GRANDE SPUNTO DA PARTE DI UN NOSTRO LETTORE
Buongiorno,
vi scrivo per segnalare una situazione che sta passando inosservata ma che sta portando enormi benefici ai soliti noti
Ricordo di aver letto molti post in rete in cui si annuncia "la fine del mondo come lo conosciamo", in parte possiamo già dire che questo si sia già realizzato nella realtà operativa di molte banche. A partire da agosto 2007 si è aperto tra gli addetti di settore un dibattito molto acceso sui metodi di calcolo dei fattori di sconto e dei tassi forward impliciti nella struttura per scadenza dei tassi. Fino ad allora eravamo abituati ad una logica non elementare ma relativamente facile da implementare: osservando degli strumenti sul mercato monetario (tipicamente depositi Euribor e futures su depositi a 3m) e sul mercato swap; quindi si costruivano tramite la metodologia del bootstrapping i fattori di sconto e i tassi forward necessari per valutare le attività/passività della banca o i prezzi di strumenti finanziari semplici, o derivati, o esotici. Questo mondo è finito e adesso le cose sono molto piu' complicate… tanto che ad oggi esisite un consensus tra gli addetti ai lavori nell'impiegare una curva di sconto diversa dalla curva utilizzata per calcolare i valori forward ad esempio dell'Euribor 6m, una ancora diversa per calcolare i valori dei tassi forward dell'euribor 1m, una ancora deiversa per calcolare i tassi forward Euribor 3m, etc etc….IL PUNTO CRUCIALE E' LA CURVA DI SCONTO: la curva di sconto che probabilmente tutti i partecipanti al mercato che offrono un collaterale alle altri parti impiegheranno sarà la curva Eonia, una curva che genera dei fattori di sconto piu' alti di quelli generati con la curva swap (è ragionevole questo se si pensa al fatto che la curva Eonia è considerata una curva risk free, mentre la curva swap non lo è).
Fatta questa premessa, senza entrare nel dettaglio tecnico a me interessa in questa sede segnalare una situazione allarmante di cui spesso sono vittima le piccole banche che hanno operazioni in essere con grandi banche, o grandi neo-banche (a buon intenditor…) con le quali hanno accordi collateralizzati. Spesso queste si trovano a ricevere telefonate dal sales di turno della grande banca che chiede loro l'unwinding di una posizione con valore attuale positivo per la piccola banca. Tale valore attuale per la piccola banca è solitamente calcolato impiegando una curva di sconto costruita sull'Euribor 6m o 3m. Per la grande banca questa posizione solitmante è valutata scontanto ad una curva costruita sull'Eonia (nel medio/lungo periodo sarà lo strumento che verrà impiegato da tutte le società che metteranno alla base delle linee di credito con controparti un collaterale) con il risultato che per la grande banca quel valore attuare della posizione è molto piu' grande (piu' positivo per la piccola piu' negativo per la grande)… l'unwinding impiegando la curva euribor 6m, che la piccola considera nei suoi sistemi, è potenzialmente una sottostima del valore della posizione e la grande banca sta unwindando una perdita pagando meno del dovuto… ovviamente alla piccola banca appena le viene proposto di incassare del denaro sonante di questi tempi le brillano gli occhi… in realtà… lo stà prendendo sonoramente in tasca, senza accorgersene….
Non so se sono stao chiaro. Spero che di questo tema ne facciate una delle vostre bandiere, magari documentatevi ulteriormente sulla questione (non so in quanti abbiano segnalato questo, il dubbio è lecito, credo di essere uno dei primi perché ci sto lavorando da un po' di mesi per la banca in cui lavoro, che non è una dele grandi banche ma non vuole fare la figura della fessa) perché molti bilanci di grosse case avranno dei grossi benefici da questo nuovo paradigma a discapito delle piccole realtà nazionali o regionali (italiane ma non solo, intendiamoci) che perderanno valore nei loro bilanci senza accorgersene partecipando a questo giochetto….
GRANDE SPUNTO DA PARTE DI UN NOSTRO LETTORE
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12 commenti:
Questa cosa mi fa verammente inc..re!!
Sospettavo qualcosa di subdolo..
fortuna che c'è chi è riuscito a dare voce ai miei sentori.
"Fatta questa premessa, senza entrare nel dettaglio tecnico"
Eh? Stai scherzando?
C'è qualcuno che può gentilmente tradurre per i non iniziati?
Non c'ho capito n'a mazza.
Maurizio
Francamente incomprensibile.
Mi dispiace per non essere chiaro, purtroppo è proprio dal gap di cultura finanziaria tra la massa e le grandi case di investimento che ci siamo trovati in questo casino...
Se un ente finanziario sbaglia nell'utilizzo dei propri modelli statistici, spesso perde.
Fino agli anni '70 non vi era consensus sulla valutazione delle opzioni..... stessa situazione.
