STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


CARI AMANTI DELLE BANCHE........


ECCO CIO' CHE ACCADE A FIDARSI DELLE BANCHE

Una volta la banca era al servizio del cliente. Oggi per la banca il cliente è visto come vacca da mungere. La gente è sciocca. Le banche ne approfittano e continuano a rubare soldi ai correntisti.
Leggetevi questo articolo di Libero Mercato uscito ieri. Una riprova che le banche non hanno imparato la lezione e che di questo passo perderanno sempre più la stima del cliente.

Con il progetto 1000PERCAMBIARE vogliamo ribaltare la situazione. La banca tornerà a essere al nostro servizio.
: 1000pPERCAMBIARE


Non vogliamo una banca circolare che ci circondi, ci soffochi e ci derubi. Vogliamo essere noi a circondare la banca e minacciandola con la forza del nostro potere d'acquisto...poter dettare le condizioni.

Un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre cominciano a essere una prova. Figurarsi quando gli indizi si accumulano. Nelle scorse settimane, Unicredit ha collocato sulla propria rete italiana (Unicredit Banca, Bipop, Banca di Roma e Banco di Sicilia) un’obbligazione a sei anni emessa dalla banca Usa Goldman Sachs, scadenza 28 febbraio 2014. Il titolo offre ai sottoscrittori un tasso lordo annuo facciale del 3,95% (3,986% alla scadenza). Praticamente il tasso Euribor meno 50 punti base. Goldman è certo un buon prenditore e vanta un rating alto (Aa3/AA-), anche se non è il più alto possibile. A prima vista il rendimento offerto non sembra adeguato vista l’aria che tira sui mercati. La domanda è: nel collocare questo bond è stato reso un buon servizio alla clientela? Senza andare troppo lontano, basta fare un confronto con un titolo della stessa Goldman che abbia una durata residua paragonabile: l’obbligazione 4,75%, denominata in euro, che scade il 28 gennaio 2014. Ai prezzi di ieri, questo titolo rendeva il 5,8%, ovvero due punti sopra quello collocato sulle reti Unicredit. Forse è sfuggito qualche dettaglio. Rileggiamo il prospetto del primo bond: in fondo, e in caratteri minuscoli, si legge che i distributori (cioè le banche Unicredit) riceveranno il 3,75% da Goldman. Ora tutto si spiega. Ricapitolando: su ogni mille euro prestati alla banca americana, il cliente riceve il 3,9% circa l’anno per sei anni, Unicredit guadagna subito 37,50 euro, e Goldman riceve 962,50 euro (= 1000-37,5), da rimborsare dopo sei anni Da notare che il guadagno immediato per Unicredit - la cosiddetta commissione «upfront» - è praticamente uguale ai 39 euro circa di interessi lordi che il cliente riceverà nel primo anno. Messa in altri termini, si potrebbe dire che, nel primo istante dell’acquisto, i clienti Unicredit si sono ritrovati titoli con un «mark-to-market loss» del 4 per cento. Se avessero comprato titoli equivalenti direttamente sul mercato, avrebbero guadagnato di più e speso molto, ma molto meno in commissioni. Sia chiaro: questo genere di “servizi” è in voga presso tutti gli sportelli di tutte le banche italiane, comprese quelle che dichiarano di agire nell’interesse del Paese. Anzi, a questo andazzo del sistema bancario, rinnovato ed acuito dalla crisi finanziaria, Unicredit si è (ri)associata da poco. Pochi anni fa infatti, subito dopo la stagione dei crac Argentina-Cirio-Parmalat, Unicredit aveva fatto una scelta limpida per eliminare i conflitti allo sportello: sottrarsi alla tentazione dei collocamenti facili allo sportello e finanziarsi sui mercati internazionali. Profumo, giustamente, si vantò per tale scelta, che oggi sembra però essersi persa per strada. Di recente, infatti, Unicredit ha collocato persino un proprio bond subordinato ai clienti privati (ovviamente a tasso non di mercato). Ora va ricordato che lo scorso novembre Profumo aveva annunciato una svolta strategica: addio al modello «origination to distribution», basato sul trasferimento dei rischi di credito a terzi attraverso cartolarizzazioni, e ritorno a meccanismi più tradizionali. «Si tratta di mettere maggiore enfasi sulla vendita di una più ampia gamma di servizi e prodotti ai clienti retail e alle imprese», aveva detto il banchiere al Financial Times. Si tratta anche di capire se gli ultimi collocamenti rappresentano lo standard del nuovo modello di business di Unicredit o se sono solo una furbata una tantum.
L.D.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti vorrei ringraziare a nome di tanti piccoli consumatori che attraverso questo blog migliorano la propria capacità di investimento.
Spero che tu possa continuare ad essere sempre obiettivo e soprattutto così Libero.

Anonimo ha detto...

Cosa ti devo dire, purtroppo e' cosi e le cose non sembrano voler cambiare. Come sai lavoro in una banca, sono un dipendente/indipendente in quanto, avendo un portafoglio cliente di una certa importanza (frutto di anni di lavoro serio/onesto ed etico), vengo (mai dire mai ... ma ho gia' cambiato 4 banche e nel caso togliero' il disturbo) riparmiato dai vari budget prodotto, campagne, etc etc. Speravo che tutto quanto successo ultimamente nel mondo finanziario (swap, derivati, etc) fosse la molla per portare il nostro sistema ad un cambiamento, ad un ritorno alle origini, ad un, come si dice in genere, tornare a fare banca .... pia illusione, peggio di prima, con piu' cattiveria di prima, con piu' pressioni di prima .... la cosa triste e' vedere chi ci lavora adeguarsi senza nessuna reazione, senza un minimo di dignita', di orgoglio, di rispetto verso i sacrifici di chi quei soldi li ha riasparmiati !!! Quando si giustificano sul perche' del loro atteggiamento mi viene da rispondere semplicemente: "Sai una cosa ? Se un giorno diventero' ladro rubero' per me di certo non per una banca"
Un saluto, continua cosi'
PIEL67