CIGNI NERI, OMBRE GRIGIE E CAVALIERI BIANCHI
Sono molto contento di proporvi questo articolo di Luigi De Socio.
Come sapete sono convinto che i mercati azionari saliranno per un po' ma le motivazioni pessimistiche di Luigi De Socio, come quelle dell'amico Andrea Mazzali sono sempre presenti e reali. Rappresentano lo spettro di qualcosa di molto brutto che potrebbe accadere presto alla nostra economia e politica fatta da persone e soggetti totalmente inaffidabili e opachi.
E' per questo che vi ricordo che Mercato Libero vuole gettare le basi per la creazione di un comitato per l'apertura di una nuova BANCA.
: 1000PERCAMBIARE
è solo la punta di un ICEBERG (non quello di Mazzalai).
Il Titanic del capitalismo opaco americoeuropeo sta arrivando, e noi lo aiuteremo ad affondare.
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Cigni neri, ombre grigie e cavalieri bianchi
di Luigi De Socio
Nella storia umana, periodicamente, si verificano eventi estremamente improbabili, i quali, al loro verificarsi, hanno un impatto enorme sulla nostra vita, proprio in ragione del fatto che nella nostra mente tendiamo a classificarli come “impossibili”, nonostante siamo consci della differenza sostanziale tra un evento improbabile ed un evento impossibile. Nassim Taleb chiama questi eventi “cigni neri”, connotandoli con tre caratteristiche principali: 1) Un “cigno nero” è un evento isolato e imprevedibile; 2) Ha un impatto enorme sulla società; 3) La natura umana tende a spiegare e giustificare l’evento solo dopo che esso si è verificato, nel tentativo di renderlo meno casuale di quanto non lo sia effettivamente.
La crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo ormai già da un anno viene classificata da molti giornalisti e studiosi come un “cigno nero”, in omaggio appunto alle riflessioni di Nassim Taleb, in quanto: 1) la crisi in oggetto, nella sua gravità ed enormità, forse non trova precedenti nemmeno nel crack finanziario del 1929; 2) L’impatto che essa sta avendo e continuerà ad avere su tutti i sistemi economico-finanziari del mondo è davvero immane; 3) Spiegazioni e giustificazioni della crisi in oggetto stanno moltiplicandosi solo ultimamente, ovvero dopo che essa ha preso piede nel sistema globale. Tuttavia, questo cigno, di cui tutti (chi più chi meno) stiamo soffrendo le conseguenze, a me tanto nero non sembra.
Intanto voglio puntualizzare che la mia competenza nelle scienze economiche e finanziarie non è sicuramente superiore a quella di molti “addetti ai lavori”, ma nonostante ciò, già dalla primavera del 2007 nei miei articoli gridavo a gran voce a tutti coloro che confidassero nelle mie opinioni che la situazione economica e finanziaria stava per esplodere, anzi per meglio dire “implodere” con conseguenze probabilmente disastrose per l’intero sistema finanziario (e di conseguenza anche per quello economico). E non fui sicuramente il solo a predire il disastro attuale. L’eccellente Andrea Mazzalai, il saggio e sagace Fabio Gallazzi, ma anche altri giornalisti e studiosi avvertivano già nel 2006 e nel 2007 sulla insostenibilità nel lungo termine dell’enorme castello di carta che è andato sviluppandosi negli ultimi anni. E quindi, mentre le istituzioni bancarie e finanziarie, nella cecità e assenza di controllo delle autorità finanziarie e governative, continuavano ad emettere in maniera e in misura sempre più dissennata vere e proprie “bombe ad orologeria”, mentre la corsa ai profitti e ai “maquillages” dei bilanci portava i signori della moneta a prestare denaro in maniera sempre più facile e pericolosa