LE COOPERATIVE RISPONDONO AL NOSTRO ARTICOLO.
RICORDO ALLE COOPERATIVE CHE MOLTA PARTE DI QUELL'ARTICOLO ERA STATO PRESO DA SITI AUTOREVOLI IN INTERNET COME L'ASSOCIAZIONE CONSUMATORI ADUC.
DALL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE COOPERATIVE DI CONSUMATORI
Nota di rettifica all’articolo pubblicato su “Mercato Libero” dal titolo (“Il libretto di risparmio sociale delle cooperative!!! Porre attenzione!”).
Riteniamo necessario e doveroso intervenire a confutazione delle considerazioni espresse nell’articolo pubblicato su “Mercato Libero” dal titolo (“Il libretto di risparmio sociale delle cooperative!!! Porre attenzione!”). Sebbene i partecipanti al blog siano evidentemente più obiettivi e informati di quanto lo sia l’autore dell’articolo, alcune affermazioni lì contenute risultano infatti assolutamente gratuite e destituite di ogni fondamento, frutto di valutazioni del tutto soggettive, e dunque opinabili, dell’estensore.
Ci riferiamo ad esempio al (supposto) aggiramento di divieti statutari, che sembra volersi riferire al divieto di remunerare il capitale sociale e al divieto di distribuzione di utili. L’autore sembra non conoscere (non vogliamo pensare si tratti di scorretta malizia) né la differenza tra capitale di rischio (quale è appunto la quota sociale, che nelle Coop di consumatori è generalmente di 25 euro) e capitale di debito (il denaro che il socio presta alla cooperativa), che è ben altra cosa, né la legislazione cooperativa, che fa divieto di distribuire dividendi se non in misura limitata. E, per l’appunto, le Coop di consumatori generalmente non distribuiscono affatto dividendi (distribuzione di utili). Le Coop che remunerano il capitale sociale lo fanno attraverso un limitato aumento gratuito della quota sociale, in misura ben inferiore ai limiti previsti dalla legge. Tutto ciò, oltre che dalla legge, è disciplinato dagli statuti, che noi rispettiamo nella forma e nella sostanza. Di quali violazioni statutarie si viene quindi a parlare?
Altrettanto fuorviante è la constatazione che la recessione in atto “potrebbe essere fatale ad alcune società Coop comprese”. Premesso che una tale valutazione per la sua genericità può applicarsi a qualsiasi impresa o ente, ci fa piacere comunque informare che anche i dati di preconsuntivo 2008 del sistema Coop smentiscono fortunatamente simile ipotesi (i dati di vendita chiuderanno con un +3,3% rispetto all’anno precedente) e che il primo bimestre gennaio-febbraio 2009 registra un andamento analogamente positivo.
Fuorviante e ugualmente frutto di una valutazione del tutto soggettiva è anche il considerare impossibile il paragone –quanto a solidità- fra il prestito sociale delle cooperative indicate come società commerciali e i depositi bancari o postali “che godono della garanzia dello Stato sul debito della Cassa Depositi e Prestiti”. Prima di tutto occorre partire da un presupposto che l’estensore dell’articolo si guarda bene dall’evidenziare ai suoi lettori, ovvero che il prestito sociale è un servizio disciplinato da varie norme di legge, da delibere del Comitato Interministeriale per il credito e il risparmio, da circolari della Banca d’Italia (nell’articolo si fa riferimento solo a uno dei tanti vincoli a cui il prestito deve sottostare), oltre che dagli Statuti e dai Regolamenti delle cooperative (sottoposti all’approvazione dei soci nelle assemblee), e da una ancora più stringente autoregolamentazione di Coop-Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori . Quanto al rischio paventato, è bene sottolineare che le somme date in prestito dai soci alle coop di consumo (il cui limite non è 25.000 euro a socio come erroneamente indicato, ma 31.000 euro) sono ampiamente garantite dalla solidità patrimoniale delle cooperative stesse e sono prontamente liquidabili: il socio che voglia il rimborso del prestito, parziale o totale, può ottenerlo con semplice preavviso di 48 ore. Riguardo poi all’affermazione le coop sono società commerciali niente da obiettare se non per il fatto che anche le banche lo sono e che in questa particolare fase storica non sembrano godere di inossidabile solidità. Ovvero vale per loro la genericità dell’assunto da cui il nostro è partito.
Altre due parole sulla destinazione del prestito sociale che a tutti gli effetti può essere configurato come un rapporto fra due soggetti –socio e Coop- nel quale ognuno si impegna a svolgere alcune azioni: il socio impegna una parte della propria disponibilità economica per sostenere la Coop e il suo sviluppo, la Coop offre una remunerazione in linea con il mercato dei titoli di Stato a breve termine, senza spese per la tenuta del libretto e per le operazioni ad esso connesse. Il vincolo che si crea si spiega solo con la natura particolare dell’impresa cooperativa che è altra cosa rispetto a un’impresa della distribuzione privata. Se non si parte da questa constatazione di base non si capisce tutto il resto e si ritorna a “pastoiare” come nell’articolo suddetto sulla similitudine coop-banche (le coop non sono banche e il prestito sociale è altra cosa dai depositi e dai cc), e sulle agevolazioni fiscali che altro non solo che un diverso trattamento connesso alla diversa natura (e dunque ai maggiori vincoli a cui soggiacciono le cooperative rispetto alle imprese di stampo capitalistico).
