QUAL SOL PER L'AVVENIRE!
nell'ambito del nostro percorso verso la verità vi propongo questo interessante articolo dell'amico Marco della Luna.
Da leggere con la solita attenzione!!!
QUALE SOL PER L’AVVENIRE?
La presente crisi economica è un’operazione di riforma degli assetti globali e si articola in tre fasi, funzionalmente ben distinte.
La prima fase è consistita in un massiccio trasferimento-accaparramento del potere d’acquisto da parte di soggetti soprattutto finanziari che hanno speculato sul petrolio, sulle leve finanziarie, sui rialzi dei tassi, sul liquidity crunch da prodotto, e a danno di consumatori di petrolio, risparmiatori, fruitori del credito – ossia imprese, enti pubblici, soggetti privati; tutte queste categorie si trovano impoverite, incapaci di mantenere i consumi, di far fronte ai pagamenti, di conservare i mercati.
La seconda fase consiste nel rastrellamento degli assets: i soggetti che si sono arricchiti con la prima fase comperano sottocosto dai soggetti che essi, sempre con la prima fase, hanno impoverito: comperano quote del debito nazionale degli USA, di grandi società, di aziende strategiche, di risorse primarie (acqua, terreni agricoli).
La terza fase vedrà i potentati che hanno condotto le due prime fasi imporre una loro adeguata rappresentanza, o la loro leadership, negli organismi di potere globale – WTO, IMF, WB, BIS, etc. Il mondo ne uscirà assai diverso. Assai meno bianco. La Cina (che ha riserve valutarie immani) e i paesi arabi petroliferi, direttamente o con i loro fondi sovrani, saranno i principali vincitori di questa partita, ponendo fine all’egemonia occidentale – se la partita si concluderà così. Ma pare che la contromossa sia già ben avviata.
Gli USA sino a qualche settimana fa erano all’angolo – perdenti su tutta la linea: debito interno fuori controllo, debito estero fuori controllo, imprese militari in stallo, credibilità internazionale a picco, consenso alle istituzioni ai minimi storici.
Attraverso le smagliature di una politica sempre meno condivisibile iniziava ad apparire l’establishment che quella politica aveva voluto, i gruppi di potere finanziario-militare organizzati di cui Cheney e i Bush sono i rappresentanti: la corporate society, la società governata dalle grandi corporations.
Con l’elezione di Obama, fermi restando il debito interno, il debito estero, lo stallo militare, e soprattutto fermo restando quell’establishment, la credibilità interna e internazionale del potere USA è stata rapidissimamente ripristinata, anzi esaltata con valenze messianiche, con aspettative di profonda innovazione morale – nonostante che Obama stesso non abbia affatto presentato un programma concreto in tal senso, ma solo fatto aperture in senso liberale in fatto di diritti civili (aborto, staminali, etc.). Il vero sistema di potere, le grandi corporations, sono usciti dal campo dell’attenzione, oppure appaiono come validamente controbilanciati dal presidente della speranza.
Se Obama avesse voluto veramente cambiare la realtà insoddisfacente, i meccanismi di fondo delle crescenti diseguaglianze, povertà, instabilità, avrebbe un apparato di sostegno e finanziamento opposto a quello repubblicano e avrebbe presentato un programma di riforma e regolamentazione della finanza e del settore monetario.
La circostanza che egli non lo abbia fatto, nemmeno in un periodo così drammatico (si è limitato a promettere una redistribuzione del reddito), la dice lunga. Obama ha adottato lo slogan “Change we can”, ma senza specificare che cosa si possa cambiare. Un promessa buona per tutti, proprio perché indeterminata.
Bush è l’archetipo del wasp arrogante, aggressivo, guerrafondaio, reazionario, fascistoide – e come tale si era bruciato, anzi era la giustificazione vivente di ogni critica, biasimo, aggressione, scetticismo verso gli USA. Il mite mulatto Obama è l’opposto: è l’icona dell’equiparazione razziale, la prova della democraticità del sistema, la dimostrazione della bontà morale profonda del popolo statunitense – della sua (solita) missione nel mondo. Nessuno può attaccarlo senza esporsi a un coro di riprovazione morale. La sua immagine è un capolavoro di ingegneria comunicativa.
