STABLE COIN LA VIA PER ESSERE LIBERI DAL FALLIMENTO DEL SISTEMA EURO


A PROPOSITO DI CINA, INFLAZIONE, PETROLIO E TENSIONI GEOPOLITICHE


In Cina, per frenare l’inflazione (che quest’anno ha raggiunto il 6,5%) non usano taroccare i numeri (non ancora per il momento, l’esclusiva l’hanno gli Stati Uniti).
Bensì il governo ha pensato bene di creare un paniere di beni con prezzi controllati. Quindi ha bloccato i prezzi di molti prodotti, fra i quali la benzina. Bloccando i prezzi, i raffinatori di petrolio, hanno bloccato la lavorazione (più lavoravano e più perdevano).
I consumi petroliferi in Cina quindi sono cresciuti di poco (solo il 2,5% rispetto allo scorso anno).
Il rischio era di vedere rallentare la produzione di beni che poi prendevano il largo per Europa e USA. Il governo cinese si è arreso, accettando un aumento dei prezzi alla pompa del 10% ed ordinando alle grande raffinerie sotto il controllo statale di funzionare a pieno ritmo anche a costo di ridurre i cicli di manutenzione.
Ora che il problema del petrolio è in parte risolto (anche se l’inflazione cinese sarà più alta…) la produzione è ricominciata al massimo delle capacità, è necessario presumere che la domanda di petrolio da parte della Repubblica Popolare aumenterà e con questa le tensioni sui prezzi del barile.
E’ probabile che le difficoltà di approvvigionamento potrebbero cominciare anche presso il nostro distributore sotto casa. Infatti in un contesto geopolitico il problema “di crescita” della Cina si rifletterà rapidamente sui paesi più deboli dal punto di vista della politica estera e del collocamento nello scenario internazionale. Vista la sua debolezza e disunità politica non è difficile immaginare che l’area che potrà entrare direttamente in competizione con la Cina per l’approvvigionamento dei derivati petroliferi sarà proprio la UE
Quindi, anche se il petrolio è ritornato a 90 dollari non è detto che la corsa non riparta ben presto. Occhi puntati sulla prossima riunione dell’Opec di metà settimana.
Alcuni prospettavano un aumento della produzione, ma la forte discesa del prezzo del petrolio rende probabile un nulla di fatto. Non è detto poi che la maggiore produzione sia possibile. Alcuni sostengono che siamo al picco della produzione e che nel futuro sarà impossibile estrarre maggiori quantitativi dell’oro nero.
ANCORA A PROPOSITO DI PETROLIO, DOLLARI E TENSIONI GEOPOLITICHE
Chavez (Venezuela) insieme all’Iran hanno chiesto all’Opec di trattare il petrolio in Euro e non più in dollari. Per ora l’Arabia Saudita e gli altri paesi del Golfo filo americani si sono rifiutati, ma il fronte degli oppositori si allarga.
La Gazprom russa ha proposto anche lei la quotazione di gas e petrolio in rubli.
La russia di putin sta poi aumentando il suo distacco dagli americani. Non siamo ancora alla guerra fredda, ma i mercati sembrano snobbare questa nuova minaccia. E’ di venerdì la notizia che Putin ha sospeso la partecipazione al trattato sulla limitazione delle armi convenzionali
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