Riguardo agli interessi, infine, questi sono del tutto trasparenti e i soci scelgono se usufruire del servizio di prestito o decidere di depositare altrove. Attualmente sono più di 1.100.000 i soci prestatori, a riprova del fatto che evidentemente, a differenza di quanto affermato nell’articolo, un minimo di garanzia e redditività deve essere pur contenuto in questo servizio, oltre al fatto che si tratta di un modo –lecito e trasparente- di sostenere la propria cooperativa; cosa che rende il servizio per alcuni aspetti non confrontabile con altre forme di risparmio.
Roma, 5 marzo 2009
Per informazioni:
Silvia Mastagni – responsabile ufficio stampa Coop
Tel. 06 441811 – 335 7884168 – silvia.mastagni@ancc.coop.it
DALL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE COOPERATIVE DI CONSUMATORI
Nota di rettifica all’articolo pubblicato su “Mercato Libero” dal titolo (“Il libretto di risparmio sociale delle cooperative!!! Porre attenzione!”).
Riteniamo necessario e doveroso intervenire a confutazione delle considerazioni espresse nell’articolo pubblicato su “Mercato Libero” dal titolo (“Il libretto di risparmio sociale delle cooperative!!! Porre attenzione!”). Sebbene i partecipanti al blog siano evidentemente più obiettivi e informati di quanto lo sia l’autore dell’articolo, alcune affermazioni lì contenute risultano infatti assolutamente gratuite e destituite di ogni fondamento, frutto di valutazioni del tutto soggettive, e dunque opinabili, dell’estensore.
Ci riferiamo ad esempio al (supposto) aggiramento di divieti statutari, che sembra volersi riferire al divieto di remunerare il capitale sociale e al divieto di distribuzione di utili. L’autore sembra non conoscere (non vogliamo pensare si tratti di scorretta malizia) né la differenza tra capitale di rischio (quale è appunto la quota sociale, che nelle Coop di consumatori è generalmente di 25 euro) e capitale di debito (il denaro che il socio presta alla cooperativa), che è ben altra cosa, né la legislazione cooperativa, che fa divieto di distribuire dividendi se non in misura limitata. E, per l’appunto, le Coop di consumatori generalmente non distribuiscono affatto dividendi (distribuzione di utili). Le Coop che remunerano il capitale sociale lo fanno attraverso un limitato aumento gratuito della quota sociale, in misura ben inferiore ai limiti previsti dalla legge. Tutto ciò, oltre che dalla legge, è disciplinato dagli statuti, che noi rispettiamo nella forma e nella sostanza. Di quali violazioni statutarie si viene quindi a parlare?
Altrettanto fuorviante è la constatazione che la recessione in atto “potrebbe essere fatale ad alcune società Coop comprese”. Premesso che una tale valutazione per la sua genericità può applicarsi a qualsiasi impresa o ente, ci fa piacere comunque informare che anche i dati di preconsuntivo 2008 del sistema Coop smentiscono fortunatamente simile ipotesi (i dati di vendita chiuderanno con un +3,3% rispetto all’anno precedente) e che il primo bimestre gennaio-febbraio 2009 registra un andamento analogamente positivo.
Fuorviante e ugualmente frutto di una valutazione del tutto soggettiva è anche il considerare impossibile il paragone –quanto a solidità- fra il prestito sociale delle cooperative indicate come società commerciali e i depositi bancari o postali “che godono della garanzia dello Stato sul debito della Cassa Depositi e Prestiti”. Prima di tutto occorre partire da un presupposto che l’estensore dell’articolo si guarda bene dall’evidenziare ai suoi lettori, ovvero che il prestito sociale è un servizio disciplinato da varie norme di legge, da delibere del Comitato Interministeriale per il credito e il risparmio, da circolari della Banca d’Italia (nell’articolo si fa riferimento solo a uno dei tanti vincoli a cui il prestito deve sottostare), oltre che dagli Statuti e dai Regolamenti delle cooperative (sottoposti all’approvazione dei soci nelle assemblee), e da una ancora più stringente autoregolamentazione di Coop-Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori . Quanto al rischio paventato, è bene sottolineare che le somme date in prestito dai soci alle coop di consumo (il cui limite non è 25.000 euro a socio come erroneamente indicato, ma 31.000 euro) sono ampiamente garantite dalla solidità patrimoniale delle cooperative stesse e sono prontamente liquidabili: il socio che voglia il rimborso del prestito, parziale o totale, può ottenerlo con semplice preavviso di 48 ore. Riguardo poi all’affermazione le coop sono società commerciali niente da obiettare se non per il fatto che anche le banche lo sono e che in questa particolare fase storica non sembrano godere di inossidabile solidità. Ovvero vale per loro la genericità dell’assunto da cui il nostro è partito.
