STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


IMMSI, FORTISSIMAMENTE IMMSI



FORTE SEGNALE DI ACQUISTO. HA CHIUSO A 0,93, GLI AMICI HANNO FINITO DI PASSARSI I TITOLI E SE VA TUTTO BENE ...SIAMO PRONTI PER SUPERARE DI SLANCIO 1 EURO......

IL 31 MARZO 2008 IMMSI VALEVA 1,04 E PIAGGIO 1,70

Oggi Immsi ha in più una commessa dalla marina miLitare per 190 milioni per Intermarine, UNA FABBRICA NUOVA DI PACCA IN VIETNAM PER LA VESPA e ALITALIA.

Ricordo che una quota dell'Alitalia è stata venduta ai francesi con un sovraprezzo del 20% pochi mesi fa. Oggi il valore di alitalia sta lievitando (grazie alla bolla azionaria) così come tutti i vettori in Europa.....



TARGET DI BREVE 1,20 (mercati permettendo)

Per il medio periodo potrebbe sorprendere....(1,80)


OGGI CAPITALIZZA POCO PIU' DI 300 MILIONI, UNA CAPITALIZZAZIONE CORRETTA DOVREBBE ESSERE DI CIRCA 600.



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28 commenti:

Anonimo ha detto...

Red,

Orwell scriveva in 1984:

""Le statistiche erano un puro e semplice parto della fantasia. Le proiezioni fatte dal Ministero dell'Abbondanza, per esempio, avevano fissato a 145 milioni di paia la produzione di scarpe per il trimestre in corso.

Era poi pervenuta la notifica che la produzione effettiva era stata di 62 milioni. Winston, tuttavia, nel riscrivere la proiezione aveva ridimensionato la cifra portandola a 57 milioni, in modo che si potesse dire, come al solito, che si era andati oltre la cifra stabilita.

In ogni caso, 62 milioni era una cifra che non si accostava alla verità più di 57 o 145 milioni.

Quello che tutti sapevano era che ogni trimestre veniva prodotto sulla carta un quantitativo astronomico di scarpe, mentre una buona metà della popolazione dell'Oceania andava a piedi nudi."

http://www.soprarnosgr.it/index.php?id=86,159,0,0,1,0

Il mercato azionario Europeo rimane il nostro short. Il potenziale deprezzamento è pari al 43% in presenza di un premio al rischio del 6,02% sul tasso trentennale. L'indice sta scontando un aumento degli utili del 191% rispetto a 9,25% stimati in Giugno dal nostro modello. Lo stock picking non mostra valori interessanti e il rischio che l'Euro collassi è per noi molto alto.

Il Folletto

ML ha detto...

Adoro soprano, sono bravi.

Anonimo ha detto...

scusa folletto ma da una parte parli di iperinflazione e dall'altra riporti articoli dove si parla di potenziale deprezzamento del 40% sul mercato europeo. Se c'e' iperinflazione il mercato va su o rimane in laterale.

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo che il veloce e imprevisto risanamento di alitalia- se è vero quello che dice Sabelli- dovrebbe far bene al titolo Immsi; volevo solo far notare però che il suo valore è stato quasi sempre e da molto tempo di molto inferiore al Nav, non è una cosa solo di adesso.
Gab

Anonimo ha detto...