Chi è più bravo guadagna stimando un valore più probabile rispetto alla controparte, cosa ci sarebbe di male? Forse se le banche si concentrassero meno sulla finanza (pagando spropositi per i modelli statistici) e più nei rapporti con i clienti sarebbe meglio per tutti...
La vera causa prima dell’attuale crisi finanziaria ha un nome ben preciso. La bolla speculativa del mercato immobiliare, il crescente peso nel sistema finanziario degli intermediari non bancari (e dunque non regolamentati) e l’abuso di strumenti finanziari innovativi, tra cui i derivati di credito, sono tutti fattori che, pur rappresentando essi stessi il necessario dante causa dell’attuale crollo dei mercati internazionali, non rappresentano altro se non un’inevitabile conseguenza di un sistema marcio nelle sue stesse radici. La vera causa dell’attuale situazione economica ha un nome diverso: il signoraggio bancario. Noto già agli antichi romani - Nerone fu il primo a diminuire la quantità di argento presente nelle monete, lasciando inalterato il loro valore nominale - il termine signoraggio indica, per l’appunto, l’aggio del signore; il potere, cioè, spettante a colui che detiene la sovranità monetaria all’interno di una data comunità. Un potere che si esprime nella capacità di battere moneta. L’unica moneta avente valore legale all’interno della comunità stessa, l’unica moneta che dovrà essere accettata da chiunque per lo scambio di beni e servizi.
Un ottimo interrogativo per comprendere facilmente le radici del folle sistema di dominio al quale ci ostiniamo ad essere assoggettati, riguarda l’essenza del denaro e la sua utilità. Appare evidente a tutti, infatti, che il denaro in quanto tale -tanto la moneta cartacea circolante, la liquidità, o più propriamente i mezzi monetari, che rappresentano oggi circa l’8 % del denaro legale (euro, yen, dollari -banconote) emesso dalle banche centrali, quanto le promesse di pagamento bancarie (assegni circolari, lettere di credito, saldi attivi di conti correnti, etc.), che rappresentano il restante 92% della base monetaria mondiale - non rappresenta un fine, ma semplicemente un mezzo. Un mezzo che consente l’acquisto, da parte del portatore, per l’appunto di beni e servizi.
Capito questo, altrettanto facilmente si comprende che il valore del denaro si limita al suo costo di fabbricazione: la quantità, cioè, di lavoro e di capitale necessaria alla tipografia per stampare pezzi carta cui una legge dello Stato attribuisce un particolare valore nominale. Nulla, se non una banale convenzione, infatti, attribuisce al denaro il suo valore da quando, con la fine nel 1971 del “Gold Dollar Exchange Standard” , alla luce di una situazione che vedeva una massa di dollari circolanti otto volte superiore rispetto le riserve auree nazionali - a seguito delle enormi spese belliche sostenute per la guerra del Vietnam e del conseguente ampio deficit della bilancia dei pagamenti con l’estero - il governo Nixon annunciò che non avrebbe più convertito il dollaro in oro. La moneta americana e tutte quelle ad essa collegate diventarono da quel giorno in poi semplici pezzi di carta stampati.
Molti economisti e politici che, come la maggior parte della gente comune, credevano che il valore di una moneta dipendesse dalla sua copertura aurea o convertibilità in oro, si aspettavano che il corso del dollaro crollasse e che tutte le monete ad esso collegate perdessero credibilità. Ma ciò non avvenne. Il corso del dollaro e il potere d’acquisto delle altre monete non subirono mutamenti significativi. Questo sorprendente evento dimostrò al mondo intero che il valore della cartamoneta, delle divise, non è dato dalla copertura o convertibilità, ma dal fatto che esse vengono più o meno domandate e accettate come mezzi di pagamento.
In realtà, la copertura aurea fu sostituita con una copertura petrolifera. Nel senso che fu stretto un accordo tra la FED e il cartello dei principali produttori di petrolio (OPEC) in virtù del quale essi avrebbero venduto il petrolio solo in cambio di dollari USA. Ciò garantiva l’esistenza perpetua di una forte domanda di dollari USA garantendo, quindi, che il dollaro continuasse ad essere accettato come moneta negli scambi internazionali. Alla luce di quanto sopra, molti degli incomprensibili comportamenti della macchina militare americana trovano, magicamente, una risolutiva spiegazione.
Come riassume efficacemente l’avvocato giornalista Marco della Luna “gli USA da decenni comprano a costo zero mezzo mondo e pagano ovunque “proxy armies” (eserciti che combattono guerre su mandato degli americani ndr) semplicemente stampando un diluvio di pezzi di carta - i dollari - che oggi mantengono il loro valore esclusivamente perché gli USA impongono che il petrolio sia pagato solo in dollari. Lo impongono facendo o minacciando guerra ai paesi petroliferi che cercano di vendere il loro petrolio in cambio di euro o altre valute. Se non ci fosse questa domanda militarmente imposta di dollari USA, questa valuta crollerebbe”. Un esempio? L’Iraq di Saddam Hussein.