e a concedere ai fondi leve finanziarie assolutamente folli, mentre gli squilibri valutari iniziavano a sortire i loro malefici effetti nel sistema finanziario globale, mentre il trend continuo e poderoso di crescita dei valori immobiliari raggiungeva vette non più superabili, mentre i fondi di risparmio e pensioni andavanno riempiendosi inesorabilmente di prodotti finanziari marchiati con la tripla A dalle agenzie di rating (in evidente conflitto di interessi) ma quasi privi di valore reale, mente fenomeni deteriori come il “carry trade” assumevano dimensioni ciclopiche, mentre le operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) amplificavano ulteriormente la speculazione sui mercati allontanando i corsi borsistici da multipli ragionevoli, mentre analisti ed economisti incompetenti o più probabilmente collusi predicavano l’eternizzazione della crescita globale (e invece era facile prevedere che, dopo una fase “sana” di crescita di Paesi emergenti come India e Cina, sarebbe seguita una fase in cui il loro ritmo di crescita sarebbe rallentato, e, allo stesso tempo, le spinte inflattive avrebbero eroso ulteriormente la crescita in atto), mentre le politiche monetarie delle Banche Centrali, eccessivamente espansioniste già dal 2001, preparavano il terreno all’esplosione dei prezzi delle commodities e dei fattori energetici (vedi petrolio), con un ovvio effetto devastante sul potere di acquisto delle famiglie e sui bilanci delle piccole e medie imprese, mentre – per dirla in poche parole – il sistema finanziario mondiale allegramente preparava tutte le premesse più chiare per il suo crollo più catastrofico (con buona pace di presidenti, consiglieri e azionisti delle più grandi aziende e istituzioni bancarie e finanziarie, che, nel frattempo, continuavano a percepire lauti compensi e a mettere in salvo le proprie ricchezze), mentre tutto ciò avveniva, impiegati e funzionari bancari e promotori finanziari continuavano ad illudere i piccoli risparmiatori ed investitori, convincendoli che una nuova era di ricchezza mondiale era iniziata, convincendoli ad investire in fondi e prodotti rischiosi i loro sudati risparmi, convincendoli insomma che il “cigno nero” non sarebbe mai arrivato.
Quando il castello di carta ha iniziato a crollare su se stesso, tutti lì a dire che si trattava di un normale, fisiologico “storno” dei mercati, a cui, inevitabilmente, sarebbe seguito un ennesimo trionfale rialzo. Sulla base di che ??? I valori immobiliari negli Usa continuavano a scendere, il numero degli immobili invenduti continuava ad aumentare, le economie emergenti iniziavano a frenare, l’inflazione iniziava a raggiungere livelli elevati, la raccolta dei fondi diminuiva mese dopo mese con impressionante e inequivocabile regolarità, i tassi interbancari iniziavano a salire, il credito al consumo diventava ogni giorno più esoso e difficile da ottenere. E, cosa più grave di tutte, la Fed e la Bce iniziavano a dare il chiaro segnale di essere impreparati a fronteggiare la crisi in atto (basti pensare che non erano nemmeno in grado di stimare le perdite potenziali per il sistema finanziario). Ma tutti (escluso il sottoscritto e pochi altri), non si sa se in preda ad una obnubilazione collettiva delle coscienze o se perfidamente ammaestrati dai signori della moneta, eroicamente e masochisticamente rimanevano imperterriti ancorati alle loro convinzioni oniriche. Fino a che, il “cigno nero”, che a mio avviso si era annunciato a gran voce, si è mostrato a tutti, anche a quelli che si giravano dall’altro lato per non vederlo.