Vi sono molti paralleli tra la Germania degli anni 20 e gli USA di
oggi, ma anche una differenza fondamentale: mentre la situazione
tedesca dell’epoca fu compressa in pochi anni, quell’americana di
oggi si protrae per molti anni. Ciò perché i banchieri centrali
hanno comunque imparato proprio da quell’esperienza alcuni trucchi
per ritardare le conseguenze dell’eccesso nella stampa di moneta, ed
inoltre perché la Germania dell’inizio anni 20 era un piccolo Stato
isolato dalla sconfitta nella prima guerra mondiale, e dunque ebbe
difficoltà a trovare compratori per le proprie obbligazioni; i suoi
deficit dovevano essere finanziati internamente, il che accelerò il
ritmo nella stampa di moneta. Fino a oggi invece gli USA hanno
potuto, grazie al loro signoraggio internazionale, farsi finanziare
senza difficoltà dall’estero i deficit. Adesso però i bassi tassi
d’interesse, ed un crescente timore da parte del resto del mondo che
la situazione sia fuori controllo, ha fatto sì che la Fed
monetizzasse una sempre maggior quota del debito americano. Come si
vedrà, la correlazione tra deficit ed inflazione è sempiterna, i
deficit portano all’inflazione e i deficit fuori controllo portano
ad un inflazione fuori controllo.
Se la Storia insegna qualcosa, è che il governo non può tradire la
fiducia quando gestisce la moneta. Se una moneta non è convertibile
in oro, il suo valore dipende unicamente dal giudizio e dalla
coscienza dei politici. Specialmente durante una crisi economica o
durante una guerra, la pressione a stampare moneta divene molto
forte: ogni alternativa (aumentare le tasse ad esempio, o tagliare
le spese) sembra politicamente impraticabile. E’ stato sempre così
dall’epoca dei romani a quella della rivoluzione francese: un
governo in difficoltà finanziaria trova più facile stampare moneta
fin quando può, cioè fino al disastro.
L’intero processo è
accompagnato da una marea di spiegazioni, di propaganda e di nuove
regolamentazioni che nascondono la vera situazione agli occhi della
maggioranza fino a che quest’ultima non si rende conto di aver perso
tutti i propri risparmi monetari.
Quandò iniziò la prima guerra mondiale, il 31 luglio 1914, la
Reichsbank (la banca centrale tedesca) sospese la convertibilità dei
biglietti cartacei in oro: dopodichè non vi furono limiti legali a
quanti biglietti potesse stampare. Il governo non voleva infastidire
la gente aumentando le tasse, per cui preferiva farsi prestare il
denaro che riteneva avrebbe incassato dopo la vittoria dai nemici di
guerra. Gran parte di quei soldi furono anticipati e stampati dalla
banca centrale. Alla fine della guerra, l’ammontare di moneta in
circolazione si era quadruplicato.A fronte di ciò l’inflazione era
cresciuta meno di quanto ci si sarebbe potuto aspettare: l’indice
dei prezzi al consumo era cresciuto solo del 140% a dicembre 1918.
Cioè più o meno quanto l’inflazione crebbe in quegli anni bellici in
Inghilterra, ed un po’ più che negli USA,ma meno che in Francia.

---continua---

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Nel
frattempo però il debito era passato da 3 miliardi a 55 miliardi di
vecchi marchi. Perché l’inflazione fu relativamente contenuta? Per
la stessa ragione che si sarebbe verificata negli USA durante la
seconda guerra mondiale: i bisogni furono razionati e i beni di
lusso evitati; milioni di persone erano al fronte e non a fare
shopping; i civili lavoravano duramente e avevano poco tempo per
spendere; la gente risparmiava per i tempi di pace futura. Ma il
carburante inflazionistico si stava accumulando nella forma di
enormi quantità di carta moneta stampata.
Alla fine la Germania,
persa la guerra, dovette far fronte ai pagamenti imposti dai
vincitori, ed il marco iniziò a deprezzarsi contro le valute estere.
Inoltre, i nuovi leader socialisti, democraticamente eletti,
promisero tutti i tipi di miglioramenti salariali, meno ore da
lavorare, e l’espansione del sistema educativo, così come nuovi
benefici sociali. Tutto questo però significò una domanda fortemente
in crescita a fronte di una limitata capacità produttiva. Per queste
ragioni l’inflazione riprese ad accelerare dopo la pace, e nel
febbraio 1920 il livello dei prezzi era 5 volte maggiore rispetto
alla fine della guerra.
Nel frattempo l’ammontare di moneta in
circolazione si era solo raddoppiato. Al contrario quindi di quanto
successo durante la guerra, in soli due anni i prezzi erano saliti
molto più dell’espansione monetaria
Ciò provocò un senso di
conforto ai politici che ritenevano non potessero essere incolpati.
Il motivo è, come vedremo, che il grado ed il flusso di fiducia
giocano un grande ruolo nel trend di breve termine dei prezzi. La
fiducia nel marco si era affievolita, e contemporaneamente miliardi
di marchi conservati durante la guerra erano saltati fuori alla
ricerca di beni da comprare: il carburante accumulato aveva iniziato
a bruciare.