La mossa Obama è stato un geniale colpo di scena da parte della politica statunitense, ma il risultato è molto pericoloso, perché combina in questa figura presidenziale grandi e irrazionali aspettative di moralità, di cambiamento, di azione, da una parte, con una situazione – dall’altra parte – di blocco imposto da un debito nazionale al 300% del pil e da un debito estero galoppante – una situazione che costringe la presidenza USA ad agire a tutti i costi per non tradire le aspettative e screditarsi definitivamente, ma che insieme non le lascia risorse per iniziative importanti. Amenoché si tratti di due opzioni molto speciali: la guerra e il ripudio del debito estero.
L’aura etica e messianica di cui è munito, consente a Obama di lanciarsi in entrambe queste avventure col consenso del suo popolo e con credibilità morale. Se lo farà, la manovra in tre fasi di cui si diceva sopra potrebbe fallire, e gli USA vincerebbero la III Guerra Mondiale con pochissime perdite, recuperando e confermando la loro egemonia mondiale.
Quali scenari si possono avverare?
Innanzitutto, ci si può aspettare (in tempi strettissimi, perché la crisi incalza a colpi di grandi fallimenti, come quello della GM e di tutto il settore automobilistico, oltreché bancario) la fabbricazione di un casus belli (come un raid israeliano seguito da un attacco terroristico negli USA più o meno autentico) per poter attaccare e conquistare l’Iran e i suoi giacimenti petroliferi per unirli ai campi petroliferi irakeni e a quelli di oppio afghani, ambedue già conquistati. L’establishment USA dominerebbe così la gran parte del petrolio e della droga nel mondo. Già si vocifera di imminenti attentati in grande stile negli USA e Biden si è lasciato sfuggire che una tremenda prova attende Obama nei primi due mesi di presidenza, e che gli Americani dovranno avere fiducia in lui e nelle azioni che intraprenderà.
In secondo luogo, ci si può aspettare la sostituzione dell’attuale moneta con una nuova moneta, ossia con un Dollaro emesso dal Tesoro anziché dalla Fed (ne ho già avuto in mano una banconota) oppure col famoso Amero. Il vecchio Dollaro si potrebbe cambiare nella nuova moneta, ma a un tasso riduttivo, e si svaluterebbe di almeno il 50%, ma probabilmente dell’80%. Il problema del debito pubblico e del debito estero USA sarebbe risolto a spese di tutti i detentori di dollari o di crediti in dollari, compresi i bonds pubblici e privati, che resterebbero bidonati e perderebbero non solo in termini di valore patrimoniale, ma anche in termini di potere di condizionamento geopolitico.
La figura di Obama, bella, pulita, sana, credibile, giovane, amichevole, inoffensiva, sembra scelta o costruita apposta per queste due specifiche missioni. E Berlusconi lo sa bene. La sua battuta sull’abbronzatura di Obama in relazione alla futura visita di questi a Mosca, non era una gaffe. Era probabilmente un modo di evidenziare il carattere costruito, artefatto, di quella figura e di alludere al progetto strategico dei suoi costruttori, ossia ai presagi di guerra che essa contiene.
L’Italia, rispetto a molti altri paesi, è meno finanziarizzata, ha banche meno esposte, e anche una popolazione meno indebitata – e questo è un bene. Però il rating del suo enorme debito pubblico è crollato da AA+ ad A, e il tasso di interesse che essa (quindi il contribuente) deve pagare per finanziarsi vendendo i propri titoli del debito pubblico viaggia a 1,2 punti sopra quello che paga la Germania. A fine inverno dovrà rinnovare titoli per 193 miliardi, e sarà una mazzata per i conti pubblici, dato l’alto tasso passivo. Inoltre in quel periodo gli enti pubblici dovranno dichiarare, in base alla nuove norme, i valori di mercato aggiornati dei contratti derivati che hanno stipulato negli anni passati – e ciò si tradurrà in un bel buco per il bilancio consolidato dello Stato, quindi in problemi di rispetto del patto di stabilità. In parallelo, la recessione, che già ora è profonda, comporterà un forte calo delle entrate tributarie. Si calcola che, per restare entro i parametri dell’Euro, occorreranno altri 40 miliardi. Dove reperirà il governo Berlusconi i soldi necessari per colmare i buchi di bilancio? Nelle tasche degli italiani, con il torchio fiscale, finendo di ammazzare l’economia e tradendo in pieno le promesse elettorali? Oppure tagliando gli sprechi e le mangiatoie nel Sud, al prezzo di perdere i suoi indispensabili collegi elettorali (in buona parte controllati dalla criminalità organizzata)? Oppure ancora vendendo La Maddalena alla Russia, con la giustificazione che bisogna controbilanciare i missili in Polonia e l’ampliamento della base USA di Vicenza? Oppure infine negozierà con la BCE di uscire dall’Euro, di fare un Euro Sud, che immediatamente si svaluterebbe di circa il 30% rispetto all’Euro attuale, decurtando così con una tassazione monetaria il valore dei risparmi degli Italiani? Noi abbiamo indicato (v. Euroschiavi – Arianna, III ed. 2007; La Moneta Copernicana – Nexus, 2008) una via di uscita alternativa e non distruttiva: l’emersione e la tassazione degli utili occulti delle banche, la riforma monetaria e il recupero al popolo e allo Stato della sovranità nella creazione della valuta legale, in attuazione dell’art. 1 della Costituzione.
