SPAGNA, L'ECONOMIA E' MESSA MEGLIO CHE IN ITALIA ...LORO RIPARTIRANNO PER PRIMI.
ECCO L'ARTICOLO DI MERCATO LIBERO SULLA SPAGNA PUBBLICATO ALCUNI GIORNI FA:
SPAGNA AL SORPASSO DELL'ITALIA ...BONOS E BTP...UNA GARA IMPARI...IL DENARO ESTERO ARRIVA IN SPAGNA E STA LONTANO DALL'ITALIA
E ADESSO LEGGETEVI IL SIGNOR FUBINI DA REPUBBLICA QUESTA MATTINA....
Federico Fubini per "La Repubblica"
ATTENTI ALLO SPREAD
Paradossalmente la versione più rassicurante di ciò che è accaduto
ieri fra Italia e Spagna, è che è tutta colpa della politica. I
rendimenti dei titoli di Stato dei due paesi, specchio del rischio
avvertito dagli investitori, sono tornati ad appaiarsi. Era un anno e
mezzo che non succedeva: i Btp italiani avevano vantato a lungo una
posizione migliore, almeno in parte perché sui mercati erano apparsi un
investimento più sicuro.
Ieri non è stato più così. Per pochi istanti i titoli di Stato di
Roma e Madrid sono stati separati da un solo punto-base di spread, una
differenza di rendimento di un centesimo di punto percentuale.
A fine giornata la distanza è rimasta comunque ridottissima, solo
quattro punti. E la politica, cioè la diversa capacità dei due
parlamenti di approvare riforme efficaci, avrà senz'altro lavorato a
fondo sulla mente degli investitori. La dimostrazione più chiara è nel
percorso degli spread dalle due grandi economie mediterranee negli
ultimi mesi.
A inizio anno, la distanza era a 70 punti-base circa a favore
dell'Italia. A inizio febbraio, anche. A inizio marzo invece lo scarto
era già più che dimezzato a soli 30 punti per un motivo evidente: il 25
febbraio le elezioni avevano prodotto a Roma un parlamento paralizzato,
senza maggioranze omogenee. Gli investitori hanno subito iniziato a
pensare che la nave italiana, benché più solida, da quel momento in poi
sarebbe stata più difficile da manovrare.
Ciò che accade in questi giorni non può dunque sorprendere: il gap
Roma-Madrid che si chiude mentre il governo di Enrico Letta vacilla, è
solo la conseguenza di un processo partito sei mesi fa. Non che il
governo di Mariano Rajoy non debba gestire la sua forte dose di
scandali, specie legati al finanziamento del Partido popular. Rajoy
stesso ne è sfiorato. Eppure a Madrid non ci sono mai stati dubbi sul
fatto che qualunque leader è fungibile e il sistema sarebbe andato
avanti comunque.
Questa però non è una gara sportiva fra cugini: è una prova del fuoco
vissuta da due delle prime dieci economie del mondo, accomunate da
storia, cultura e contraddizioni. Per questo occorre chiedersi se nello
spostamento delle gerarchie non ci sia per caso qualcosa oltre alla
politica.
Quanto a questo, i dati raccontano solo parte della storia.
Quest'anno la Spagna è in recessione come l'Italia, solo un po' meno:
Bbva, una banca, prevede una decrescita dell'1,4% contro un 1,8% circa
dell'Italia. Anche fra aprile è giugno la caduta del Pil è stata di
appena 0,1% per gli iberici, un po' meglio che qui.
Ma soprattutto colpiscono le tendenze di fondo, perché la
disoccupazione inizia a frenare e le esportazioni spagnole crescono più
in fretta. Secondo i dati Eurostat, l'export iberico nell'ultimo è
aumentato (in volume) del 4,4%: quattro volte più della media europea.
La Spagna ha intercettato meglio di qualunque altro paese i flussi
del turismo deviati dall'estate di disordini in Turchia o in Egitto. Il
paese ha già ospitato 6,3 milioni di visitatori quest'anno, con aumenti
dei consumi e, benché stagionali, anche dei posti di lavoro. E vorrà pur
dire qualcosa se l'Italia stenta persino a disporre di statistiche
comparabili: non si sa neanche di quanto il paese sia in ritardo sul
concorrente del Mediterraneo quanto all'accoglienza di visitatori
dall'estero.
Certo anche la Spagna resta paralizzata: dal debito, da un deficit
del governo più che doppio rispetto all'Italia e dalla disoccupazione.
Ma se c'è una differenza tra i due paesi, alla base forse è soprattutto
psicologica. Socialisti o popolari, catalani o castigliani, tutti
concordano almeno su una narrazione della grande crisi: l'hanno prodotta
loro stessi, è stata frutto di un modello di crescita sbagliato e non
solo colpa dei subprime, di Angela Merkel o della speculazione.
Gli spagnoli - elettori, politici e industriali - sono coscienti che
il paese deve diventare più efficiente e più istruito. E questo accordo
bipartizan ha portato, per esempio, a una riforma del lavoro già capace
di attrarre investimenti di Ford o di Renault.
Gli italiani in questo sono diversi. Non hanno ancora deciso se sono
stati coinvolti in un incidente internazionale, malgrado loro stessi, o
se il paese ha un modello economico obsoleto. Non hanno neppure messo a
fuoco in pieno il dilemma. Ed è difficile misurare quanto pesi in punti
esatti di spread.
MA SOPRATUTTO LO SPAGNOLO ANCORA SPESA NELLA CRESCITA GRAZIE A UN CONTROLLO FISCALE QUASI NULLO CHE PERMETTE DI VIVERE CON DIGNITA'...COSA CHE IN ITALIA NON E' POSSIBILE.
LA BENZINA COSA 1,40, LA TASSAZIONE E' COMUNQUE INFERIORE...INSOMMA LA SPAGNA E' AVANTI E IL SORPASSO GIA' INIZIATO NELL'ECONOMIA REALE..PRESTO ACCADRA' NELLO SPREAD E POI SARA' PER ANNI SULLA BOCCA DI TUTTI.
SPAGNA AL SORPASSO DELL'ITALIA ...BONOS E BTP...UNA GARA IMPARI...IL DENARO ESTERO ARRIVA IN SPAGNA E STA LONTANO DALL'ITALIA
SPAGNA, L'ECONOMIA E' MESSA MEGLIO CHE IN ITALIA ...LORO RIPARTIRANNO PER PRIMI.
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1 commento:
A Maiorca ho visto il Gasolio a 1,35 eu/l.
Sono arrivato a pagare mezzo litro di Birra alla spina 1,50 eu!.
In ottimi ristoranti spagnoli del posto si puo' spendere dal 30 al 50 % in meno che in italia.
Era pieno zeppo di turisti Tedeschi.
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