ALESSANDRO PLATEROTI - BITCOIN E LA STAMPA DI REGIME - QUESTO ARTICOLO E' UNA DURISSIMA PRESA DI POSIZIONE DEL 24ORE E QUINDI DEL SISTEMA ITALIA CONTRO LA CRIPTOVALUTA! SEGNO CHE SIAMO SULLA BUONA STRADA
AMICI,
NON INVESTITE IN BITCOIN!
SONO APPENA ANDATO IN EDICOLA E MI SONO COMPRATO 20 COPIE DEL SOLE 24 ORE.
questo articolo firmato dalla stella (cadente) del giornalismo italiano sul giornale (con i conti in profondo rosso) di economia istituzionale italiano mi serve come CARTA IGIENICA da mettere in casa quando arrivano gli ospiti!!!
questo articolo è stato voluto dai piani alti governativi......segna l'inizio della guerra al bitcoin da parte del governo italiano ...a pochi mesi dalla creazione di un euro a due velocita'........che distruggera' i risparmi delle famiglie italiane che non compreranno oro o bitcoin...
quando lo leggete ricordatevi che Pence, il vice presidente degli Usa, dieci giorni fa ha nominato suo capo economista Mark Calabria, leggete chi è mark calabria e cosa pensa del bitcoin e poi...leggete l'aticolo del giornalista pagato bene dal sole 24ore, alessandro plateroti
Uno
spettro si aggira sulle banche centrali, ma non è il Cigno Nero
dell'economia mondiale: è la bolla speculativa dei Bitcoin, il Brutto
Anatroccolo del mercato valutario. In Italia se ne parla poco, il
concetto di moneta digitale è ancora fermo alle carte di credito, ma
nella comunità finanziaria internazionale e tra le autorità di
vigilanza, la crescita stratosferica, rapida e sostanzialmente
incontrollata della «cripto-valuta» sintetica che si spende sul web, non
è passata inosservata.
Anche perché erano più di vent’anni, dai tempi della bolla di
internet, che il mercato non si lanciava così a capofitto su un asset
finanziario senza storia, dal futuro ancora indimostrabile e da un
passato più opaco del presente.
Bitcoin non è Google, Apple o Facebook, ma chi giudica speculative le
quotazioni dei primi protagonisti dell’era digitale, dovrebbe dare
un’occhiata ai grafici di Bitcoin: chi altro ha mai guadagnato il
274mila per cento in appena 96 mesi di scambi? Quali prospettive di
reddito e sviluppo sono mai nascoste nel futuro di una valuta
elettronica senza volto e senza storia, di cui mezzo mondo conosce a
malapena solo il nome?
E non solo quello della moneta: il mondo che gira
intorno ai Bitcoin è talmente opaco, che dopo nove anni di caccia
all’uomo tra il Giappone, gli Stati Uniti, l’Europa e l’Australia, non è
ancora chiaro chi abbia inventato i Bitcoin. Satoshi Nakamoto, il
presunto ingegnere di Tokyo che nel 2008 ne rivendicò la paternità, si è
scoperto ora che non esiste affatto, né in Giappone né sul web. Vero è
che uscire allo scoperto non conviene più nemmeno a lui: le autorità di
vigilanza finanziaria e i servizi di sicurezza asiatici e australiani
vorrebbero infatti sapere dal signor Sakamoto - chiunque esso sia - dove
abbia nascosto il «Tulip Trust», un fondo fiduciario offshore in cui si
dice da 10 anni che l’ideatore di Bitcoin abbia versato un milione di
Bitcoin, che nel 2009 costava appena 40 centesimi. Se quel denaro
elettronico fosse convertito oggi in valuta reale, frutterebbe al
fortunato inventore oltre un miliardo e 100 milioni di dollari
americani: il valore di partenza era di poco superiore ai 400mila
dollari.
Ma fosse tutto qui, il mistero di Bitcoin sarebbe anche divertente.
Ma nella realtà dei fatti, si tratta di una sfida ad alto rischio non
solo per gli specialisti della speculazione finanziaria, ma soprattutto
per chi sta sul fronte opposto: banche centrali e autorità di vigilanza.
Dopo aver speso 12.300 miliardi di dollari per proteggere dollaro, euro
e yen dalla crisi bancaria globale e del debito europeo, dal caso
Grexit e dallo shock di Brexit, dall’incognita Trump e dalla volatilità
crescente dei cambi valutari globali, la «Santa Alleanza» delle potenze
monetarie sembra ora prepararsi allo scontro con la «Jihad valutaria»
del nuovo populismo finanziario: scudi e bazooka sono già puntati contro
l’avanzata dei Bitcoin. E almeno sulla carta, la sfida tra moneta reale
e valuta digitale sembra avere un esito scontato: Bitcoin ha munizioni
per circa 18 miliardi di dollari, a tanto ammonta la capitalizzazione
mondiale della cripto-valuta, mentre la potenza di fuoco a disposizione
delle banche centrali si è dimostrata finora illimitata.