----continua-----

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Dal febbraio 1920 per 15 mesi i prezzi restarono stabili ed il marco
in realtà recuperò valore sulle valute estere, facendo scendere il
prezzo dei beni importati del 50% circa. Ci fu quindi un occasione
d’oro per ristabilire la stabilità monetaria. Purtroppo però, il
governo, sentendosi incoraggiato da questo andamento, continuò a
stampare moneta: +50% nei 15 mesi citati ed il debito salì del 100%.
Nel maggio 1921 l’inflazione ripartì e un anno dopo i prezzi erano
saliti del 700%. Ciò nonostante la reichsbank continuava a stampare
moneta sebbene a un ritmo di crescita un pò inferiore a qullo
dell’inflazione. Dopo il luglio 1922 iniziò la fase
dell’iperinflazione vera e propria. La fiducia nella moneta svanì
del tutto e i prezzi salirono sempre più velocemente per 15 mesi ,
superando di gran lunga la stampa di nuova moneta che non riusciva a
tenere il loro passo. Tanto per dare un idea l’indice dei prezzi
all’ingrosso che era 1(uno) nel luglio 1914 , ed era passato a 100,6
nel luglio 1922, subisce la seguente escalation: 194 mila nel luglio
1923 e 726 miliardi nel nov. 1923.

---continua----

Il Folletto

Anonimo ha detto...

A fine 1923, ben 300 fabbriche di carta lavoravano a pieno ritmo e
150 aziende stampatrici avevano 200 presse che marciavano giorno e
notte producendo carta moneta.
Sotto la spinta forzata
dell’inflazione le imprese lavoravano alla massima capacità usabile
e la disoccupazione era sparita. Ma, i salari reali dei lavoratori
erano crollati. I sindacati ottennero spesso degli aumenti, ma non
ce la facevano a tenere il passo. I lavoratori agricoli, e vari
strati di impiegati si trovarono particolarmente a mal partito. Non
avevano sindacati che li proteggessero e spesso erano alla fame.
Gli uomini di
affari invece iniziarono a trascurare le loro tradizionali
occupazioni e iniziarono a speculare sulle azioni e sulle merci.
Migliaia di piccoli imprenditori provarono a imitarli speculando su
scarpe, carne, sapone, vestiti, e su ogni cosa potessero trovare:
ogni caduta del marco portava a una corsa nei negozi, la gente
comprava dozzine di cappelli o impermeabili. A metà 1923 i
lavoratori iniziarono a essere pagati 3 volte al giorno. Le mogli
prendevano i soldi e correvano a comprare, ma sempre più spesso
trovavano i negozi vuoti. I magazzini non riuscivano a trovare merce
o non riuscivano a fare gli scambi così velocemente da proteggersi.
Gli agricoltori rifiutavano di portare i prodotti in città :
ricevere carta moneta non gli interessava. Scoppiarono tumulti per
il cibo. Gruppi di lavoratori marciavano nelle campagne per
prendersi frutta e verdutra e assalivano le fattorie. Le imprese
iniziarono a chiudere e la disoccupazione improvvisamente esplose.

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Il Folletto

Anonimo ha detto...