Ma intanto i costosissimi parlamentari italiani (1,3 milioni all’anno cadauno), inconsapevoli e irresponsabili rispetto a questi drammatici problemi, perdono tempo in manovre intorno alle poltrone e in stupidaggini come la guerra per e contro Leoluca orlando alla presidenza della commissione di vigilanza sulla Rai. Berlusconi si dimostra quindi, ancora una volta, realista nel procedere marginalizzando un parlamento ormai oggettivamente ridotto all’inutilità, ribollente di imbecilli e nominati della partitocrazia, privato di democrazia e rappresentanza, inerte rispetto alle sorti del Paese.
Il premier non può non sapere che qualora, nella perigliosa traversata della recessione, la sua politica fallisca, o egli stesso esca di scena per qualsivoglia ragione, allora buona parte dei consensi settentrionali di Forza Italia rifluirebbe al suo partito naturale: la Lega Nord. E a quel punto, nel marasma economico generale, il Nord si troverebbe a giocare l’estrema partita per liberarsi e salvarsi dall’abbraccio divorante e mortale del Sud e di Roma già sprofondanti nel Terzo Mondo – un abbraccio alla cui guida si candida, forse, l’inedito asse tra due statisti-statalisti ben credibili per questo ruolo: Fini e D’Alema.
16.11.08
Marco Della Luna
QUAL SOL PER L'AVVENIRE!
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13 commenti:
Ciao Paolo..sono rientrato adesso da 10 giorni in inghilterra che ho dedicato alla mia "anima"..il lavoro occupava si e no 10 minuti al giorno e di questi 10 MERCATO LIBERO ne occupava in media 8 :o)) siete veramente uno spettacolo!!!
..scendendo in macchina da malpensa mi domandavo (in modo assolutamente leggero e non polemico) come mai oggi non mi avessi richiamato o messaggiato..e pensavo che stavi sicuramente facendo qualcosa di importante o gestendo un imprevisto "serio".. beh.. la parte della giornata che hai speso a scrivere il post sul "QUAL SOL PER L'AVVENIRE" dovrebbero pagartela almeno quanto il tuo peso..se possiamo scegliere io proporrei in ORO!! :o)
Grazie Paolo..continua cosi'..tanto se ti sbagli il danno e' minimo...se hai ragione ti fanno ministro del tesoro!!! ..il mio voto ce l'hai assicurato :o)
Livio
Paolo..mi accorgo adesso che l'articolo non l'hai scritto tu.. va beh.. poco cambia..i complimenti te li meriti in ogni caso, solo che i miei complimenti oltre che a te vanno sicuramente anche a Marco della Luna che non ho il piacere di conoscere ma che se li merita ampiamente..
sorry for misunderetanding :)
Livio
Un bellissimo articolo. ponderato e lungimirante. Complimenti all'autore. PG
I complimenti stavolta ve li scordate:
E vabbé che ognuno la pensa come vuole quindi non dovrebbero essere fatti miei, ma alcuni ORRORI bisogna segnalarli:
1) La faccenda dello "stallo militare": assolutamente non vera. Qualunque opuscolo, brochure, volantino che proviene dal medio oriente dice l'opposto esatto.
