STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


INGHILTERRA NAZIONALIZZA!!!

NORTHERN ROCK
BRADFORD & BINGLEY
ROYAL BANK OF SCOTLAND
LLOYDS TSB

ORA ANCHE BARCLAYS ???

Il governo inglese è pronto a spendere centinaia di miliardi di sterline e a nazionalizzare la maggioranza del sistema bancario inglese.

La Germania ha già salvato molte banche e anche la Opel....tutto il sistema economico tedesco è inattaccabile....con l'Italia che ne paga le conseguenze...

La Merkel dovrebbe essere presa a pedate nel sedere dagll'Europa.

in Europa si nazionalizzano le banche..ora mi domando:

1) Se le banche italiane sono sane....dovrebbero essere incazzate...in quanto il loro vantaggio competitivo viene meno per colpa dell'intervento pubblico estero ed esiste il rischio che le banche estere semipubbliche un domani che si sono rinforzate tentino la conquista delle banche italiane
2) Se le banche italiane sono malate il governo italiano dovrebbe salvarle rapidamente per evitare che siano preda di banche salvate dall'intervento pubblico estero.

In un modo o nell'altro vi domando: è questa l'europa unita in cui crediamo ???? L'europa è un ammasso di politicanti senta testa disuniti e preoccupati dei loro interessi nazionali. I governi da qualche mese sono entrati in una competizione profonda a scapito dell'unità europea.

Io voto per uscire da questa Europa corrotta che considera l'Italia un semplice mercato di conquista!!!
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33 commenti:

Anonimo ha detto...

ultimamente non si riesce mai a leggere il titolo dei nuovi articoli...sono coperti dal blu dello sfondo in alto....

Anonimo ha detto...

Caro Paolo,
forse per la prima volta da quando leggo il tuo blog, non sono d'accordo con te.
Purtroppo l'Italia le sue carte le ha avute in passato, ma le ha giocate male. Fino agli anni 70 era un paese in crescita e ben regolato, poi ha iniziato un declino che si è man mano aggravato ed è esploso negli anni 90-2000 a rischio di diventare irreversibile.
L'Europa ci ha costretti a fare molti sacrifici, ci ha imposto regole e multe a ripetizione, ha bloccato la nostra svalutazione competitiva ecc...
Certo, il tuo ragionamento lo capisco benissimo, tenere l'Italia al passo della Germania è come allenare un ciccione per le olimpiadi, rischi di farlo morire d'infarto, ma secondo me il degrado morale, oltre che politico dell'Italia aveva raggiunto livelli tali che sarebbe diventata non solo terreno di conquista per aziende straniere, ma, ove ciò non fosse avvenuto in forza di meccanismi protezionistici interni (vedi sistema bancario stile Fazio), avrebbe chiuso alcuni settori della nostra economia entro barriere di casta ancora più forti di quelle che vediamo oggi (e delle quali tu giustamente ogni giorno ti lamenti).
Il malaffare politico-affaristico, le caste, le lobbies, le ruberie, per non parlare della criminalità in Italia avevano passato il punto di non ritorno e purtroppo la chiusura su noi stessi non farebbe che peggiorare la situazione.
La medicina Europa è amarissima, ma il malato è più di là che di qua, bisogna dargliela sperando che non ci resti secco.
Francamente non vedo che male ci sia se alcune banche o imprese italiane finiscono in mano tedesca, libica o francese. Questo paese ha ampiamente dimostrato di non sapersi governare, se lo merita.
Come disse Churchill: "governare gli italiani non è impossibile, è inutile."
Saluti.
RedLizard

Anonimo ha detto...

Mi scusi,ma c'è qualcosa che mi sfugge,probabilmente a causa della mia incompetenza in ambito finanziario.
Qualche giorno fa ho letto il vostro articolo in cui analizzavate la posizione italiana e mettevate in guardia i lettori circa un'eventuale uscita dalla zona euro,invitando a prendere precauzioni qualora tale possibilità si concretizzasse.Io in tale articolo ho percepito un senso di preoccupazione.
Oggi,vi fate addittura promotori di tale iniziativa,in quanto un'uscita dall'eu comporterebbe ovviamente un cambio di valuta di riferimento.Ora,se le mie conclusioni sono errate me ne scuso,altrimenti chiedo cortesemente se vi è possibile chiarire il concetto.
Grazie
Federico

Anonimo ha detto...