Nel frattempo, la classe media che
dipendeva da qualsiasi tipo di reddito fisso si trovò impoverita, e
vendette arredamento, vestiario, giolleria pur di avere cibo. I
piccoli negozi divennero pieni di queste mercanzie. Ospedali,
società artistiche e letterarie, istituzioni religiose e per la
carità, chiusero perché non avevano più fondi.
Allora, con uno sforzo di volontà in extremis, il governo cambiò
strategia di colpo e stabilizzò la moneta nel giro di una notte.
Avvenne così il miracolo del Rentenmark, durante il quale la
svalutazione si fermò, le imprese rividero la luce, il virus
inflazionistico fu fermato, sebbene, come vedremo, iniziava un lungo
tunnel buio da percorrere. Milioni di tedeschi della classe media ,
normalmente l’ossatura della repubblica, rovinati
dall’iperinflazione diventarono ricettivi alla propaganda di
estrema destra e formarono il fertile terreno sul quale sarebbe
attecchita e sviluppata la mala pianta hitleriana.
Gli operai invece
divennero nella maggioranza comunisti. I più grandi beneficiari
dell’enorme redistribuzione di ricchezza che era intercorsa fuorno
i leaders industriali di stampo feudale che non avevano fiducia
nella repubblica e che di buon grado trattarono con Hitler pensando
che lo avrebbero potuto controllare. I partiti e i
sindacati persero interamente il loro capitale di fiducia
nell’opinione pubblica e furono ridotti ai minimi termini: la
repubblica liberale fu la grande vittima del’iperinflazione,e gli
effetti ultimi verranno poi pagati dal mondo intero con la seconda
guerra mondiale.


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Il Folletto

Anonimo ha detto...

Molti uomini d’affari la vedevano di buon occhio
perché cancellava i loro debiti, e loro sapevano come difendersene e
perfino profittarne speculando sui cambi, o comprando merci ed
impianti, o indebitandosi per acquistare azioni di aziende
concorrenti.
Il governo stesso pensava che l’inflazione svuotava il
suo debito e gli favoriva i problemi finanziari.
I leader
tedeschi dissero che il collasso del marco stava dimostrando come
era impossibile sostenere i pagamenti che erano stati richiesti.
Il meccanismo di inflazione fu semplice. Il governo emetteva
promesse di pagamento , e la banca centrale emetteva moneta sui
titoli costituiti da queste obbligazioni. Quando un governo spende
più di quanto incassa, deve indebitarsi. Se si limita a prendere in
prestito dai suoi cittadini vendendo loro titoli, non è detto che ci
sia inflazione: la moneta semplicemente passa di mano. Quando però
il governo necessita di più moneta di quanto i propri cittadini
siano in grado o vogliano prestargli, allora stampa nuova moneta,
monetizza il debito come si dice. Questo è quello che succede negli
USA: la Fed stampa e compra lei i bot o i bonds del governo non
sottoscritti. Il risultato netto è appunto la creazione di nuova
moneta(oggi sotto forma di nuovi depositi bancari). E questo è
quello che successe in Germania. Il governo emetteva bot prontamente
acquistati dalla Reichsbank che stampava nuovi biglietti per
acquistarli.
le
imprese trovavano profittevole indebitarsi con le banche e comprare
merci, azioni e aziende(ricorda qualcosa?) Il loro debito veniva
svuotato nel giro di poche settimane dalla rapida inflazione, mentre
a loro restavano i beni reali. Il risultato era un enorme
inflazione”privata”, causata dall’espansione del credito,
esattamente come oggi negli USA. Perfino i cambi esteri venivano
fatti con prestiti, in pratica la banca centrale finanziava la
speculazione contro la propria moneta, alla giapponese diremmo oggi.

---continua----

Il Folletto

Anonimo ha detto...