2)Bush è l’archetipo del wasp arrogante, aggressivo, guerrafondaio, reazionario, fascistoide: qui siamo al delirio. Questa frase é di per sé ingiudicabile, come sarebbe ingiudicabile una qualunque puttanta pronunciata in un corteo di rifondaroli.
3) Innanzitutto, ci si può aspettare la fabbricazione di un casus belli per poter attaccare e conquistare l’Iran e i suoi giacimenti petroliferi per unirli ai campi petroliferi irakeni e a quelli di oppio afghani, ambedue già conquistati: ovviamente dopo il delirio la fantascienza. Ma basta sparare cazzate a gratis, almeno trovate una scusa e fatevi pagare! L'iran si sta distruggendo da solo con l'inflazione oltre il 20%.. come in Venezuela. Imploderá senza dover sparare un proiettile. Scrivetevelo, poi ci sentiamo tra qualche anno. Lasciate fuori dai giochi Israele. Finché li non c'é un governo forte in gradi di fare scelte forti non si muoverá nulla. La gente si é rotta le balle dei conflitti, e la prioritá sará il trattato con i Palestinesi.
4) l'analisi italiana é ridicola anzi divertente, incommentabile. Commento invece la "alternativa": ovviamente la via d'uscita alternativa non si puó non basare sull'esistenza di qualcosa di occulto da portare alla luce, in qusto caso presunti patrimoni occulti (ovviamente, c'é sempre qualcosa dietro di occulto, la P2, le corporations, i Wasp, mia nonna..). Fate un libro inchiesta, raccogliete prove inoppugnabili, testimonianze e fate esposti alle procure della Repubblica, invece di fare i cialtroni!
Interessante la questione della "moneta legale". La moneta legale creata dalle banche é l'effetto del leva finanziaria. L'ampliamento dei margini di soliditá (tier I) per l'operativitá delle banche anche d'investimento sarebbe di per se soluzione piú che adatta allo scopo, ma si puó fare solo quando l'economia é forte abbastanza per sopportare la riduzione dello stock monetario dal sistema.. Oggi la decisione di portare il Tier I al 70-80% ammazzerebbe l'economia reale, anzi qullo che ne é rimasto.
Comunque una buona idea inserita in quell'articolo... beh scompare!
Parlate di finanza, non so quante volte ve l'ho scritto. Lasciate la politica agli adulti.
"In secondo luogo, ci si può aspettare la sostituzione dell’attuale moneta con una nuova moneta, ossia con un Dollaro emesso dal Tesoro anziché dalla Fed"
e nn è neppure una novità storica:
da un mio commento sul blog fantasma di Hyper:
antipatix
October 7th, 2008 at 16:07
365
Perkè il dollaro si rafforza? (l’ho scritto giorni fa)
Ok lo hanno detto i grafici ma se vogliamo fare un po di discorsi da peracottai io avrei una teoria:
se la moneta si svaluta gradualmente è inevitabile ke venga o cambiata (accentuando la caduta) o spesa per acquistare beni reali ove appunto questa moneta “vale”: gli usa.
Se invece il dollaro si rafforza andando in “bolla” o il prezzo del petrolio scende per via della recessione dunque spinge in alto il biglietto verde o meglio il verificarsi di tutte e due le condizioni contemporaneamente con l’aggiunta di un po di speculazione, avremo il fenomeno inverso: gli investitori compresi quelli istituzionali sarebbero spinti ad acquistare valuta usa o per lo meno sarebbe un disincentivo alla vendita.
Dunque la stamperia americana potrebbe piazzare ancora qualke miliardo di dollari in giro per il mondo, fino a ke… (riprendo la teoria del settevoci) da un giorno all’altro (dunque senza vedere una lenta agonia della propria moneta) con un bel discorso il presidente degli stati uniti annuncia l’entrata in vigore di una nuova moneta americana.
debito usa scomparso, cinesi e Co pieni di carta verde, l’unica spesa a carico degli usa sarà il concambio dei petroldollari con la nuova moneta.
Un po di storia: 1861: Lincoln assieme al viceministro del tesoro Salmon P.Chase si reca dai bankieri di NY per richiedere un prestito per finanziare l’esercito (guerra civile) i bankieri ansiosi di vedere il fallimento dell’Unione proposero tassi sul prestito intorno al 30%.
