CORDONE SANITARIO
Nell’articolo della scorsa settimana ci siamo fermati ad analizzare l’effetto contagio, la mancanza di fiducia e il pericolo incombente in Italia di una profonda crisi economica.
Siamo partiti dai bassi tassi di interesse nel periodo 2001 2006, dall’esplosione dei debiti, dal loro impacchettamento in obbligazioni il cui valore viene messo in dubbio nel momento in cui i debiti non si ripagano. Il dubbio valore crea sfiducia specie fra le istituzioni finanziarie. La sfiducia blocca i flussi di liquidità, aumenta il costo del denaro e via via sempre più velocemente contagia l’economia reale e riduce la fiducia del popolo verso il sistema creditizio.
La paura che possa realmente accadere quanto descritto non è solo frutto della mia fantasia. Le motivazioni sono talmente reali che in settimana le banche centrali hanno deciso, in fretta e furia, di porre in essere un cordone sanitario che fosse in grado di bloccare l’effetto contagio.
La FED ha tagliato i tassi di ben mezzo punto, ha continuato a iniettare liquidità nel sistema finanziario (prestando soldi garantiti da strumenti obbligazionari poco liquidi) e soprattutto ha affermato che farà qualsiasi cosa per bloccare il contagio di questa crisi economica e che altri tagli dei tassi potrebbero venire messi in atto.
La BOE è dovuta intervenire, dapprima salvando la Northern Rock, prestandole tutti i soldi necessari per non chiudere i battenti e per poter pagare i fondi ai correntisti, poi ha annunciato finanziamenti al sistema creditizio di durata insolitamente lunga (trimestrali) e controgarantiti da strumenti molto poco liquidi e di dubbio valore.
La BCE dal canto suo si è limitata a iniettare liquidità nel sistema (e non è poco!).
Questo improvviso dispiegamento di forze ha avuto immediate conseguenze:
- Il petrolio ha toccato gli 84 dollari al barile per poi chiudere la settimana a 81,5
- Il dollaro debolissimo, portandosi a 1,41 sull’euro!
- L’oro a livelli record
- Le obbligazioni decennali hanno perso due figure (in quanto fino alla scorsa settimana incorporavano una possibile recessione, in questa cominciano ad incorporare una probabile inflazione, e in aggiunta è venuto a mancare il cosiddetto fly to quality)
- Le Borse hanno festeggiato (complici anche le scadenze tecniche) con corposi rialzi.
In un normale ciclo economico immobili e borse sono sempre stati correlati negativamente. Una salita dei primi comporta una discesa dei secondi e viceversa.
Solo in particolari situazioni possiamo assistere a rialzi nei due settori. Il caso più lampante è stato nel periodo 2003-2006. Infatti gli eccessivi bassi tassi di interessi hanno favorito una bolla nel mercato immobiliare (ovvero un rialzo più corposo del normale) e una salita del mercato azionario fino a raggiungere valutazioni storicamente “normali”.
La causa della grande bolla immobiliare sono stati i bassi tassi di interesse che hanno fatto si che il debito venisse utilizzato più del dovuto. Le popolazioni si sono indebitate (sviluppo di mutui e carte di credito); i fondi di private equity si sono indebitati, acquistando a debito aziende a prezzi via via più alti; gli speculatori si sono indebitati (sviluppo di hedge funds, e carry trades, ovvero indebitarsi in una valuta che aveva tassi di interesse bassi per acquistare assets che offrono rendimenti superiori).
Il debito è cresciuto a livelli insostenibili e spesso è stato ricollocato nelle mani di molti investitori professionali (hedge funds, assicurazioni, banche, fondi, gestioni ecc ecc).
In contemporanea a questo fenomeno, tipico delle economia americana ed europea, abbiamo assistito a uno sviluppo delle economie basate sulla produzione industriale (Cina e India in primis) e sull’estrazione di materie prime, specie il petrolio (Paesi Arabi, Russia su tutti).
Queste aree del globo si sono arricchite enormemente grazie a flussi di cassa generati dalle loro vendite. Questi paesi erano poveri, quindi la popolazione ha aumentato i propri consumi ma molto meno che proporzionalmente a cosa producevano. Il risultato è un surplus via via maggiore della bilancia commerciale e un accumulo di liquidità nei forzieri di questi paesi.
Riassumendo:
- Economie europee e americane indebitate. Immobiliare in discesa. Azionario con valutazioni adeguate.
- Economie in via di sviluppo (Cina , India, Russia, Arabi ecc) ricchi di liquidità. Immobiliare e Borse ancora in salita.
A questo aggiungiamo
- Il prezzo delle materie prime, a mano a mano che le economie crescono tenderà a crescere
- Il costo della mano d’opera cinese e indiana è destinato a crescere molto rapidamente.
- La richiesta di prodotti di qualità in Europa e in America comporta maggiori investimenti tecnologici in Cina e India.
- I consumi in quei paesi aumentano rapidamente all’aumentare della ricchezza. L’aumento dei consumi spinge in su i prezzi (vedi i prodotti alimentari)
Il risultato è un incremento dell’inflazione. Un’inflazione più alta in quei paesi comporta un aumento dei prezzi di tutti i beni importati nelle economie occidentali.
Per ora l’inflazione importata aumenta lentamente ma il rischio che si propaghi rapidamente è alto.