A questo punto è indispensabile una considerazione sui mercati finanziari in generale. Ormai da decenni i mercati finanziari sono “bidirezionali”. Sul mercato dei derivati, grazie alle vendite allo scoperto dei prodotti “call” e della presenza di prodotti “put”, anche quando i mercati crollano vi sono una moltitudine di soggetti che sul crollo guadagnano cifre molto considerevoli. E, nel caso specifico del supercrollo in atto, possiamo parlare di cifre enormi. Quindi questo cigno a più di qualcuno ha portato soldi a camionate. Ma non ai piccoli investitori e risparmiatori, ai quali ora gli impiegati di banca e i promotori stanno raccontando le ennesime panzane, fingendo tristezza e comprensione per le perdite che i loro clienti hanno subìto e continuano a subire. Per coloro che a causa delle follie finanziarie degli ultimi anni hanno perso o stanno perdendo i loro risparmi o il loro lavoro, questo cigno è più nero della notte. Ma dall’altro lato ci sono schiere di speculatori a cui questo cigno ha portato ricchezza sulla pelle dei poveri mortali. Le “eminenze grigie” della finanza, i grossi azionisti e i manager delle aziende e delle banche, stanno mettendo su operazioni di “buy back” approfittando dei prezzi ridicoli a cui molti titoli stanno trattando al momento attuale. I “colletti grigi” (vedi Paulson, Bernanke, Trichet e altri loro degni compagni) in un momento drammatico come quello attuale, in cui vale la pena chiedersi fino a che punto essi abbiano sottovalutato la gravità della presente crisi o se magari (è plausibile sospettarlo) abbiano lasciato che la situazione raggiungesse livelli infernali per poi vestirsi da “cavalieri bianchi”, sbandierano ora piani di salvataggio sottostimando il reale ammontare delle perdite del sistema (i 700 miliardi di dollari del piano americano sono largamente insufficienti rispetto alla portata del disastro, che personalmente stimo fra i 3 e i 5 trilioni di dollari) e propinando agli ignari signor Rossi (o Mr. Smith se preferite) una soluzione assolutamente perversa, consistente nel richiedere ai contribuenti e alle piccole imprese ulteriori impossibili sacrifici per “salvare” grandi banche e gruppi finanziari e assicurativi che invece, in questa grande “purga”, dovrebbero essere lasciati fallire in modo da “pulire” il sistema finanziario globale dalla spazzatura in esso accumulatasi per poter finalmente porre le basi per un sano “bottom” e una sana ripartenza. Solo mi limito a far presente che, mentre Bush appare per l’ennesima volta in televisione per rassicurare gli americani sulla situazione della loro economia, il gigante delle bibite PepsiCo riporta un calo dei profitti nell’ultimo trimestre ed annuncia un taglio di 3300 posti di lavoro, la Daimler comunica una riduzione della forza lavoro nella divisione autocarri (circa 3500 posti), mentre Johnson Controls, nel settore dei ricambi, lancia un profit warning per il prossimo anno fiscale.
Come si può non notare che uno dei punti cardine dei piani di salvataggio è l’esenzione per le banche all’applicazione del “mark to market” degli assets in loro portafoglio? Come si può non pensare che la decisione dei governi di acquistare “azioni privilegiate” delle banche (a tassi molto superiori a quelli delle ultime emissioni) apre le porte al rischio, nei prossimi mesi o anni, di una forte pressione rialzista sui tassi di interesse? Come si può non pensare che la portata delle cifre che i governi stanno destinando al “salvataggio” delle grandi banche e aziende si tradurrà in ulteriore riduzione del potere di acquisto dei salari ampliando ulteriormente la già enorme voragine esistente tra le moltitudini di stipendiati e la “casta” degli onnipotenti del mondo politico e di quello economico e finanziario? Come si può pensare di non ripartire dal castigo severo e pubblico dei responsabili e dei fautori delle gestioni delinquenziali degli ultimi anni e da una messa a punto di normative stringenti per evitare che gli attuali “salvataggi” aprano le porte a ulteriori nefasti ladrocini ad opera dei “colletti bianchi” e a danno dell’intera collettività? E, parlando in termini pratici, se non si obbligano le banche ad allentare i cordoni del credito al consumo, se non si aiutano davvero le famiglie a pagare i loro mutui e debiti, se non si mettono in piedi politiche serie e mirate di sostegno alle imprese, se non si interviene seriamente per aumentare il potere di acquisto dei consumatori, se non si sposta sulla popolazione il beneficio derivante dalla rilevante diminuzione del costo del petrolio negli ultimi mesi, come si può pensare di porre le basi per una ripartenza dei consumi e degli investimenti?