Almeno un effetto altamente positivo questa crisi l'avrà ottenuto: il crollo di questa maledetta Europa unita, dove un pugno di massoni tiene in scacco popoli di milioni di cittadini, ed i politici sono a libro paga dei banchieri...

ugo ha detto...

io credo che l'europa unita non sia soltanto una questione economica...certo questo lato va migliorato, penso che sia una conquista socio culturale economica e militare per le prossime generazioni,e in prospettiva, anche eventualmente per contrastare efficacemente i grossi paesi tipo india cina usa brasile....


ciao

ML ha detto...

Caro redlizard, le tue sono argomentazioni calzanti (come al solito). mi limito a dire che bisognerebbe discuterne a lungo e sono sicuro che la mia e la tua visione tendono comunque a un unico obiettivo.

Grazie

ML ha detto...

Federico, scusami ma non ho ben capito il senzo della tua domanda?

Se puoi chiarire....grazie

Anonimo ha detto...

Ue, i Paesi Pigs potrebbero indebolire l'euro

Finanzaonline.com - 19.1.09/08:31

I paesi Pigs, ossia Portogallo, Italia, Grecia e Spagna, sono considerati le zavorre dell'Unione europea e potrebbero mettere a rischio la stabilità della divisa europea. A mettere in evidenza il problema è lo spread, ossia la differenza tra i tassi di interesse, che pagano queste economie sulle nuove emissioni dei loro titoli pubblici e quelli che invece paga la Germania. Negli ultimi mesi, lo spread si è alzato tanto da far preoccupare alcune case d'affari, come Standard & Poor's che ha messo sotto credit watch negativo la Spagna e il Portogallo. La Commissione Ue potrebbe essere costretta ad adottare misure per evitare che questo fenomeno indebolisca l'euro.

Anonimo ha detto...

E' evidente che un'Europa unita sia vantaggiosa, non solo sotto il profilo economico ma anche culturale. Servirebbe da contraltare agli U.S.A. ed ai paesi asiatici. Purtroppo l'inesistenza di una vera classe politica, che non sia asservita qua e la ai vari interessi rende problematica per il nostro paese l'esistenza dentro e fuori dall'euro. Se il dramma deve venire speriamo almeno che dalle ceneri nasca una politica vera a cui tutte le persone oneste possono fare riferimento.

Anonimo ha detto...

a proposito dell'uscita dall'euro consiglio la lettura di questo articolo:
http://www.wolfstep.cc/31/default/
contraddittorio in diversi punti ma che approfondisce il dibattito tra euro si/euro no.

Marcello

Anonimo ha detto...

Caro RedLizard,
dici che " il degrado morale, oltre che politico dell'Italia aveva raggiunto livelli tali che sarebbe diventata non solo terreno di conquista per aziende straniere". E sarà sicuramente vero dal tuo punto di vista e cioè che grazie alla svalutazione ci avrebbero comperati per quattro soldi.
Ma rimane altrettanto vero che siamo diventati terreno di conquista delle multinazionali: sono loro che hanno gli uffici di Bruxelles pieni dei loro lobbysti.
Esistono studi che affrontino il tema di quante piccole medie imprese ( non se ne sente neppure più parlare )sono state costrette alla chiusura? Temo di no. Nessuno si è accorto di quella manciata di colleghi, nel campo dell'erboristeria ( ma posso aggiungere della falegnameria, delle rosticcerie che non chiudono solo per la concorrenza del supermercato MA per le norme che non si possono permettere e potrei continuare) che hanno chiuso. Non fanno notizia.Ma tutti insieme quanti sono?
Conosco davvero personalmente troppe persone che hanno dismesso piccole attività.