Ma veniamo al punto cruciale della questione. Se è vero che il denaro è solo un mezzo e che è privo di un intrinseco valore, a chi appartiene la sua proprietà se non al popolo sovrano, espressione di quegli organi istituzionali che legittimamente attribuiscono valore alla moneta attraverso una legge? E se il denaro è di proprietà del popolo, perché questo, attraverso lo Stato, s’indebita con le banche centrali per ottenerlo? Non vi sarebbe, infatti, nessuno scandalo se gli istituti di emissione monetaria fossero società pubbliche dipendenti in tutto e per tutto dal potere politico, come avviene attualmente nella Repubblica Popolare Cinese, dove la banca centrale - così come purtroppo tutto il resto - è sotto ordinata rispetto al Comitato Centrale del Popolo. In occidente, tanto in Europa con la BCE quanto in America con la FED, le cose, invece, vanno diversamente.
La Banca d’Italia, così come tutte le altre Banche Centrali di emissione rientranti nel Sistema Europeo di Banche Centrali (SEBC) è, infatti (ex articolo 1 comma 1° dello Statuto della Banca d’Italia – Titolo I: Costituzione e capitale della Banca d’Italia) un istituto di diritto pubblico che assume la forma di società per azioni. Una società, cioè, di proprietà di privati che esercita una funzione di diritto pubblico; la funzione che più di tutte esprime realmente il concetto di sovranità nazionale.
Come se non bastasse, recentemente, con il D.P.R. del 12/12/2006, l’articolo 3 dello stesso statuto è stato modificato, stralciando dal testo la parte in cui si disponeva che “In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici”.
Il risultato è che società private controllano e determinano le dinamiche della moneta impadronendosi illegittimamente di quello che la stessa BCE definisce “reddito da signoraggio bancario” (http://www.ecb.int/press/pr/date/2001/html/pr011206_1.it.html). Infatti, più carta-moneta viene stampata maggiore sarà la perdita di potere d’acquisto della moneta esistente. Il processo prende il nome di inflazione. I pochi a decidere sull’emissione della moneta avranno, dunque, il vantaggio di poter comprare, stampando carta priva di qualsiasi valore, tutto quanto riterranno opportuno.
A pagare il costo di questo sistema saranno tutti gli altri cittadini, pubblici dipendenti ed imprenditori, liberi professionisti e precari, costretti ad osservare imponenti la perdita di potere d’acquisto dei (pochi) soldi in loro possesso. Il resto è storia di oggi: più potere si ha più velocemente lo si può ulteriormente accentrare. Magari attraverso una crisi finanziaria che permetta l’acquisto di colossi del settore bancario con pochi spiccioli.
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it
NON MI PIACE QUESTA PUBBLICITA' PER ARIANNA EDITRICE.
ARIANNA EDITRICE FA PUBBLICITA' PERCHE' GUADAGNA. METTE IN GIRO QUESTE INFORMAZIONI IN MANIERA POCO PROFESSIONALE.
SE VUOLE UNA PARTNERSHIP CON MERCATO LIBERO CI TELEFONI
SE VUOLE METERE UN BANER CHE PAGHI.
CONSIGLIO I MIEI LETTORI DI DIFFIDARE DA CHI CERCA DI FARSI PUBBLICITA' IN MODO SUBDOLO.
"A partire da agosto 2007 si è aperto tra gli addetti di settore un dibattito molto acceso sui metodi di calcolo dei fattori di sconto e dei tassi forward impliciti nella struttura per scadenza dei tassi. "
Incomprensibile persino da uno come me che in Banca ci lavora da anni !!!
Non si capisce nemmeno di cosa si stia parlando !
raccolgo l'informazione...su arianna e ringrazio.cmq l'articolo e' interessante
Spiegazione banalizzata.
Rendimento risk-free = tasso eonia = per esempio 1% annuo
rendimento derivato dai prezzi delle obbligazioni ( che contiene un premio di rischio) = per esempio 1.2% annuo
Quindi se la grande banca deve restituire 101 fra un anno restituisce
100 se uso eonia ma
99.8 se uso l'altro tasso
Se i piccoli usano l'altro tasso la grande ci guadagna 0.2 se si fa imprestare da un'altra banca al tasso eonia
In altre parole quando le banche non usano modelli di pricing uguali si creano possibilità di arbitraggio (model arbitrage): chi conosce il problema lo puo' utilizzare a suo vantaggio, chi lo ignora rischia di essere fregato.
Pensate a quello che puo' succedere nei periodi di transizione da un modello all'altro ... si possono creare utili dal nulla.
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