Intanto, i mercati reagiscono ai piani di salvataggio con rialzi “storici”, forse amplificati ad arte per evitare che i cittadini, in preda al panico, corrano in banca a prelevare ciò che rimane dei loro averi. Ma i tassi interbancari non scendono, sul piano delle politiche fiscali e salariali non si sta facendo – e scommettiamo che non si farà – assolutamente nulla, le condizioni di credito per i privati e le piccole aziende erano e rimangono asfissianti, aumentando, ad esclusivo beneficio delle banche, il differenziale tra i tassi a cui esse prendono a prestito il denaro dalla Banca Centrale e i tassi da usura che praticano a valle ai loro clienti. Le rate dei mutui erano e rimangono impagabili, il costo al consumo dell’energia non è sceso e non è destinato a scendere, a beneficio esclusivo delle grandi compagnie petrolifere ed energetiche, e con evidente danno ulteriore per i bilanci delle famiglie e delle piccole imprese.
I “colletti grigi” hanno presentato agli ignari e vessati cittadini il cigno nero della catastrofe in tutta la sua drammaticità per poi vestire i panni dei “cavalieri bianchi” scesi da un Olimpo arrogante e cinico a salvare il mondo dell’economia reale e della vita quotidiana di lavoratori e risparmiatori. Ma ci hanno posto una condizione pesantissima, e forse inaccettabile: ci hanno detto che per salvare il nostro mondo, quello delle famiglie che non arrivano a fine mese, dei pensionati che in poche settimane perdono i loro risparmi e di onesti lavoratori che si trovano da un giorno all’altro senza un lavoro per vivere, per salvare questo nostro mondo bisogna prima salvare il loro e quello dei loro amici banchieri e capitani di industria. Con piani di salvataggio perversi e inadeguati, e con una ennesima pericolosa espansione monetaria (come se non bastasse la catastrofe creata dalle espansioni monetarie praticate negli ultimi anni), che con tutta probabilità, nel medio e nel lungo periodo, apre le porte ad una ripresa dell’inflazione sulle commodities e sui fattori energetici. Intanto, la recessione economica e la depressione del sistema globale erano e rimangono dei dati di fatto, con i quali l’Olimpo politico e finanziario, oltre a quelle già in atto (falsificazione dei dati sull’inflazione reale, esenzione per il sistema bancario dall’obbligo di iscrivere a bilancio le perdite, ripianamento delle voragini finanziarie con i soldi dei cittadini), dovrà inventarsi nuove diavolerie per riuscire nel suo continuo tentativo di autoeternarsi mantenendo la moltitudine dei comuni mortali schiacciata tra la morsa del debito e la stagnazione (se non il collasso) del potere d’acquisto.
CIGNI NERI, OMBRE GRIGIE E CAVALIERI BIANCHI
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11 commenti:
Un grande articolo. i miei complimeni all'autore. Sono perfettamente daccordo ma come si fa a sovvertire la storia? questi eventi drammatici ad orologeria (vedi guerre, caduta torri, crisi attuale)succedono perchè noi siamo tanti e impossibilitati alla comunicazione di massa; loro sono pochi con enormi mezzi. La mia domanda a questo punto è : perchè? Per soldi e potere... e allora qualcosa non funziona perchè credo che i soldi ed il potere se li hai già e tanti, cosa ci fai poi? C'e' qualcosa che mi sfugge riguardo a LOR SIGNORI ... Qualcuno ha delle spiegazioni plausibili?
PG
Ottimo articolo, riassume in maniera egregia quanto giornalmente ci racconti nel blog.
Un salutone,
Luca C.