Nell’ultimo anno l’inflazione americana è stata tenuta bassa dalla riduzione dei prezzi delle case e dal contenimento dei salari ma fino a quando?
Ora torniamo alle nostre care banche centrali che in settimana hanno steso un cordone di salvataggio intorno alla crisi finanziaria a cui il nostro sistema finanziario è ora esposto.
Tassi di interesse più bassi hanno portato sollievo a chi è pesantemente indebitato. Ma nel contempo hanno fatto svalutare il dollaro, e fatto rialzare le materie prime. Tutto questo porta ad un aumento più rapido dell’inflazione importata dalla Cina.
Se questo è un problema molto serio nel medio periodo, nel breve il taglio dei tassi ha conseguenze positive:
Abbiamo detto che in un economia “normale” gli immobili e le borse sono correlati negativamente.
Attualmente il settore immobiliare è in fase discendente e il mercato mobiliare in fase crescente.
Un crollo di tutte e due i valori sarebbe un danno irreparabile per l’economia globale.
Quindi è compito delle banche centrali garantire un’evoluzione controllata di questo fenomeno.
Gli immobili devono perdere di valore gradatamente così come le borse si devono rivalutare non troppo in fretta.
In settimana l’intervento delle banche centrali ha posto fine a un crollo delle borse che poteva diventare drammatico. Se il crollo sarà temporaneo o meno lo vedremo nelle prossime settimane.
Molto dipenderà dalla fiducia delle banche.
Molti dei problemi che abbiamo scoperto nelle scorse settimane permangono (inflazione, caduta dei consumi, dollaro debole), anzi il taglio dei tassi ha accentuato questi fenomeni.
Ma abbaimo detto che quello che veramente ha creato seri dubbi sulla stabilità dei mercati è stato
L’EFFETTO CONTAGIO CREATO DALLA MANCANZA DI FIDUCIA
La mancanza di fiducia a sua volta si basava su un problema oggettivo: Obbligazioni strutturate di cui non si conosce il reale valore e quindi l’impatto che potrebbero avere sui bilanci di Banche e fondi hedge.e l’incertezza data dalla difficoltà di individuare i possibili anelli deboli della catena.
L’incertezza si era impadronita del sistema bancario, terrorizzato dal fatto di poter venire coinvolto dalla crisi e quindi aveva bloccato la liquidità.
In settimana le Banche centrali hanno affermato che mai faranno fallire una banca (affermazione fortissima, che passerà nei libri di storia economica) se questo fallimento comportasse un effetto contagio..le banche stesse si sono tranquillizzate.
Il nostro credito officer che fino a ieri tagliava a destra e sinistra linee di credito oggi è più sereno.
I cordoni della borsa potrebbero venire riaperti.
Ora supponiamo che questa fiducia fra banche ritorni nelle prossime settimane (grazie agli interventi delle banche centrali). Se la fiducia ritorna le banche cominceranno nuovamente a prestarsi denaro fra di loro a condizioni Normali. L’accesso al credito verrebbe salvaguardato, le banche centrali potrebbero dapprima ridurre le iniezioni di liquidità al sistema e in seconda battuta, se i mercati azionari salissero significativamente, rinunciare a successivi tagli di tassi. (oggi negli Stati Uniti c’è la convinzione di ulteriori tagli di tassi prima della fine dell’anno).
Altra importante considerazione da tenere presente è la enorme liquidità (denaro vero, non debiti) in mano ai Fondi Governativi dei paesi arabi, cinesi e indiani.
Questi soggetti acquistano pezzi di Europa e Stati Uniti impedendo un tracollo delle Borse.
Nelle ultime due settimane molte operazioni di acquisto sono state fatte, principalmente dai Paesi arabi.
Il denaro vero ( e non il debito) si sta sostituendo a tutti gli investitori che operavano a debito.
Dato che le borse sono meno care che gli immobili, questa liquidità entrerà a sostegno delle quotazioni mobiliari più che in quelle immobiliari.
Nel breve periodo è anche probabile che prevalga l’ottimismo ma il taglio dei tassi della Fed potrebbe rivelarsi controproducente. Il contagio è bloccato, ma non così l’inflazione che arriva dalla Cina, non così la debolezza dell’industria europea davanti a un dollaro così competitivo, non così i minori consumi americani.
Per gli investitori è un periodo di riposo, rischiare è molto pericoloso.
E l’Italia….l’Italia continua a essere messa peggio degli altri paesi. Il debito e il pagamento degli interessi l’attanaglia, la crisi qui è più palpabile, il possibile rialzo delle borse potrebbe essere piu’ contenuto. Come al solito saremo fanalino di coda. Quanto durerà ancora questa situazione. Credo che il punto di non ritorno, per noi, sia già stato superato, ora non ci resta che piangere….
CORDONE SANITARIO
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2 commenti:
Creare inflazione per salvare le bance...! Serve solo a dare il tempo agli amici per salvare i propri asset, nel lungo non ha mai funzionato, a meno che il maghetto Ben non si dimostri più bravo del celeberrimo Henry....
sono aperte le scommesse... sul mercato ovviamente
saluti
Caro Massimiliano, concordo con te.
Un ultimo appunto...la svalutazione della moneta, l'inflazione alta (ma con numeri truccati al ribasso) ha permesso all'Italia di sopravvivere per un ventennio.
Gli Stati uniti si trovano in questa situazione dal 2000.
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