Ma come in natura, anche sui mercati finanziari non sono le
dimensioni ma la forza a garantire la sopravvivenza. E la forza dei
Bitcoin, malgrado la giovane età, è quella di un lottatore di Sumo.
Sembra un paradosso, ma il fatto che le grandi potenze mondiali
continuino a scontrarsi ad ogni occasione sulle «manipolazioni» dei
tassi di cambio tra dollaro, euro e yuan, senza poi accorgersi che il
vero nemico dell’ordine valutario non ha passaporto o confini,
rappresenta la peggiore fragilità del fronte «lealista»: solo
nell’ultimo anno, Bitcoin ha guadagnato oltre l’80% nel cambio sul
dollaro, il 70% sull’euro e addirittura il 140% sullo yuan cinese. Se il
ritmo con cambia, qualcuno rischia davvero di farsi male: il solo fatto
che le quotazioni di Bitcoin salgano oggi in parallelo con quelle
dell’oro, non è certamente un buon segno per Fed e Bce. Nella mentalità
“distorta” dei mercati finanziari, del resto, ogni esitazione di governi
e banche centrali nella battaglia contro il nuovo disordine mondiale è
spazio aperto per nuova speculazione: a Wall Street, per esempio, non
importa assolutamente nulla che la Cina abbia quasi commissariato le
piattaforme di scambi in Bitcoin a Shanghai e Hong Kong, o che gli
Emirati Arabi Uniti abbiano appena trasformato in reato penale il
possesso e l’uso di qualsiasi valuta digitale perché il boom dei Bitcoin
faceva da copertura alla fuga dei capitali dal Golfo. A Wall Street,
l’unica cosa che interessa è aggiudicarsi una fetta del business
miliardario di Bitcoin prima che qualcuno reagisca e faccia ordine: oggi
l’obiettivo prioritario è ottenere il via libera della Sec alla
quotazione del primo Etf in Bitcoin a livello mondiale: in pratica, sarà
il primo derivato valutario sintetico che avrà come asset sottostante
una valuta che nella realtà neppure esiste. Se la nuova era della
finanza digitale comincia così, il resto è quasi meglio non saperlo.
Anche se l’uso del denaro elettronico o digitale è entrato da anni
nelle abitudini di pagamento di centinaia di milioni di persone - conti
correnti on-line, carte di pagamento e di credito, portafogli
elettronici (electronic wallets) per cellulari e iPad sono ormai più
diffusi degli assegni - l’invenzione di Bitcoin sembra insomma fatta
apposta non solo per spodestare il monopolio bancario negli strumenti di
pagamento elettronici e nelle transazioni commerciali internazionali
via web, ma anche il sistema valutario del dopo gold-standard: e con
questi, l’intera rete di sicurezza creata dai governi e dalle
istituzioni internazionali contro il riciclaggio di denaro, l’evasione
fiscale e l’esportazione illecita di capitali.
Anche se lo scenario è fortunatamente lontano, la velocità del
cambiamento nello scenario geopolitico e soprattutto l’impatto delle
nuove tecnologie digitali sulle regole del gioco nei mercati finanziari
sta aumentando in modo esponenziale. E per le autorità monetarie,
gestire il passaggio tra vecchi e nuovi modelli organizzativi della
vigilanza non è sicuramente facile, soprattutto per le diffidenze
crescenti tra governi e la confusione nelle relazioni politiche
internazionali. Ma la percezione che hanno a Francoforte, Londra,
Washington o Pechino dello tsunami Bitcoin è già chiarissima: oltre un
certo limite, il rischio concreto delle istituzioni monetarie è perdere
il controllo su emissione, circolazione e valore della moneta. Esagerare
i pericoli sistemici per mercati e valute è un po’ una caratteristica
globale in questi tempi, ma in questo caso lo stato d’allarme su Bitcoin
è logico e concreto.
