ENI E L'UOMO DI POSILLIPO
Oggi al Four Season di Milano c'erano tante persone della finanza e dei giornali meneghini.
L'occasione era di quelle ghiotte: la presentazione di Eric Knight (l'uomo di Posillipo - metà italiano e metà olandese che ha la residenza in via posillipo 61) e del suo fondo attivista Knight Vinke su ENI.
Il fondo detiene circa l'1% dell'ENI (un terzo del loro capitale) e ritengono che ENI possa valere più di 30 euro ad azione. Per questa ragione Eni è sottovalutata per oltre 50 miliardi di euro.
MERCATO LIBERO ERA PRESENTE ALL'EVENTO. ABBIAMO PARLATO CON ERIC KNIGHT E CON LA SUA STRUTTURA.
Il loro Fondo (si dice legato ai democratici americani anche se loro smentiscono) non ha quasi mai sbagliato. Negli ultimi anni si sono occupati in particolare sel settore petrolifero/gas/utilities.
Mercato Libero ritiene la presentazione di Eric Knight UNA STORIA DA SUCCESSO ASSICURATO. Eni rimane una sociatà SOTTOVALUTATA (mercati azionari permettendo).
Ne seguiremo gli sviluppi da vicino.
ENI E L'UOMO DI POSILLIPO
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7 commenti:
se scenderà per far entrare il Libico si potrebbe entrare che ne pensate?
certo è da acquistare, ma a 12 , max 13 euro.
io aspetto lo storno....
riccardo isalberti
buongiorno dott.BARRAI,mi scuso in anticipo se l'argomento che tratto esula dal post, sempre in argomento crisi e occupazione volevo chiederle se era a conoscenza della situazione di tenaris dalmine dove sono stati annunciati tagli del personale di ben quasi 1000 unità e una probabile chiusura del sito toscano. di notizie in internet e sui giornali manco l'ombra e le motivazioni dei tagli sono sempre le stesse che accomunano le multinazionali: DELOCALIZZARE. P.S.scelgo l'anonimato onde evitare problemi
per l'esattezza 762 tagli in quel di dalmine (bg) piombino viene rasa al suolo (che ci azzecca una acciaieria sul mar di toscana ?) e altri 120 tagli a costa volpino sempre provincia di bergamo praticamente tra un pò la provincia di bergamo si ritrova con il tasso di disoccupazione di napoli
Sicuramente Eni è sotto pressione internazionale. La più grande società italiana che da sola copre circa un quinto della capitalizzazione di Piazza Affari e che garantisce la sicurezza energetica nazionale è, infatti, oggetto di spinte, pressioni e consigli interessati da parte di soggetti di tutti i tipi.
Alcune pressioni vengono da testate internazionali (non sempre vicine agli interessi italiani) come il Financial Times o da fondi di investimento come Kvma che hanno di recente rilanciato l’ipotesi di uno scorporo dell’upstream di Eni, ossia delle attività di esplorazione e sfruttamento dei giacimenti di gas o petrolio, da quelle del downstream, ossia dalla distribuzione.
Queste ultime sono quasi tutte affidate a Snam Rete Gas che controlla praticamente tutta la rete del gas italiano accessi inclusi e con le eccezioni (destinate però a crescere nel tempo) di nascenti progetti di altri gruppi come Edison e in generale delle multiutility italiane. In poche parole Knight Vinke Asset Management, un fondo diretto da Eric Raimondo Knight suggerisce di separare le attività di Exploration e Production che sono poi quelle con le quali Eni ricerca, estrae e produce gas e petrolio, dal resto della società (le due business unit di commercializzazione e di raffinazione e marketing, ossia Agip).
L’ipotesi sembra essere stata bocciata dalla maggior parte degli analisti (un resoconto dettagliato su MF di oggi). D’altra parte anche le altre major del settore trattano a sconto rispetto alla somma delle proprie parti e quindi in un certo senso il caso Eni non costituisce un unicum. Di certo il processo di deintegrazione verticale è comune a molte delle grandi società del settore a livello globale e forse solo Total ha una struttura completa come quella di Eni. Ma sarebbe stato possibile firmare i contratti nigeriani o partecipare al progetto Southstream senza questa presenza forte a tutti i livelli del business?
Proprio a proposito di South Stream è utile ricordare che ieri Paolo Scaroni ha incontrato il presidente di Gazprom Alexey Miller ed entrambi hanno parlato anche della possibilità di un ingresso di un terzo socio in South Stream, il maxigasdotto che dovrebbe collegare la Russia con l’Europa e l’Italia via Mar Caspio. La realizzazione della maxipipeline da 61 miliardi di metri cubi dovrebbe terminare nel 2015 e le prime pietre sarebbero da porre giò dall’anno prossimo visto che ancora si è alla fase di studio di fattibilità. Insomma il tempo stringe.
Questo terzo socio porterà a dei ritardi? Difficile da dire, anche se per questi progetti servono soldi e acquirenti in egual misura (i produttori russi già ci sono). Di certo è facile immaginare che l’eventuale terzo socio sia la francese EdF che ha già ammesso pubblicamente per bocca del presidente uscente Pierre Gadonneix un interesse per questo progetto. Insomma Parigi, già in trattative con l’Italia sul nucleare, si avvicina sempre di più a Roma nell’ambito del settore energetico: c’è solo da sperare che questo non significhi che Roma o Milano facciano dei passi indietro.
Rob
Paolo quel simbolo di eni e' vecchio, adesso ce ne uno nuovo
bimaxx
Eni (ENI.MI) è salita dello 0,12%, mostrandosi sostanzialmente indifferente alle pressioni del fondo hedge Knight Vinke, a cui fa capo l'1% circa del capitale, che spinge per la separazione dei business della produzione e della distribuzione.
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