Una decina di miliardi dovrebbero venire dal blocco della spesa pubblica(escluse istruzione, pensioni e servizio del debito), una misura che da sempre appare piuttosto velleitaria. Notevole il fatto che il governo francese faccia affidamento su minori oneri per servizio del debito pari a 700 milioni di euro. Capita, quando si è beneficiati dalla sorte e dalla Banca Nazionale svizzera..
Infatti: A distanza di alcuni mesi dalle prime ipotesi (che avete letto qui), oggi anche Standard & Poor’s ha confermato che la Banca Nazionale Svizzera è una centrale di distorsioni dei mercati finanziari (e della realtà, oltre che delle analisi politiche) collocata nel cuore dell’Europa. L’agenzia di rating stima infatti che, nei primi sette mesi del 2012, la banca centrale elvetica avrebbe comprato 80 miliardi di euro di debito dei paesi core dell’Eurozona, per poter mantenere il rapporto di cambio con l’euro inchiodato al pavimento di 1,20. Questo importo equivale a quasi la metà del deficit fiscale combinato per l’Eurozona, previsto per il 2012. L’aspetto più singolare di questa azione della BNS è dato dalla scelta degli strumenti. Di questi acquisti, un grande beneficiato è stato la Francia, che ha visto il proprio spread con la Germania ridursi a livelli del tutto incompatibili con i fondamentali economici e fiscali del paese, che sono in costante deterioramento. Con buona pace di letture moralistiche sui livelli di rendimento del debito sovrano come sanzione della virtuosità fiscale, che qualche moralista di casa nostra ha continuato a spacciare per mesi. Ma sono digressioni.
Il problema è che l’azione della BNS crea spontaneamente distorsioni, di ogni tipo: limitarsi ad acquistare Bund avrebbe allargato lo spread con Italia e Spagna, causando nuovo panico tra gli investitori e nuova pressione sul franco svizzero, che a sua volta avrebbe richiesto nuovi acquisti calmieratori. Ecco quindi, anche per sfruttare il maggior rendimento, che la banca centrale svizzera comincia ad acquistare anche gli OAT francesi, abbattendone rendimento e spread contro Bund. Quest’ultimo passa dai 145 punti-base di metà maggio ai 55 di metà settembre, e galleggia oggi intorno ai 70 punti-base. Qualcuno sano di mente pensa davvero che in Francia, da maggio ad oggi, sia successo qualcosa tale da renderla più affidabile e solida della Germania, in termini relativi? Evitiamo, dunque, di dare meriti inesistenti ad Hollande.
Nel frattempo, la BNS deve cercare di convertire la marea di euro che si trova in casa, e si muove come un elefante (in tutù) in una cristalleria, finendo con il comprarsi il dollaro australiano e la corona svedese, in quanto carta tripla A, mandando alle stelle il cambio di quei paesi senza apparente motivazione fondamentale (men che mai nel caso australiano, il canarino nella miniera cinese).
Nella finanziaria c’è anche un giochetto per specialisti. Il governo francese infatti fa cassa anche col fiscal drag, avendo deciso per il 2013 di non indicizzare all’inflazione gli scaglioni d’imposta. In tal modo, l’aumento nominale dei redditi finirà con l’essere tassato di più, data la struttura progressiva delle aliquote. L’indicizzazione delle aliquote per impedire il drenaggio fiscale è una misura di civiltà: non sorprende quindi che in Italia non sia mai stata realmente applicata. Ma con questa mossa anche il governo francese entra nel novero dei bari fiscali sovrani.
Ma quale è la ratio della manovra francese, al di là della sua caratterizzazione “ideologica” di sinistra? EUROPA : IL NUOVO REGIME E' ASSOLUTAMENTE DI STAMPO COMUNISTA VECCHIO STILE..LA FINE DELL'IMPERO, NELLA FASE FINALE E' REPRESSIVA.
Semplice: che il modello economico francese poggia pesantemente sui consumi delle famiglie, che oggi rappresentano il 56 per cento di Pil. Ogni manovra volta a rilanciare la competitività delle imprese, e finanziata a scapito delle famiglie, causerebbe un profondo impatto negativo sulla crescita francese. Da qui, la scelta della composizione della manovra, che è molto penalizzante per le grandi imprese. Anche la stessa scelta di accentuare la progressività fiscale e di proteggere o aumentare il potere d’acquisto dei redditi più bassi, poggia sulla considerazione che questi redditi hanno maggiori vincoli di liquidità, e quindi che tendono a spendere tutto o gran parte dell’aumento di reddito disponibile, a differenza dei redditi più elevati. Come direbbero alcuni economisti da salotto, in questi casi il moltiplicatore è molto elevato. In tal modo, i consumi domestici verrebbero alimentati e sorretti, almeno in prima approssimazione.
Ma una manovra del genere fa i conti senza l’oste della delocalizzazione, di capitale, DELLE IMPRESE e delle persone fisiche ad alto reddito. E’ palese che questa costruzione fiscale non può che affascinare la nostra sinistra, che vedrà in essa la soluzione ai mali del mondo, netto della realtà. Ma François Hollande perderà la sua scommessa, la Francia si ritroverà con un modello economico fallito, e dovrà pagarne le pesantissime conseguenze.
E CON LA FRANCIA...ANCHE L'ITALIA OVVIAMENTE...
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