Lyncoln rifiutò e se ne tornò a Washington, qui incontrò il suo vecchio amico: il colonnello Dick Taylor e gli sottopose la questione, questa fu la risposta:
“Ebbene, Lincoln, è semplice: chiedi al Congresso di approvare un disegno di legge ke autorizzi la stampa di banconote del tesoro a corso legale… e paga i tuoi soldati con quelle, procedi e vinci la guerra”
Alla domanda di Lincoln se il popolo degli stati uniti avrebbe accettato le banconote Taylor rispose:
“il popolo o chiunque altro nn avrà alcuna altra scelta al riguardo se le si emetteranno come denaro a pieno corso legale. Esse avranno la piena approvazione del governo e saranno valide quanto qualunque altra moneta poikè la costituzione attribuisce espressamente al congresso qst diritto”
…….
Quello ke ha fatto Lincoln in realtà è stata una mossa contro i bankieri, difatti successivamente venne ucciso, però, in un contesto indubbiamente diverso da quello attuale, dimostra ke la stampa di una nuova moneta è un evento del tutto possibile e legittimo.
Maurizio....l'articolo fa parte della cultura generale.
Va preso, letto e apprezzato o criticato.
Va bene così!!!
ok........letto l'articolo, ho deciso di licenziarmi, vendere casa/figlio/moglie/auto per comperare un appezzamento in thailandia per ammazzarmi di sole, oppio e donnine maggiorenni.......
anonimo bresciano
Ma che cultura generale, questo articolo non è nemmeno fanta-finanza, è una fanta-cazzata.
ANDREA
Andrea, personalmente non sono daccordo. Trovo l'articolo interessante dal punto di vista filosofico.
Ma è questione di punti di vista.
Per chi accusa l'articolo di essere troppo politico e pretende di parlare solo di finanza:
ma i problemi causati dalla finanza chi li risolve? La finanza stessa? Il mercato ha risolto il disastro causato dalla finanza nel '29? O forse la politica? Certo quando i politici non sono i lacchè dei plutocrati o dei mafiosi.
Mi spiace ma nel '29 in Italia c'era un signore che si chiamava Benito, uno che i problemi li ha risolti, direi abbastanza brillantemente, nel contesto. Pure in Germania zio Adolf ha risolto i problemi economici, la disoccupazione e il marco-carta straccia: non è apologia. Cominciamo a dire la verità storica, piaccia o non piaccia (le colpe sono state altre, non le nego, ma non in economia). In America c'era il signor Roosevelt, uno che ha fatto molto per risolvere i problemi, ma obiettivamente lo ha fatto in maniera meno brillante di dove c'era il "male assoluto". Basti pensare ai milioni di hl di grano bruciati per non far crollare i prezzi. Peccato che ciò abbia facilitato o causato la morte (o la malnutrizione) di milioni di americani senza mezzi non coperti dai servizi delle mense sociali o operaie. I soviet per altri motivi facevano altrettanto in Ucraina.
Una delle tante pagine cancellate dalla storia ufficiale.
La GB di Keynes, la patria del "liberismo", si rinchiuse dietro i dazi doganali! Cullandosi con le risorse del suo immenso impero protette dai dazi delle "preferenze imperiali".
Chi c'è oggi in Italia al posto di Benito? Chi è in grado di comandare all'economia e non di obbedire? Il nano plutocrate che in mezzo al nuovo '29 fa cucù alla Merkel? O quei buffoni opposti/uguali della cosiddetta opposizione che rispetto al nano sono più ipocriti e più ladri? Quelli che dicono di andare in missione Africa e poi vanno nel loft di Manhattan? O i compagni dell'ultrasinistra col villone miliardario in Costa Azzurra?
Sarebbe ora che la politica, una qualunque ma Politica, prendesse il sopravvento sull'economia. Ma se ciò succedesse, sarebbe la fine dell'attuale oligarchia plutopartitocratica. A prescindere dal tipo di alternativa.
DVX
http://www.ilcovo.mastertopforum.net/index.php
Quei signori hanno risolto i problemi uccidendo la democrazia e milioni di persone.
Roberto.
Paolo grazie della risposta, Ho capito quello che vuoi dire, peró questi articoli vi "abbassano la media" !
=)
Anonimo, l'artiolo é errato perché contiene informazioni non attendibili, errate o opinioni MOLTO personali. Ogni altra considerazione non mi interessa tanto.