Mi permetto poi una valutazione su Paolo: forse può sembrare che dica tutto e il contrario di tutto perchè il suo desiderio di conoscenza lo spinge a scandagliare ogni possibilità e in questa ricerca gli capita di "valutare" opzioni di ogni tipo. Di questi tempi poi...... in cui obbiettivamente la confusione è dilagante è forse più un pregio.
Un salutone a tutti
RobertoLara

Anonimo ha detto...

illustre sig. Paolo Barrai
lei ancora una volta mi lascia sbalordito per la sua inaudita schiettezza che pur sfiorando le piu' estreme fantasie dietrologiche per quanto assurde riflettono la cruda realta'!! viviamo veramente in un mondo che fa schifo!!
Continui il suo lavoro con la tipica tenacia che la contraddistingue!
un saluto
Giovanni da Ragusa

Anonimo ha detto...

caro Barrai,

ormai il livello di fiducia nei confronti dl sistema bancario e operatori tipo il Gentile professionista che ha scritto la lettera la scorsa settimana e' sottozero... secondo me, non possono fare altro che nazionalizzare...

Anonimo ha detto...

Caro Paolo, dici di stare alla larga dai titoli di Stato italiani; ma non è che si corra lo stesso rischio con i buoni postali e affini?
Ti prego rispondimi.
Ciao e grazie.
Valerio

Anonimo ha detto...

Le banche italiane(VENETO BANCA) non si smentiscono mai!!!!A novmbre 2008 causa la non fiducia fra le banche mi hanno aumetato il tasso di sconto sbf dello 0.6% alla fine INCULANO sempre il cliente cosa centro io se non si fidano fra di loro. Avanti con la NOSTRA banca GRANDE PAOLO un aluto a tutti Stefano

Anonimo ha detto...

Per quanto riguarda lo schema Ponzie e lo schema Italia vi segnalo questo articolo. Cordialità. Alessandro.

http://sapienza-finanziaria.blogspot.com/2009/01/lo-scema-di-ponzi-ti-sembra-simile-allo.html

Anonimo ha detto...

Mi riferisco a quanto detto il 13 gennaio:
I nostri quattro maialini potrebbero essere cacciati dall'Euro 1......RICORDATEVI POTREBBERO ESSERE ALLONTANATI UN VENERDI' SERA IN MANIERA SILENZIOSA...
Nello zainetto dei quattro maialini ci sono i risparmi che verranno dimezzati...
SI E' PREGATI DI CORRERE AI RIPARI....
E a quanto detto ieri:
Io voto per uscire da questa Europa corrotta che considera l'Italia un semplice mercato di conquista!!

Ora io non sono un analista,ma quanto detto ieri porta allo stesso risultato, cioè uscita dall'euro.
Che poi ci buttino fuori o ce ne andiamo noi, poco cambia.

Federico

MaxDZ8 ha detto...

Le banche dovrebbero essere incazzate. Io di economia capisco poco o nulla (leggo sperando di capirci di piu'), pero' anche nella mia ignoranza qualcosa non mi torna.

Uscire dall'EU. Non so. Di sicuro una manovra cosi' delicata andrebbe fatta bene e rapidamente, non credo che si possa dati i nostri governanti.

ML ha detto...

Federico...se andiamo via noi dall'euro....sarebbe il caso di avere un piano prima per recuperare competitività.

Se ci cacciano....beh uguale...

In fondo poco cambia...

BOATRADE ha detto...

Boatrade quota
RedLizard

19 gennaio 2009 2.12

Unknown ha detto...

A proposito di banche....

Pressione ribassista su Unicredit che ha già rotto i minimi assoluti : sara' la prima banca italiana ad essere statalizzata ?
E Medibanca che ha garantito l'aumento di capitale ?
Le profezie di Paolo Barrai sempre piu' drammaticamente vere !!!

Si salvi chi puo' !!!!

Anonimo ha detto...

Paolo sono a chiederti una cosa dettata dalla mia ignoranza:

Io detengo alcune azioni americane, acquistate tramite il trading on line,(SELLA) non ho un conto in dollari, ma bensi in euro e quando acquisto azioni americane mi fa il cambio in automatico a fine giornata:

Ora se svalutano l'euro del del 20%del 30% o del 50% con cosa mi ritrovo in mano?? o meglio se le vendo queste azioni al cambio poi mi danno il valore a euro normale (per capirsi euro tedesco) o svalutato italiano??