E la banca centrale teneva bassi i tassi dicendo che un rialzo
avrebbe solo creato danni alle aziende e avrebbe finito per
aumentare l’inflazione! Insomma pare che i discorsi di Greenspan
siano copiati da quelli della Reichsbank.
Il sistema fiscale collassò, perché le imprese trovavano conveniente
ritardare i pagamenti, data la svalutazione, ed il governo per
coprire il buco nel frattempo stampava altra moneta. Ad otttobre del
1923 l’1% delle entrate veniva dalle tasse e il 99% da nuova stampa
di moneta.
Ma la forza che più accelerò il processo inflazionistico fu la
costante diminuzione del valore reale della moneta in circolazione,
come è avvenuto in tutte le rapide inflazioni della storia e che è
vitale comprendere per combattere l’inflazione. Durante la guerra,
come prima ricordato, l’inflazione era inferiore al tasso di
crescita della moneta; ma dopo, non appena la gente perse la
fiducia, avvenne l’opposto. Pertanto il totale del circolante si
ridusse drasticamente in termini reali: in proporzione alle
necessità nel dopo guerra circolava meno moneta in termini reali di
quanto non ne girasse prima. Il che può sorprendere ma è vero: la
circolazione nominale era cresciuta di 15-20 volte ma i prezzi erano
saliti di 40-50 volte, ed in termini di oro il valore cadde da 7428
milioni di marchi ad appena 168 milioni nel luglio 1923.
Nonostante
il proliferare di tonnellate di pezzi di carta, il cittadino medio
trovava più difficile , e sempre di più, avere la moneta sufficiente
per i suoi bisogni. Le banche, a corto di contante, non potevano
onorare gli assegni, ed il governo aveva lo stesso problema, per cui
sembrava non che ci fosse troppa moneta, bensì l’opposto. Per cui
sembrava che se si fosse smesso di stampare moneta si sarebbero
bloccate le imprese e milioni di lavoratori sarebbero finiti sulle
strade.Il governo stesso sarebbe stato incapace di farlo: se si
cavalca una tigre, poi scendere non è facile. Il 25 ottobre del 1923
la banca centrale scrive di aver stampato quel giorno 120 mila
trilioni di marchi; purtroppo però la domanda era di un milione di
trilioni: fu annunciato che la produzione sarebbe aumentata a 500
mila trilioni al giorno.

--continua----

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Una volta che la gente perde fiducia in una moneta, cerca di
liberarsene. Come Keynes osservava, ciò aumenta enormemente la
velocità di circolazione, per cui i prezzi crescono più velocemente
di quanto il governo non riesca a stampare moneta. Marshall,
studiando questo processo, concludeva che : il valore totale di una
moneta cartacea non convertibile, non può essere aumentato
aumentando la sua quantità perché ogni aumento nella quantità
abbassa il valore di ogni unità pre-esistente più che
proporzionalmente.
In genere, i governi incolpano tutto e tutti per l’inflazione tranne
se stessi. Quando l’inflazione cresce meno della moneta, come
durante la guerra, dicono che ciò dimostra come le emissioni di
moneta non sono pericolosamente alte (Fed oggi). Dopo, quando la
fiducia svanisce,ed i prezzi superano la crescita della moneta, di
nuovo dicono che ciò prova che non è colpa delle emissioni, che anzi
ce ne vorrebero di più per star dietro ai prezzi. Concluderò questa
digressione teorica con una citazione di Milton Friedman il quale
notò che dopo la rivoluzione russa, i bolscevichi introdussero una
nuova moneta che stamparono in enormi quanittà e subito divenne
priva di valore. Nel frattempo ancora circolavano le vecchie monete
dello zar che invece mantenevano il loro valore reale,e che si erano
quindi enormente rivalutate rispetto alla nuova moneta . Perché?
Perchè nessuno pensava che lo zar ritornasse al governo e dunque si
sapeva che la vecchia moneta non era più stampabile!


---continua----

Il Folletto

Anonimo ha detto...

E’ importante iniziare comprendendo quanto difficile fu ricavare un
reddito in termini reali durante l’iperinflazione. I professionisti,
i lavoratori qualificati e altri, abituati ad avere buoni redditi
trovarono che i loro salari reali erano stati tagliati
disastrosamente. Coloro che dipendevano da pensioni, risparmi o
reddito fisso, incorsero in una situazione ancora più terribile.Gli
interessi da obbligazioni o depositi a risparmio, sparirono subito
in termini reali. Le azioni pagavano dividendi minimi o nessuno
perché le aziende usavano ogni fondo disponibile per speculare o
aumentare il capitale circolante. I proprietari terrieri non si
trovarono meglio perché il governo bloccò le rendite , il che
signficava che chi affittava i loro terreni e le loro case lo
faceva gratuitamente in pratica, ma a sua volta aveva gli enormi
problemi di sopravvivenza che abbiamo vsto.
In generale, la liquidità, le obbligazioni e anche le azioni si
rivelarono fonti di perdite . L’urgente bisogno di reddito per
sopravvivere ebbe importanti effetti sui vari tipi di investimenti,
vediamoli.