Personalmente condivido che la politica economica italiana fra le due guerre (largamente di fascista) sia stata corretta anche se deve studiata come un pezzo all'interno del sistema italiano-fascista. Peró anche il New-Deal lo é stato partendo da presupposti diversissimi.. quindi come vedi ogni cosa puó essere discussa.
Ma questo non é il punto della questione.
Il punto é che l'articolo non convince e a Mercato Libero sono piú bravi quando parlano di finanza.
Al tuo posto, comunque, non mi scaldarei troppo per ragioni ragioni grosse cosí:
a) leggi l'articolo di La Malfa sull'intervento di Benduce e la fondazione dell'IRI sulla STAMPA
b) leggi questo articolo:
About That Word 'Socialism'
By Marc Chandler - RealMoney.com -
11/7/2008
Governments in numerous countries, especially in the high-income countries, have responded to the current acute financial crisis by extending their role in the economy in ways that have not been seen in at least a couple of generations and in magnitude that appears unprecedented. Many observers, and not just unrepentant ideologues, are worried that capitalist practices and institutions are being abandoned in favor of socialism.
Two types of socialism appeared early in the 20th century. There was the socialist revolution in Russia in 1914. Russia was primarily an agricultural, quasi-feudal society of mostly peasants. Lenin and Stalin's violent, oppressive, totalitarian, statist regime is what many associate with socialism. But there was another type of socialism that was being articulated and implemented in the early 1920s. It was called fascism in Italy and was later called National Socialism in Germany.
Could it be that the second form of socialism is a greater threat than the first? In World War II, the Allies joined forces the first type of socialism to defeat the second type. Although we often think of fascism with racism and genocide, it need not be. In fact, Mussolini's fascism was totalitarian and fiercely nationalistic, but it did not generally share Germany's racism. Fascism opposed liberalism, individualism and socialism. The objectives and interests of the state were supreme, and everything was subservient to it.
The U.S. and Western Europe's response to the current crisis has been to tighten their embrace of two economists of that period: Irving Fisher, who tended to emphasize a monetary response, and John Maynard Keynes, who advocated complementing the monetary moves with fiscal policy, to bolster aggregate demand.
Many pundits and bloggers confuse the Fisher/Keynes program with left-wing socialism. But as John Barnes, who studied fascism in the 1920s, wrote:
Fascism entirely agrees with Mr. Maynard Keynes, despite his prominent position as a Liberal. In fact, Mr. Keynes' excellent little book, The End of Laissez Faire might, so far as it goes, serve as a useful introduction to Fascist economics. There is scarcely anything to object to and there is much to applaud.
Ironically, it was the fascists who proposed a "third way" 75 years before former U.S. President Bill Clinton and former U.K. Prime Minister Tony Blair. For the fascists, the way was between capitalism and socialism. Even Hitler apparently recognized the similarities between socialism and fascism. In 1942, he said, "There is not much difference between the basic economic techniques of socialism and fascism."
If observers are correct and the U.S. and other high-income countries are becoming socialist, is it the socialist or fascist variety? A key difference between the two is the type of institutional alliance that is the driving force. Under socialism, the state is ostensibly is allied with workers, though in practice as in Soviet Union, China and Cuba, workers were miserably poor. Under fascism, the state is often more aligned with businesses, though the rights of property were conditional on its use and closely regulated.
Since World War II, the high-income countries, including of course the U.S., have seen a permanent and significant increase of the role of the state in various aspects of the economy. In fact, to the extent that Keynes is associated with the use of fiscal policy to bolster aggregate demand, Nixon was right: We all have become Keynesians. However, in fairness, Keynes anticipated that after an economy entered a self-sustaining upswing, the state-sponsored boost to demand would cease.
The permanent and ubiquitous state in the U.S. and Europe seems like such a natural state of affairs that the editor of the Financial Times said that the forced marriage of Bear Stearns to JPMorgan Chase in March and the large role that U.S. Treasury and Federal Reserve played in protecting Bear Stearns' counterparties marked an end to the laissez-faire capitalism that Keynes himself had declared was over 85 years earlier.
The size and role of the U.S. government have increased regardless of the party affiliation of the governing party. It is true that in some areas, the government has tried outsourcing some of its functions, such as operating prisons, schools and some military activities. But generally speaking, the government's growth has kept pace with the growth of the economy, and expenditures as a percentage of GDP have been fairly stable at a little above 35%. In continental Europe, the governments' expenditures are closer to 50% of GDP.