Anonimo ha detto...

Riporto il seguente articolo ripreso da
http://www.wolfstep.cc/31/default/

Marcello

January 12th, 2009

Default.

Quando si dice “default”, immediatamente agli italiani vengono in mente le scene viste nel caso argentino, dando la scorretta impressione che in caso di default succeda automaticamente quanto avvenuto nel paese sudamericano. Pochi sanno, per esempio, che il default dei conti pubblici e’ gia’ avvenuto diverse volte in Europa, per esempio in Spagna. E non si sono viste quelle scene.

In realta’ un default ha effetti devastanti sono in precise condizioni valutarie, come quelle che l’ Argentina ha ottenuto seguendo le politiche assurde dell’ FMI. Senza tali condizioni, il default produce semplicemente l’impossibilita’ del governo di pagare tutte le spese correnti, nonche’ tutti i titoli di stato, che vengono normalmente pagati solo in piccole percentuali e solo delazionati nel tempo.

Di conseguenza, un default italiano (i cui prodromi fanno capolino in questo periodo sul mercato dei titoli) non sarebbe necessariamente un disastro di tipo argentino,ma quel che e’ peggio, potrebbe essere il miglior regalo fatto alle giovani generazioni. Vediamo perche’.

Il primo concetto da capire e’ che agli attuali tassi di interesse e di crescita l’ Italia non ha NESSUNA possibilita’ di pagare il proprio debito. E neanche di ridurlo. MAI. Puo’ rientrare nei parametri di Maastrich riguardo alla sua crescita, ma solo per pochi anni , dopodiche’ l’esigenza di investimenti lo rendera’ impossibile.

La grande menzogna, sostenuta da tutti i governi di ottuagenari signori della rendita, e’ che con una buona gestione si potra’ tenere il debito almeno “sotto controllo”. Ma un oggetto che cresce mentre non puoi investire in innovazione su vasta scala, prima o poi andra’ fuori controllo. E’ una palla l’idea che un governo qualsiasi, per quanto virtuoso, possa pagare il debito o sperare di ridurlo fino ai livelli europei. O anche sperare di ridurlo e basta.

E’ ora di dire basta a questo mito della buona gestione: nessuno puo’ pagare o recuperare o “controllare” quel debito nel medio e lungo termine.

Ed e’ ora di dire chiaramente che piu’ questi tentativi di fare l’impossibile si ripetono nel tempo, piu’ il debito divora pezzi di Italia impedendo gli investimenti. E’ ora di smettere di procrastinare l’inevitabile, nella speranza che siano tutti cazzi dei posteri.

Chiarito che non sia possibile liberarsi di questa maledizione biblica pagando i debiti , (gli interessi sono superiori all’aumento annuo del PIL) e’ chiaro che il default e’ tra le opzioni praticabili. Anzi, l’unica. Il motivo per cui non si fa e’ che una classe dirigente di ottuagenari non permettera’ mai che i vecchi paghino di tasca propria il debito, senza invece continuare a spassarsela per poi accollarlo alle generazioni future.

Vorrei chiarire tre cose.