---continua----

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Cambi e oro:
chi deteneva dollari, sterline o altre valute stabili,
così come chi aveva oro, si salvò. Il governo durante
l’iperinflazione aveva vietato i cambi, ma come sempre in questi
casi era fiorito il mercato nero. I vincitori in assoluto fuorno
coloro , una piccola minoranza, che aveva venduto fin dall’inizio
marchi e acquistato valuta estera oppure oro, prima cioè che le
leggi restrittive rendessero l’operazione difficile, e prima che il
marco perdesse troppo.

Proprietà personali:
risucirono anche a difendere i propri soldi
coloro che fin dall’inizio avevano comprato oggetti di valore, come
monete rare, francobolli rari, gioielli, quadri di valore,
antichità, oppure merci durature come pellicce, etc. naturalmente
la maggioranza non capì il vantaggio fino a che l’iperinflazione non
divenne clamorosa, e non era facile tramutarli in soldi quando
servivano.

Azioni:
Nell’inflazione, le azioni sono in genere considerate un
bene rifugio, in grado di essere facilmente speculato. In pratica
non è così semplice. I prezzi azionari sono spesso caduti
violentemente proprio quando l’inflazione è divenuto un problema per
l’andamento economico delle società. Inoltre le fluttuazioni fanno
sì che facilmente si scelga il momento sbagliato per comprare o
vendere, o finire nelle azioni sbgliate.
In genere dall’esperienza tedesca possiamo ricavare che chi ha
comprato un pacchetto ben diversificato di azioni solide, cioè di
società ben salde, prima che scoppiasse l’inflazione; e chi le ha
tenute lungo tutto il periodo compreso quello della stabilizzazione,
è riuscito a difendere il proprio capitale. Ma, vi furono parecchie
trappole lungo il percorso sempre costellato da momenti di avidità o
di paura; se la cavarono quelli non emotivi che avevano fiducia
nelle società prescelte e che non seguirono le fluttuazioni
immunizzandosi dall’eccitazione, dall’ansietà e dalle tentazioni
speculative. Infatti molti seguirono i repentini rialzi o crolli del
mercato cercando di specularvi, e alla fine ci rimisero, come ci
avevano rimesso i loro colleghi speculatori in beni reali. D’altrone
mentre l’intera economia e struttura finanziaria stava collassando,
chi poteva avere la pazienza di aspettare fiducioso il futuro?

---continua----

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Negli USA si sono precostituite le condizioni che potrebbero portare
ad un iperinflazione. Innazitutto la stampa di moneta, che sta
accelerando visibilmente . Inoltre il fatto che tutte
le categorie del paese sono piene di debiti, ed hanno un fortissimo
incentivo a vederseli svuotare di valore; è diffuso in tutta la
società americana, esattamente come accadde in Germania, dove i più
la vedevano con favore. Certo ci dicono che
l’inflazione senza tenere conto delle case, delle azioni, delle
materie prime, del petrolio e degli alimentari, è al 2%.
Peccato che ciò sia dovuto, come spiegato più volte, a una media
statistica tra i prezzi dei servizi che salgono in molti casi del 5%
e passa all’anno, e quella dei prodotti manufatti che sotto
l’incalzare della concorrenza asiatica scendono. Ma ciò consente
di dire, come i tedeschi dell’epoca, che non ci sono
problemi di eccesso di moneta perché i prezzi crescono meno; e poi
si dirà che ce ne vorrà altra di moneta, quando i prezzi inzieranno a
salire più di quest’ultima (come in parte già per case,
azioni, etc.) Infine, il governo ha lanciato una campagna bellica
pluriennale che rende necessario trovare una fonte di finanziamento
enorme. Certo potrebbe aumentare le tasse, ma il solo dirlo pare già
ridicolo, molto più facile stampare dollari.
Naturalmente manca la condizione essenziale per scatenare
l’iperinflazione. La perdita di fiducia nel dollaro. A tutt’oggi,
gli americani hanno fiducia nel dollaro e nei propri governanti. Di
fronte a situazioni di disastro finanziario come quello in
california, arrivano a eleggere un attore, la politica spettacolo li
galvanizza e li fa correre numerosi alle urne. Vuol dire che ancora
hanno fiducia, pur nei limiti intellettuali che questo popolo mostra
ogni giorno che passa,e credono sia un gioco a lieto fine comunque
vadano le cose. Ma ha fiducia anche il resto del mondo che continua
ad accumulare dollari in cambio delle propie merci. Come abbiamo
visto credono al momento che questo sia il minore
dei mali, che sia ancora nel loro interesse. Fino a quando, i
cittadini americani e l’estero continueranno ad avere fiducia
nonostante vedano le presse di fort knox stampare sempre più pezzi
di carta verdi?

