt risolse tutti i problemi rimasti insoluti, quando finalmente fu ascoltato appena fu eletto per la terza volta alla presidenza.

Con la "pianificazione autoritaria" (a lui tanto cara ma mai passata in due intere presidenze) la produzione industriale fu immediatamente sollecitata dalla prospettiva di fare degli Usa "l'arsenale delle democrazie", così che, per la prima volta dal 1929, fu possibile riassorbire quasi completamente l'occupazione e rilanciare tutta l'economia. Ovviamente questo slancio produttivistico, e gli esiti della guerra a favore, via via crearono anche la consapevolezza all'America di essere la nuova leadership mondiale. Il messaggio del 6 gennaio 1941 di Roosevelt agli americani, poi l'incontro con Churchill il 14 agosto con un Hitler improvvisamente in difficoltà in Russia, il disegno egemonico Usa tra le potenze mondiali (che già nel messaggio era già contenuto) poteva essere realizzato. Furono tutti coscienti gli americani che i rapporti di forza tra le vecchie potenze erano mutati (la stessa Inghilterra era in grave difficoltà) quindi questo disegno non era un'utopia, ma a portata di mano. Una "crociata per la democrazia in Europa da farsi", e come nel 1917 (allora con tre anni di ritardo!), con tre anni di ritardo intervennero nella Seconda Guerra mondiale.

Anonimo ha detto...

Bastava mettersi a capofila nello sforzo bellico contro la Germania, e assumersi nuovi impegni e nuove responsabilità. Prima con gli aiuti all'Europa antinazista (legge Affitti e Prestiti il Land-Lease Act, dell' 11 marzo - questa volta appoggiato anche dalla sinistra). Poi con l'attacco a Pearl Harbour del 7 dicembre '41, l'appoggio a Roosevelt all'intervento (senza più tanti impacci elettorali o pre-elettorali) gli venne unanime da tutti gli americani.
Sull'esito finale della guerra più nessuno ebbe più dubbi (nemmeno Hitler che fece di tutto per non coinvolgere gli Usa, memore della Grande Guerra). E sull'egemonia militare ed economica anche qui più nessuno ebbe dubbi. Anche Churchill, che dovette mandare giù il rospo. Anzi due, prima quello russo, poi quello americano.
Non dimentichiamo che nel marzo del 1939, pochi mesi prima dello scoppio della guerra, i rappresentanti dell'industria britannica (che avevano contribuito anche al riarmo tedesco) si trovavano a Dusseldorf per diventare soci con la Germania di Hitler, per promuovere una vera e propria guerra commerciale contro gli Stati Uniti. Un boicottaggio totale. (quello cinico del gold standard non era bastato, anzi l' Inghilterra stava peggio dei cugini oltreatlantico).

Anonimo ha detto...

I motivi erano molto semplici: in Inghilterra fra il 1929 e il 1937, l'aumento della produzione era aumentato del 24%, ma l'esportazione era caduta a meno 16%. Un grosso squilibrio, una strozzatura mai verificatasi. Un anno prima, nel 1938, dopo tante discussioni erano riusciti a stipulare uno straccio di accordo commerciale con gli Usa, che nel frattempo si era però già impossessata dei mercati di 20 paesi (politica rooseveltiana del "buon vicinato" Panamericano; poi riconoscimento del governo sovietico, ecc.). Mercati non da poco, da far tremare non solo la Germania ma anche l'Inghilterra e il resto del mondo.
E proprio perchè quello americano era uno straccio di accordo con tanta diffidenza da parte americana, quindi molto sterile, gli inglesi una soluzione ai loro grossi problemi non l'avevano trovata. Ed ecco l'incontro con i tedeschi a Dusseldorff. Forse per la troppa arroganza, conclusero anche qui poco, anzi diedero a Hitler la esatta percezione che gli inglesi erano in gravissime difficoltà economiche (ed era vero!), quindi l'idea di Hitler fu quella di fare la "sua" guerra; da solo in Europa, sul continente, e se Churchill gli dava fastidio e gli causava intralci, anche contro l'Inghilterra.

Anonimo ha detto...

La guerra Hitler la scatenò , ma Churchill qualche patto dovette fare; l'anomala "non invasione" dell'Inghilterra già ko, è considerato ancora oggi un grande mistero; dove si è steso un pietoso velo sopra.
Perfino l'avventata (?) invasione di Hitler della Russia (con un nemico(?) alle spalle) resta un mistero. Sappiamo quanto Churchill odiasse il bolscevismo, per lui Stalin era "il diavolo". Ma poi quando il diavolo mise in crisi le invincibili armate dei nibelungi, Churchill non si fece scrupolo di "allearsi con il diavolo" e nello stesso tempo (ma altro non poteva fare) mandava giù anche l'altro rospo, accettare l'"aiuto americano". Crucciato perchè sapeva come sarebbe andata a finire dopo aver varcato gli americani l'oceano. Come nella prima guerra mondiale.
Di certo non si aspettava Churchill, che a sei giorni prima della fine della guerra c'era ad attenderlo il "suo" 25 luglio, e l'invito a tornarsene a casa a fare tanti quadretti.

Anonimo ha detto...

Finita la guerra, nel '45, gli Stati Uniti nemmeno sfiorati dal conflitto, in casa non avevano nulla da inventare, nulla da ricostruire, dovevano solo riconvertire e rimettere in funzione a pieno regime le 250 acciaierie e le 200.000 industrie che avevano contribuito alla riscossa, per così nuovamenete tornare a invadere tutti i collassati mercati mondiali.