Altre due parole sulla destinazione del prestito sociale che a tutti gli effetti può essere configurato come un rapporto fra due soggetti –socio e Coop- nel quale ognuno si impegna a svolgere alcune azioni: il socio impegna una parte della propria disponibilità economica per sostenere la Coop e il suo sviluppo, la Coop offre una remunerazione in linea con il mercato dei titoli di Stato a breve termine, senza spese per la tenuta del libretto e per le operazioni ad esso connesse. Il vincolo che si crea si spiega solo con la natura particolare dell’impresa cooperativa che è altra cosa rispetto a un’impresa della distribuzione privata. Se non si parte da questa constatazione di base non si capisce tutto il resto e si ritorna a “pastoiare” come nell’articolo suddetto sulla similitudine coop-banche (le coop non sono banche e il prestito sociale è altra cosa dai depositi e dai cc), e sulle agevolazioni fiscali che altro non solo che un diverso trattamento connesso alla diversa natura (e dunque ai maggiori vincoli a cui soggiacciono le cooperative rispetto alle imprese di stampo capitalistico).
Riguardo agli interessi, infine, questi sono del tutto trasparenti e i soci scelgono se usufruire del servizio di prestito o decidere di depositare altrove. Attualmente sono più di 1.100.000 i soci prestatori, a riprova del fatto che evidentemente, a differenza di quanto affermato nell’articolo, un minimo di garanzia e redditività deve essere pur contenuto in questo servizio, oltre al fatto che si tratta di un modo –lecito e trasparente- di sostenere la propria cooperativa; cosa che rende il servizio per alcuni aspetti non confrontabile con altre forme di risparmio.
Roma, 5 marzo 2009
Per informazioni:
Silvia Mastagni – responsabile ufficio stampa Coop
Tel. 06 441811 – 335 7884168 – silvia.mastagni@ancc.coop.it
LE COOPERATIVE RISPONDONO AL NOSTRO ARTICOLO.
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8 commenti:
Morale: le Coop leggono Mercato Libero e ne riconoscono l'importanza (non vale il viceversa).
Paolo Albione
che dici? già x il fatto che qualcuno legga il sito significa che gli importanza :-) e viceversa..visto che nel mio piccolo sono un dipendente coop, e leggo il blog :-) cmq, ve lo avevo detto io che il libretto è un distinguo di cui coop può andarne fiera!
Ti hanno mazzolato, Paolo?
Mazzolato??? credo che ognuno sia libero di esprimere la propria opinione.
Non non mi hanno mazzolato.
Quel dato di aumento delle vendite (+3,3%) non vuol dire proprio nulla. Magari è stato realizzato aumentando i punti vendita e quindi incrementando i costi. Bisogna vedere i bilanci non l'andamento vendite. Comunque io ci vado raramente alla coop e le cose non mi sembrano che vadano così bene come decantano loro.
Dalle mie parti 3 supermercati Standa chiuderanno a breve i battenti, che sia un inizio ? Speriamo ..... sono stata la rovina delle economie locali. Abbasso i supermercati viva i piccoli negozi. Gente comprate dai piccoli che spendete meno e non ingurgitate una marea di cibo inutile.
si si le coop sono liquide, per rimborsarmi la quota sociale e' passato piu' 1 anno.
Certo che 1.100.000 soci prestatori piu' soci non prestatori a 25 euri cadauno fanno un bel gruzzolo, complimenti.
Capisco!!!!!! ...l'attesa.
E' piu coveniente essere Coop che Spa no crede Signora Silvia tanto in una forma o nell'altra come dice lei:
"Le Coop che remunerano il capitale sociale lo fanno attraverso un limitato aumento gratuito della quota sociale, in misura ben inferiore ai limiti previsti dalla legge"
Il risultato non cambia, il mio capitale aumentera senza tirar fuori 1 euro certo non possiamo chiamarlo Remunerazione di Capitale sociale(Visto che e'Vietato) mi consenta almeno la parola piccolo guadagno.
Normalmente gli aumenti di capitale si fanno per altre ragioni, non per remunerare il capitale sociale.
Tutto regolare per l'amor di Dio, per me solo amorale, vestitevi di quello che siete una societa' commerciale, di coperativo avete solo l'apparenza e i vantaggi che vi da la legge.
Alessandro (Bologna)
Signora Silvia,le sue precisazioni e smentite servono a poco, in questo particolare momento economico chiunque abbia un pò di giudizio i soldi li ritirerebbe immediatamente dalla coop e non solo,abbiamo capito che non c'è da fidarsi di nessuno solo del cosidetto"MATERASSO".
Paolo,diciamolo questa volta che le cooperative oltre ad essere imprenditori svolgono un servizio "sociale" nei confronti dei dipendenti e dei soci consumatori e non.
Non speculano sugli utili e non staccano dividendi.
Sono un modello economico che sta sulle palle a Silvio e a tantissima altra gente.....
con simpatia
sandro
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