Un eventuale default italiano puo’ inficiare il valore dell’ Euro, al massimo, dell’entita’ complessiva della partecipazione italiana alla BCE, ovvero il 14%. Non puo’ avvenire quindi un effetto Argentina.
Nel caso di uscita dall’ eurozona, l’ Italia potrebbe reagire al default svalutando la moneta per rendere conveniente l’export. Non avendo piu’ debiti per via del default, e’ persino possibile una svalutazione del 50%. Il che e’ un’incubo per tutti i concorrenti europei, che NON permetteranno MAI,neanche in caso di default, che l’ Italia possa usare strumenti simili. Disponendo di imprese in grande quantita’, una svalutazione del 50% di un’eventuale nuova lira produrrebbe la distruzione del manufatturiero di tutti i paesi mediterranei , Spagna , Francia e Turchia incluse, a favore dell’ Italia. Con questo rischio, nessuno ci fara’ mai uscire dall’eurozona, non vi preoccupate.
Il 50% del debito pubblico e’ in mani straniere, il che significa che immediatamente i governi inizierebbero a trattare per avere una restituzione anche parziale del credito. Poiche’ esso viene usato principalmente ai fini pensionistici, diversi governi sono disposti a fare di tutto perche’ almeno il 30% del debito sia pagato, come nel caso argentino. Le cifre sono troppo alte. E quando dico “a fare di tutto” intendo proprio “di tutto”.
In Italia, i titoli di stato sono in mano a quell’economia della rendita che e’ fatta di altrettanti ottuagenari e dei signori della rendita che si basano su di essi. Andare in default significa di fatto dare fiato alle nuove generazioni togliendo loro l’incubo di un debito ormai impossibile da pagare, a spese delle generazioni che tale debito lo hanno creato.
La cosa che bisogna capire e’ che quando Amato dice “l’ Euro ci ha salvati , negli anni ‘90, non riuscivo piu’ a vendere i Bot”, sta infatti omettendo di specificare DA CHE COSA l’ Euro ci abbia salvati. E quando andiamo a vedere il curriculum vitae di Amato, scopriamo che il buon socialista era in quei governi CAF che il debito lo hanno creato: Amato dice che l’ Euro ci ha salvato dalle conseguenze del SUO STESSO operato , in pratica Amato ci dice che l’ Euro ci ha salvati da Amato.

E lo stesso dicasi per Ciampi, che ci ha ricordato come l’ Euro ci abbia “salvati” dal disastro, senza menzionare chi ci fosse a dirigere la banca nazionale mentre quel disastro veniva prodotto: come Amato, anche l’ex presidente Ciampi ha perfettamente ragione. Come nel caso di Amato, Ciampi ci informa che l’ Euro ci ha salvati da Ciampi.

Potrei anche menzionare i governi “tecnici” appoggiati dal centrosinistra, la cui disastrosa gestione dei conti pubblici (sacrificare la crescita economica e il risparmio delle famiglie al bilancio non e’ mai un bene, al bilancio si sacrificano gli sprechi) ha contribuito anch’essa al disastro corrente: persino a Prodi, inteso come capo delle forze uliviste, potrebbe essere rinfacciato il fatto che l’ Euro, da lui voluto, ci ha salvati da lui medesimo.

In definitiva, credo che l’opzione Default andrebbe valutata. In primis perche’ libererebbe il paese di un fardello che, e’ inutile nasconderlo, e’ impossibile da pagare o da rimpicciolire. Si potra’ scendere fino al 100% o al 99% del PIL. E poi? In pochi mesi gli interessi lo riporterebbero al punto di prima.

Bisogna rassegnarsi al fatto che senza provvedimenti drastici, come il Default, ai nostri figli lascieremo un debito che non potranno pagare, ed al quale dovranno sacrificare l’intero futuro. E lo stesso dicasi per i nipoti.

Il secondo concetto, ed e’ il motivo per il quale la classe di ottuagenari che abbiamo al potere sostiene la leggenda del “deficit che puo’ rientrare”, e’ che il default finirebbe per colpire quasi esclusivamente i baroni dello stato, i grandi professionisti dello stato, i superconsulenti dello stato, e l’economia della rendita gerontocratica.

Dichiarare un default sarebbe un brutto colpo per 5-10 anni. Ovviamente il fabbisogno pubblico dovrebbe calare enormemente, con un taglio gigantesco della pubblica amministrazione, un taglio come Brunetta non immagina neppure. Non sarebbe piu’ possibile finanziare nulla se non entro il 45% di pressione fiscale nazionale: no other assets.

Ma nell’arco di 20 anni,un paese liberato dal debito avrebbe la possibilita’ di crescere con un’economia che non ingoia interessi al ritmo del 4% del PIL annuo, (contro una crescita dell’ 1-2%), non avrebbe il fardello di 7/8 dei soldi del paese che dormono congelati in cartacce di titoli di stato, e specialmente potrebbe parlare ai propri figli e nipoti con la coscienza pulita.