Piccola nota da ignorante... credo che questa crisi sia più forte delle precedenti, ma meno di quelle che si presenteranno nei prossimi decenni (relative a scandali avidità e compagnia bella) per due motivi:
1) il numero di soggetti nel sistema economico modiale: nel mondo nel 1929 c'erano sicuramente molti meno esseri umani di oggi e molti meno che investivano e speculavano in azioni
2)nel passare inesorabile del tempo la perdita di potere di acquisto dei soldi dovuti all'infalzione. Se si paragonassero le crisi in termini reali credo che ci sarebbebero dei massimi e dei minimi ma più o meno sono tutte dentro ad una certa fascia di oscillazione.
Probabilmente mi sbaglierò ma aspetto eventuali conferme o smentite da altri lettori.
Mario da Verona
Ciao Paolo
Bell articolo, anch io come te sono rialzista nel breve, i mercati verranno pompati complice il tonfo che hanno subito e le prossime elezioni americane.
Quello a cui assisteremo è un rimbalzo nel breve e un affondo del lungo che porterà a conseguenze che non sappiamo.
La fine del sistema è stata innescata dal Governo Bush e il modello economico frana perchè L'impero si sgretola. Un po di anni fa un mio professore dell ESADE scrisse un libro titolato "Pies de Barro" tradotto in italiano sarebbe piedi di fango che argomenta la fine degli USA come lider. Il libro tratta il tema di cui gli economisti non parlano, è dire i deficit gemelli americani che con la crisi che arriva mi fanno venire in mente le seguenti domandi.
1- è il debito americano sicuro?
2- Per quanto ancora i cinesi, giapponesi e arabi finanzieranno gli USA?
3- come risponderanno gli USA al lore declino e alla nascita di nuovi player? altre guerre?
Sono tutte cose che sapremo a breve, in ogni caso la situazione macro dovrebbe secondo me nel breve migliorare se il prezzo delle materie scende e forse questo aiuterà a che la crisi faccia meno male.
In ogni caso quello che conta adesso è che siamo in un momento di grandi cambi di equilibri mondiali e questo apre scenari nuovi che nella storia hanno spesso portato a guerre.... la mia domanda è siamo arrivati a un punto di civiltà che eviterà tutto ciò? Certamente se vince Pallin e MCain si apriranno altri scenari bellici, quindi non ci resta che sperare che vinca Obama per noi e per il mondo.
Questo articolo è come minimo molto confusionario, mischia troppe cose tra loro che in realtà non centrano niente! In che senso?
Se si vuole aiutare davvero il potere d' acquisto delle persone e stimolare l' occupazione occorre neccessariamente liberalizzare il mercato del lavoro (ma per tutti! non solo per i giovani!) e quello dei beni e dei servizi in particolare! Ad esempio il prezzo della benzina potrebbe essere molto più basso con più concorrenza e se è alto non è certo colpa delle banche! E' evidente che la crisi finanziaria avrà un impatto sull' economia non trascurabile ecco perchè occorre un aumento della spesa pubblica che stimoli la domanda innescando il “moltiplicatore della spesa”: ma deve esssere spesa pubblica sana: infrastrutture e non assunzioni clientelari...tale da garantire effetti positivi nel medio-lungo periodo.Un altro punto irrinunciabile è ristrutturare il tessuto produttivo-industriale lasciando fallire-chiudere le imprese inefficienti per esempio eliminando i sussidi all' agricoltura, i n questo modo la produttività media cresce e di conseguenza soffriremo meno un euro sopravvalutato per il reale stato dell' economia italianada un lato e importeremo merci agricole a buon mercato riducendo l’ inflazione.Un altro mio sogno: lasciare il Sud al suo destino e tenerci per noi i soldi che produciamo invece di darli in larga misura ai meridionali o peggio ancora ai preti! Da ultimo: non c'è dubbio che il caos attuale parte dalle banche! ma lasciar fallire una banca rischia di provocare a catena i fallimenti delle altre banche e in questo modo non si raggiunge un "bottom e poi una sana ripartenza" ma si distrugge il sistema finanziario che è assieme all' energia e alle infrastrutture un fattore essenziale per l' economia reale! A mio avviso la via maestra è nazionalizzare!In questo modo ci perdono gli azionisti privati delle banche e quando l' economia ripartirà lo stato potrà rivendere minimizzando il più possibile la perdita.Ricordo che gli Usa pagano circa il 2% sul proprio debito e investono in azioni privilegiate che rendono il 10% circa perciò anche questa mossa studiata per ristabilire la fiducia non è poi cosi penalizzante per il contribuente! Certo è impensabile che lo Stato e i cittadini possano guadagnarci da questa crisi, il punto è come minimizzare i costi per la collettività! Non sono per niente daccordo con l' articolo! Luca Salvarani, Mantova.