L’idea alla base dei Bitcoin è stata infatti creare una valuta
digitale che fosse indipendente da ogni tipo di autorità o governo
nazionale e che permettesse di effettuare pagamenti elettronici a
livello globale senza controlli, in maniera istantanea e soprattutto
anonima. Tutte cose interessanti per lo sviluppo del commercio digitale
globale non agganciato all’altalena dei tassi di cambio e dei tassi di
interesse. Ma anche innovazioni da maneggiare con cautela. Anonimato e
non tracciabilità sono due caratteristiche che trasformano un mercato in
un far west, in una prateria per evasori, riciclatori e bande di
criminali che vogliono spostare capitali illeciti senza lasciare
traccia, odore o impronta.
Un po’ a sorpresa, la prima istituzione monetaria a capire i rischi
nascosti di questa unione tra tecnologia e furbizia, è stata la Bce: da
tre anni, una task force di esperti è stata incaricata da Mario Draghi
di tenere sotto controllo la penetrazione dei Bitcoin nei confini
dell’Eurozona. Nell’ultimo rapporto del 2015 consegnato al direttorato
di Francoforte (“Virtual currency schemes – a further analysis”),
Bitcoin figura a sopresa come «la più grande minaccia potenziale per la
politica monetaria e la stabilità dei prezzi, per la stabilità
finanziaria e la vigilanza prudenziale». Anche per un neofita della
vigilanza, più che un elenco di rischi sembra una dichiarazione di
guerra.
«Per ora la diffusione di Bitcoin è marginale - è scritto nel
documento della Bce - ma è fondamentale tenere sotto controllo il volume
dei Bitcoin emessi, la loro connessione con l’economia reale, il volume
delle transazioni e la conversione dei Bitcoin in valute reali: il
monitoraggio e la disincentivazione degli accordi tra sistema bancario
vigilato e gestori della valuta elettronica è fortemente raccomandato».
Facile a dirsi, ma non a farsi. Non solo perché intorno a Bitcoin si
sono “materializzate” in poco tempo altre 500 piattaforme monetarie
digitali di pagamento, ma anche perché è difficile rivendicare controllo
e vigilanza su una moneta che di fatto non esiste: «Bitcoin - spiega la
Bce - funziona senza un’istanza di controllo centralizzata quale una
banca centrale: da una punto di vista giuridico, quindi, non è
considerata una moneta».
O almeno, non lo è per i modelli tradizionali di sistema monetario.
Nell’era digitale, è il mercato che decide se una cripto-valuta va
considerata un algoritmo complesso o una vera moneta: Bitcoin ha già
oggi 500mila conti individuali attivi da cui si originano 100mila
transazioni al giorno, con un totale accumulato di 198 milioni di
operazioni effettuate. Come si definisce una realtà di questo tipo? La
reale pericolosità per le banche, che dopo lo shadow banking rischiano
ora un’ulteriore disintermediazione, e altrettanto temibile per chi
stampa denaro.
In Italia se ne parla poco a livello ufficiale, ma non tra le
istituzioni. Banca d’Italia e Consob hanno messo sotto stretta
sorveglianza l’intero mercato della valuta digitale monitorando
soprattutto il suo uso negli acquisti di beni e servizi: la diffidenza
degli italiani nell’uso della carta di credito, in questo senso, non
sembra estendersi al portafoglio dei Bitcoin.
«La Banca d’Italia - abbiamo appreso dalla Bce - ha emanato già dal
2015 un allarme della vigilanza sull’uso e la diffusione delle valute
virtuali». Lo stesso direttorato di supervisione (Supervisory
Directorate), inoltre, ha recepito e rilanciato la raccomandazione della
European Banking Authority, l’autorità di controllo sulle banche, senza
usare mezzi termini: «Si deve scoraggiare in ogni modo - questo il
testo della raccomandazione alle banche italiane - l’acquisto, il
possesso o la vendita di Bitcoin tra banche commerciali e tra
intermediari finanziari residenti in Italia». Di tenore analogo è un
documento riservato di un’authority nazionale di cui si conosce in
realtà ben poco: la Italian Financial Intelligence Unit. Sulla carta,
dovrebbe essere l’interfaccia nazionale della Financial Action Task
Force (Fatf), il nucleo investigativo internazionale anti-riclaggio
creato a Parigi nel 1989 su iniziativa del G7. «La task force italiana -
spiega ancora la Bce - ha diffuso una circolare in cui mette in guardia
le banche sull’uso anomalo delle monete virtuali: gli intermediari
devono segnalare immediatamente le operazioni sospette in Bitcoin e le
transazioni che potrebbero nascondere non solo il riciclaggio di denaro,
ma anche il finanziamento di gruppi terroristici».