Il motivo per il quale si resistera’ a questa idea di dichiarare default, che ormai ci viene consigliata persino da autorevoli economisti di tutto il mondo, e’ che questo processo sarebbe tutto a vantaggio delle nuove generazioni e del futuro, mentre andrebbe a venir pagato quasi esclusivamente dalle generazioni che hanno creato il buco.

E questa e’ la ragione per la quale vi raccontano che un default in Italia otterrebbe i risultati dell’ Argentina, che invece furono causati da altri malcostumi economici.

Per quanto mi riguarda, il governo italiano dovrebbe iniziare a valutare con la BCE un eventuale default ufficiale, in modo da limitare gli effetti sull’economia europea, e a fottere chi ha comprato 800 miliardi di merda. Se lo fanno quelli di Lehman, possiamo farlo anche noi.

Uriel

Anonimo ha detto...

Sono del tutto daccordo con Lei! Luca Salvarani, Mantova.

Anonimo ha detto...

ed ecco cosa scriveva ieri il Financial Times a proposito del rischio default. Fa il paio con l'articolo 'The Short View' di qualche giorno fa, segnalatoci da Paolo Barrai. Marcello

‘What if’ becomes the default question
Financial Times 19 gennaio 2009

What if one of the member states of the eurozone were to default on its debt? On the occasion of the euro’s 10th birthday, this has become the most frequently asked question about the single currency zone.

The probability of a default is low but clearly rising. The decision by Standard & Poor’s, the ratings agency, to downgrade Greek sovereign debt and to put Spanish and Irish debt on watch seriously rattled investors last week, for good reason. If the financial crisis has taught us one thing, it is to take perceived tail-risks more seriously.

Before I answer the question, it is best to consider what would not happen. For a start, the eurozone would not fall apart. A government about to default would be mad to leave the eurozone. It would mean that, in addition to a debt crisis, the country would also face a currency and banking crisis. Bank customers would simply send their euros to a foreign bank to avoid a forced conversion into a new domestic currency.

So if a default were to happen, it would almost certainly happen within a eurozone that remained intact. If you put your mind to it, it is quite difficult, even in theory, to think of a circumstance in which the eurozone would blow apart. One theoretical possibility would be for the European Central Bank to generate massive inflation, prompting Germany to leave in disgust – not exactly the most likely scenario right now.

So we are stuck with the eurozone for better or for worse. If a default happens, the central banks and governments of the eurozone would be forced to co-ordinate their policies whether they liked it or not. Under its statutes, the euro system, which includes the ECB and the national central banks, is not allowed to monetise (that is, buy) new sovereign debt or to grant overdraft facilities. But the ECB is allowed to buy debt in the secondary markets, which is a way of monetising debt. All it would take is a decision by the ECB’s governing council.

What about a direct fiscal bail-out by other member states? I suspect that the non-defaulting governments would be reluctant initially. Many of them had difficulty selling austerity-type policies to their domestic electorates and they might not achieve the parliamentary majorities needed for a bail-out. Some would no doubt argue that a bail-out would carry the risk of moral hazard.

But governments would soon discover that simply saying No was not going to work either. Back in the real world, governments would have to take into account the risk of contagion. For example, a sovereign default by a small country could wreak havoc on the markets for credit default swaps and might even destroy financial institutions in other eurozone countries.

A default could also trigger a panic rise in bond yields elsewhere, which could turn the threat of contagion into a self-fulfilling prophecy.

If confronted with this more realistic situation, governments would, I suspect, react similarly to the way they responded in the aftermath of the collapse of Lehman Brothers, the US investment bank. Complacency would be followed by anger and by grandstanding lectures on the virtues of fiscal discipline (I can see a speech coming by the German finance minister).

This would be followed by an emergency meeting one weekend in Brussels in which the European Union, perhaps together with the International Monetary Fund, would agree a package of credits to stabilise the defaulter.