spero che luigi de socio ti possa rispondere, grazie per il commento.
Un tentativo di risposta alla mia domanda di prima potrebbe essere questo?
PG
http://www.disinformazione.it/crisi_finanziaria.htm
Come detto in altri post, per me la chiave per leggere la crisi attuale è la fine dell'evoluzione del capitalismo moderno, iniziata con la Rivoluzione Industriale del 1800, fine dovuta all'aver saturato tutti i settori di intervento remunerativi per l'attività privata(agricoltura, industria, servizi e ora anche servizi superflui). Mi fanno ridere quelli che parlano di crisi di fiducia. Sarebbe come avere fiducia in Tanzi e Tonna il giorno dopo avere scoperto che i 4 miliardi di dollari della BonLat erano finti.
Gianni
Caro PG.
se ti piacciono queste idee " complottiste", abbonati a www.effedieffe.com.
Sono 50 euro all'anno, ma c'è di che divertirsi!!!!
Scherzi a parte io trovo articoli molto interessanti; non li prendo per oro colato; li archivio nella mia testa e chissà che un domani il puzzle si completi e il nostro Maurizio Blondet non abbia più ragione di quella che gli attribuiamo.
E' tutto scritto, come qua a mercato libero si possono vedere e verificare le previsioni avverate e quelle non.
E Paolo dirà la sua qualche volta a proposito di qualche articolo di Blondet?
Ciao
Roberto L.
dall'articolo di DeSocio: "se non si sposta sulla popolazione il beneficio derivante dalla rilevante diminuzione del costo del petrolio negli ultimi mesi, come si può pensare di porre le basi per una ripartenza dei consumi e degli investimenti?"
Io oggi ho fatto il pieno di gasolio a 1,26 euro, mentre a luglio lo pagavo 1,50. Mi sembra un ribasso rilevante; bisogna anche considerare che il dollaro debole che tanto ci aveva aiutato lo scorso anno a contenere gli aumenti dei carburanti, oggi non c'è piu, e bisogna farci i conti.
Solo nell'ultimo periodo col dollaro stabilizzato a 1,35/1,40 ed il petrolio in netto ribasso, stiamo vedendo qualcosa di sostanzioso. Non si puo negare che il calo dell'energia aiuterà moltissimo la ripresa ecoonomica nella seconda parte del 2009, non prima, perchè lo choc della crisi finanziaria inciderà moltissimo sui consumi e gli investimenti. Roberto (TO)
Getile Roberto, il tuo intervento è molto puntuale a mio avviso, ciò non toglie che una maggiore conorrenza farebbe abbassare il "mark up" delle grandi imprese di distribuzione e ciò andrebbe a tutto vantagio dei consumatori ma afinchè ciò avvenga il governo deve liberlizzare e non piegarsi a 90 gradi appena 10 persone fanno sciopero! Ci vorrebbe lamia Thather qui!!! Aggiungo che il prezzo della benzina dipende in buona parte da costi fissi (imposte di varia natura..) che non calano col calare del petrolio ma nemmeno aumentano...Perchè nssun partito apate Di Pietro,h si caattizza però maggiormente sulla giustizia spinge per liberalizzazioni e concorrenza??? Lua Salvarani, Mantova.
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