---continua----

Il Folletto

webalex ha detto...

Torniamo a parlare di IMMSI... il book stamattina l'avete visto?

Anonimo ha detto...

Concordo con Michele Spallino, estensore dell'articolo, eccetto con le parti relative all'Europa. Abbiamo già visto gli interventi dell'ex impero tedesco per oltre 500 miliardi di marchi e dell'ex impero oloniale inglese per cifre analoghe se non superiori...............

Il Folletto

Anonimo ha detto...

debit is king...wow

Anonimo ha detto...

Grande
...Uno dei pochi che ha basi di storia economica
Complimenti Folletto chiunque tu sia

Anonimo ha detto...

Immsi, Giorgio Girondi scende sotto 2% da 5% capitale - Consob
venerdì 16 ottobre 2009 13:35
Stampa quest’articolo[-] Testo [+] MILANO, 16 ottobre (Reuters) - Giorgio Girondi riduce la propria partecipazione in Immsi (IMSI.MI: Quotazione) sotto la soglia del 2% dalla precedente quota del 5%.
Lo si legge nella comunicazioni della Consob sulle partecipazioni rilevanti che indicano come data dell'operazione il 9 ottobre scorso. La precedente situazione risale a fine novembre del 2008

Girondi, imprenditore del settore filtri per auto, deteneva la quota attraverso società controllate e in proprietà diretta.

Anonimo ha detto...

OK Girndi è uscito Venerdi.......

ma tutta questa settimana chi ha venduto?.per mè c'è anche un secondo venditore....

cmq non hanno finito ancora di passarsela di mano visto che in questo momento sta scambiando 5 milioni di pezzi.....

Anonimo ha detto...

Grazie Folletto, molto interessante.
Gab

Anonimo ha detto...

Grazie Folletto!
Spero di conoscerti aa Assisi.
RedLizard

Anonimo ha detto...

Folletto primo ufficiale!!!! e secondo in comando !!!

Anonimo ha detto...

http://www.corriere.it/esteri/09_ottobre_16/chicago_liceo_boom_incinte_2a047680-ba72-11de-9645-00144f02aabc.shtml

una'ALLIEVA: «alcune sono incinte accidentalmente perché fanno troppo sesso»
Il liceo che agita Chicago:
incinte 115 studentesse su 800
Il presidente dell'istituto Robeson a Englewood: «Sono alle prese con un traumatico problema»

WASHINGTON – Il liceo pubblico Paul Robeson di Chicago è frequentato da circa 800 ragazze, e 115 di loro, dai 16 anni in su, sono incinte. Lo ha svelato una tv locale, che ha intervistato il preside, Gerald Morrow, che si è detto alla prese «con un traumatico problema». Il liceo nel rione di Englewood è a maggioranza nero e prende il nome da un grande cantante nero di simpatie comuniste che si trasferì per alcuni anni nell’Urss. Il preside ha ammesso che la percentuale delle gravidanze è eccezionale, ma ha asserito che in quasi tutti i licei pubblici di Chicago una o più allieve sono incinte.