The recipient would, in turn, have to accept an austerity programme, perhaps even the temporary loss of fiscal sovereignty, to ensure that the loan was repaid and to reduce moral hazard. In other words, the Europeans would bail out one of their own, but it would not be fun for anyone, especially not for the defaulter.

In the long run, a conditional bail-out combined with persistently positive bond spreads could even be a healthy development for the eurozone. Putting roughly the same value on Greek and German debt – which is what financial markets did for most of the last 10 years – never made sense.

If that situation had been allowed to persist, it would have produced serious difficulties for the eurozone further down the road. When the euro was launched in 1999, many commentators, including me, predicted that the markets would exert sufficient pressure on member states to run responsible fiscal policies. It took 10 years for that prediction to prove correct (which means, of course, that it was not such a great prediction).

A far more serious threat would be a cascading series of defaults that would eventually include one or more of the eurozone’s large countries. That would be a momentous challenge for the system but the policy response would be no different, only faster.

In extremis, you could conceive of a scenario under which the bail-out had to be so large that it would bring down the entire system. This could then provide the non-defaulters with an economic incentive to leave.

But dream on. If Germany, for example, had such an incentive to leave, it would almost certainly forgo that perceived economic benefit and stay for political reasons. If you assume the worst-case scenario of a default by five or six countries, a full fiscal union would be more probable than a break-up.

By Wolfgang Münchau

Source > FT | Jan 18

Anonimo ha detto...

Domanda per mercato libero:
secondo Voi, dopo tutti questi interventi del governo uk nelle banche che avete citato, il rapporto debito/pil della gran bretagna a quanto è stimabile? secondo Voi c'è la possibilità che interventi per quasi 2/3 del pil portino il rapporto debito/pil al 90%? Grazie

Anonimo ha detto...

MOSCA, 19 GEN - Diciottesima svalutazione del rublo in poco piu' di due mesi, la quinta dall'11 gennaio. La banca centrale ha reso noto di aver allargato il margine di fluttuazione della divisa russa in rapporto al paniere di riferimento dollaro-euro, decisione che equivale a una nuova svalutazione. Il dollaro e l'euro hanno ormai guadagnato saldamente circa un 30%, dopo aver superato rispettivamente la soglia dei 30 e dei 40 rubli.

Anonimo ha detto...

State riprendendo a fare il lavoro lucido e puntuale che vi ha incoronato alla nascita.

Grandi!!!

Un Neopromotore

Luca

Anonimo ha detto...

Scusate la mia ignoranza ma anche se abbiamo un debito pubblico pazzesco se non esce dall'Ue un paese come l'Irlanda con un rapporto deficit Pil del 11% noi per ora (per ora appunto) credo siamo apposto.
Che ne pensate?

Gabriele

Anonimo ha detto...

Aggiungo a quanto detto Prima

IRLANDA VICINA AL DEFAULT

Dopo l'Islanda(fuori dall'UE)per la prima volta un paese dell'UE è in ginocchio :rapporto deficit/Pil 11% (i parametri di Maastricht sono del 3%) -5% Pil previsto 2009

Oggi Titoli Bancari Irlandesi a Picco:

Forte ribasso banche irlandesi sui persistenti timori per il settore dopo la nazionalizzazione di Anglo Irish Bank la scorsa settimana e l'annuncio oggi della prossima uscita dell'AD di Bank of Ireland. ALLIED IRISH BANK lascia sul terreno oltre il 57%, BANK OF IRELAND più del 27%, IRISH LIFE & PERMANENT quasi il 39%. *

Gabriele

Anonimo ha detto...

che ci cacciono dalle u.e. lo vedo molto remoto, al contempo mi chiedo come faranno i paesi che stanno per entrare ....

Unknown ha detto...

andate sul sito www.postevita.it
e in fondo pagina leggete l'avviso.

le index emesse nel 2002 a 100 valgono 39 !!!!!
Ma aiutano i clienti a recuperare tutto spostando le scadenze al 31.12.2015.

Anche le Poste nella bufera!!!!

paolo m ha detto...

royal bank ofo scotland è anche la propietaria di direct line