Out of the current financial crisis, it does seem likely that the permanent role of the state is increased, even if, as should be expected, the governments re-privatize parts of the banking system at some juncture.
Two main forces encourage a larger role for the state. The first is related to citizenship. Over time, people want to increase the basket of goods and services they receive from the state. Perhaps in days of yore, the farmer or peasant would part with a substantial fraction of his produce to the sovereign or feudal lord, muttering under his breath that he was getting nothing for his hard work. But in the age of democracy, people expect the government to provide a range of goods and services that has generally increased over time.
The force has been fed by another since the Great Depression, and it helps explain the Keynesian revolution. The modern economy can produce far more goods and services than it can consume. This is a function of excess investment and under-consumption. During this crisis, we often hear that central banks are the lender of last resort. The permanent substantial role of the government mirrors its role as the consumer of last resort. Of course, officials may rarely think in such terms, let alone talk about this, but in effect, this is what is going on.
There are some notable exceptions, but generally after deep economic downturns, the government's role incrementally increases. It is the go-to-strategy to end the business cycle downturns. Modern governments, even non-representative governments such as China, want to deliver rising living standards to their people. Contrary to their ideological leanings, neither Reagan nor Thatcher managed to break that pattern. Critics of the larger role of government have not proposed a viable alternative to maintaining adequate aggregate demand. The government ensures sufficiently high utilization rates for capital and labor that allows for social stability.
A fascist from the 1920s would find much of modern society that would be agreeable. The role of government would not be objectionable. The corporatist structures, in which functional groups such as business, workers (or consumers) and the state are represented, would be recognizable and perfectly consistent with their vision.
Even some of the most cherished American sayings, such as John F. Kennedy's admonishment to "Ask not what your country can do for you, but what you can do for your country" could have easily been uttered in a fascist country. Or Bill Clinton's admission that "I don't understand how someone can say they love their country but hate their government" also expresses a sentiment that fascists could identify with.
Perhaps the key difference between the two types of socialism is in whose interest are things being decided. The growing disparity of wealth in the U.S. is a fundamental problem. The American dream of a car, a house and college education for one's children is increasingly out of reach for many American families on the basis of current income. This problem is being addressed by the debt and the government. Debt is out. The government is in. This might not be socialism as the right decries, but fascism, and none dare speak its name.
saluti
Signor Maurizio R.,
la ringrazio per la risposta e per gli articoli che ho apprezzato.
Però vi sono dei preconcetti ideologici nella visione del fascismo anche nell'articolo di Chandler, che però ha il merito di aver capito che il fascismo è socialismo, un socialismo alternativo e critico di quello marxista prima e poi leninista.
Un socialismo possibile, di derivazione mazzininana. Per questo il fascismo non è di per sè "antidemocratico" come si vorrebbe far credere, la forma costituzionale con cui si è retto il fascismo è stato una contingenza storica. Il corporativismo e la socializzazione sono forme alternative di rappresentanza popolare e democratica, incentrata sul lavoratore-cittadino più che sul cittadino in quanto tale. Non sappiamo come l'esperimento sarebbe potuto andare avanti senza la guerra persa, non c'è stato tempo di sperimentare. Però è assodato che fino alla guerra il consenso popolare c'era, perchè il popolo è stato beneficiato dal regime fascista, piaccia o no.
La discussione meriterebbe ulteriori e lunghi approfondimenti qui impossibili. Mi permetto di segnalarle sul tema questo libro che ha avuto ottime recensioni da parte di esimi storici e politologi a Berkeley e Oxford (ovviamente 0 in Italia, non abbiamo trovato neppure un editore tradizionale, ma scusate se è poco) intitolato "L'identità fascista. Dottrina e progetto politico del Fascismo":
http://www.lulu.com/content/673575
La invito inoltre a leggere queste discussioni e, se lo desidera, a parteciparvi:
http://www.ilcovo.mastertopforum.net/viewtopic.php?p=5694#5694
http://www.ilcovo.mastertopforum.net/viewtopic.php?t=635
http://www.ilcovo.mastertopforum.net/viewtopic.php?t=864
http://www.ilcovo.mastertopforum.net/viewtopic.php?t=13
http://www.ilcovo.mastertopforum.net/viewforum.php?f=
DVX
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