Lo schema operativo che preoccupa le istituzioni monetarie e le loro
emanazioni è semplice quanto efficace. Soprattutto quando le transazioni
sono fittizie o illegali. Per manovrare i Bitcoin non serve la patente e
neppure una laurea. Il primo passo è acquistare e scaricare sul
computer la «App» di Bitcoin e poi aprire un conto nominativo
individuale su una delle piattaforme digitali di scambio. Il secondo
passo, è trasferire il denaro reale dal proprio conto bancario a quello
aperto in Bitcoin, operazione non monitorata in quanto originata su
piattaforme nazionali. E qui nasce il problema. Non potendo più essere
tracciato (non c’è più intermediario bancario vigilato a registrare le
transazioni), il titolare del conto trasferisce indisturbato il
patrimonio in Bitcoin su un altro conto personale (aperto negli Usa o in
Europa) intestato a parenti o soggetti terzi compiacenti o addirittura
complici: a operazione avvenuta, i Bitcoin cambiano paese di residenza e
giurisdizione, lasciando al proprietario la possibilità di scegliere il
momento giusto per spenderli o cambiarli in altra valuta. Alla fine
della giostra, i capitali hanno preso il volo con destinazione ignota, e
l’intera operazione non lascia traccia né sui radar delle autorità
finanziarie n di quelli dell’antiriciclaggio o di controllo
sull’esportazione di capitali. Prove certe sulla relazione tra le
distorsioni e le oscillazioni di prezzo dei Bitcoin e le manipolazioni
valutarie e finanziarie che si consumano dietro la valuta digitale
ancora non esistono. Per ora solo le autorità di vigilanza cinesi hanno
trovato una correlazione tra il boom dei Bitcoin e la fuga di capitali
dalla Cina: il balzo del volume delle transazioni in Bitcoin e la caduta
dello yuan hanno un comune denominatore nelle tensioni finanziarie
internazionali che generalmente alzano tensione e polverone tra Governi e
sul mercato dei cambi.
Il problema, è che a fare le spese di queste dinamiche opache e
speculative non è solo la credibilità delle istituzioni, ma anche il
piccolo investitore che in buona fede compra Bitcoin pensando al futuro
radioso della tecnologia finanziaria. Ma senza regole appropriate, reale
o digitale che sia fa poca differenza: è solo gioco d’azzardo 4.0.
AMICI
NON COMPRATE BITCOIN MA AZIONI MONTEPASCHI COME RACCOMANDO' RENZI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
ALESSANDRO PLATEROTI - BITCOIN E LA STAMPA DI REGIME - QUESTO ARTICOLO E' UNA DURISSIMA PRESA DI POSIZIONE DEL 24ORE E QUINDI DEL SISTEMA ITALIA CONTRO LA CRIPTOVALUTA! SEGNO CHE SIAMO SULLA BUONA STRADA
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6 commenti:
"Una piattaforma franca, che dà l’accesso virtuale a una specie di mercato aperto tutti i giorni, a tutte le ore, dove si incontrano produttori e consumatori.
Nel Deep Web la merce intorno alla quale ruotano domanda e offerta, però, non è la stessa merce che si trova esposta nei negozi fisici o in quelli online del Web emerso.
Qui siamo sotto una linea di galleggiamento, si scende nelle profondità. Qui si comprano e si vendono droga, armi, materiale pedopornografico, e tutte le merci e i servizi che non si possono comprare e vendere allo scoperto.
In questo mercato il primo comandamento è nascondere la propria identità reale. Uscire dall’anonimato, rendersi visibili, significa rinunciare alle garanzie concesse dalla piattaforma franca.
Lasciare tracce di sé, attraverso qualsiasi informazione personale, significa pregiudicare la propria reputazione e bruciare l’identità virtuale. Vale per i produttori e per i consumatori. E come sul Web emerso, gli errori non si possono cancellare."
qualche analogia con il bitcoin e le criptovalute/valute anonime non tracciabili?
Chi spiega al mentecato che quel "fondo offshore" è semplicemente un portafoglio personale...
Che idiota!!!!!
Un vecchio lettore ....... deluso
A me sembra solo pubblicità, qualche italiota che legge 24ore magari ora si informa e inizia a comprare, l'italopiteco articolo o meno, non comprerà mai bitcoin. Almeno fin quando non serviranno per guardare in streaming il grande fratello
Poveri ospiti...l'idea del pokerino e' buona però
Articolo che sarebbe da mettere su "eternity wall"...per fargli ricordare in un prossimo futuro alla cazzate che scriveva in un passato prossimo...quando ovviamente ne scriverà esattamente il contrario. PENNIVENDOLO!!!
se le criptovalute soppianteranno le monete tradizionali, non illudetevi, ciò non potrà accadere senza spargimento di sangue.
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