RIUNIONI INSEGNANTI-GENITORI - La notizia ha destato scalpore e spinto l’assessorato all’istruzione di Chicago, che peraltro non compila delle statistiche sulle gravidanze nelle sue scuole, a promuovere riunioni d’emergenza tra insegnanti e genitori. «In troppe famiglie c’è qualcosa che non va» ha ammonito Morrow «e occorre trovare subito un rimedio. Spesso il padre se ne è andato e la madre da sola non ce la fa. Dobbiamo lavorare assieme, genitori e insegnanti, a prevenire le gravidanze. Noi abbiamo corsi di istruzione sessuale, ma è evidente che non bastano più». Secondo il preside, «ora l’assessorato è consapevole del problema, e aprirà presto un centro di consulenza e un asilo nido davanti al liceo». Una alunna nera, LaDonna Denson, ha dichiarato alla tv: «Ho amiche che sono incinte accidentalmente perché fanno troppo sesso, e altre che lo sono volutamente perché la famiglia non dà loro affetto. Qualcuna di loro si sposa con il padre del nascituro, ma non è frequente».

GRAVIDANZE E VIOLENZE - La tv ha evitato di fornire dati sulle nascite e gli aborti nel liceo per tutelare le ragazze, ma Morrow ha lamentato di avere saputo di «gravi drammi familiari». Stando alle statistiche nazionali, in America sono illegittime quasi un terzo delle nascite tra le donne di ogni età e razza, e quasi la metà tra le donne nere. È la seconda volta in due settimane che le scuole di Chicago finiscono sotto i riflettori della cronaca. La settimana scorsa, due liceali furono uccisi a bastonate e calci da alcuni compagni per dispute insensate. Le videocamere fuori dai licei filmarono le selvagge aggressioni e gli assassini vennero arrestati. Lo scoppio di violenza suscitò sdegno in tutta l’America, ma episodi del genere non sono rari: da tempo a Chicago, nel corso dell’anno scolastico decine di ragazzi perdono la vita.
---continua---

Il Folletto

Anonimo ha detto...

Qualcuno si chiederà cosa c'azzecca il liceo di Chicago.

Dal punto di vista della scuola economica austriaca un’elevata preferenza temporale indica che il futuro vale molto meno del presente!

http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?title=yes&codice=0000002057

Il socialismo diffuso grazie alla presenza dello stato interventista ha distrutto la società.

Il Folletto

Anonimo ha detto...

L’azione umana avviene sempre nel tempo: l’individuo agisce per il futuro, non per il passato. E i risultati dell’azione umana non sono mai certi: l’azione è sempre rischiosa (anche l’inazione, trattandosi sempre di una scelta).

Ogni bene richiede tempo per essere prodotto, ed ogni bene sarà utile solo per un tempo determinato. Nel momento in cui si comincia a produrre, in ogni momento in cui si decide di continuare la produzione, e nel momento in cui si consuma ciò che si è prodotto, il rischio che le proprie aspettative verranno deluse è sempre presente. Tempo di produzione e tempo di fruizione sono legati indissolubilmente al rischio: un errore che si può correggere domani è meno grave di un errore i cui effetti saranno presenti per dieci anni.

Eppure, tempo e rischio non vanno confusi: anche se si conoscessero con certezza i risultati di un’azione, il fatto di dover attendere per raggiungere il risultato implica comunque un costo, non è quindi soltanto il rischio a rendere l’attesa costosa. Si parla in questo caso di preferenze temporali: è sempre meglio realizzare i propri obiettivi prima che dopo; è meglio un uovo oggi che un uovo domani.
Per preferire un uovo oggi a qualcosa domani serve qualcosa in più di un altro uovo: magari due uova, o una gallina. Una bassa preferenza temporale indica che il presente vale poco più del futuro; un’elevata preferenza temporale indica, al contrario, che il futuro vale molto meno del presente. Le preferenze temporali giocano un ruolo fondamentale nell’economia perché sono il principale fattore dietro il fenomeno dell’interesse sul capitale.

Il Folletto

Anonimo ha detto...

ma da quando l'alitalia ha un a 380??????
alberto