"La guerra è la salute dello stato"
scriveva lo scrittore americano Randolphe Bourne nel pieno della guerra del 1915-18.
Indubbiamente gli americani si convinsero già con la prima che era così
e non ebbero poi più dubbi di entrare nella seconda.
Era solo James Monroe che si era sbagliato nel 1823.

Anonimo ha detto...

Attenzione a non fuorviare i giudizi sulla reale consistenza economica dell'America negli anni presi in esame, durante e dopo il crollo e fino al 1939.
Che nonostante la crisi era e rimase la nazione più ricca e opulenta del pianeta.

In Italia si produceva così poco e i consumi erano così bassi, che la crisi -nonostante fosse mondiale, e di quella americana si scriveva "drammatica", "crisi del sistema capitalistico" - incise relativamente poco; ma strumentalizzando la crisi, questa servì allo scopo: "far tirare la cinghia al popolo italiano fino al "foro Mussolini" (che era poi l'ultimo buco della cinghia) per fare "sogni di gloria", "sogni imperiali"; tanto "... gli italiani non sono abituati a mangiare due volte al giorno".

La effettiva realtà economica americana, anche se fu decurtata del 40-50% dalla crisi, rispetto a certi paesi come l'Italia, era possente. Basti dire che negli autoveicoli, anche durante la crisi la sua produzione era 30 volte (trenta) superiore alla cenerentola Italia. Il consumo di benzina solo per diporto era 65 volte superiore del totale consumo Italia. L'assistenza sanitaria e la spesa economica data ai cani e gatti americani nel 1935, era superiore a quella offerta in Italia dalla ONMI - 1.713.978 assistiti, madri, bambini, fanciulli e adolescenti, con una spesa di 1 miliardo.) - (Bornate, Il Mondo, Corso di geografia per gli istituti magistrali, anno 1936).

Paname ha detto...

l'oro sembra volare sempre di più... non è che ci sarà una bolla anche sul metallo giallo .... nell'analisi si ipotizzava prezzi fino a 3000 usd qualcuno rimarrà col cerino in mano o è credibile e verosimile la cosa ...mmmmm

Brugo519

Anonimo ha detto...

Il lungo testo mi ricordano gli indimenticabili insegnamenti del Dott. Michele Spallino. ;-)

Paname ha detto...

ma il carry trade contro dollaro rafforza l'oro o non centra con questo aumento del metallo giallo???
Se fosse speculazione che accadrebbe!!!

Brugo519

Anonimo ha detto...

E'semplicemente un problema valutario: tutte le monete si indeboliscono verso l'unica sound money.
Perfino le banche centrali sono diventate acquirenti di oro, perchè è l'unica valuta che mantiene il suo valore.

Badate bene alla differenza fra valuta ed asset: valuta seria è quella più facilmente liquidabile, come sa bene Paolo.....

Anonimo ha detto...

ho dato uno sguardo agli etf/etc su oro, i phisical, quaotati in euro, ancora sono sotto i massimi del febbraio scorso quando l'oro era a 950-1000 la differenza è circa 3-5% più bassa della loro quotazione rispetto ai massimi di allora, febbraio marzo. il differenziale di cambio euro dollaro che oggi è più favorevole all'euro di circa il 10-11%

prezzo oro 10%% più alto di febbraio ... valore dollaro inferiore del 10% ....
valore dello strumento quotato in euro con sottostante oro 3-5% inferiore ai valori cui mi sarei aspettato di trovarlo. secondo me ha margini di crescita
Gianni

Anonimo ha detto...

Secondo me l'oro non andrà in "bolla" nel senso tecnico del termine, in quanto la bolla è costituita per lo + da motivazioni emozionali ed irrazionali; quì è tutto il contrario!!! E' proprio in seguito ad un'analisi razionale dell'attuale realtà economico finanziaria che una persona oggi decide di acquistare oro, e lo fa come investimento di lungo periodo, non come speculazione.
Io vedo all'orizzonte, più che una bolla, una vera e propria MANIA....

felix115.

Anonimo ha detto...

Invece di guardare il prezzo dell'oro ogni giorno, leggiamoci ogni giorno questo articolo di Ron Paul
http://mercatoliberonews.blogspot.com/2009/11/essere-preparati-al-peggio-versione.html
Lo rileggiamo ogni giorno così lo impareremo a memoria!!!

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Paolo,

proviamo con questo video...

http://www.youtube.com/watch?v=L-cR0i2YP3A&feature=player_embedded

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Oggi giornata spettacolare, specie per la Fiat, Exor ecc.
L'oro, secondo me, è in strong sell: ho un indicatore umano che, insospettabile, ha magnificato l'oro e il fatto che ci ha investito quand'era molto più basso.
ciao

fabrizio

Anonimo ha detto...

Speriamo abbia ragione jim rogers su jim sinclair. Certo fra i due è una bella lotta.
Ma almeno respireremo un pò di più!!!

http://arabianmoney.net/

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Certo che se ci si mette anche Marc Faber vince il primo Jim (Rogers).

http://www.youtube.com/watch?v=DuyL8c_m7Wg&NR=1

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Finalmente un video positivista

http://www.youtube.com/watch?v=xbUIlH0stSc&feature=related

ed un sito positivista

http://www.inflation.us

Il Folletto

Anonimo ha detto...

I deflazionisti non ci credono più.

Il sito www.deflation.us è in vendita.....

Il Folletto